Monthly Archives: luglio 2013

La LAMPADA di ALADIN

Unioncamere, occupazione: 750mila entrate previste nel 2013,
grazie alle imprese esportatrici e innovatrici.
112mila assunzioni in meno ma più qualificate e stabili. Saldo negativo di 250mila unità

. Start up non solo ICT. Start up sociali: iniziative delle Camere di commercio italiane. Ancora nulla da quelle sarde. Correlato: notizie dall’UE su fondo europeo per occupazione e innovazione sociale. Da approfondire: le start up innovative a vocazione sociale (correlazione Aladinews su welfare).

“Conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi” (Giovanni 8:32)

La lotta degli operai della centrale elettrica di Fiume Santo contro la multinazionale E.On

Editoriale di Vanni Tola

Dentro o fuori il centrosinistra? Democratici e progressisti sardi urge una decisione! (astenersi perditempo)

di Vito Biolchini (vitobiolchini)

Andarsene o restare? Cambiare le cose dall’interno o dall’esterno? E all’esterno poi, che cosa c’è? E se si resta dentro, che probabilità ci sono di essere ascoltati? Gli elettori però non si pongono tutti questi problemi, gli elettori fanno in fretta: non vanno a votare, oppure votano Grillo. Ma chi ancora crede nella militanza, crede nei valori del progressismo, della sinistra e dell’identità sarda, chi vuole impegnarsi per costruire percorsi nuovi in grado di aggregare e non di dividere, non può ragionare come un elettore qualunque: deve trovare un’alternativa. L’astensione o la fuga non sono scelte possibili. Costruire bisogna, in qualche modo.

Che questo centrosinistra italiano e sardo non piaccia a nessuno è evidente e ripercorrere i motivi di tanta disaffezione sarebbe solo un inutile esercizio. Si tratta però di capire cosa fare se si vuole restare fedeli a se stessi e ai propri ideali, per innovare in maniera nuova una tradizione politica che viene continuamente messa in crisi dalla miopia e dall’ingordigia di una classe dirigente che sembra troppo forte per essere travolta ed è sicuramente troppo debole per segnare ancora il percorso da compiere.

Per cui, stare dentro o stare fuori?

La lettera di dimissioni di Valentina Sanna sembra non lasciarci scampo: se anche la presidente del Pd sardo arriva a certificare questo livello di crisi, cosa possono fare le persone di buona volontà? Infatti cresce il numero di coloro che in Sardegna dicono “basta centrosinistra, basta col Pd”. Va bene. Ma chi vuole stare fuori dal centrosinistra, pur condividendone gli ideali, si deve fare carico di costruire un progetto credibile in grado quantomeno di raggiungere la soglia del cinque per cento, sotto la quale in Consiglio regionale non si è nemmeno rappresentati (e infatti il limite della lettera della Sanna è tutto qui: non dà una prospettiva nuova, non traccia una strada possibile: è solo una porta sbattuta).

Non è più tempo di semplici battaglie di testimonianza, non è più tempo di dichiarazioni bellicose a cui dopo non seguono fatti. Chi non è contento di questo centrosinistra e afferma che sia meglio abbandonarlo al proprio destino si faccia carico di costruire un’alternativa credibile. Lo dica e lo faccia subito: responsabilmente.

Seguendo questo ragionamento, in molti a sinistra sono tentati dal progetto dell’indipendentista Michela Murgia. Il 3 agosto se ne saprà qualcosa di più ma non stupitevi se il giorno, affianco alla scrittrice di Cabras, troverete tante persone organiche alla sinistra e protagoniste di quella stagione controversa (luci e ombre) che passerà alla storia come “gli anni di Soru”. Detto ciò, quella della Murgia è una scelta realmente praticabile anche per chi non è indipendentista o rischia di essere solamente un modo per punire il centrosinistra senza esser costretti a votare Grillo o astenersi?

Poi c’è anche chi invece vuole ancora stare dentro il centrosinistra, perché non crede nella Murgia e non crede nella possibilità di costruire in tempi ristretti un’alternativa credibile. Paradossalmente queste persone hanno lo stesso obiettivo di chi vuol abbandonare l’alleanza: cioè mettere fortemente in crisi i partiti che la compongono, evidenziando l’inadeguatezza dei loro dirigenti, proporre un programma realmente innovativo e in questo modo recuperare voti tra i delusi. L’obiettivo sarebbe dunque lo stesso ma lo strumento diverso: non una nuova lista ma le primarie. Solo le primarie ora consentono agli scontenti del centrosinistra di cambiare il centrosinistra senza abbandonarlo per altri lidi e senza dover costruire un nuovo partito. Perché le primarie non sono solo lo strumento per scegliere il candidato migliore ma rappresentano soprattutto il luogo (l’unico, riconosciuto e ammesso) dove poter sollevare problemi che altrimenti verrebbero taciuti dalla politica. Le primarie sono uno spazio di confronto e di crescita democratica, non quel ring in cui i singoli candidati si massacrano fra di loro. Così la pensa il Pd, che infatti cercherà fino alla fine un candidato unitario in grado di far saltare le consultazioni del prossimo 29 settembre.

Ma senza un dibattito aperto e libero, il centrosinistra dove pensa di andare? O pensa forse di eludere alcune questioni cruciali come quelle riguardanti il piano del Qatar, il progetto Eleonora, il progetto Matrica, il bilinguismo, il superamento del sistema delle province, la riforma sanitaria, la zona franca, le servitù militari, il buco di Abbanoa? Quando e come si aprirà il dibattito su questi temi se non si faranno le primarie?

Gli scontenti del centrosinistra, compresi i militanti e gli amministratori che saranno costretti a subire i giochi di potere dei loro dirigenti (i piccoli partiti si stanno massacrando fra di loro, incapaci di unità, mentre i grandi posticipano strumentalmente ogni scelta), avranno il coraggio e la forza di proporre un candidato che, senza scheletri nell’armadio, saprà far proprie le critiche avanzate da Valentina Sanna e proporre un programma di rinnovamento serio, impietoso davanti ai limiti di questa dirigenza del centrosinistra?

C’è in Sardegna un centrosinistra diffuso che non ha paura del regolamento-trappola delle primarie e che vuole ribellarsi al limite delle 5000 firme da raccogliere in pieno agosto e richieste dal centrosinistra per cercare di far fuori ogni candidatura indipendente?

I progressisti sardi liberi dai vincoli feudali di partito hanno ancora il coraggio e la forza di sfidare in campo aperto le forze della conservazione che si stanno impossessando del centrosinistra isolano? La sinistra sarda è ancora viva, ha ancora la forza di porre problemi cruciali o si è già arresa all’irrilevanza e alla subalternità?

Il rinnovamento del centrosinistra passa solo attraverso primarie vere, serie, partecipate, non con un candidato unitario (ma cosa significa?) ma con più candidati in grado di proporre agli elettori le diverse declinazioni di uno schieramento che invece si sta appiattendo sulle lotte di potere del Pd. È difficile, ma non impossibile.

Solo il dibattito che scaturirà da primarie vere eviterà una nuova vittoria del centrodestra. Il resto sono solo parole in libertà o giochi di potere.

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Il presente contributo viene pubblicato anche in altri siti/blog, nell’ambito di un accordo tra diverse persone (tutte impegnate nel movimento culturale “In sardu”), le quali dispongono di detti spazi virtuali che mettono a disposizione per favorire la circolazione di idee (e l’organizzazione di iniziative di carattere politico-culturale) sulle problematiche della Sardegna, senza limiti di argomenti e nel pieno rispetto delle diverse opinioni e impostazioni politiche e culturali, ovviamente nella condivisione dello spirito e dei comportamenti democratici. I contributi saranno pubblicati in italiano e/o in sardo.

Ecco i siti/blog (a cui nel tempo se ne aggiungeranno altri, auspicabilmente) :

- aladinews

vitobiolchiniblog

- Fondazione Sardinia

Tramas de amistade

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Il primo intervento di Salvatore Cubeddu

Il secondo intervento di Fabrizio Palazzari

Il terzo intervento di Nicolò Migheli

Il quarto intervento di Vito Biolchini

Il quinto intervento di Franco Meloni

Il sesto intervento di Salvatore Cubeddu

Il settimo intervento di Fabrizio Palazzari

L’ottavo intervento è di Vito Biolchini

Il nono intervento è di Piero Marcialis

Il decimo intervento è di Nicolò Migheli

L’undicesimo intervento è di Vito Biolchini

Il docidesimo intervento sarà di Franco Meloni

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Gli OCCHIALI di PIERO: Roberto Franceschi, Amalia Rogrigues…


ROBERTO FRANCESCHI
Studente della Bocconi, nato a Milano il 23 luglio 1952, morì a Milano il 30 gennaio 1973, dopo una settimana di agonia, ucciso dalla polizia.

La LAMPADA di ALADIN: consigli estivi

- Giovedì 25 luglio a Cagliari: iniziativa di Com.Unica
- Venerdì 26 luglio a Cagliari Hotel Caesar’s: proposte programmatiche del partito dei Rossomori per la piattaforma programmatica del centro sinistra per le elezioni sarde
- Spunti di riflessione per una Sardegna libera e indipendente dentro la Federazione dei Popoli (a cura di Giuseppe Melis e Andrea Nonne)

L’Arte per riposarci mantenendoci vivi

Diotima di Mantinea (scultura ellenistica).
Licia Lisei. Maestra di Socrate (L’ha detto lui “per bocca” di Platone!)
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La lotta degli operai della centrale elettrica di Fiume Santo contro la multinazionale E.On

di Vanni Tola
Si intensifica la lotta degli operai della centrale elettrica di Fiume Santo con la proclamazione di uno sciopero che, nei giorni 22 e 23 Luglio, interesserà i diversi gruppi produttivi dell’impianto con probabili difficoltà nella fornitura di energia elettrica dell’intera Sardegna. Una vertenza lunga e complessa, innescata qualche mese fa con l’annuncio della E.On di un consistente taglio occupazionale da realizzare nel 2013 e nel 2014. In realtà la perdita di 120 posti di lavoro è soltanto la punta dell’iceberg di una storia molto più complessa e articolata. Nel 2008, dopo una complessa trattativa, la multinazionale E.On acquisisce dall’Endesa il controllo della centrale di Fiume Santo confermando alla regione Sardegna e al Governo di volere mantenere gli impegni assunti da Endesa e, principalmente, l’impegno a costruire un nuovo gruppo a carbone da 410 Megawatt per un investimento di 500 milioni di euro, in sostituzione dei due gruppi a olio esistenti, i gruppi 1 e 2, molto inquinanti e che devono essere chiusi, per motivi ambientali, entro la fine del 2013. La centrale termoelettrica di Fiume Santo, di complessivi 1040 MW, è la più grande della Sardegna e svolge un ruolo fondamentale per il sistema elettrico dell’isola. Dal sito stesso della centrale parte il cavo elettrico SAPEI da 1000 MW che è stato realizzato recentemente da Terna con un investimento di circa 700milioni di euro per collegare la Sardegna con la penisola italiana con una prospettiva di crescente esportazione di energia elettrica che sarebbe supportata, principalmente, dalla realizzazione del quinto gruppo a carbone da 410 Megawatt. Un matrimonio per interesse che produce subito i primi contrasti. Da subito E.On manifesta riserve sull’opportunità di mantenere fino in fondo gli impegni assunti ma trova comprensione e accondiscendenza da parte della Regione Sardegna che, in seguito alla richiesta della multinazionale, accetta di modificare in misura sostanziale i contenuti economici dell’accordo sottoscritto nel 2007, ritenuto troppo oneroso dalla multinazionale tedesca. Non finisce qui, nel 2010 la Regione, con l’intesa degli enti locali interessati, stipula con E.On un nuovo accordo che, oltre a affermare l’interesse per la realizzazione del nuovo gruppo a carbone, favorisce le nuove iniziative della multinazionale nel campo della produzione di energia dal fotovoltaico nelle aree circostanti la centrale generosamente incentivate con denaro pubblico dal Conto Energia. Un mare di pannelli fotovoltaici ricopre centinaia di ettari lungo la strada che da Porto Torres conduce a Stintino. Nonostante ciò nel 2010 la multinazionale tedesca continua a manifestare la volontà di non volere mantenere gli impegni assunti abbandonando le attività di ingegneria per la realizzazione del quinto gruppo a carbone e non realizzando le previste attività di bonifica delle aree interessate alla realizzazione del nuovo impianto. La produzione elettrica continua quindi con deroghe delle autorità locali che consentono l’utilizzo dei gruppi 1 e 2 da 160 Megawatt ciascuno, alimentati a olio combustibile, molto inquinanti e fuori norma e con i gruppi 3 e 4 da 320 Megawatt ciascuno, alimentati a carbone che, ormai vecchi di 20 anni, cominciano a manifestare segni di cedimento. E arriviamo alla cronaca di questi ultimi mesi quando la multinazionale tedesca, per meglio garantire i propri azionisti, vara un drastico piano di riduzione dei costi del personale (in Sardegna 120 unità), taglia gli investimenti nei paesi europei per destinarli ad altri lidi quali Brasile e Turchia inseguendo il basso costo del personale e non pare neppure determinata a completare l’investimento di 100 Megawatt del fotovoltaico. Non per crisi del settore o mancanza di profitti ma soltanto con la prospettiva di profitti ancora maggiori. Nel 2012 E.On realizza, infatti, un utile netto di 280 milioni di euro al quale la centrale di Fiume Santo ha concorso con un guadagno di 78 milioni di euro. L’obiettivo di abbandonare la centrale di Porto Torres avviene quindi in un momento economicamente positivo. Con una tonnellata di carbone (che costa intorno ai 75 dollari) si producono 2,5 Megawatt di energia con un guadagno di 225 euro a Megawatt venduto. Quando poi, per richieste straordinarie di fornitura di energia, la Rete nazionale (Terna) chiede altri megawatt da vendere nel libero mercato, il guadagno diventa di 400 euro a Megawatt. Un esempio eclatante d’intervento industriale “corsaro” finalizzato esclusivamente al massimo profitto e del tutto slegato da qualunque logica di razionale programmazione di politiche per la crescita e sviluppo del territorio che mette in luce, ancora una volta, la totale incapacità di una classe politica che non riesce minimamente a governare i processi industriali e produttivi in atto che sono conseguentemente ”delegati” ai soli imprenditori corsari e predatori. Un’ultima connotazione riguarda poi la tutela della salute e dell’ambiente. Porto Torres è una delle aree maggiormente inquinate del paese, circolano da qualche tempo dati attendibilissimi che lo dimostrano. La mobilitazione per le bonifiche dei siti industriali, per uno sviluppo sostenibile cresce e si manifesta costantemente, principalmente con riferimento al progetto chimica verde. Nonostante ciò però, due gruppi della centrale di Fiume Santo, dichiarati fuorilegge, continuano a bruciare olio combustibile nell’atmosfera, altri due gruppi della stessa centrale funzionano alimentate a carbone con immaginabili effetti ambientali. E la proposta principale nelle strategie sindacali e nelle scelte delle amministrazioni locali sembra essere quella della realizzazione di un altro gruppo produttivo della centrale alimentato ancora col carbone. E’ evidente quindi che la contraddizione tra l’esigenza di sviluppo dell’occupazione e difesa della salute, lungi dall’essere risolta, continua a proporsi in tutta la sua drammaticità.

Renato Soru parlamentare europeo della Sardegna

di Franco Meloni
Con una certa ingenuità, parlando con degli amici che la sanno lunga di politica e particolarmente di tattiche politiche, avevo avanzato l’ipotesi di candidatura di Renato Soru a rappresentante sardo nel Parlamento Europeo (facendone anche oggetto di un intervento su questa news, che qui sostanzialmente ripropongo). L’idea aveva riscosso tiepida accoglienza da parte dei miei interlocutori, i quali, in prevalenza, l’avevano considerata una trovata elegante per “giubilare” Soru, togliendolo di mezzo rispetto a ben altri più importanti incarichi pubblici, tra i quali la presidenza della regione. Così non era (e non è), almeno nelle mie intenzioni. Oggi, avendo lo stesso Soru escluso la sua partecipazione alle primarie del centro sinistra per la candidatura a detto incarico, mi permetto di insistere sulla proposta. Il mio intento è anche quello di utilizzare la candidatura europea di Soru per rompere il silenzio sull’Europa e contrastarne la persistente sottovalutazione, specie in relazione alle implicazioni delle politiche europee per la Sardegna. Personalmente, in sintonia con tanti altri, credo che la Sardegna si salvi solo dentro una prospettiva europea, chiaramente di una Europa diversa da quella attuale e che l’Europa sarebbe comunque valorizzata da una forte presenza autonoma della Sardegna. Per questo occorre costruire una coerente politica europeista (in Italia e in Sardegna), a partire dal cambiamento della legge per l’elezione dei rappresentanti italiani nel parlamento europeo, al fine di superare l’attuale vergognosa esclusione della rappresentanza sarda. Su questa questione è ormai da parecchi anni che registriamo l’impegno di tutte le forze politiche, ma finora senza alcun esito, ultime in ordine di tempo le proposte avanzate da Roberto Cotti (Movimento 5 stelle) e da Roberto Capelli (Centro democratico), che allo stato non ci sembra abbiano avuto particolare attenzione e seguito. Ed è su questa questione che siamo impegnati come Aladinews insieme ad altre testate dell’editoria on line e a esponenti del mondo culturale sardo. Non occorre soffermarsi, ma giova ripetercelo, come le risorse più importanti per risollevare l’economia della Sardegna verranno proprio dai fondi europei (in particolare fondi strutturali della programmazione 2014-2020), che, evidentemente, devono essere spesi e spesi bene, in controtendenza rispetto a quanto finora avvenuto. Abbiamo dunque necessità di una forte, autorevole, presenza della Sardegna a Bruxelles. E l’efficacia di una presenza non è certo solo un fatto formale. E’ questione di persone. Scusatemi qui una digressione riflettendo sul passato: il posto di presidente della Democrazia Cristiana ha sempre contato bel poco sul piano del potere in quel partito e fuori dallo stesso; eppure quando quel ruolo fu coperto da Aldo Moro, venne giustamente considerato come il centro del potere politico italiano, tanto è che le sciagurate Brigate rosse lo assunsero come il cuore del sistema borghese, da abbattere, con tutto quello che seguì all’assassinio dell’uomo politico in quel momento davvero più importante del paese. Ma è un’altra storia. Qui voglio solo dire che Renato Soru rappresenterebbe davvero un riferimento europeo per la Sardegna, ovviamente in un’ipotesi di un nuovo decente governo di centro sinistra della Regione, ma anche considerando il maggior peso politico che dovrebbe assumere il futuro parlamento europeo (esito delle elezioni politiche tedesche permettendo). Almeno così l’ho pensata avanzando la proposta di “Renato Soru parlamentare europeo della Sardegna”, che mi sento di ribadire con la stessa convinzione e determinazione.

Il re è nudo!

Il re è nudo!(…) Così l’imperatore marciò alla testa del corteo, sotto il grande baldacchino, e la gente per la strada e alle finestre non faceva che dire: “Dio mio, quanto sono belli gli abiti nuovi dell’imperatore! Gli stanno proprio bene!” Nessuno voleva confessare di non vedere niente, per paura di passare per uno stupido, o un incompetente. Tra i tanti abiti dell’imperatore, nessuno aveva riscosso tanto successo.
“Ma l’imperatore non ha nulla addosso!”, disse a un certo punto un bambino. “Santo cielo”, disse il padre, “Questa è la voce dell’innocenza!”. Così tutti si misero a sussurrare quello che aveva detto il bambino.
“Non ha nulla indosso! C’è un bambino che dice che non ha nulla indosso!”
“Non ha proprio nulla indosso!”, si misero tutti a urlare alla fine. E l’imperatore rabbrividì, perché sapeva che avevano ragione; ma intanto pensava: “Ormai devo condurre questa parata fino alla fine!”, e così si drizzò ancora più fiero, mentre i ciambellani lo seguivano reggendo una coda che non c’era per niente.

Ma quando ci ha dato Obama?

di Franco Meloni

Ho visitato il salone Sinnova2013 e sono stato spettatore dell’evento conclusivo di sabato 13 luglio condotto dal bravo giornalista Riccardo Luna. Molte le cose positive di questa manifestazione, ma qui ne voglio invece segnalare una negativa, che mi preoccupa. Precisamente l’assenza dell’Europa, evocata nella serata finale solo per la scelta sbagliata di aver incentivato l’espianto delle vigne in Sardegna. Ma è solo questa l’Europa? Abbiamo molto da criticare le modalità e i tempi di costruzione dell’Unione europea e non ci piacciono le prospettive che sembrano indicare gli attuali leader europei, per quanto oggi poco si capisce, stante il fatto che tutti attendono gli esiti delle elezioni politiche tedesche di settembre, ma riteniamo sbagliato il silenzio che sembra calato sull’Europa, perfino nelle manifestazioni costruite con il cofinanziamento dei fondi europei. Credo che la gran parte delle start up presenti a Sinnova2013, se non tutte, abbiano beneficiato di finanziamenti europei, appunto nella misura del cofinanziamento dei vari fondi strutturali. Eppure il riferimento in positivo ci è sembrato essere sopratutto l’America, precisamente gli Stati Uniti, che sicuramente costituisce un interessante mercato e un luogo di esemplari esperienze. Ma, per favore, guardiamo anche più vicino a noi, non solo per utilizzare al massimo le opportunità di finanziamenti europei, ma per partecipare alla costruzione di politiche europee più efficaci, per esempio nel campo dell’innovazione, che s’iscrivano in un’Europa migliore che vogliamo contribuire a realizzare.
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Articoli correlati: La Sardegna e l’Europa si salvano insiemeAppello per la modifica della legge per l’elezione dei rappresentanti sardi nel parlamento europeoSardegna Europa nei nostri cuori.

La LAMPADA di ALADIN

Inaugurato il Centro Europe Direct Regione Sardegna
(dal sito web della RAS) L’Assessore regionale alla Programmazione Alessandra Zedda ha inaugurato oggi, venerdì 19 luglio, il Centro Informativo Europe Direct Regione Sardegna nei locali della Mediateca del Mediterraneo di via Mameli a Cagliari, alla presenza dei rappresentanti delle Autorità di Gestione del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, del Fondo Sociale Europeo, del Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale, del Programma ENPI CBC Mediterraneo [NdR chi c. sono?], nonché dell’Assessore Mauro Coni del Comune di Cagliari e del responsabile dell’Antenna Europa del Comune di Nuoro, Salvatore Boeddu, che ha contribuito con la propria esperienza territoriale. C’erano inoltre altri funzionari regionali e collaboratori “a contratto”, che hanno assicurato la loro presenza, opportunamente a tal fine sollecitati dai loro superiori. Presenti anche alcuni “estranei”, forse uno o due, compreso il direttore di Aladinews. La cronaca della giornata è di seguito riportata nel sito web della Ras. Assenti nonostante ne fosse preannunciata la presenza gli unici parlamentari europei sardi Barracciu e Uggias. Nessuno ha rilevato il fatto, quasi a conferma della poca “visibilità” dei nostri attuali rappresentanti. Informalmente Gian Luca Cadeddu ci ha detto che la Barracciu era stata impedita da un lutto familiare, mentre Uggias era impegnato con una commissione europea in visita a Olbia. Segue, a cura dell’Urp regionale, la sintesi degli interventi in un ordine inventato, infatti, a onor del vero, hanno parlato nell’ordine: il neo direttore del Centro Informativo Ventroni, l’assessore Zedda, l’assessore comunale Coni, il direttore del CRP Cadeddu.
L’Assessore Zedda ha ribadito l’importante funzione di integrazione e di aggregazione territoriale che il Centro Informativo Europe Direct intende svolgere per la Sardegna, i cui uffici del Centro Regionale di Programmazione sono risultati vincitori alla fine del 2012 di un bando europeo per la gestione di un centro informativo delle politiche europee a livello locale.
Il Direttore del Centro Regionale di Programmazione della Regione Sardegna, Gianluca Cadeddu insieme al Responsabile del Centro Europe Direct, Francesco Ventroni (nella terza foto con Elena Catte responsabile della comunicazione del Por), in rappresentanza dell’ufficio regionale che gestirà operativamente il centro Europe Direct per il periodo 2013-2017, hanno sottolineato il ruolo di coordinamento e di animazione che avrà il Centro nel diffondere l’informazione europea a livello locale, con un approccio attivo comprendente un servizio di front-office in risposta alle domande dei cittadini sull’Unione Europea, una interlocuzione con operatori specializzati, l’organizzazione di dibattiti e conferenze, di giornate informative e formative, nonché di manifestazioni d’interesse europeo, nazionale e locale sui principali temi europei quali, ad esempio: i fondi strutturali, la politica agricola comune, l’apprendimento permanente, l’inclusione sociale e le politiche attive del lavoro, la cittadinanza europea e la legalità, la mobilità delle persone e le opportunità di crescita in Europa, con particolare riferimento alla Strategia Europa 2020.

Tutte buone intenzioni, temiamo destinate a restare tali, cioè a non concretizzarsi in misura significativa e in qualità di iniziative. Diffidenti? Certo, ma concediamo credito, con riserva di valutare quanto effettivamente sarà fatto. Le premesse, compresa la brutta abitudine di “cantarsele e suonarsele in casa” non sono affatto incoraggianti.

I vestiti nuovi dell’Imperatore (Il Re è nudo)


di Hans Christian Andersen
C’era una volta un imperatore che amava così tanto la moda da spendere tutto il suo denaro soltanto per vestirsi con eleganza. Non aveva nessuna cura per i suoi soldati, né per il teatro o le passeggiate nei boschi, a meno che non si trattasse di sfoggiare i suoi vestiti nuovi: possedeva un vestito per ogni ora del giorno, e mentre di solito di un re si dice: “È nella sala del Consiglio”, di lui si diceva soltanto: “È nel vestibolo”.
Nella grande città che era la capitale del suo regno, c’era sempre da divertirsi: ogni giorno arrivavano forestieri, e una volta vennero anche due truffatori: essi dicevano di essere due tessitori e di saper tessere la stoffa più incredibile mai vista. Non solo i disegni e i colori erano meravigliosi, ma gli abiti prodotti con quella stoffa avevano un curioso potere: essi diventavano invisibili agli occhi degli uomini che non erano all’altezza della loro carica, o che erano semplicemente molto stupidi.
“Quelli sì che sarebbero degli abiti meravigliosi!”, pensò l’imperatore: con quelli indosso, io potrei riconoscere gli incapaci che lavorano nel mio impero, e saprei distinguere gli stupidi dagli intelligenti! Devo avere subito quella stoffa!”.
E pagò i due truffatori, affinché essi si mettessero al lavoro.
Quei due montarono due telai, finsero di cominciare il loro lavoro, ma non avevano nessuna stoffa da tessere. Chiesero senza tanti complimenti la seta più bella e l’oro più brillante, se li misero in borsa, e continuarono a così, coi telai vuoti, fino a tarda notte.
“Mi piacerebbe sapere a che punto stanno con la stoffa!”, pensava intanto l’imperatore; ma a dire il vero si sentiva un po’ nervoso al pensiero che una persona stupida, o incompetente, non avrebbe potuto vedere l’abito. Non che lui temesse per sé, figurarsi: tuttavia volle prima mandare qualcun altro a vedere come procedevano i lavori.
Nel frattempo tutti gli abitanti della città avevano saputo delle incredibili virtù di quella stoffa, e non vedevano l’ora di vedere quanto stupido o incompetente fosse il proprio vicino.
“Manderò dai tessitori il mio vecchio e fidato ministro”, decise l’imperatore, “nessuno meglio di lui potrà vedere che aspetto ha quella stoffa, perché è intelligente e nessuno più di lui è all’altezza del proprio compito”.
Così quel vecchio e fidato ministro si recò nella stanza dove i due tessitori stavano tessendo sui telai vuoti. “Santo cielo!”, pensò, spalancando gli occhi, “Non vedo assolutamente niente!”
Ma non lo disse a voce alta.
I due tessitori gli chiesero di avvicinarsi, e gli domandarono se il disegno e i colori erano di suo gradimento, sempre indicando il telaio vuoto: il povero ministro continuava a fare tanto d’occhi, ma senza riuscire a vedere niente, anche perché non c’era proprio niente.
“Povero me”, pensava intanto, “ma allora sono uno stupido? Non l’avrei mai detto! Ma è meglio che nessun altro lo sappia! O magari non sono degno della mia carica di ministro? No, in tutti casi non posso far sapere che non riesco a vedere la stoffa!”
“E allora, cosa ne dice”, chiese uno dei tessitori.
“Belli, bellissimi!”, disse il vecchio ministro, guardando da dietro gli occhiali. “Che disegni! Che colori! Mi piacciono moltissimo, e lo dirò all’imperatore.”
“Ah, bene, ne siamo felici”, risposero quei due, e quindi si misero a discutere sulla quantità dei colori e a spiegare le particolarità del disegno. Il vecchio ministro ascoltò tutto molto attentamente, per poterlo ripetere fedelmente quando sarebbe tornato dall’imperatore; e così fece.
Allora i due truffatori chiesero ancora soldi, e seta, e oro, che gli sarebbe servito per la tessitura. Ma poi infilarono tutto nella loro borsa, e nel telaio non ci misero neanche un filo. Eppure continuavano a tessere sul telaio vuoto.
Dopo un po’ di tempo l’imperatore inviò un altro funzionario, assai valente, a vedere come procedevano i lavori. Ma anche a lui capitò lo stesso caso del vecchio ministro: si mise a guardare, a guardare, ma siccome oltre ai telai vuoti non c’era niente, non poteva vedere niente.
“Guardi la stoffa, non è magnifica?”, dicevano i due truffatori, e intanto gli spiegavano il meraviglioso disegno che non esisteva affatto.
“Io non sono uno stupido!”, pensava il valente funzionario. “Forse che non sono all’altezza della mia carica! Davvero strano! Meglio che nessuno se ne accorga!” E così iniziò anche lui a lodare il tessuto che non riusciva a vedere, e parlò di quanto gli piacessero quei colori, e quei disegni così graziosi. “Sì, è davvero la stoffa più bella del mondo”, disse poi all’imperatore.
Tutti i sudditi non facevano che discutere di quel magnifico tessuto. Infine anche l’imperatore volle andare a vederlo, mentre esso era ancora sul telaio. Si fece accompagnare dalla sua scorta d’onore, nella quale c’erano anche i due ministri che erano già venuti, e si recò dai due astuti imbroglioni, che continuavano a tessere e a tessere… un filo che non c’era.
“Non è forse ‘magnifique’?”, dicevano in coro i due funzionari; “Che disegni, Sua Maestà! Che colori!”, e intanto indicavano il telaio vuoto, perché erano sicuri che gli altri ci vedessero sopra la stoffa.
“Ma cosa sta succedendo?”, pensò l’imperatore, “non vedo proprio nulla! Terribile! Che io sia stupido? O magari non sono degno di fare l’imperatore? Questo è il peggio che mi potesse capitare!”
“Ma è bellissimo”, intanto diceva. “Avete tutta la mia ammirazione!”, e annuiva soddisfatto, mentre fissava il telaio vuoto: mica poteva dire che non vedeva niente! Tutti quelli che lo accompagnavano guardavano, guardavano, ma per quanto potessero guardare, la sostanza non cambiava: eppure anch’essi ripeterono le parole dell’imperatore: “Bellissimo!”, e gli suggerirono di farsi fare un abito nuovo con quella stoffa, per l’imminente parata di corte.
“‘Magnifique’!, ‘Excellent’!”, non facevano che ripetere, ed erano tutti molto felici di dire cose del genere.
L’imperatore consegnò ai due imbroglioni la Croce di Cavaliere da tenere appesa al petto, e li nominò Grandi Tessitori.
Per tutta la notte prima della parata di corte, quei due rimasero alzati con più di sedici candele accese, di modo che tutti potessero vedere quanto era difficile confezionare i nuovi abiti dell’imperatore. Quindi fecero finta di staccare la stoffa dal telaio, e poi con due forbicioni tagliarono l’aria, cucirono con un ago senza filo, e dissero, finalmente: “Ecco i vestiti, sono pronti!”
Venne allora l’imperatore in persona, coi suoi più illustri cavalieri, e i due truffatori, tenendo il braccio alzato come per reggere qualcosa, gli dissero: “Ecco qui i pantaloni, ecco la giacchetta, ecco la mantellina…” eccetera. “Che stoffa! È leggera come una tela di ragno! Sembra quasi di non avere indosso nulla, ma è questo appunto il suo pregio!”
“Già”, dissero tutti i cavalieri, anche se non vedevano niente, perché non c’era niente da vedere.
“E ora”, dissero i due imbroglioni, se Sua Maestà Imperiale vorrà degnarsi di spogliarsi, noi lo aiuteremo a indossare questi abiti nuovi proprio qui di fronte allo specchio!”
L’imperatore si spogliò, e i due truffatori fingevano di porgergli, uno per uno, tutti i vestiti che, a detta loro, dovevano essere completati: quindi lo presero per la vita e fecero finta di legargli qualcosa dietro: era lo strascico. Ora l’imperatore si girava e rigirava allo specchio.
“Come sta bene! Questi vestiti lo fanno sembrare più bello!”, tutti dicevano. “Che disegno! Che colori! Che vestito incredibile!”
“Stanno arrivando i portatori col baldacchino che starà sopra la testa del re durante il corteo!”, disse il Gran Maestro del Cerimoniale.
“Sono pronto”, disse l’imperatore. “Sto proprio bene, non è vero?” E ancora una volta si rigirò davanti allo specchio, facendo finta di osservare il suo vestito.
I ciambellani che erano incaricati di reggergli lo strascico finsero di raccoglierlo per terra, e poi si mossero tastando l’aria: mica potevano far capire che non vedevano niente.
Così l’imperatore marciò alla testa del corteo, sotto il grande baldacchino, e la gente per la strada e alle finestre non faceva che dire: “Dio mio, quanto sono belli gli abiti nuovi dell’imperatore! Gli stanno proprio bene!” Nessuno voleva confessare di non vedere niente, per paura di passare per uno stupido, o un incompetente. Tra i tanti abiti dell’imperatore, nessuno aveva riscosso tanto successo.
“Ma l’imperatore non ha nulla addosso!”, disse a un certo punto un bambino. “Santo cielo”, disse il padre, “Questa è la voce dell’innocenza!”. Così tutti si misero a sussurrare quello che aveva detto il bambino.
“Non ha nulla indosso! C’è un bambino che dice che non ha nulla indosso!”
“Non ha proprio nulla indosso!”, si misero tutti a urlare alla fine. E l’imperatore rabbrividì, perché sapeva che avevano ragione; ma intanto pensava: “Ormai devo condurre questa parata fino alla fine!”, e così si drizzò ancora più fiero, mentre i ciambellani lo seguivano reggendo una coda che non c’era per niente.

La TAVOLOZZA di LICIA

Arthur Hugues: (Londra 1830-1915)
“The home quartet”

…ma perchè sono TUTTE vestite di verde ?
c’è un mistero!

Torniamo al nipote: Edward Robert Hugues (Londra 1851-1914)
“Ofelia”. [NdR] Per chi vuole (gli esteti e i raffinati, ma non solo): guardate il quadro di Ofelia sentendo la canzone di Francesco Guccini. Approfondimento: Chi era Ofelia?

A cent’annus e prus Madiba!

95 E MIGLIORA
Oggi Nelson Mandela compie 95 e le sue condizioni stanno migliorando, alla faccia delle stupide cugurre che ogni due per tre ne annunciano la morte, credendo di essere spiritosi. A cent’annus e prus!