Monthly Archives: novembre 2014

in giro con la lampada di aladin…

lampada aladin micromicro- “Da qui all’eternità”. Oggi a Cagliari Sergio Rizzo presenta il suo libro. Daniela Paba su La Nuova Sardegna. Dichiarazioni di cui poco condividiamo.
- Lo sappiamo da molto tempo e non vediamo misure concrete per contrastarla: Dispersione scolastica, record nell’Isola. Il dato emerge da un’indagine conoscitiva della Camera dei deputati. Su L’Unione Sarda on line

L’Isola che non c’è. Tra la curva del Grande Gatsby e il principio di Peter

Il Bel Paese, 1994- Maurizio Cattelan
di Fabrizio Palazzari

Una due giorni tra Milano e Roma è sufficiente per percepire quanto il “Belpaese” sia davvero finito al vertice di quella che Alan Krueger, capo degli esperti economici di Obama, ha definito “la curva del Grande Gatsby”: un tracciato del rapporto tra disuguaglianza e mobilità sociale intergenerazionale in diversi Paesi del mondo.
Ormai l’Italia si trova, infatti, tra i Paesi che hanno maggiori diseguaglianze nei redditi. E, contemporaneamente, fra quelli dove c’è la minore mobilità sociale tra una generazione e l’altra. All’estremo opposto si trovano i paesi scandinavi.

grafico palazzari 27 nov 14
Nel grafico, elaborato utilizzando i dati dell’economista canadese Miles Corak, l’asse orizzontale indica la diseguaglianza tra i redditi, quello verticale la mobilità di reddito tra generazioni: in sostanza, il rapporto che c’è tra gli stipendi dei padri e quelli dei figli. Andando dal basso verso l’alto, aumenta l’immobilità. Andando da sinistra a destra, cresce la diseguaglianza.

Il nome della curva di riferimento fa riferimento, un po’ ironicamente, a Jay Gatsby, il personaggio di F. Scott Fitzgerald del romanzo “Il grande Gatsby”. Jay mostra un alto grado di mobilità, passando da essere un contrabbandiere sino a diventare un imprenditore di successo. Una realtà ben lontana da quella odierna di paesi come Usa, Gran Bretagna e, per l’appunto, l’Italia dove almeno metà dei propri vantaggi economici deriva dal fattore famiglia.

In questo quadro il buonsenso richiederebbe di correre ai ripari, investendo in quelle politiche e strategie di indirizzo della spesa pubblica che aiutino a riequilibrare il peso tra i figli, per esempio investendo in istruzione, promozione della conoscenza e sviluppo del capitale umano. Tuttavia non sembra essere questa, al momento, una priorità, né in Italia, né in Sardegna.

Proprio nell’isola, dopo quasi un decennio caratterizzato da ingenti investimenti in politiche sul capitale umano, si è passati, in pochissimo tempo, a una quasi totale assenza di finanziamenti su questo tipo di politiche. In questo scenario il caso del Master&Back, il programma di punta dell’alta formazione “Made in RAS”, è paradigmatico.

Tra il 2008 e il 2014 la Regione Autonoma della Sardegna ha investito quasi 120 milioni di euro distribuiti in oltre quattromila progetti rivolti ad altrettanti studenti sardi per garantire un’alta formazione e, in molti casi, un futuro migliore di quello che avrebbe potuto offrire il panorama sardo. Oggi quella stagione sembra essersi definitivamente conclusa dato che, leggendo l’allegato tecnico al bilancio di previsione 2014-2016, si osserva come, per gli anni 2015 e 2016, le risorse finanziarie programmate per il Master&Back siano pari a zero.

Sebbene la parte “Back”, quella dei cosiddetti “percorsi di rientro”, fosse solo una delle due parti del programma, è comunque vero che buona parte delle migliaia di beneficiari, spesso in possesso di qualifiche di alto livello, non sono poi rientrati, lasciando così latente e inespresso tutto il loro potenziale, in termini di capitale umano, che oggi potrebbe essere invece attivato se si cercassero delle modalità per mettere in contatto queste competenze con le realtà economiche e imprenditoriali sarde.

Tuttavia, il non rientro dei borsisti Master&Back è solo la punta dell’iceberg di quello che da almeno dieci anni è un vero e proprio stillicidio che sta privando l’Isola delle sue energie più dinamiche. Nel corso del solo 2013, secondo i dati dell’ultimo rapporto sull’emigrazione delle Acli Sardegna, ben 6.500 sardi sono emigrati, di questi 2.254 si sono trasferiti all’estero. Sono andate via, in media, diciotto persone al giorno per un intero anno.

Il tema però non viene preso seriamente dalla nostra classe dirigente. Mentre la disoccupazione giovanile e dei meno giovani si fa sempre più forte, e spinge verso l’emigrazione fasce sempre più ampie della popolazione e sempre più in possesso di alti livelli di istruzione e qualifiche, in Sardegna o non se ne parla o, tutt’al più, ci si limita a parlarne in termini molto edulcorati.

Ormai si è quasi riluttanti ad usare termini come emigrazione, si ammorbidisce il discorso e si parla di “spostamenti”, forse perché la prima è una definizione troppo diretta e preoccupante. Si preferisce vedere positivamente i tanti trolley che hanno preso il posto di quelle che una volta erano le valigie di cartone. Del resto, per quelli che restano una sistemazione si troverà, mentre, per quelli che partono, ci saranno comunque una mare di opportunità da cogliere. Ma non qui, oltre il mare.

In questo modo gli effetti di questo processo non tardano a manifestarsi. Spopolamento, emigrazione, invecchiamento della popolazione e bassa natalità sono sotto gli occhi di tutti e concorrono ad alimentare il perdurare di una situazione di stasi e di stallo che ormai riguarda ogni aspetto della società, incluso quello della dimensione politica.

Nel momento in cui le opportunità sono sempre meno, rischia di diventare impossibile mitigare gli effetti, sulla selezione della classe dirigente, del cosiddetto principio di Peter. Si tratta di una tesi, apparentemente paradossale, nota anche come principio di incompetenza e formulata nel 1969 dallo psicologo canadese Laurence J. Peter e che può essere concisamente formulata come segue: « in una gerarchia, ogni soggetto tende a salire di grado fino al proprio livello di incompetenza ».

Il principio di Peter va inteso nel senso che, in una gerarchia, i membri che dimostrano doti e capacità nella posizione in cui sono collocati vengono promossi ad altre posizioni. Questa dinamica li porta a raggiungere, di volta in volta, nuove posizioni, in un processo che si arresta solo quando accedono a una posizione poco congeniale, per la quale non dimostrano di possedere le necessarie capacità: tale posizione è ciò che l’ autore intende per «livello di incompetenza», raggiunto il quale la carriera del soggetto si ferma definitivamente, dal momento che viene a mancare ogni ulteriore spinta per una nuova promozione.

Sebbene il principio di Peter, formulato nell’ambito degli studi della psicologia delle organizzazioni, si applichi soprattutto alle dinamiche delle strutture organizzative di tipo gerarchico, è anche vero che queste stesse dinamiche possono finire con il caratterizzare un’intera regione. Soprattutto quando, come nel caso della Sardegna, l’intero sistema economico e sociale è privato dell’energia e delle competenze delle fasce più dinamiche della sua popolazione.

————-
Sardegna-bomeluzo22
* L’articolo di Fabrizio Palazzari viene pubblicato anche sui siti di FondazioneSardinia, Vitobiolchini, Tramasdeamistade, Madrigopolis, Sportello Formaparis, Tottusinpari e sui blog EnricoLobina e RobertoSerra, SardegnaSoprattutto.
————————
Nell’illustrazione: Maurizio Cattelan, Il Bel Paese, 1994.

con gli occhiali di Piero…

GLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501414ANNIVERSARI. Una deliberazione del Senato severa e grave, ma… Un anno fa, il 27 novembre 2013, su Aladinpensiero.
———————————-gasman armata branc INIZIO DEL GUAIO CHIAMATO CROCIATE
Il 27 novembre 1095 papa Urbano II al Concilio di Clermont sollecita i cristiani al “pellegrinaggio armato” per liberare la Terra Santa. Questa sanguinosa iniziativa, che in seguito avrebbe preso il nome di crociata, rivelò il suo carattere pezzente e predatorio fin dagli inizi, con avventurieri dal nome significativo, come quello di Gualtieri Senza Averi, e da santoni farneticanti come Pietro l’Eremita (che eremita non era, anzi stava sempre in giro in mezzo alle folle). Al grido di “Deus le volt” si diede avvio a una storia di reciproci massacri, dove migliaia di poveracci e qualche testa nobile ci rimise la pelle. Una efficace, quanto spassosa, rappresentazione ne diede Monicelli con “L’armata Brancaleone”, dove Vittorio Gassman ed Enrico Maria Salerno rappresentarono bene i tipi del condottiero straccione e del predicatore folle.
————————————
FUEDDA SARDU
GARA POETICA
In sa recentissima guerra,
affamaus e cun miserus pannus
eus biviu, chi tanti contrariu
fiat su tempus reassunti,
e no podendi nienti disponni
sa miseria d’eus connotta
totali, e chi si rigodinti
creu beni de s’ora importuna…

Rima
In d’una lotta no sunt is annus
chi podinti ponni s’avversariu in terra
.
(Franciscu Loddo, gara cun Broi e Moi, 1948)
——————
FUEDDA SARDU
GARA POETICA
Occannu puru po Sant’Eleni
su Comitau pensu chi appat
agradessiu su sì rispustu
chi benemu po Elena santa,
de sa cali m’indi cunfortu,
e si appu depiu de sì rispundi
e’ poita innoi no tengu nemigus.
Rima
Amigus s’invitu a custu ristoranti
aundi nanta chi si pappat beni.

(Franciscu Loddo in Sinnia, 1962,
gara cun Urru, Lai e Matta)

Oggi giovedì 27 novembre 2014

aladinewsGli eventi di oggi segnalati da Aladin sul blog Aladinews agorà
.
.
——————————————————————————–
ape-innovativaLogo_Aladin_Pensieroaladin-lampada-di-aladinews312sardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413

Verso l’assemblea “Riprendiamoci la Scuola Popolare di Is Mirrionis”. Il dibattito si anima

SPIl nostro amico Terenzio Calledda, che negli anni 80-90 è stato animatore del Centro Culturale “Scuola Popolare dei lavoratori di Is Mirrionis”, in continuità con l’esperienza della stessa Scuola e del Comitato di Quartiere, tra i relatori dell’assemblea del 3 dicembre promossa dal Circolo Gramsci, ci ha inviato un documento, risalente a una decina d’anni fa, sul possibile utilizzo della struttura ex centro sociale, della quale stiamo cercando il ricupero e la ristrutturazione per un nuovo centro di aggregazione sociale. Il documento mantiene intatta la sua validità e costituisce un ottimo contributo al dibattito in corso e ai suoi concreti sbocchi operativi. Sul problema del finanziamento della ristrutturazione dello stabile segnaliamo la proposta di reperire i fondi sulla parte tuttora inutilizzata dei finanziamenti europei 2006-2013. Ecco il documento di Terenzio.
BOZZA
CENTRO SOCIALE POLIFUNZIONALE
EX SCUOLA POPOLARE DI IS MIRRIONIS

L’obiettivo del progetto e’ quello di attivare e animare a Cagliari, nel Quartiere Is Mirrionis, un Centro Sociale Polifunzionale capace di garantire e facilitare sia l’incontro di persone, sia le organizzazioni e le risorse, sviluppando percorsi di conoscenza, di apertura e di fruibilità delle iniziative progettate ad hoc nello spazio interno ed esterno al Centro, in modo da contribuire ad affrontare il fenomeno dell’esclusione sociale e produrre una riqualificazione del territorio.
La solitudine di quote crescenti degli anziani ha infatti anche i tratti dell’isolamento culturale e della povertà di comunicazione. Si tratta quindi di operare per l’integrazione tra le diverse reti strutturali e le micro reti sociali.
- segue -

Promozione delle iniziative di apprendistato per alta formazione

apprendistato anna cotzaL’ufficio Progetti alta formazione e Terzo Settore dell’Università di Cagliari segnala di aver creato una pagina facebook dedicata all’apprendistato di alta formazione e ricerca.
Ecco il link: https://www.facebook.com/pages/Apprendistato-di-alta-formazione-e-ricerca-Universit%C3%A0-di-Cagliari/642105269244091
Volentieri promuoviamo la pagina e le iniziative dell’ufficio.

Ratifica della Carta Europea delle lingue regionali o minoritarie e nuove linee di politica linguistica in Sardegna

sardegnaeuropa-bomeluzo2-300x211Ratifica della Carta Europea delle lingue regionali o minoritarie e nuove linee di politica linguistica in Sardegna, Venerdì 28 novembre 2014, ore 16.30 Salone di Palazzo Regio – CAGLIARI.
.

CONVEGNO promosso dalla FONDAZIONE SARDINIA
segue

con gli occhiali di Piero…

GLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501419ANNIVERSARI. Una citazione di Placido Cherchi e anocra sugli scacchi. Un anno fa, il 26 novembre 2013, su Aladinpensiero.
- Anche Giovanni Sanna, Eugen Ionesco un anno fa su Aladinpensiero.
——————————————-
FUEDDA SARDU
GARA POETICA
In sa recentissima guerra,
affamaus e cun miserus pannus
eus biviu, chi tanti contrariu
fiat su tempus reassunti,
e no podendi nienti disponni
sa miseria d’eus connotta
totali, e chi si rigodinti
creu beni de s’ora importuna….

Rima
In d’una lotta no sunt is annus
chi podinti ponni s’avversariu in terra.

(Franciscu Loddo, gara cun Broi e Moi, 1948)
———————————-

Oggi mercoledì 26 novembre 2014

aladinewsGli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà
.
———————————————————————————–
ape-innovativaLogo_Aladin_Pensieroaladin-lampada-di-aladinews312sardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413

Pazza Idea 2014. Talento Creativo

LUNA SCARLATTA  TALENTOPazza idea 2014
Talento e creatività per generare bellezza, cambiamento, innovazione e nuove energie in un viaggio tra narrazioni e nuovi linguaggi: tre giorni di incontri e workshop per parlare di libri, tecniche di creatività, social media, cultura digitale, imprese culturali, scienza, narrazione per immagini. E per discutere sul talento tra esercizio del quotidiano e lampo di genio.
………………………..
Approfondimenti e aggiornamenti su:
- www.pazzaidea.org
- facebook.com/lunapazzaidea
- facebook.com/lunascarlatta

– segue -

in giro con la lampada di aladin…

lampada aladin micromicro- Anci: senza interventi a rischio 5 mld. “Modificare macchina burocratica”
Allarme Anci su fondi strutturali. Su L’Unione Sarda on line

Salva la data: mercoledì 3 dicembre 2014

sp is mirrionis  3 dic 14

Riprendiamoci la Scuola popolare di Is Mirrionis! Riprendiamoci la città!

SPape-innovativaAmbiente, Lavoro, Salute, Casa, Istruzione… Mettetele nell’ordine che volete: sono tutte esigenze prioritarie che vanno soddisfatte insieme, che non vanno messe in alternativa una rispetto alle altre. Quando è successo abbiamo avuto disastri! E, allora: avanti con il progetto di ricupero dell’ex centro sociale di Is Mirrionis, già sede della Scuola Popolare e del Comitato di Quartiere, come “centro di aggregazione sociale”. Insieme, in modo organizzato, si deve lottare per ottenere il rispetto di tutti i diritti: all’istruzione, alla casa, alla salute, al lavoro, ad un ambiente vivibile…
Parlando di diritto alla casa per tutti e, in modo particolare, per i meno abbienti, chiediamo che fine abbia fatto il “piano di intervento per l’edilizia popolare del Comune di Cagliari” reso pubblico dallo stesso Comune nell’estate del 2012.
- Vai alla pagina fb dell’evento ScuolaPopolareIsMirrionis. segue

In piazza fra i metalmeccanici Fiom con Landini

C2

di Gianna Lai su Democraziaoggi

Il tamburo di una vera batteria annuncia l’ingresso in piazza del Carmine di Maurizio Landini, il leader della Fiom-Cgil che apre la manifestazione dei metalmeccanici sardi, tra le note di De Andrè e dei Modena City Ramblers. Fiom Sardegna Sciopero generale dei metalmeccanici Lavoro legalità uguaglianza democrazia www.fiom.cgil.it. E a tenere lo striscione insieme al Segretario generale, Maddalena, Elena, Margherita, Franca, Domenica, Orly, Daniela, Carla, Lella, Paola, Franca e ancora Paola. C’è una forte mobilitazione operaia, una partecipazione ampia di tutta l’isola, che si esprime nelle bandiere rosse e negli striscioni di Cagliari e dell’Ogliastra, del Sulcis-Iglesiente e di Sassari e di Ottana, mettendo in luce lotte e vertenze sempre aperte, dalla Keller di Villacidro all’Ex Ila, dai lavoratori in utilizzo di Terralba all’Alcoa di Portovesme. E poi ci sono gli striscioni del Crs4, e degli studenti e dei pensionati, tutto il centro cittadino invaso dalla manifestazione per il lavoro, fino a Piazza Garibaldi, dove il corteo si ferma accolto dal Gazebo della Cgil contro la violenza sulle donne, e dove vengono distribuiti i fiocchetti rossi del 25 novembre.
Negli interventi finali che lasciano ampio spazio alle varie categorie, le ragioni dello sciopero per il lavoro e contro le politiche del governo Renzi, che vorrebbe cancellarlo, cancellarne i diritti. E se Mariano Carboni, Segretario regionale Fiom, intavola un discorso diretto col presidente del Consiglio, per sviluppare le proposte del Sindacato e denunciare gli ingiusti provvedimenti, che non risolvono il problema delle 20mila persone in cassa integrazione e di quel 50% di giovani disoccupati in Sardegna, il Segretario regionale della Cgil Michele Carrus parte direttamente dagli assassinii contro le donne, uno ogni due giorni, per denunciare il vero esplicito significato della diseguaglianza. E rivendica l’appartenenza alla cultura di sinistra come vero impegno per la costruzione di una civiltà superiore, che ponga fine a questa strage. Il paese si rimette in moto col lavoro, dice Michele Carrus, che è fondamento di civiltà e ci rende liberi. Nè ci può essere crescita economica soggiogata alla finanza, dove proprio alligna l’immoralità politica di questo governo. Salari e diritti negati per derubare il futuro dei nostri figli e impunità per i disonesti. Batte le mani all’industria che se ne va in America Renzi, e accoglie come un principe chi vive in mezzo alla ricchezza, al sicuro nei paradisi fiscali del mondo, come potrebbe avere il consenso delle persone oneste? E tassa i risparmi il governo, e taglia i servizi, invocando la crisi. Ma le risorse si trovano nella lotta all’evasione e alla corruzione, che ammonta a oltre 240 miliardi l’anno, non nell’abolizione dell’articolo 18. In realtà il governo vuole eliminare la contrattazione collettiva e delegittimare il sindacato, dice Carrus, ‘ritorno al medioevo, per una modernità da servitù della gleba’. Invece esiste un Piano del lavoro Cgil che vuole rilanciare l’occupazione, attraverso interventi pubblici e privati, investendo sulle professionalità e estendendo i diritti a chi non li ha. Perchè esiste in tutto il mondo una norma come l’articolo 18 che consente ai lavoratori di contrattare le regole del lavoro. E c’è un Piano del lavoro anche per la Giunta regionale, tutta chiusa in un circuito autoreferenziale, che dovrebbe con noi condividere progetti sul sistema produttivo, contro la distruzione dei nostri presidi industriali. Alcoa vuol dire 900 lavoratori in meno, Euroallumina meno 700, ex Ila meno 200. E contro un patto di stabilità che anche in Sardegna impedisce di utilizzare i soldi stanziati per i territori devastati dalle alluvioni.
Maurizio Landini, il più atteso, spiega come si è preferito articolare lo sciopero in più giornate, per dar forza a tutte le realtà e permettere a tutto il paese di esprimersi a fianco dei metalmeccanici. Milano, Napoli, Sardegna, registriamo il consenso crescente, la volontà di cambiare, a partire dal 25 ottobre a Roma, dice Landini, in vista dello sciopero del 12 dicembre, che raccoglie sempre nuove adesioni. Diciamo al Paese che per cambiare bisogna estendere i diritti a tutti, sennò il lavoro è schiavismo. L’Italia ha i livelli salariali più bassi in Europa, occupa gli ultimi posti per ricerca e innovazione, i primi per corruzione, tanto che settori importanti di produzione industriale appartengono direttamente alla malavita, attraverso il sistema degli appalti e dei subappalti, che ne consente poi anche la vendita pezzo per pezzo. Cosa c’entra tutto questo con l’articolo 18? E intanto se non si modificano i vincoli della Banca Centrale Europea, se non si rimettono in discussione gli interessi del debito pubblico, non ci sarà ripresa. E intanto il sistema industriale rischia di saltare nei prossimi mesi, in un paese col 50% dei disoccupati e i giovani in fuga, mentre calano i consumi e i livelli industriali. E intanto gli stranieri non investono in Italia per mancanza di infrastrutture e per l’alto livello di corruzione. A dare l’esempio devono essere le aziende pubbliche, in primo luogo un intervento pubblico nella siderurgia, che deve tornare nelle mani dello Stato. Ma l’Eni investe fuori d’Italia, e Finmeccanica e Fincantieri non hanno un progetto industriale, ecco le ragioni vere del tracollo.
Con responsabilità la Fiom vuole difendere le fabbriche e si arriverà ad occuparle se saranno ancora in pericolo, dice Landini, perchè ci rifiutiamo, come Sindacato, di accompagnare la chiusura delle fabbriche e la fine del sistema industriale. L’emblema delle lotte è nei 205 giorni dell’Alcoa, un presidio che coinvolge l’intero paese, e che questa nostra mobilitazione vuole rendere visibile, perchè la visione dei problemi della Sardegna deve essere nazionale. E vuole difendere lo Statuto dei lavoratori la Fiom, che va esteso a tutti, perchè il dimensionamento, la dequalificazione delle persone è mobbing. E le 46 forme di lavoro esistenti si devono ridurre a 5, impedendo le forme selvagge dell’organizzazione aziendale in appalti e subappalti, dove l’azienda madre è del tutto deresponsabilizzata rispetto ai lavoratori degli appalti. Cosa c’entra tutto questo con l’articolo 18, se a resistere sono proprio le imprese che fanno la contrattazione e non hanno paura del Sindacato?
Avviandosi alla conclusione Landini rivendica al Sindacato la forza della rappresentanza, contro un governo che non ha dalla sua la maggioranza dei lavoratori, essendo espressione il presidente del Consiglio di manovre parlamentari, in un parlamento delegittimato dalla Corte costituzionale. Come il recente voto in Emilia e in Calabria dimostra, attraverso il grave fenomeno dell’astensionismo, il vero campanello d’allarme per la democrazia è la mancanza di partecipazione. E la crisi della rappresentanza tocca anche il Sindacato e le imprese, una volta venuti meno i luoghi del dibattito e della partecipazione. Un esempio finale sul sindacato tedesco che, insieme a imprese, governo e partiti, discute come si possono vendere nei prossimi anni un milione di macchine elettriche. Ma la Germania ha deciso di non licenziare e di non chiudere le fabbriche: ‘ecco le ragioni che ci spingono a proseguire anche dopo lo sciopero del 12, e che anche Renzi dovrebbe seriamente valutare, per non rischiare di andare a sbattere insieme ai responsabili di questo disastro’.
———————————————-
Alan Friedman, Topolino e il Gattopardo
topolino2
di Gonario Francesco Sedda *

“Operazione patata bollente” … è l’ultima missione sanguinosa di Topolino. Lo strano nome della missione è dovuto al fatto che il nostro eroe è obbligato a parlare in italiano tenendo in bocca una patata bollente. La delicatezza dell’operazione impone a Topolino anche di non presentarsi come tale, ma coperto sotto il nome di Alan Friedman. Niente a che vedere con l’impotente tentativo di Pierluigi Bersani che voleva soltanto smacchiare il giaguaro. Qui si tratta di “ammazzare” il Gattopardo, anzi di fare una strage di Gattopardi. E l’arma letale è Matteo Renzi, il bambino quarantenne che piace al ragazzotto cinquantottenne sedicente Alan Friedman: «La guerra di Renzi ai Gattopardi e le riforme vere da mandare in porto» [Il Corriere della Sera, 17 novembre 2014 – un estratto della nuova edizione del libro di Alan Friedman “Ammazziamo il Gattopardo”].
Non trovo argomenti nuovi nello scritto di questo personaggio che vede nel “renzismo” l’unica possibilità di esistenza di una “sinistra” come piace ai propagandisti dell’apparato ideologico del blocco dominante. Tuttavia mi interessa lo “stile” con il quale questo renziano più renziano di Renzi costruisce la sua narrazione di delirante fondamentalista liberal-liberista. Sono due gli ingredienti che colorano il suo stile: a) la “libertà” che può concedersi nel prendere le distanze da Renzi dubitando che non voglia andare fino in fondo e limitarsi solamente a stordire il Gattopardo invece di “ammazzarlo”; b) l’idea che il suo sogno di intellettuale organico del potere possa essere distrutto dalla insidiosa forza della quasi opposizione della quasi renziana minoranza del PD.
1. «Il dibattito sull’articolo 18, la petulanza della leader della Cgil, Susanna Camusso, e la durezza della risposta di Matteo Renzi alla Cgil e agli ultrà del Pd fa cambiare qualcosa». Sulla noia del dibattito riguardo all’art. 18 (ultimo chiacchiericcio di una inconcludente democrazia che “preferisce il parlare al fare”), sulla petulanza di S. Camusso, sulle pretese degli ultrà del PD spicca la “durezza” di Matteo Renzi (e non c’è paragone con quella di U. Bossi). Se una volta tanto la CGIL non riesce e/o non vuole essere docilmente la cinghia di trasmissione della politica di M. Renzi, se una volta tanto si mostra più sensibile alla pressione dei suoi iscritti e del “popolo dei lavoratori” a mettersi contro l’esecuzione dei compiti a casa imposti dall’oligarchia europea (politica, industriale e finanziaria), allora è già abbastanza per far gonfiare di sacrosanta indignazione il difensore della “vera sinistra”, fino alla allucinazione di una S. Camusso petulante. Ma chi ha mai conosciuto la “petulanza” dell’attuale segretaria della CGIL? Cioè, chi si ricorda di sue richieste insistenti, moleste, inopportune e avanzate talvolta con arroganza e presunzione? Io ricordo una S. Camusso responsabile e collaborativa, attenta a non disturbare troppo il suo partito di riferimento (il PD) sempre più coinvolto in politiche orgogliosamente antipopolari («le scelte dure e difficili», secondo Alan Friedman). È quella la S. Camusso che piacerebbe sempre ai ragionevoli, equilibrati, responsabili, indipendenti, obiettivi intellettuali organici del potere, quella sarebbe la S. Camusso alla quale si potrebbe perdonare tutto.
E gli «ultrà del PD» contro i quali si sarebbe abbattuta la dura reazione del titanico (seppur cinguettante) Matteo? Qualcuno ha mai visto degli “ultrà” nei quasi oppositori quasi renziani, affiliati alla stessa ditta?
2. La dura reazione del “comandante in capo” ha finalmente messo «in dubbio la rilevanza della Cgil, un sindacato che non ha saputo rinnovarsi e prendere in considerazione i veri problemi dei giovani, dei precari, e che si è trasformato in un partitino di pensionati guidato da una leader che parla con la retorica degli anni Settanta, con quella nostalgia per il cattocomunismo di un’altra epoca».
Ma se è in dubbio la rilevanza della CGIL perché tanta potenza di fuoco contro di essa? Evidentemente la realtà non coincide ancora con i desideri. Lo scopo è da una parte dividere i sindacati esistenti e renderli irrilevanti e dall’altra impedire la nascita di nuovi sindacati capaci di esprimere e di organizzare gli interessi di larghe masse di lavoratori. Creare il deserto e spargere il sale: per rendere vana qualsiasi speranza che anche dalle macerie possa rinascere un’organizzazione sindacale capace di non lasciare solo ogni singolo lavoratore difronte al suo datore di lavoro (padrone/imprenditore) o i lavoratori di un’azienda isolati dagli altri lavoratori del proprio settore o da tutti gli altri lavoratori dell’intera economia nazionale (almeno). Dividere i sindacati e individuare il “maggiore nemico”. Attualmente l’area di maggiore resistenza è quel che resta di una CGIL che «non ha saputo rinnovarsi» – è vero – e che non ha saputo e/o voluto organizzare i lavoratori precari (soprattutto giovani) né si è opposta con tutta la forza di cui disponeva all’allargamento e al consolidamento del lavoro precario.
Io sono tra quanti hanno cominciato a criticare errori, ritardi e omissioni della CGIL fin dall’inizio degli anni settanta. Ma mi dà fastidio la sufficienza e il disprezzo con il quale questo ragazzotto cinquantottenne sedicente Alan Friedman parla della trasformazione di quel sindacato «in un partitino di pensionati guidato da una leader che parla con la retorica degli anni Settanta, con quella nostalgia per il cattocomunismo di un’altra epoca». Intanto chiamare “partitino” un’organizzazione che nel 2013 ha avuto 2.988.198 iscritti allo SPI (il 52,6% dell’intera CGIL) è indicativo dello stato di allucinazione ideologica in cui versa il nostro fondamentalista liberal-liberista. E poi, i pensionati di oggi non sono stati i giovani lavoratori di ieri? Non hanno forse anche loro il diritto di organizzarsi in sindacato? E i sindacati che sono “più disponibili” a farsi carico delle “magnifiche sorti e progressive” delle riforme retrograde di M. Renzi non hanno pensionati iscritti? In ogni caso non sono iscritti alla CGIL solamente “pensionati”: sempre nel 2013 ne facevano parte altri 2.698.012 attivi. È un “partitino” anche questa seconda parte? E se considerassimo la CGIL come un’organizzazione di “cittadini” (lavoratori attivi e pensionati), i suoi 5.686.210 iscritti (2013) sarebbero un “partitino”? Il Grande Partito che piace al nostro Mickey Mouse (Topolino) lamentava qualche mese fa un ritardo nel tesseramento del 2014: meno di 100.000 tessere rispetto alle 539.354 del 2013. Riuscirà entro l’anno non solo a ricuperare il ritardo, ma anche a spingersi oltre di slancio verso il milione di iscritti? Il Grande PD sarebbe nel migliore dei casi solo un sesto circa degli iscritti di quel “partitino” che sarebbe la CGIL!
Infine, dopo aver dato un colpo mortale alla «retorica degli anni Settanta» e non volendo risparmiarsi nulla, Alan Friedman accusa S. Camusso di aver nostalgia «per il cattocomunismo di un’altra epoca». Ma di tante cose può essere accusata la segretaria della CGIL fuorché di essere stata una cattocomunista. Invece sicuramente M. Renzi è stato un cattodemocristiano. Susanna Camusso è stata iscritta al PSI fin dall’inizio del suo impegno sindacale negli anni settanta e ha proseguito sulla scia della componente socialista fino alla chiamata alla vicesegreteria da parte di G. Epifani proveniente anche esso dal PSI. Forse con questa svista Alan Friedman ci dà una chiave per capire il suo odio per i Gattopardi: li confonde con i G…attocomunisti!
3. «Se andassero in porto e diventassero realtà tre quarti o anche due terzi delle riforme messe sul tavolo da Renzi nel 2014 sarebbe un miracolo italiano, una vera rivoluzione. […] Bisogna andare fino in fondo. […] Nell’Italia di oggi, non c’è alternativa». Se davvero – come scrive Alan Friedman – nei confronti dei «“reduci” della sinistra radicale [!!??] del Pd» M. Renzi «si è mostrato un Tony Blair … o forse qualcosa di più complesso» in quanto capace di giocare il ruolo «sia di Blair sia di Thatcher», allora si capisce perché l’apparato ideologico del blocco dominante accrediti l’attuale capo di governo “senza alternativa”. O la politica catto-blairian-thatcheriana di M. Renzi o il diluvio. Ma le masse “popolari” sono già da decenni sotto il diluvio. «Le scelte dure e difficili» sono state fatte e si continuano a fare contro di loro. Non v’è nessuna speranza che la politica “cambi verso” né in Italia né in Europa per impulso di un “Blai-tcher” fiorentino che si accontenta solo di un nuovo modo di “fare il verso” alle politiche antipopolari dell’oligarchia europea (politica, industriale e finanziaria).
———-
* anche su Democraziaoggi
——————————————

25 novembre Sciopero e manifestazione dei metalmeccanici sardi

A
EC2
—————————————————
SCIOP Naz fiom 14_11_25-cagliarifiom manif14_11_25-cagliari_Pagina_2