Monthly Archives: ottobre 2014

Pubblicato il Programma di Sviluppo della Sardegna 2014-2019

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Pubblicati sul sito web della RAS la delibera e i documenti del PRS (Programma Regionale di Sviluppo) approvati dalla Giunta regionale con delibera della Giunta regionale 21 ottobre 2014, n.41/3.
Eccoli:
- la delibera della G.R.;
- PRS, il Programma in pdf;
- PRS, l’allegato tecnico (in pdf).
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ape-innovativa Ora il Programma verrà inviato al Consiglio regionale per l’esame e l’approvazione ai sensi dell’art. 2, comma 3, della legge regionale 2 agosto 2006, n. 11. Auspichiamo che il Programma sia da subito sottoposto alla consultazione e raccolta di pareri dei cittadini, con le modalità adottate dall’assessore Cristiano Erriu per il disegno di legge su urbanistica ed edilizia
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La specialità è l’invisibilità

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ingresso di giommaria angioy a sassari
di Nicolò Migheli *

Sergio Rizzo qualche sera fa ad Otto e mezzo, il programma della 7, si chiedeva del perché una regione come la Sardegna dovesse essere autonoma. Il giornalista del Corriere della Sera comprendeva le ragioni del Sud Tirolo territorio tolto all’Austria, ben diverso da Sardegna e Sicilia. Rizzo insieme a Gian Antonio Stella, da anni scrive contro gli sprechi della spesa pubblica e della politica. Prese di posizione che, grazie alla popolarità dei due giornalisti, sono diventate sentire comune e fondo ideologico per il neo centralismo.

L’assunto è: siccome gli enti locali, tutti, hanno speso troppo e male bisogna abolirli. Ancor di più le regioni autonome. Rizzo non è un giornalista qualsiasi, è organico alla classe dirigente italiana e ne condiziona l’agenda. Certo, non si può chiedere a lui una conoscenza più approfondita del perché della specialità della Sardegna; ai suoi occhi siamo una regione italiana marginale. Però se si chiedesse a molti sardi perché la nostra isola è regione autonoma, c’è da esserne sicuri che pochi troverebbero le giuste ragioni. Anzi gran parte di questi se sottoposti ad una campagna di stampa efficace, ne chiederebbero l’abolizione così come è avvenuto per le province.

Negli stessi giorni a Firenze si sono tenuti i primi Stati Generali della lingua italiana. Si è scoperto che nel mondo la platea di interesse per l’italiano è pari a 250 milioni di persone. Limes intitola una sua edizione speciale: “La lingua è potere”. La stessa rivista intervista il sottosegretario agli esteri Mario Giro, che dichiara che la lingua italiana è strumento geopolitico. Lo è in quanto softpower, lo strumento culturale con il quale si crea consenso e attrazione verso un determinato paese. E’ la lingua che favorisce scambi non solo culturali ma economici. Suscita attrazione al voler essere italiani. Una bella risposta a chi considera la lingua un fatto neutro, che non determina le identità personali e sociali.

Negli stessi giorni la Regione comunica che per la lingua sarda non ci sono più finanziamenti. Si sa, bisogna tagliare. Si comincia con il non finanziarie quello che viene considerato un orpello, una quisquilia folkloristica. Ritorna la domanda, quale è la nostra specialità nei confronti dell’Italia. Cosa siamo? Una espressione geografica, una terra redenta ad occidente, o una nazione senza stato? Non piace l’espressione? Un popolo con caratteristiche uniche va bene? D’altronde cosa ci si potrebbe aspettare da una èlite che non è mai riuscita a diventare classe dirigente, ad interpretare il proprio popolo, a dare senso ad un reale che ne ha estremo bisogno.

Un caso di trahison des clercs da letteratura. Come al solito la fuga. Ci eccitiamo per la grandezza dei Giganti di Mont’e Prama e non riconosciamo la nostra. Perché l’unica misura sono standard economici e non culturali. Siamo appesi ad una modernizzazione immaginaria. Non riusciamo a vedere le nostre potenzialità e quando le intravediamo sono solo motivo di frustrazione perché ci troviamo impotenti nelle capacità di valorizzazione. La conseguenza è la negazione di tutto ciò che ci rende unici. A cominciare dalla lingua per finire con le nostre aree agricole migliori consegnate agli speculatori del sole e del vento. Si insegue una omologazione in un mondo che esalta la differenza. Si magnificano le esportazioni quando non siamo capaci di sostituire le importazioni come nell’agro alimentare. Si vorrebbe essere sempre in un altrove. Fuori dall’isola naturalmente.

Ritornano alla memoria le parole di Frantz Fanon a proposito dell’Africa francese: l’intellettuale colonizzato vorrebbe essere più parigino dei professori della Sorbona. Come tutti i popoli colonizzati oscilliamo tra l’esaltazione e la depressione. Riduciamo le nostre tradizioni a folclore però ci esaltiamo con il mito della costante resistenziale. È vero, abbiamo resistito a molte cose però ci siamo arresi alla tv. Le nostre èlite hanno contrattato intermediazione e dipendenza, provocando in noi il senso dell’incompletezza. Siamo diventati una società del “quasi”. Quasi moderni, quasi sviluppati, quasi un continente. Rispetto a che o che cosa non si sa. Ognuno trovi la sua risposta.

Non a caso siamo una terra che consuma molti psicofarmaci. Il nostro disagio non è solo la modernità, è la non accettazione di quel che siamo. “Noi siamo passati attraverso una lunga serie di dominazioni esterne e abbiamo sofferto l’arroganza di molti tipi di potere, ma, prima di oggi, non era mai capitato che la nostra identità diventasse una cosa da cancellare e da far cadere nell’oblio” Lo scriveva il compianto Placido Cherchi. Il risultato dell’oblio è la nostra invisibilità ai nostri occhi. Vogliamo essere italiani, iperitaliani. Se siamo invisibili a noi stessi come possiamo pretendere che un Rizzo ci veda?

Eppure in questo panorama disperante ci sono segni di mutamento che inducono a pensare che è ancora possibile farcela. Sono imprese giovani, è innovazione nell’ITC e nell’agroalimentare, è fare turismo, artigianato e cultura con l’occhio rivolto alla nostra differenza. In queste realtà ci si riconosce. Nuove sensibilità che avrebbero bisogno di una politica forte, di un progetto che metta in relazione la nostra capacità di fare rete e gli restituisca il senso. Questo però è un altro discorso.

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* Anche su SardegnaSoprattutto/24 ottobre 2014/Società & Politica
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ingresso di giommaria angioy a sassari
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disperazioneDal Programma Regionale di Sviluppo 2014-2019
Un fenomeno sottovalutato: lo spopolamento
La Sardegna si distingue per il peggiore tasso di fecondità (fertility rate) tra le regioni italiane, e con un trend negativo si colloca negli ultimi anni fra le ultime 8 entro le 465 regioni europee di livello NUTS 2 Eurostat, mentre a sua volta l’Italia è fra gli ultimi 8 Paesi della UE sotto tale aspetto. Affinché la popolazione di un paese relativamente sviluppato resti stabile a saldo migratorio costante, il tasso di ricambio dovrebbe essere pari a 2,1, ovvero ogni donna dovrebbe generare almeno 2,1 figli nell’arco della propria vita feconda (con un valore pari a 2 per il ricambio generazionale della coppia e indicativamente 0,1 per bilanciare la mortalità infantile). Il predetto tasso di fecondità (n. medio figli per donna in età feconda fra i 15-49 anni) è pari in
Sardegna a 1,14 secondo Eurostat (2011), mentre il tasso di natalità (n. medio annuo di nascite x 1.000 residenti) è pari a 7,9 e vede la Sardegna quart’ultima regione a livello nazionale (valore Italia: 9,1).
In Europa, viceversa, il tasso medio di fecondità ha registrato un andamento crescente nel decennio dal 2002 al 2011 (da 1,46 a 1,57 secondo Eurostat), con Irlanda, Francia, Inghilterra e Svezia che detengono i valori più alti, poco sopra o poco sotto il valore 2. La futura e per ora inesorabile diminuzione della
popolazione sarda (-110.000 abitanti nei prossimi 20 anni secondo scenari di previsione in ipotesi statistica intermedia) e la scomparsa incombente di decine di comuni sardi, evidenziata da un recente studio nell’ambito del progetto IDMS, rivelano un processo che può essere definito emergenziale rispetto a quanto
accade nel resto d’Italia e d’Europa, e che rappresenta il risultato di una crisi pluri-fattoriale, non semplicemente demografica ma legata a un fenomeno di declino socio-economico dell’isola rispetto alle regioni del centro-nord italiano e dell’Europa nel complesso, che presentano tassi di ricambio demografico
molto meno negativi.
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Presentazione rapporto immigrazione 2014

Rapporto UNAR 2014 emigrazione
Mercoledì 29 ottobre 2014, alle ore 10.30, nell’Aula Magna della Facoltà di Economia di Cagliari, si terrà la presentazione del Dossier Statistico Immigrazione 2014, organizzata dal Centro Studi di Relazioni Industriali (CSRI) dell’Università di Cagliari e promossa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri /Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali. Il Dossier è curato, come di consueto, dai redattori del Centro Studi Ricerche Idos in collaborazione con l’Unar.
Per la rilevanza a livello nazionale, l’iniziativa si terrà contemporaneamente in tutti i capoluoghi di regione.
Sono stati invitati a portare un saluto l’Assessore al Lavoro della Regione Sardegna Virginia Mura, il Sindaco di Cagliari Massimo Zedda, l’Assessore alle Politiche Sociali Luigi Minerba. Presenteranno i lavori i docenti dell’Università di Cagliari Gianni Loy, Anna Maria Baldussi, Barbara Onnis, la Dottoressa Tiziana Putzolu del Centro Studi di Relazioni Industriali e Don Marco Lai della Caritas Cagliari. Teresa Sulejmanovic porterà la sua testimonianza.
I lavori saranno coordinati da Franco Siddi, Segretario Generale della Federazione Nazionale Stampa Italiana.

con gli occhiali di Piero…

ANNIVERSARI. Seelenbinder, Munari, gli scacchi in Cina. Un anno fa, il 24 ottobre 2014, su Aladinpensiero.GLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501414
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FUEDDA SARDU
PIBIREDDU PIBIREDDU
Pibireddu Pibireddu
ita portas in su scarteddu?
Agus e agullas,
agullas de oru
agullas de prata,
boccimì aundi m’agattas.

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GIOVEDI’ NERO
Il 24 ottobre 1929 era giovedì e fu l’inizio del disastro di Wall Street, che culminò il 29 ottobre 1929, il martedì nero, con il crollo definitivo della Borsa di New York.
Due giorni prima le banche dichiaravano che le condizioni del mercato azionario erano “fondamentalmente sane”. Quel giovedì 11 speculatori si tolsero la vita.
Il martedì 29 la perdita fu pari a 10 miliardi di dollari.
Quanti avevano comprato azioni all’inizio dell’anno, e non si uccisero, impiegarono tutta la vita per mettersi in pari.
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DING LIREN
A proposito di scacchi cinesi è giusto ricordare Ding Liren.
E’ nato il 24 ottobre 1992 e a 16 anni ha vinto il campionato cinese di scacchi,
il più giovane vincitore di tutti i tempi.
Nel 2011 ha partecipato alla Coppa del Mondo.
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Un regalo. Maddalena di Caravaggio.
(da La Repubblica on line). Maddalena di Caravaggio

Oggi venerdì 24 ottobre 2014

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con gli occhiali di Piero…

GLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413ANNIVERSARI. Del grande pittore sardo Giuseppe Biasi. Un anno fa, il 23 ottobre 2014, su Aladinpensiero.
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FUEDDA SARDU
TRALLALLERA 4
Occi occi su didu
ca mi dd’appu segau
torramì su sentidu
ca m’as ammacchiau
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NANNI LOY
Nanni Loy, l’inventore di Specchio Segreto, nasce a Cagliari il 23 ottobre 1925.
Regista di numerosi film, sia comici che drammatici, ricordiamo: Il marito con Alberto Sordi, Audace colpo dei soliti ignoti, Le quattro giornate di Napoli, Detenuto in attesa di giudizio, Mi manda Picone.
Indimenticabile nella candid camera della “zuppetta”, quando in una bar bagnava la sua brioche nel cappuccino dei clienti e filmava le loro reazioni.
Era un uomo simpatico non solo nel piccolo schermo, ma anche nella vita: l’ho conosciuto personalmente a un congresso dei Cineforum (e, casi della vita, sono stato collega di suo figlio Guglielmo nell’attività sindacale).
Nanni Loy è morto a Fregene il 21 agosto 1995.
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piede di donna venere diAntonio-Donghi-Roma-1897-1963-NudoRESTIF DE LA BRETONNE
Restif de la Bretonne, scrittore moralista e libertino, nacque a Sacy, in Borgogna, il 23 ottobre 1734.
Contemporaneo e avversario di De Sade,ha dato anch’egli nome a un’ossessione sessuale: il retifismo, vale a dire la passione amorosa per il piede femminile, nonchè il feticismo per gli oggetti collegati, la scarpa e la calza.
La passione per le donne gli impedì di scegliere la strada del sacerdozio,
Operaio tipografo, tra i suoi amori, sempre provocati dalla bellezza dei piedi, ebbe la moglie dello stampatore presso cui lavorava.
Autore di libri erotici, campò maluccio durante la rivoluzione.
Morì a Parigi il 3 febbraio 1806.

Oggi giovedì 23 ottobre 2014

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Petizione popolare per il recupero del Centro sociale e per l’intitolazione di una piazza di Is Mirrionis alla Scuola popolare dei lavoratori

scuola-popolare-is-mirrionis-

scuola-popolare-is-mirrionis- In corso la raccolta delle firme, che saranno centralizzate presso il Circolo Antonio Gramsci – Libreria popolare “L’albero del riccio” di via Doberdò, 101, Cagliari.
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Petizione popolare per il recupero del Centro sociale e per l’intitolazione alla Scuola popolare dei lavoratori della piazza sita nel tratto di via Is Mirrionis, parallelo alle vie Cadello, Baronia, Cornalias, Seminario

Archivio di storia della Scuola Popolare dei Lavoratori di Is Mirrionis – Nuovi documenti

GulpDic71 5 Primo assestamento dopo un mese di esperienza (Assemblea del 30 ottobre 1971).
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Semplificazione burocratica: si cominci col tradurre il burocratese in una lingua comprensibile alla maggioranza dei cittadini

La notizia
Dal prossimo 3 novembre entrerà in vigore una Circolare adottata dal Ministero dell’Interno lo scorso 10 luglio, secondo cui la carta di circolazione e la patente dovranno avere lo stesso intestatario, altrimenti verrà irrogata una multa salatissima, oltre al ritiro della carta di circolazione. Ecco le spiegazioni ministeriale in ostrogoto: Circolare del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti del 10 luglio 2014.
don Abbondio F GoninDon Abbondio rivolgendosi a Renzo Tramaglino, per confonderlo con un uso mistificatorio e prevaricatore di frasi latine oscure per il suo interlocutore [*]:
« Sapete voi quanti siano gl’impedimenti dirimenti?
Che vuol ch’io sappia d’impedimenti?
Error, conditio, votum, cognatio, crimen, Cultus disparitas, vis, ordo, ligamen, honestas, Si sis affinis,…” cominciava don Abbondio, contando sulla punta delle dita. “Si piglia gioco di me?” interruppe il giovine. “Che vuol ch’io faccia del suo latinorum?” »
[*] (I Promessi Sposi, cap. II)

con gli occhiali di Piero…

GLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413ANNIVERSARI. Parlammo di Giovanni Dexart, di Peppino Marotto e di Joan Fontaine. Su quest’ultima dobbiamo aggiungere che, alla bella età di 96 anni, ci ha lasciato il 15 dicembre dell’anno passato. Un anno fa, il 22 ottobre 2013, su Aladinpensiero.
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FUEDDA SARDU
TRALLALLERA
Su vaporinu inglesu
bogat fumu e fiamma
fastiggiamì de atesu
chi no mi biat mamma
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Francesco Cocco Ortu sr FRANCESCO COCCO ORTU
Il 22 ottobre 1842 nasce a Cagliari Francesco Cocco Ortu.
Sindaco di Cagliari nel 1883 e più volte Ministro del Regno tra il 1896 e il 1909.
Nel 1906 fu lui a costituire il Corpo degli Ispettori del Lavoro.
Fu Presidente del gruppo liberale alla Camera dei Deputati, ma fu tra i pochi liberali che non votarono la fiducia al Governo Mussolini, dopo ciò si dimise dall’incarico.
Morì a Roma il 4 marzo del 1929.
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Gavino Cossu Il colle del diavoloGAVINO COSSU
Nato a Cossoine del 1844, Gavino Cossu, insegnante e poi ispettore scolastico.
E’ autore di scritti e romanzi che riguardano storia e personaggi della Sardegna, per esempio Tigellio o Michele Zanche.
Un suo lavoro su Giovanni Maria Angioy è purtroppo andato perduto.
Debole di salute, morì a Sassari il 22 ottobre del 1890, a soli 46 anni,

Oggi mercoledì 22 ottobre 2014

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PRS Piano Regionale di Sviluppo. La Giunta apra la consultazione con i cittadini

stemma_regione_sardegnaApprovato dalla Giunta regionale il PRS, programma regionale di sviluppo (delibera 41/3 di oggi 21 ottobre 2014). Sul sito web della RAS la delibera non è ancora cliccabile e non è stato ancora pubblicato l’allegato documento del PRS.
Dopo le anticipazioni del testo alla stampa, del quale abbiamo chiesto, inutilmente, la pubblicazione in internet, aspettiamo la pubblicazione del testo integrale approvato oggi dalla Giunta. Ecco la pagina delle delibere della G.R.
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ape-innovativaAuspichiamo che il Piano sia sottoposto alla consultazione e raccolta di pareri dei cittadini, con le modalità adottate dall’assessore Cristiano Erriu per il disegno di legge su urbanistica ed edilizia

I Lavoratori del Teatro Lirico di Cagliari: manifestazione di solidarietà contro il licenziamento collettivo di orchestra e coro dell’Opera di Roma

Non zittite l'arte
I Lavoratori del Teatro Lirico di Cagliari hanno deciso di organizzare una manifestazione di solidarietà contro il licenziamento collettivo di orchestra e coro dell’Opera di Roma.

La manifestazione, che si terrà giovedì 23 alle 18 in piazza Costituzione, consiste nell’esecuzione del Requiem di Mozart, diretta dal Maestro Donato Renzetti, ed ha la finalità di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema delle Fondazioni Lirico Sinfoniche.

Settimana di ordinaria servitù

miliziani-1-5-14-300x214di Salvatore Cubeddu *
Cagliari, sabato 18 ottobre 2014
Si fa in fretta a fare il collegamento: mentre la Banca Popolare dell’Emilia Romagna va completando la sua definitiva presa di possesso delle banche sarde (Banco di Sardegna e Banca di Sassari), ora una cooperativa emiliana andrà a scavare il monumento più vissuto della storia dei Sardi, i giganti di Mont’e Prama: la scoperta archeologica dell’area mediterranea più importante negli ultimi cinquant’anni, nel cuore della civiltà occidentale. Aggiungiamoci il cedimento della giunta Pigliaru agli italo-cinesi di Narbolia nel fotovoltaico, il consenso del tribunale italiano in Sardegna alle esigenze dei militari (italiani) in barba a Pigliaru: avremo così una normale settimana di servitù della Sardegna agli organismi dello stato italiano. (Una parentesi: non è però da considerare un torto fatto ai Sardi la scelta di Matera rispetto a Cagliari. Dei limiti dell’amministrazione di questa nostra città nel campo culturale sarà bene iniziare a porci le domande che urgono da tempo, a costo di affermare delle verità non proprio piacevoli).
Siamo da mesi (anni?) in costante mobilitazione anti/servitù: militare (Capo Frasca, e via elencando); industriale (Matrica e gli emuli di Macchiareddu, P. Vesme, Chilivani e per la chimica verde), energetica (i precedenti, più le incursioni fotovoltaiche promosse e protette dai ministeri romani), territoriale (l’acquisto in corso dei terreni agricoli delle pianure con l’appoggio della Coldiretti), bancaria e culturale (i giganti ‘romagnoli’, non a caso promossi dalla sinistra in entrambi i casi).
C’è la generazione dei post-sessantenni, ormai quasi tutta pensionata, che continua nei modelli comportamentali della sua militanza giovanile e si sposta di qua e di là per l’Isola, accompagnata da non molti giovani volenterosi, senza che la difesa dei diritti dell’oggi diventi una sicura conquista per il domani.
Ma: come ci si muove allorchè un provvisorio armistizio sui poligoni concesso al presidente Pigliaru diventa decisione a favore dei militari da parte del tribunale della stessa Repubblica? E’ possibile andare avanti senza che le nostre conquiste vengano difese da nostre leggi, ad iniziare da quella fondamentale dello Statuto-costituzione della Sardegna?
Dobbiamo approvare una legge dove si dica che sui beni archeologici della Sardegna decidono i sardi, che le terre sarde non si vendono perché sono un bene identitario destinato a restare disponibili per noi, che all’Eni non si concede alcuna fiducia finchè non risana le terre che già ha rovinato, che le banche devono ritornare a essere gestite da e per la Sardegna, che l’energia la produciamo noi e per i nostri interessi. Con tutto il resto che si scrive nelle costituzioni dei popoli.
Il Consiglio regionale, nella sessione estiva dedicata alle riforme istituzionali, ha invece deciso di rimandare tutto. In realtà non ha deciso niente in maniera chiara. Quello che è successo va interpretato. Alla sarda. Perché da noi si parla ancora soprattutto con il silenzio o in suspu, direbbero i barbaricini.
Il Partito Democratico ‘in Sardegna’ (non esistono i ‘democratici sardi’) attenderà le decisioni di Renzi dopo l’approvazione in parlamento delle riforme istituzionali. Allora dovremo adeguarci alle decisioni assunte a Roma. Perché qui la dirigenza del Partito Democratico tende a rappresentare (ed a rappresentarsi in) Roma e non mostra di avere una propria idea del futuro dell’Isola. Se l’avesse, si metterebbe all’opera per formalizzare un proprio progetto sul nostro futuro in un testo a valore costituzionale che, ad iniziare dallo Stato italiano, tutti dovrebbero rispettare.
Questa settimana di ordinaria servitù è stata preceduta da tante altre, e ad essa ne seguiranno sempre di nuove, finchè … Finchè non ci lasceremo guidare come servi?

P.S. Cosa c’entra tutto questo con la nuova Carta di sovranità argomentata recentemente da Franciscu Sedda, segretario del partito dei sardi? C’entra. Ha a che vedere con la questione di fondo: se esistano per i sovranisti/indipendentisti dei punti programmatici irrinunciabili e se il nuovo statuto sia tra di essi. Dovremo tornare su questo punto.

* L’articolo di Salvatore Cubeddu viene pubblicato anche sui siti di FondazioneSardinia, Vitobiolchini, Tramasdeamistade, Madrigopolis, Sportello Formaparis, Tottusinpari e sui blog EnricoLobina e RobertoSerra, SardegnaSoprattutto.
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A cura di Aladin

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Hanno ragione quanti, pur dispiaciuti per la mancata nomina di Cagliari a “Capitale europea della cultura per il 2019″, apprezzano il lavoro che ha condotto l’amministrazione comunale, sindaco Zedda e assessore Puggioni in testa, insieme con molti altri, a ottenere comunque un ottimo risultato (essere tra le sei finaliste) e ritengono che occorra ripartire da qui, intanto per cercare di fare quanto ci si era proposti in caso di vittoria, certo con minori mezzi a disposizione; poi si tratta di migliorare il programma da attuare, correggendo gli errori, modificando impostazioni sbagliate o ricercando altre iniziative. A questo punto occorre avviare (anzi riprendere con più vigore) un grande dibattito che, a nostro parere, non può che muoversi per rispondere a questo interrogativo: “Quale è il ruolo di Cagliari rispetto alla Sardegna e, insieme ad essa, all’Europa?” Questo dibattito non può che svilupparsi nella logica del cambiamento. Cioè: “Come deve cambiare Cagliari per giocare un ruolo in e per una Sardegna che deve cambiare per rispondere agli interessi dei sardi. Noi diciamo che questa Sardegna nuova e possibile non possa che realizzarsi come regione d’Europa, di un’Europa che noi vogliamo evidentemente diversa e che pertanto ci impegniamo a cambiare.
Ecco allora una serie di (pochi) appunti per continuare a riflettere e, speriamo, che le idee, le buone idee, si trasformino almeno in buona parte in opere.

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Appunti
Il ruolo di Cagliari per una possibile nuova Europa*
Cagliari ha in Sardegna un ruolo decisivo, una funzione fondamentale di guida dell’intera regione, di peso paragonabile a quello dell’Istituzione Regione. Come capita a tutte le capitali di questo mondo, per esercitare questa funzione dispone di risorse specifiche, che al di là delle critiche universalmente rivolte a tutte le capitali del mondo, deve congruamente restituire in benefici non solo ai suoi abitanti ma a tutti i cittadini che gliele hanno affidate. Nel caso di Cagliari a tutti i sardi. La Sardegna e i sardi abbiamo bisogno di praticare nuove politiche di sviluppo attraverso la realizzazione di nuovi modelli sociali ed economici. Siamo proprio in questa fase. Al riguardo è richiesto sopratutto a Cagliari – ovviamente insieme alla Regione e agli altri Enti locali, in modo speciale insieme alle altre città della Sardegna e, pertanto, in primo luogo ai Sindaci di queste città – di cimentarsi in una sfida epocale. Ci sono tanti modi per farlo concretamente. Io credo che la stella polare della ricerca di nuove strade sia l’Europa. Certo non si tratta di accontentarsi dell’attuale Europa, peraltro in crisi perchè troppo chiusa nella cura dei mercati e degli interessi dei mercanti, quanto invece di una nuova Europa che dobbiamo costruire: l’Europa dei popoli. In questo ritornando al passato, alle origini, quando, all’indomani della seconda guerra mondiale, i padri fondatori dell’Europa comunitaria misero le basi della cooperazione economica pensando e preconfigurando come un sogno l’integrazione politica europea. Purtroppo tuttora, dopo tanti decenni, l’integrazione dell’Europa attraverso una vera e propria Confederazione di Stati è solo un sogno, e l’integrazione politica è attuata solo in piccola parte, carenza che costituisce la principale causa dei guai attuali dell’Unione Europea.
Allora Cagliari deve essere città sarda e insieme europea, in grado di tracciare nuove strade per se stessa, per la Sardegna e per l’Europa. Un’impostazione di questo tipo, appena qui tratteggiata, ha moltissimi risvolti pratici, concretizzandosi pertanto anche nelle scelte del quotidiano amministrare. In questo quadro, appena delineato, la stesse “opzione indipendentista” (comunque la vogliamo nominare) per la Sardegna può essere praticata con condivisione maggioritaria, non quindi come concezione separatista minoritaria o scelta estremista, proprio in quanto si può sviluppare con piena cittadinanza e dignità nell’ambito europeo, nella costruzione della possibile nuova Europa che abbiamo prospettato.
* Tratto da un editoriale di Aladinews del 12 marzo 2012
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Matera 2019
Tonino Dessì su fb
Diciamoci la verità. Era, quella di Cagliari, un’impresa improvvisata, nella quale pochi cagliaritani sono stati coinvolti e della quale alla più parte dei sardi poco importava. Ora non cominciamo col vittimismo. In un largo immaginario mediatico (e non solo) certi riconoscimenti si conquistano se si è, per storia passata o almeno per vicende recenti, assunti come un simbolo, come qualcosa di emblematico. Piaccia o meno, Matera e i suoi Sassi sono uno degli emblemi del passato dolente del Sud Italia intero e ogni suo progresso un simbolo di un possibile futuro per l’Italia suo insieme. Non possiamo coltivare differenza e alterità senza sapere che si paga un prezzo.
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Nicolò Migheli su fb
Matera ha vinto perché è da anni che lavora per questo risultato. Ha avuto come sponsor Radio 3 con una trasmissione dedicata come Materadio. Ha vinto perché evidentemente aveva il miglior progetto. Cerchiamo di essere un po’ sportivi, non guasta.
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Ferdinando Secchi su fb
A mente fredda, abbiamo partecipato ad una competizione di straordinaria importanza e siamo arrivati ad un passo dalla vittoria. Abbiamo iniziato per ultimi questo percorso mentre Matera ha programmato la sfida nel 2007. Nella prima fase la nostra idea ha battuto cittá di cultura come Aosta, Bergamo, Caserta, Valle di Diano e Cilento con la Campania e il Mezzogiorno, Erice, Grosseto-Maremma, L’Aquila, Mantova, Palermo, Pisa, Reggio Calabria, Siracusa, Taranto-Sudest, Urbino e Venezia-Nordest. “La cosa più importante della sfida vinta da Matera è la straordinaria capacità progettuale d’insieme che hanno messo in campo le 6 città della short list. Il presidente della Commissione Green ieri ha affermato che nessun’altra competizione è mai stata di questo livello qualitativo”. Il ministro dei beni e delle attività culturale e del turismo, Dario Franceschini. Ha dichiarato “Per questo sono importantissime le due norme approvate dal parlamento con decreto Art Bonus. La prima è il programma Europa 2019 che prevede di sostenere la realizzazione del lavoro progettuale anche delle città che non hanno vinto. La seconda è l’introduzione dal 2015 della Capitale Italiana della cultura e sará una opportunità di competizione virtuosa a tutte le città italiane grandi e piccole, in grado di far scattare gli stessi meccanismi positivi e straordinari in termine di progettazione unitaria e creatività che abbiamo visto ora tra le sei città finaliste”. Mi dispiace per le cugurre e i detrattori ad ogni costo, ma Cagliari ha fatto un lavoro stupendo e otterrà lo stesso grandi risultati e poi come dice Francesco Frisco Abate siamo sempre, ogni anno, la Capitale del Piricocco!
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Cagliari2019 continua
Francesca Ghirra su fb
È stata una sfida bella ed emozionante che ci ha restituito la fiducia e la possibilità di sognare. Sappiamo che uniti siamo capaci di grandi cose. Continuiamo a costruire insieme un futuro migliore per noi e la nostra città. Ce lo meritiamo! ‪#‎cicreu‬ ‪#‎Cagliari2019‬
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L'UnioneSarda testata
- Rimane da vincere la sfida di sempre. Leader vera della Sardegna.. Gianni Filippini su L’Unione Sarda.

Peccato, peccato davvero! Sarebbe stata una gran bella occasione per tirar su la testa e mostrare quell’orgoglio di appartenenza che troppo spesso affoga nel grigiore della quotidianità. Avere il titolo di “Capitale europea della cultura”, poterlo vantare davanti al mondo, sarebbe stata infatti una carta con buone probabilità di essere vincente. E anche un irresistibile e vantaggioso richiamo per milioni di turisti. Di certo avrebbe funzionato da frustino per confermati impegni, rinnovate energie e coinvolgimenti convinti. E più nitida e stimolante sarebbe stata l’apertura di prospettive esaltanti per una crescita socioeconomica promossa e trainata dalla cultura, il potente motore così spesso maltrattato, in generale, da guidatori miopi e da meccanici impreparati. Anche senza il riconoscimento ufficiale, Cagliari può però proporsi – a buon diritto – come città dalle molte, singolari bellezze. Tutte caratteristiche, fra l’altro, che un clima di invidiata mitezza sa esaltare e tradurre in forte attrazione.
I progetti ci sono, bisogna comunque attuarli. Per tentare di vincere la difficile sfida, le cose, bisogna dire, erano state fatte con appassionata determinazione. Le carte presentate dal Comune restano di ottimo livello. Pur con qualche colpevole esclusione, una pattuglia politica e amministrativa ( sindaco Zedda e assessore Puggioni in testa) – con il contributo di qualificati esperti – aveva sottoposto all’esame della giuria un robusto e articolato dossier di idee creative, di buoni programmi, persino di qualche sogno. Insomma, poco o nulla era stato tralasciato per ottenere il prestigioso titolo. Quindi, il verdetto che nega a Cagliari la particolarissima chance non è il frutto di un impegno inadeguato. Perciò, un condivisibile filo di delusione non può prevalere sulla consapevolezza di aver fatto – persino con risorse limitate – il possibile.
Grave e imperdonabile errore sarebbe adesso il progressivo affievolirsi dell’apprezzato entusiasmo. Senza prospettive Cagliari ripiomberebbe nella fastidiosa routine di città che volta le spalle alla propria straordinaria ricchezza per vivere la soffocante normalità di tante piccole e grandi emergenze. La tensione deve invece restare alta, ogni energia va trasferita sulla sfida di sempre: saper essere veramente la capitale della Sardegna.
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Chiasteddu Onlài
17/10/14
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La Chiapitale della Cultura è Mattera: ma noi tanto ci riproviamo l’anno prossimo

Alla fine no ce l’abbiamo fatta, nonostante ghe no c’è più Ciellino ma Giuliano alla fine il Chiagliari non è la capitale Europea della cultura. Stitzia si coddidi.
Alla fine su youtub hanno deciso ched’è Mattera, sempre ched’esiste e molti già urlano al gomblotto.

Cosa c’è a Mattera alla fine? I sassi, ma là ghe forse non hanno capito che di perdigoni ce n’abbiamo talmente tanti anche noi ghe Calamosca e Calafighera Massi li aveva chiusi a marolla appunto ghe erano fisso arrumbullonando perdigoni sopra la gente.

Dispiaciutissimo Massi ghe però assicura ghe anche se il Cagliari non è diventato Capitale Europea della Cultura gli aperitivini tattici promessi già si faranno l’ostesso, tanto l’ordinanza anticasini della Marina è finita e quindi Mattera ghe la marina manco cel’ha può tranquillamente cagarsi in mano e prendersi a schchiaffi.

Alla fine l’occhialino tattico di Massi non è bastato ad arrettare i livelli di cultura a Chiagliari, ghe comunque rimane sempre la Chiapittale del Mediterranio e quindi tutte le altre possono tranquille tirare in casino.

Ma poi, la verità? La-verità-la-verità? A sfreggio noi ci ritentiamo l’anno prossimo!
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- Per correlazione. Intervento di Franco Meloni su Cagliari e nuove strategie di sviluppo