Monthly Archives: luglio 2015

Oggi lunedì 27 luglio Mes’e Argiolas (Orgiolas, Mes’e Trìulas, Mes’e su Cramu) 2015

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aladinewsGli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU: La Scuola Popolare dei lavoratori di Is Mirrionis. ITI (Investimenti Territoriali Integrati) a Is Mirrionis.
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in giro con la lampada di aladin…

Eccellenze_digitalilampada aladin micromicro La Nuova Sardegna del 26 luglio, con un articolo di Vincenzo Garofalo, da ampia pubblicizzazione a un accordo tra la Camera di commercio di Sassari-Nord Sardegna e il colosso dell’web Google [Google Italia] per la diffusione dell’uso di internet da parte delle aziende del territorio di competenza della medesima Camera. L’iniziativa, ben descritta nel pezzo giornalistico al quale rimandiamo (ripreso da Aladinews:http://oivcamcomca.blog.tiscali.it/2015/07/26/accordo-camere-c/ ), è utile e opportuna stante l’attuale scarsa informatizzazione delle nostre aziende che le tiene lontane dai mercati più evoluti. Non risolve ma incoraggia e costringe le aziende di dotarsi di strumentazioni tecnologiche adeguate e, soprattutto di professionalità che le sappiano utilizzare. Sono professionalità presenti in capo a moltissimi nostri giovani, nativi digitali, ma anche formati nei nostri corsi professionali, nelle scuole e nelle università. Dunque attività innovative che stimolano nuova occupazione. Uguale iniziativa è stata assunta dalla Camera di commercio di Cagliari. Bene. Lode al commissario straordinario Paola Piras che ha adottato per questo scopo un proprio atto, il n. 3 del 24 luglio, pubblicato nell’albo camerale della Camera di Cagliari. Avverte una nota nel sito camerale che rimarrà in pubblicazione fino al 31 luglio 2015. Poi l’oblio! Non ci risulta alcuna altra forma di informazione/comunicazione, di cui avrebbero diritto le imprese e i cittadini. Eppure, come abbiamo sottolineato, l’iniziativa è molto importante e richiede una partecipazione attiva a partire dalle imprese direttamente coinvolte dei settori agroalimentare e turismo. Signora commissario e signor segretario generale datevi una mossa! Copiando, per esempio, i vostri colleghi sassaresi, ai quali va riconosciuto il merito di aver promosso al riguardo una buona campagna di comunicazione. Nell’occasione rammentiamo che tutte le iniziative che coinvolgono le imprese necessitano di “muoversi a sistema”,vale per le Camere, ancora prive di un’efficiente struttura associativa regionale (Unioncamere Sardegna), vale per l’associazionismo imprenditoriale, vale per la Regione Sarda che in materia di politiche per l’impresa continua a muoversi in solitaria e per compartimenti stagni, ignorando spesso le esigenze dei soggetti destinatari delle diverse politiche di cui ha competenza formale.

con gli occhiali di Piero…

CHIUNQUE PUO’ FARE (male) IL PRESIDENTE
GLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x15014131
Il 26 luglio 1947 il presidente Truman fonda la CIA.
E’ lo stesso presidente che due anni prima, il 6 agosto e il 9 agosto, ha ordinato di sganciare la bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki.
Chi è quest’uomo che detiene un immenso potere, tale da aprire un’Era, l’Era Atomica, contro il parere di scienziati e degli stessi generali statunitensi? 
Che pone le basi di un’organizzazione che tante preoccupazioni (eufemismo) ha prodotto nel mondo sotto il pretesto della libertà e della democrazia?
E’ un uomo che ha le caratteristiche, di equilibrio, preparazione, cultura, necessarie al ruolo presidenziale? No, assolutamente.
E’ un bottegaio fallito, dopo aver combattuto nella Grande Guerra non ha voluto tornare a fare il contadino. Sotto la protezione di un politico vince un concorso in magistratura e, senza alcuna conoscenza legale, diventa giudice.
Da giudice diventa senatore, senza infamia e senza lode, viene confermato.
Intanto nel 1940 è diventato Gran Maestro della massoneria dello Stato del Missouri. Nel 1944, quando la sua carriera politica sembra finita, viene invece affiancato a Roosevelt come vicepresidente. 
Muore Roosevelt ed eccolo diventato Presidente degli Stati Uniti, nel 1945, nel momento cruciale della storia del mondo.
Combina i guai di cui sopra e, inaspettatamente, nel 1948 è rieletto.
Nel ’49 promuove l’istituzione della Nato, organizzazione del trattato dell’Atlantico del Nord, cui aderiscono paesi, come Italia e Turchia, che l’Atlantico lo possono vedere soltanto in fotografia.
L’ossessione del comunismo caratterizzò la sua legislatura, contro il Vietnam, la Guerra in Corea, la “caccia alle streghe” del senatore Joseph McCarthy.
Nel 1953 rinunciò alla candidatura, fu eletto Eisenhower.
Harry S. Truman morì a 88 anni il 26 dicembre 1972.
Dissero di lui: Truman ha dimostrato che chiunque può fare il Presidente.

Oggi, domenica dominigu 26 luglio Mes’e Argiolas (Orgiolas, Mes’e Trìulas, Mes’e su Cramu) 2015

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con gli occhiali di Piero…

GLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x15014131IL GATTO – 8
Nel bosco un giorno il gatto incontra la volpe.
- Buongiorno, signora, come va in questa carestia?
- Miserabile acchiappatopi, osi chiedere come va a me che sono tuttastuzia?
Un cane da caccia arriva. La volpe corre nella tana, il gatto su un albero.
Alla volpe catturata, il gatto ora sussurra:
- Signora Tuttastuzia, adesso come va?
(Esopo-Marcialis)

Oggi, sabato, sabudu 25 luglio Mes’e Argiolas (Orgiolas, Mes’e Trìulas, Mes’e su Cramu) 2015

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ciSiamo 1
. Oggi a Serdiana.

Governo della Regione. Si può fare di più? La Sardegna ne ha bisogno DIBATTITO – VALUTAZIONI e DIBATTITO

pigliaru si fa cdarico
lampadadialadmicromicro1Proseguiamo nella pubblicazione di riflessioni di valutazione critica dell’operato della Giunta regionale (e non solo), auspicando positivi cambiamenti di politiche e, ovviamente, di persone che sappiano interpretarli e rendere efficaci. E’ la volta di Gianni Loy che ha scritto l’articolo che sotto riproduciamo per la rivista La Collina della Comunità di Serdiana.
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Regione, cosa è cambiato?
di Gianni Loy*
Non nego di essere affascinato dalla retorica di Freud, dal suo stile letterario, ma non apprezzo più di tanto la psicoanalisi sotto il profilo scientifico. Eppure, la tecnica ideata da Jung di offrire un vocabolo al soggetto chiedendogli di rispondere con la prima parola che gli venga in mente, l’associazione libera, mi ha sempre intrigato.
Perché mai, nell’accingermi ad una riflessione sull’operato della giunta regionale, ha incominciato a rimbalzarmi nella mente il celebre ritornello di Charlie Chaplin: “Io cerco la Titina”?
Nel film “tempi moderni”, a Charlot che si esibiva con fare istrionesco al ritmo di swing, Paulette Goddart, coprotagonista, urlò da dietro le quinte: Canta! Non preoccuparti delle parole! Fu così che divenne famosa una vecchia canzone nonsense, Je cherche après Titine, successivamente entrata a far parte del repertorio, anche in Italia, di grandi artisti, da Natalino Otto, al Trio Lescano, a Gabriella Ferri…
Così come le persone, anche i governi vengono ricordati associandoli ai tratti più salienti del loro operato: un governo di larghe intese, il governo della riforma sanitaria, del rilancio dell’autonomia regionale…
Nel caso della giunta regionale sarda, sinceramente, non saprei con quali termini sintetizzare questi primi 15 mesi. Non riesco ad individuare, sarà miopia, azioni politiche rappresentative e caratterizzanti l’attività politica dell’esecutivo.
Certo, il superamento del patto di stabilità rappresenta un passaggio positivo, nonostante non sia chiaro se la Regione abbia abdicato a qualche legittima pretesa nei confronti dello Stato. L’abolizione del Piano paesaggistico della precedente Giunta è sicuramente da includere tra le poste positive. Non direi, però, che l’apertura dell’ospedale privato di Olbia sia qualcosa di cui menar vanto. Colgo, con più preoccupazione, la facilità con la quale un investitore col portafoglio pieno possa modificare i parametri che la Regione riteneva di aver raggiunto dopo una lunga e complessa procedura di valutazione del fabbisogno di posti letto, né sono certo che il risultato netto, alla fine, sarà positivo.
Per il resto, l’agenda ha dovuto dare spazio alle azioni di reperimento di risorse per l’assistenza dei lavoratori espulsi dal vecchio sistema industriale. Venuti meno i finanziamenti nazionali, occorre trovare ulteriori risorse da destinare, soprattutto, al pagamento della mobilità in deroga. Ma non si intravedono idee o progetti capaci di dare uno scossone ad un sistema ancora incentrato su politiche assistenziali che, per quanto nobili e doverese, quando necessarie, non producono positivi effetti per il sistema economico dell’isola.
Un’Agenzia del lavoro di 800 unità, così come concepita, mi sembra il solito carrozzone. Posto che solo una parte, come gli operatori prevenienti dai Centri per l’impiego, possiede un’adeguata professionalità, servirà a sistemare gruppi di lavoratori, privi di una specifica professionalità, al solo fine di far quadrare il cerchio della riforma degli Enti locali. Conoscendo l’Assessora, stento a credere che possa aver proposto una cosa del genere.
Il programma “garanzia giovani” costituisce una buona occasione per mettere alla prova i servizi all’impiego, avvicinare ad essi numerosi giovani. L’obiettivo dichiarato dalla giunta, del resto, era quello di “coinvolgere, formare e accompagnare al lavoro” tra i 12 ed i 15 mila giovani. Molto bene per il coinvolgimento dei giovani, ma quanti saranno realmente impegnati nella formazione, che stenta a decollare, e, soprattutto, nell’accompagnamento al lavoro?
Non credo interessi, al momento, un’analisi dettagliata dell’azione della giunta che abbia la presunzione di accertare se, nel complesso, il bilancio debba essere considerato positivo o negativo. Del resto, gli indicatori, soprattutto PIL e occupazione, che ci piaccia o no, sono largamente influenzati da fattori estranei e in gran parte indipendenti dall’azione dei governi locali. Anche l’azione annunciata dalla Giunta col pomposo nome di flexsecurity (in italiano: flessicurezza) fa parte di un piano declinato a livello di Unione europea, all’interno del quale il governo locale non può né favorire ulteriori misure di flessibilità, perché non possiede la necessaria competenza legislativa, né, per gli stessi motivi, apprestare nuovi istituti di “sicurezza”.
Tale politica, è certo, non produrrà alcun significativo risultato in termini di occupazione. Ma ciò non potrà essere ascritto né a merito né a demerito del governo locale che, di suo, può mettere solo una migliore efficienza nei servizi per l’impiego, all’interno dei quali, in effetti, sembra che si vada acquisendo maggior consapevolezza.
Si vedrà, più avanti nel tempo, se la Giunta sarà in grado di onorare uno dei suoi impegni più significativi, e cioè la promessa valutazione degli effetti delle politiche di modo che i cittadini possano essere informati dei risultati prodotti. Sarebbe un buon risultato, vista la carenza di riscontri su importanti azioni, a partire proprio dal master and back, che hanno assorbito ingenti finanziamenti.
Oggi possiamo solo limitarci a registrare le prime impressioni, non entusiasmanti, soprattutto per una Giunta che ha posto in cima ai suoi propositi quello di riavvicinare i cittadini alla politica. Obiettivo da condividere, che speriamo si possa realizzare, ma, intanto, ho l’impressione che il feeling tra governo regionale e cittadini, o più precisamente la simpatia (nell’accezione letterale del termine greco: σύν πάϑος) registri una certa freddezza.
Tra i motivi, probabilmente, il venir meno delle aspettative che il presidente aveva riposto nelle capacità tecniche degli assessori. Ho sempre avuto diffidenza, pur prendendo atto di rare e positive eccezioni, del ricorso ai tecnici per la copertura di posti di governo. Non ho mai compreso per quale misterioso motivo un ingegnere sia la persona ideale per occuparsi di lavori pubblici o un medico per occuparsi della sanità. Ammetto che un tecnico, come un Arlecchino, possa servire due padroni, ma non comprendo come sia possibile che un consulente di parte politica avversa, possa essere chiamato, con compiti di governo, in una giunta che trova, tra i suoi obbiettivi, proprio quello di porre rimedio ai guasti prodotti dalla Giunta precedente. Del resto, per quanto a mia conoscenza, non mi pare che il superiore interesse pubblico sia stata la prima preoccupazione dell’ex preside della facoltà di giurisprudenza di Cagliari, ad esempio, e neppure dell’ex pro-rettore dell’Università di Sassari. Oltretutto, è dubbio (cioè assolutamente certo) che alcune delle scelte apparentemente tecniche siano state determinate, in realtà, da ben più tradizionali sistemi di ripartizione tra i gruppi che concorrono alla maggioranza di governo.
Tale limite, peraltro, non riguarda solo la composizione della Giunta, ormai evidentemente inadeguata, ma anche l’attribuzione degli incarichi di gestione, o la nomina negli Enti, sulla base di vere o presunte competenze, a “tecnici” della passata amministrazione. Alla Sfirs, ad esempio, ma non è il solo caso, un ricambio della presidenza sarebbe stato certamente più opportuno.
Entra in gioco, nella valutazione di questo primo scorcio di attività della giunta regionale, anche il carisma del presidente, talvolta eccessivamente preoccupato del politicamente corretto o di un malinteso senso di imparzialità, che lo porta a non intervenire in talune scelte, solo apparentemente tecniche, o ad astenersi dal tackle per paura che il suo venga giudicato un intervento gamba tesa. Il caos della Camera di Commercio di Cagliari, ad esempio, avrebbe richiesto, ed ancora richiede, un più deciso intervento da parte del Governo regionale, la questione dell’inceneritore di Tossilo, di essere affrontata come caso politico strategico e non amministrativo…
“La cerco e non la trovo”. Non trovo quella sensazione di una politica capace di appassionare e di coinvolgere i cittadini, me per primo. Non trovo slancio, coraggio. Lo dico senza disprezzare gli sforzi volti a recuperare risorse, a muovere i primi passi di una riforma dell’Amministrazione che, però, rimane ancora lontana, a riprendere, faticosamente, la strada di una diversa metanizzazione dopo il fallimento del Galsi. E spero davvero che qualche risultato possa arrivare. Non condivido, però, l’abbandono di quel filone identitario, simboleggiato nella festa “nazionale” de Sa Die, che mi pare avvertita, persino con fastidio, da alcuni settori del governo regionale. Non trovo l’attenzione per i processi culturali profondi, i soli che possono fondare non dico l’uscita dalla crisi, perché questa risponde a fenomeni più complessi e ciclici che non ci appartengono, se non in minima parte, ma la ripresa di un cammino di progresso fondato sulla consapevolezza della propria identità e sulla coscienza di essere popolo con un destino comune.
Aspettando che il gallo canti.
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logo La Collina serdiana2Gianni Loy, anche su La Collina

Cosa si aspetta a fare veramente l’Università della Sardegna? Professori datevi una mossa. E la Regione non stia a guardare!

Sardegna universitaria_2A proposito di classifiche delle Università. In quelle stilate dal Sole 24 ore le Università della Sardegna sono situate inesorabilmente in fondo. Le cose vanno meglio nelle classifiche per settori disciplinari stilate dal Censis per la Grande guida di Repubblica. In ogni caso tra i punti deboli più rilevanti delle Università sarde vi sono la mancanza di attrattività e la carenza di sbocchi occupativi. Difficile colmare quest’ultima carenza, seppure qualcosa in più si deve escogitare, ma sull’aspetto della attrattività oggi non si fa quasi nulla e invece si potrebbe fare moltissimo, per esempio con la federazione dei due Atenei, federazione vera sotto l’egida dell’Università della Sardegna. Lo ripetiamo (e per questo riproduciamo un nostro articolo su Aladin e altre News on line), anche se gli accademici non ne vogliono sentire, ripiegando su mezze misure come l’attuale finta federazione tra i due Atenei. Eppure chiunque sappia di marketing sa che Cagliari e Sassari all’estero sono del tutto sconosciute e l’unico brand attrattivo è “Sardegna”. L’Università della Sardegna come The University of California: questa è una soluzione giusta. Non basta certo, ma questa scelta aiuterebbe eccome!

ape-innovativadi Franco Meloni (su Aladinews del 2 febbraio 2015) – segue

con gli occhiali di Piero…

Vidocq ft microGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x15014131VIDOCQ, LADRO POLIZIOTTO
Personaggio straordinario, Eugène-Francois Vidocq nasce ad Arras, la città di Robespierre, il 24 luglio 1775.
Da ragazzo è un ladruncolo, commette per sbaglio un omicidio, fugge e finisce per arruolarsi a 16 anni nell’armata francese.
Diserta e riprende a fare il ladro.
A 22 anni finisce in carcere, condannato a 8 anni di lavori forzati. Evade un mese dopo dal carcere di Brest e resta libero per 2 anni, poi è il carcere di Tolone, da cui evade ancora un anno dopo.
Dopo 6 anni di latitanza, essendo ben introdotto negli ambienti della malavita, offre I suoi servizi alla polizia di Parigi e, incredibilmente, 5 anni dopo è messo a capo della Sureté, con successi strepitosi nella lotta contro la malavita.
Se ne va 16 anni dopo e nel 1828 fonda un’agenzia privata di investigazione.
Scrive le sue memorie e acquista fama internazionale.
Ha quasi 82 anni quando muore a Parigi l’11 Maggio 1857.
La sua vita ispira grandi scrittori come Hugo, Balzac, Dumas, e, più o meno romanzata, è raccontata dal cinema e dalla televisione dagli inizi del ’900 fino ai nostri giorni.

Nettuno

Nettuno LLNettuno o Poseidon, come volete. Dio del mare e delle grandi distese, dio del cavallo e dell’irrigazione. Il suo mantello svolazza alla brezza marina formando una grande Omega maiuscola. (Però, per quanto grande e potente, perse la contesa con sua nipote Athena per il patrocinio dell’Attica).
- Nella foto: mosaico del museo di Sousse Tunisia.

Oggi, venerdì, cenabara 24 luglio Mes’e Argiolas (Orgiolas, Mes’e Trìulas, Mes’e su Cramu) 2015

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ciSiamo 1. Oggi a Serdiana.

DIBATTITO. Syriza, dal muro dell’oligarchia liberista al vicolo cieco dell’accordo: un’altra strada è possibile?

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di Gonario Francesco Sedda

1. Si è detto che Syriza aveva solo due possibilità di scelta: a) non accettare l’umiliante imposizione dell’Europa e uscire dall’eurozona; b) accettarla per non uscire dall’eurozona, come ha fatto. Ma aveva un’altra possibilità: non accettarla e non uscire dall’eurozona secondo il proprio programma. Poteva lasciare al potere politico dell’oligarchia industrial-finanziaria la responsabilità sia di far uscire eventualmente la Grecia dall’Europa liberista sia di continuare a portare avanti la sua feroce azione antipopolare. Un partito di “sinistra” che vuole vivere e crescere senza snaturarsi può vincere o perdere solo sul proprio programma; non andrà molto lontano se pretende di vincere col suo programma e poi governare con quello del suo avversario. Chi può dire che una Syriza che tornasse all’opposizione sulla base del proprio programma otterrebbe meno per il popolo greco di quanto possa dare restando al governo per realizzare una politica ferocemente antipopolare?

2. Vi è chi spera ancora una volta che, “baciando il rospo”, Syriza lo possa trasformare in un principe o almeno in un aristocratico di un qualche grado. Soprattutto se il partito di Tsipras resterà unito. Allora il peggio potrebbe “forse” essere evitato. Tuttavia è da vedere se l’unità nel dissenso basterà perché sia meno incerto evitare il peggio. Una Syriza che resti unita è sicuramente più forte di una che si divida, ma non sarà comunque abbastanza forte per neutralizzare politicamente ed economicamente gli effetti negativi dell’accordo.
Chi crede al lato magico del “bacio del rospo” può anche invitare a tenere conto dei reali “rapporti di forza”, ma non ne trae tutte le conseguenze. Essi infatti vengono invocati per “giustificare” l’accettazione dell’accordo leonino imposto dall’oligarchia industrial-finanziaria europea, ma scompaiono quando si tratta di valutare la possibilità di gestire quell’accordo evitando o riducendo al minimo gli effetti negativi della sua carica ferocemente antipopolare. Bisognerà vedere – si dice – se Tsipras avrà la forza di governare il dopo accordo … E quando bisognerà vedere? E dove è finita l’analisi dei “rapporti di forza”?
Intanto basti osservare che, se Syriza è stata così debole da accettare il ricatto del terrorismo mercantile dell’Europa “reale”, riesce difficile immaginare come – nei tempi imposti dall’accordo leonino – possa diventare abbastanza forte per rendere quel ricatto inefficace.
- segue –

Addio Luigi

di Tonino Dessì
Luigi Cogodi ft sardiniapostÈ morto Luigi Cogodi. Uno dei due dioscuri del Partito Comunista cagliaritano e sardo con i quali mi sono confrontato per anni. L’altro era Emanuele Sanna, scomparso tre anni fa, anche lui all’improvviso. Entrambi diventarono dirigenti di partito e uomini delle istituzioni, prima a livello comunale, poi a livello regionale, da giovanissimi, come era possibile in tempi nei quali il Partito ancora programmava e gestiva il ricambio generazionale. Profondamente radicati nel cuore popolare delle sezioni, facevano parte di una leva qualitativamente diversa dai quadri di apparato. L’impegno politico lo avevano dispiegato prima da studenti universitari, poi nelle professioni. Emanuele era medico, pediatra. Luigi avvocato. A me piaceva questo, di loro. Non erano una proiezione del partito nel corpo sociale: erano insieme persone riconosciute nella società civile e dirigenti di partito. Anche elettoralmente portavano un patrimonio proprio, capace di reggere persino alle alchimie (e alle trappole) delle liste combinate dalle segreterie col sistema delle preferenze. Culturalmente autonomisti, non disdegnavano pratiche avanzate e progressivamente palesarono orientamenti convintamente federalisti: entrambi si professavano seguaci, in questo, di Umberto Cardia. Erano combattenti di gran classe, uomini di realizzazioni. – segue

Oggi giovedì, giobia, 23 luglio Mes’e Argiolas (Orgiolas, Mes’e Trìulas, Mes’e su Cramu) 2015

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ciSiamo loghetto. Domani e dopodomani a Serdiana. Trame, orizzonti, esperienze, frammenti di saperi e confronti verso la nuova Sinistra.
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RAS logo bilingue
Oggi all’Assessorato del Lavoro della Regione Sarda, incontro su LLL life long learning

Governo della Regione. Si può fare di più? La Sardegna ne ha bisogno DIBATTITO – VALUTAZIONI e DIBATTITO

pigliaru si fa cdarico
lampadadialadmicromicro1Proseguiamo nella pubblicazione di riflessioni di valutazione critica dell’operato della Giunta regionale (e non solo), auspicando positivi cambiamenti di politiche e, ovviamente, di persone che sappiano interpretarli e rendere efficaci.
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La sinistra sarda ha fallito la prova del governo: cari compagni, quando ne vogliamo parlare?
di Vito Biolchini (su vitobiolchini.it del 21/07/2015)

dib alla manif“La cultura va male perché la sanità va male!”. E la sanità chi la gestisce, io? Il sindaco Zedda, il presidente Pigliaru e l’assessore Firino in un video (surreale) di due mesi fa

La sinistra prova a riorganizzarsi, in Italia e in Sardegna. Partiti che muoiono, che si trasformano, leader (o supposti tali) che prendono strade per loro nuove, che guardano ad esperienze estere per ridare slancio ad una azione politica che in Italia è a dir poco asfittica.

Venerdì e sabato prossimi a Serdiana è in programma una iniziativa interessante (ecco il programma), che arriva al momento giusto e presenta gli interlocutori più adeguati per iniziare un ragionamento che può portare lontano.

Tutto bello e tutto giusto. Però c’è un però.

Diritti, sviluppo e democrazia sono nobili parole ma è inutile parlare di massimi sistemi se poi si evita di guardare in faccia alla realtà. Perché la sinistra in Sardegna, messa alla prova del governo, ha fallito.

Ha fallito nel capoluogo dove la giunta guidata dal sindaco di Sel Massimo Zedda ha amministrato (con risultati alterni) senza riuscire mai a governare, appiattendosi su una politica fatta esclusivamente di lavori pubblici e senza riuscire a incidere veramente sulle dinamiche sociali che condannano migliaia di famiglie all’instabilità economica, se non alla povertà.

Il fallimento cagliaritano è tanto più eclatante quanto più ci si pone in una prospettiva di sinistra, con disastri evidenti nei settori della cultura e dei servizi sociali.

I dirigenti di Sel questo lo sanno e in camera caritatis riescono pure ad ammetterlo. Salvo poi dichiarare ai quattro venti che a Cagliari Zedda sta governando benissimo.

Ma la sinistra ha fallito clamorosamente anche alla Regione. Sel voleva l’assessorato al lavoro, gli è toccato quello all’istruzione, alla comunicazione, allo spettacolo, allo sport.

Le polemiche sul piano di dimensionamento scolastico ancora non si placano, nello spettacolo ci sono stati tagli lineari terrificanti, gli operatori del cinema hanno vinto un ricorso sacrosanto, per quanto riguarda l’informazione stiamo ancora aspettando la firma della Regione alla benedetta convenzione Rai, comicamente promessa da mesi e mai arrivata (e intanto cinque trasmissioni sono state tagliate), e per quanto riguarda lo sport non si contano le società che per colpa dei ritardi della Regione il prossimo anno ripartiranno da campionati inferiori (eclatante il caso delle ragazze del Cus Cagliari di basket). E questo solo per fare qualche esempio.

A fronte di questo certificato sfacelo, per l’assessore Claudia Firino il problema è l’uso fatto dell’immagine dei Giganti di Mont’e Prama”, svilente a suo avviso quando si fa largo in maniera spontanea tra la gente, invece evidentemente virtuoso (aggiungo io) quando l’immagine dei giganti finisce nel fondoschiena dei giocatori della Dinamo…

Tutto questo è surreale.

La sinistra è fatta di valori ma anche di politiche concrete che chi incarna quei valori dovrebbe portare avanti in maniera coerente e proficua.

Fallire è umano, essere presi in giro è fastidioso.

Non si può sempre mettere la testa sotto la sabbia, non si può costantemente parlare d’altro, non si può sempre spostare lo sguardo verso un altrove più bello e più nobile per evitare di soffermarsi sulle storture che la sinistra nostrana non solo non è riuscita a raddrizzare, ma che ha perfino aggravato.

Questa sinistra marziana, incapace di fare autocritica, di guardare in faccia alla realtà, così spietata con gli altri e così generosamente accondiscendente con se stessa, sempre pronta a cambiare nomi ai partiti ma mai a cambiare se stessa, rischia in questo modo di continuare a dilapidare un patrimonio di nobili valori ma spesso mortificati da azioni fallimentari, finendo con lo spingere torme di elettori verso il non voto o il Movimento Cinque Stelle.

Va bene dunque parlare di diritti, di sviluppo e di democrazia; ma cari compagni, del fallimento della sinistra a Cagliari e alla Regione quando ne vogliamo parlare?
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