Monthly Archives: settembre 2015

con gli occhiali del sardo-australiano Piero…

GLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501414pranzo Piero a MelbournePRANZO COI SARDI A MELBOURNE
Come avevo annunciato il 9 settembre (Vedi Aladinpensiero) si è tenuto oggi il pranzo previsto alla Sardinian Association di Melbourne, in onore di S.Ignazio di Laconi. Erano presenti alcune decine di Soci, compreso il Presidente Paul Lostia, il Segretario Angelo Ledda e suo fratello Michele, il sacerdote che l’11 ottobre celebrerà la messa in memoria del santo.
Molti Soci sono originari di Santulussurgiu e parenti del mio caro amico, autore di due straordinari romanzi, Nicolò Migheli. Ho portato il saluto suo e riporto a lui il saluto dei presenti, specie di Francesco Ledda, Zio.
Ho inoltre portato a tutto il Circolo il saluto del cineasta Salvatore Sardu, con l’omaggio di un suo film.
Ovviamente si è notato nella lista dei film di Sardu quello dedicato proprio a S.Ignazio. Sarà per la prossima volta.

Addio Pietro Ingrao

Pietro IngraoAddio Pietro Ingrao – Oggi è una giornata triste per la Sinistra e l’Italia. Ci lascia Pietro Ingrao, un esempio di vita per diverse generazione, un raro esempio di coerenza e degnità, un eroe della Resistenza. Ho avuto il sedia di Vannitolapiacere di salutarlo a Sassari, in piazza d’Italia, al termine di un comizio e nel Centro di Formazione CGIL di Ariccia. Un grande uomo.
- Notizie di stampa.
pietro il saggio ingrao

Papa Francesco alla scoperta delle Americhe

Papa e Obama'sPapa e FidelPapa e senzatettosedia di VannitolaLa sedia
di Vanni Tola

Una settimana da ricordare, qualcosa si muove nel vecchio mondo. Il Papa alla scoperta delle Americhe.

La settimana che si è appena conclusa sorvola appena la cronaca per entrare di diritto nei libri di storia. Soltanto gli storici infatti sapranno ricostruire, col tempo necessario, l’importanza politica delle vicende che si sono succedute in queste giornate così dense di avvenimenti tutti ugualmente memorabili. Si comincia con le vicende drammatiche dei migranti con un susseguirsi di azioni positive di accoglienza e tragici episodi di esclusione. Stati che cingono i loro confini con barriere e filo spinato con l’illusione di fermare un processo storico in atto – tanto straordinario quanto destinato a durare nel tempo – che vede svolgersi di fronte alle telecamere uno spostamento di esseri umani tra i paesi della guerra e della miseria e il continente europeo alla disperata ricerca di sicurezza, pace e un minimo di benessere. L’incontro di Bruxelles tra i capi di stato e di governo, dal quale ci si attendavano grandi risoluzioni si è rivelato un mezzo fallimento con i paesi europei impelagati nella discussione per stabilire come ripartire tra i paesi dell’Unione una quota esigua di migranti e sul come sconfiggere le resistenza dei paesi dell’est che vorrebbero ostacolare quella che considerano un’invasione e una minaccia per il loro territorio. Ancora si discute di come definire meglio la distinzione tra quei migranti che scappano da guerre in corso e coloro che invece sfuggono “soltanto” da fame, miseria e malattie che a parere di molti, forze progressiste e democratiche comprese, andrebbero comunque rimpatriati, cioè rimandati nell’inferno dal quale sono miracolosamente riusciti a scappare. In tale contesto “esplode” l’azione diplomatica, lo scossone internazionale rappresentato del viaggio di Papa Francesco in America. Inizio col botto con il viaggio a Cuba per ratificare l’operazione di nuovo confronto tra Cuba e Stati per la quale il Papa ha svolto un ruolo determinante. Significativo l’incontro con il vecchio leader Fidel Castro. Da Cuba, terminate le manifestazioni con straordinaria partecipazione di fedeli e non, il Papa, per la prima volta, arriva in America con un volo diretto dall’isola inaugurando di fatto una ripresa dei contati tra due mondi che si sono fatti la guerra per decenni. In America Francesco si presenta come pellegrino, come figlio di emigrati in un paese di figli di emigrati ad incontrare il presidente americano, anch’esso figlio di migranti. E qui l’uomo politico Francesco, il Papa che viene dal Sud America e viaggia con borsa e scarpe nere, mette a segno una serie di altri “colpi”. Il discorso al Congresso americano, la visita all’area delle Torri Gemelle con la preghiera insieme ai rappresentanti di tutte le religioni del mondo contro il terrorismo e la violenza, il discorso alle Nazioni Unite (che il nostro giornale pubblica integralmente nello spazio riservato agli editoriali) e l’incontro di Filadelfia con le famiglie. In tutte queste circostanze il Papa svolge una serie di interventi di grande spessore politico oltre che religioso sviluppando considerazioni, richieste e proposte che, nel loro insieme, costituiscono un manifesto politico per gli uomini di buona volontà di tutto il mondo. Un programma al quale non si può non aderire qualunque sia il proprio rapporto personale con la religione cattolica. Avremo modo di approfondire meglio i contenuti dei diversi interventi del Papa che ha parlato di accoglienza, di dialogo, di inclusione e confronto, di superamento dei conflitti di abolizione della pena di morte, di diritti civili e di libertà religiosa, di difesa dell’ambiente, senza troppa attenzione alle convenienze diplomatiche e parlando il linguaggio semplice e diretto che contraddistingue la Sua comunicazione. Ci piace al momento concludere con una sintesi efficace del suo pensiero: “Casa, lavoro, terra e libertà per tutti”.
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Una foto, una pagina di vita. Raccontiamo… (10)


ape-innovativaSu proposta del nostro amico Peppino Ledda pubblichiamo una serie di raccontini sulla Cagliari del passato: vita vissuta di protagonisti – ultrasessantenni al momento della scrittura (2010) e oggi ancor più avanti negli anni, alcuni non più tra noi – sul filo della memoria. Lo facciamo per la gradevolezza delle narrazioni nella convinzione che, come diceva uno splendido adagio “Il futuro ha un cuore antico”. Ecco mentre siamo impegnati a dare prospettive alla nostra città per il presente e per il futuro, crediamo utile oltre che bello, ricordarne il passato, fatto di luoghi ma soprattutto di persone che lo hanno vissuto. I racconti sono contenuti in una pubblicazione . Oggi il decimo raccontino (per la cronaca 2° classificato), dopo l’esordio del 17 settembre, il secondo del 18, il terzo del 19, il quarto del 20, il quinto del 21, il sesto del 23, il settimo del 24, l’ottavo del 25, il nono del 26.
franco e il gabbiano cagliari_3Paolo Zuddas
Una cattura singolare
Storie di pesca nel golfo di Cagliari

(mentre il porto stava a guardare)
Pino e Paolo, un’amicizia che durava sin dai tempi della scuola elementare e che dopo varie vicende si era rinsaldata ora che, entrambi pensionati, avevano più occasioni da dedicare al tempo libero.
Li aveva legati forse il fatto che entrambi, in famiglia, avevano solo sorelle e quindi, nell’età dell’adolescenza, ma anche più tardi, si erano sentiti come fratelli, surrogando la mancanza di un fratello vero.
Avevano vissuto parallelamente anche le prime esperienze con l’altro sesso, supportandosi a vicenda, quando necessario e raccontandosi le avventure. Ma soprattutto li legava la passione per il mare e quella voglia segreta di sfidare la grandezza e i misteri dell’elemento terracqueo.
È pur vero che avventure in mare ne avevano vissute altre e le ricordavano sempre perché erano servite ad ampliare le loro esperienze, ma quest’ultima era stata davvero singolare. – segue

Oggi domenica 27 settembre 2015, dominigu 27 de cabudanni 2015

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ape-innovativaLogo_Aladin_Pensieroaladin-lampada-di-aladinews312sardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413.
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27 settembre – DOMENICA
Lungomare Poetto, Baretto Twist, 5a fermata, h. 11,30
‘Cagliari chiama Europa’
Incontro con la sociologa urbana Ester Cois, la scrittrice Paola Soriga e la studiosa Gigliola Sulis. Conduce il giornalista Cristiano Bandini.
Il pensiero europeo di Sergio Atzeni: un incontro delle esperienze e testimonianze di chi ha studiato, visto, viaggiato nelle città europee. Le differenze, le similitudini, le buone pratiche e cosa è diventata l’Europa, vent’anni dopo Atzeni.

Chiude il cantautore Flavio Secchi con ‘Parole per Chitarra’ – Info LunaScarlatta.

Sorprese & Misteri

microlamapadaaladinCagliari, via Mandrolisai. E questa grande palestra quando sarà aperta e agibile per i cittadini dei quartieri Is Mirrionis, San Michele e della città?
palestra counale via Mandrolisai

Cantar l’altrove

accaDEMIA PUGILISTICAlunascarlattaAccademia pugilistica Luna ScarlaStasera, h.19, in via Mandrolisai n.70 a Cagliari, l’inedito connubio tra letteratura e sport, performance e boxe: ci vediamo nella sede dell’Accademia pugilistica Sardegna per “Cantar l’altrove”
‪#‎atzeni2015‬
Cagliari 2015 Capitale Italiana della Cultura. Info Luna Scarlatta.

Terra, casa, lavoro e libertà per tutti

Papa Francesco all’Assemblea generale dell’Onu
Papa logo-usa-wmof2015
Signor Presidente, Signore e Signori,

ancora una volta, seguendo una tradizione della quale mi sento onorato, il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha invitato il Papa a rivolgersi a questa onorevole assemblea delle nazioni. A mio nome e a nome di tutta la comunità cattolica, Signor Ban Ki-moon, desidero esprimerLe la più sincera e cordiale riconoscenza; La ringrazio anche per le Sue gentili parole. Saluto inoltre i Capi di Stato e di Governo qui presenti, gli Ambasciatori, i diplomatici e i funzionari politici e tecnici che li accompagnano, il personale delle Nazioni Unite impegnato in questa 70. ma Sessione dell’Assemblea Generale, il personale di tutti i programmi e agenzie della famiglia dell’ONU e tutti coloro che in un modo o nell’altro partecipano a questa riunione. Tramite voi saluto anche i cittadini di tutte le nazioni rappresentate a questo incontro. Grazie per gli sforzi di tutti e di ciascuno per il bene dell’umanità.

Questa è la quinta volta che un Papa visita le Nazioni Unite. Lo hanno fatto i miei predecessori Paolo VI nel 1965, Giovanni Paolo II nel 1979 e nel 1995 e il mio immediato predecessore, oggi Papa emerito Benedetto XVI, nel 2008. Tutti costoro non hanno risparmiato espressioni di riconoscimento per l’Organizzazione, considerandola la risposta giuridica e politica adeguata al momento storico, caratterizzato dal superamento delle distanze e delle frontiere ad opera della tecnologia e, apparentemente, di qualsiasi limite naturale all’affermazione del potere. Una risposta imprescindibile dal momento che il potere tecnologico, nelle mani di ideologie nazionalistiche o falsamente universalistiche, è capace di produrre tremende atrocità. Non posso che associarmi all’apprezzamento dei miei predecessori, riaffermando l’importanza che la Chiesa Cattolica riconosce a questa istituzione e le speranze che ripone nelle sue attività.

La storia della comunità organizzata degli Stati, rappresentata dalle Nazioni Unite, che festeggia in questi giorni il suo 70° anniversario, è una storia di importanti successi comuni, in un periodo di inusitata accelerazione degli avvenimenti. Senza pretendere di essere esaustivo, si può menzionare la codificazione e lo sviluppo del diritto internazionale, la costruzione della normativa internazionale dei diritti umani, il perfezionamento del diritto umanitario, la soluzione di molti conflitti e operazioni di pace e di riconciliazione, e tante altre acquisizioni in tutti i settori della proiezione internazionale delle attività umane. Tutte queste realizzazioni sono luci che contrastano l’oscurità del disordine causato dalle ambizioni incontrollate e dagli egoismi collettivi. È sicuro che, benché siano molti i gravi problemi non risolti, è però evidente che se fosse mancata tutta quell’attività internazionale, l’umanità avrebbe potuto non sopravvivere all’uso incontrollato delle sue stesse potenzialità. Ciascuno di questi progressi politici, giuridici e tecnici rappresenta un percorso di concretizzazione dell’ideale della fraternità umana e un mezzo per la sua maggiore realizzazione.

Rendo perciò omaggio a tutti gli uomini e le donne che hanno servito con lealtà e sacrificio l’intera umanità in questi 70 anni. In particolare, desidero ricordare oggi coloro che hanno dato la loro vita per la pace e la riconciliazione dei popoli, a partire da Dag Hammarskjöld fino ai moltissimi funzionari di ogni grado, caduti nelle missioni umanitarie di pace e di riconciliazione.

L’esperienza di questi 70 anni, al di là di tutto quanto è stato conseguito, dimostra che la riforma e l’adattamento ai tempi sono sempre necessari, progredendo verso l’obiettivo finale di concedere a tutti i Paesi, senza eccezione, una partecipazione e un’incidenza reale ed equa nelle decisioni. Tale necessità di una maggiore equità, vale in special modo per gli organi con effettiva capacità esecutiva, quali il Consiglio di Sicurezza, gli Organismi finanziari e i gruppi o meccanismi specificamente creati per affrontare le crisi economiche. Questo aiuterà a limitare qualsiasi sorta di abuso o usura specialmente nei confronti dei Paesi in via di sviluppo. Gli organismi finanziari internazionali devono vigilare in ordine allo sviluppo sostenibile dei Paesi e per evitare l’asfissiante sottomissione di tali Paesi a sistemi creditizi che, ben lungi dal promuovere il progresso, sottomettono le popolazioni a meccanismi di maggiore povertà, esclusione e dipendenza.

Il compito delle Nazioni Unite, a partire dai postulati del Preambolo e dei primi articoli della sua Carta costituzionale, può essere visto come lo sviluppo e la promozione della sovranità del diritto, sapendo che la giustizia è requisito indispensabile per realizzare l’ideale della fraternità universale. In questo contesto, è opportuno ricordare che la limitazione del potere è un’idea implicita nel concetto di diritto. Dare a ciascuno il suo, secondo la definizione classica di giustizia, significa che nessun individuo o gruppo umano si può considerare onnipotente, autorizzato a calpestare la dignità e i diritti delle altre persone singole o dei gruppi sociali. La distribuzione di fatto del potere (politico, economico, militare, tecnologico, ecc.) tra una pluralità di soggetti e la creazione di un sistema giuridico di regolamentazione delle rivendicazioni e degli interessi, realizza la limitazione del potere. Oggi il panorama mondiale ci presenta, tuttavia, molti falsi diritti, e – nello stesso tempo – ampi settori senza protezione, vittime piuttosto di un cattivo esercizio del potere: l’ambiente naturale e il vasto mondo di donne e uomini esclusi. Due settori intimamente uniti tra loro, che le relazioni politiche ed economiche preponderanti hanno trasformato in parti fragili della realtà. Per questo è necessario affermare con forza i loro diritti, consolidando la protezione dell’ambiente e ponendo termine all’esclusione.

Anzitutto occorre affermare che esiste un vero “diritto dell’ambiente” per una duplice ragione. In primo luogo perché come esseri umani facciamo parte dell’ambiente. Viviamo in comunione con esso, perché l’ambiente stesso comporta limiti etici che l’azione umana deve riconoscere e rispettare. L’uomo, anche quando è dotato di “capacità senza precedenti” che “mostrano una singolarità che trascende l’ambito fisico e biologico” (Enc. Laudato sì, 81), è al tempo stesso una porzione di tale ambiente. Possiede un corpo formato da elementi fisici, chimici e biologici, e può sopravvivere e svilupparsi solamente se l’ambiente ecologico gli è favorevole. Qualsiasi danno all’ambiente, pertanto, è un danno all’umanità. In secondo luogo, perché ciascuna creatura, specialmente gli esseri viventi, ha un valore in sé stessa, di esistenza, di vita, di bellezza e di interdipendenza con le altre creature. Noi cristiani, insieme alle altre religioni monoteiste, crediamo che l’universo proviene da una decisione d’amore del Creatore, che permette all’uomo di servirsi rispettosamente della creazione per il bene dei suoi simili e per la gloria del Creatore, senza però abusarne e tanto meno essendo autorizzato a distruggerla. Per tutte le credenze religiose l’ambiente è un bene fondamentale (cfr ibid., 81).

L’abuso e la distruzione dell’ambiente, allo stesso tempo, sono associati ad un inarrestabile processo di esclusione. In effetti, una brama egoistica e illimitata di potere e di benessere materiale, conduce tanto ad abusare dei mezzi materiali disponibili quanto ad escludere i deboli e i meno abili, sia per il fatto di avere abilità diverse (portatori di handicap), sia perché sono privi delle conoscenze e degli strumenti tecnici adeguati o possiedono un’insufficiente capacità di decisione politica. L’esclusione economica e sociale è una negazione totale della fraternità umana e un gravissimo attentato ai diritti umani e all’ambiente. I più poveri sono quelli che soffrono maggiormente questi attentati per un triplice, grave motivo: sono scartati dalla società, sono nel medesimo tempo obbligati a vivere di scarti e devono soffrire ingiustamente le conseguenze dell’abuso dell’ambiente. Questi fenomeni costituiscono oggi la tanto diffusa e incoscientemente consolidata “cultura dello scarto”.
agenda svil sost
La drammaticità di tutta questa situazione di esclusione e di inequità, con le sue chiare conseguenze, mi porta, insieme a tutto il popolo cristiano e a tanti altri, a prendere coscienza anche della mia grave responsabilità al riguardo, per cui alzo la mia voce, insieme a quella di tutti coloro che aspirano a soluzioni urgenti ed efficaci. L’adozione dell’“Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile” durante il Vertice mondiale che inizierà oggi stesso, è un importante segno di speranza. Confido anche che la Conferenza di Parigi sul cambiamento climatico raggiunga accordi fondamentali ed effettivi.

Non sono sufficienti, tuttavia, gli impegni assunti solennemente, anche quando costituiscono un passo necessario verso la soluzione dei problemi. La definizione classica di giustizia alla quale ho fatto riferimento anteriormente contiene come elemento essenziale una volontà costante e perpetua: Iustitia est constans et perpetua voluntas ius suum cuique tribuendi. Il mondo chiede con forza a tutti i governanti una volontà effettiva, pratica, costante, fatta di passi concreti e di misure immediate, per preservare e migliorare l’ambiente naturale e vincere quanto prima il fenomeno dell’esclusione sociale ed economica, con le sue tristi conseguenze di tratta degli esseri umani, commercio di organi e tessuti umani, sfruttamento sessuale di bambini e bambine, lavoro schiavizzato, compresa la prostituzione, traffico di droghe e di armi, terrorismo e crimine internazionale organizzato. È tale l’ordine di grandezza di queste situazioni e il numero di vite innocenti coinvolte, che dobbiamo evitare qualsiasi tentazione di cadere in un nominalismo declamatorio con effetto tranquillizzante sulle coscienze. Dobbiamo aver cura che le nostre istituzioni siano realmente efficaci nella lotta contro tutti questi flagelli.

La molteplicità e complessità dei problemi richiede di avvalersi di strumenti tecnici di misurazione. Questo, però, comporta un duplice pericolo: limitarsi all’esercizio burocratico di redigere lunghe enumerazioni di buoni propositi – mete, obiettivi e indicatori statistici – , o credere che un’unica soluzione teorica e aprioristica darà risposta a tutte le sfide. Non bisogna perdere di vista, in nessun momento, che l’azione politica ed economica, è efficace solo quando è concepita come un’attività prudenziale, guidata da un concetto perenne di giustizia e che tiene sempre presente che, prima e aldilà di piani e programmi, ci sono donne e uomini concreti, uguali ai governanti, che vivono, lottano e soffrono, e che molte volte si vedono obbligati a vivere miseramente, privati di qualsiasi diritto.

Affinché questi uomini e donne concreti possano sottrarsi alla povertà estrema, bisogna consentire loro di essere degni attori del loro stesso destino. Lo sviluppo umano integrale e il pieno esercizio della dignità umana non possono essere imposti. Devono essere costruiti e realizzati da ciascuno, da ciascuna famiglia, in comunione con gli altri esseri umani e in una giusta relazione con tutti gli ambienti nei quali si sviluppa la socialità umana – amici, comunità, villaggi e comuni, scuole, imprese e sindacati, province, nazioni, ecc. Questo suppone ed esige il diritto all’istruzione – anche per le bambine (escluse in alcuni luoghi) – che si assicura in primo luogo rispettando e rafforzando il diritto primario della famiglia a educare e il diritto delle Chiese e delle altre aggregazioni sociali a sostenere e collaborare con le famiglie nell’educazione delle loro figlie e dei loro figli. L’educazione, così concepita, è la base per la realizzazione dell’Agenda 2030 e per il risanamento dell’ambiente.

Al tempo stesso, i governanti devono fare tutto il possibile affinché tutti possano disporre della base minima materiale e spirituale per rendere effettiva la loro dignità e per formare e mantenere una famiglia, che è la cellula primaria di qualsiasi sviluppo sociale. Questo minimo assoluto, a livello materiale ha tre nomi: casa, lavoro e terra; e un nome a livello spirituale: libertà dello spirito, che comprende la libertà religiosa, il diritto all’educazione e gli altri diritti civili.

Per tutte queste ragioni, la misura e l’indicatore più semplice e adeguato dell’adempimento della nuova Agenda per lo sviluppo sarà l’accesso effettivo, pratico e immeditato, per tutti, ai beni materiali e spirituali indispensabili: abitazione propria, lavoro dignitoso e debitamente remunerato, alimentazione adeguata e acqua potabile; libertà religiosa e, più in generale, libertà dello spirito ed educazione. Nello stesso tempo, questi pilastri dello sviluppo umano integrale hanno un fondamento comune, che è il diritto alla vita, e, in senso ancora più ampio, quello che potremmo chiamare il diritto all’esistenza della stessa natura umana.

La crisi ecologica, insieme alla distruzione di buona parte della biodiversità, può mettere in pericolo l’esistenza stessa della specie umana. Le nefaste conseguenze di un irresponsabile malgoverno dell’economia mondiale, guidato unicamente dall’ambizione di guadagno e di potere, devono costituire un appello a una severa riflessione sull’uomo: “L’uomo non si crea da solo. È spirito e volontà, però anche natura” (Benedetto XVI, Discorso al Parlamento della Repubblica Federale di Germania, 22 settembre 2011; citato in Enc. Laudato sì, 6). La creazione si vede pregiudicata “dove noi stessi siamo l’ultima istanza [...]. E lo spreco della creazione inizia dove non riconosciamo più alcuna istanza sopra di noi, ma vediamo soltanto noi stessi” (Id., Incontro con il Clero della Diocesi di Bolzano-Bressanone, 6 agosto 2008, citato ibid.). Perciò, la difesa dell’ambiente e la lotta contro l’esclusione esigono il riconoscimento di una legge morale inscritta nella stessa natura umana, che comprende la distinzione naturale tra uomo e donna (cfr Enc. Laudato sì, 155) e il rispetto assoluto della vita in tutte le sue fasi e dimensioni (cfr ibid., 123; 136).

Senza il riconoscimento di alcuni limiti etici naturali insormontabili e senza l’immediata attuazione di quei pilastri dello sviluppo umano integrale, l’ideale di “salvare le future generazioni dal flagello della guerra” (Carta delle Nazioni Unite, Preambolo) e di “promuovere il progresso sociale e un più elevato livello di vita all’interno di una più ampia libertà” (ibid.) corre il rischio di diventare un miraggio irraggiungibile o, peggio ancora, parole vuote che servono come scusa per qualsiasi abuso e corruzione, o per promuovere una colonizzazione ideologica mediante l’imposizione di modelli e stili di vita anomali estranei all’identità dei popoli e, in ultima analisi, irresponsabili.

La guerra è la negazione di tutti i diritti e una drammatica aggressione all’ambiente. Se si vuole un autentico sviluppo umano integrale per tutti, occorre proseguire senza stancarsi nell’impegno di evitare la guerra tra le nazioni e tra i popoli.

A tal fine bisogna assicurare il dominio incontrastato del diritto e l’infaticabile ricorso al negoziato, ai buoni uffici e all’arbitrato, come proposto dalla Carta delle Nazioni Unite, vera norma giuridica fondamentale. L’esperienza dei 70 anni di esistenza delle Nazioni Unite, in generale, e in particolare l’esperienza dei primi 15 anni del terzo millennio, mostrano tanto l’efficacia della piena applicazione delle norme internazionali come l’inefficacia del loro mancato adempimento. Se si rispetta e si applica la Carta delle Nazioni Unite con trasparenza e sincerità, senza secondi fini, come un punto di riferimento obbligatorio di giustizia e non come uno strumento per mascherare intenzioni ambigue, si ottengono risultati di pace. Quando, al contrario, si confonde la norma con un semplice strumento da utilizzare quando risulta favorevole e da eludere quando non lo è, si apre un vero vaso di Pandora di forze incontrollabili, che danneggiano gravemente le popolazioni inermi, l’ambiente culturale, e anche l’ambiente biologico.

Il Preambolo e il primo articolo della Carta delle Nazioni Unite indicano le fondamenta della costruzione giuridica internazionale: la pace, la soluzione pacifica delle controversie e lo sviluppo delle relazioni amichevoli tra le nazioni. Contrasta fortemente con queste affermazioni, e le nega nella pratica, la tendenza sempre presente alla proliferazione delle armi, specialmente quelle di distruzione di massa come possono essere quelle nucleari. Un’etica e un diritto basati sulla minaccia della distruzione reciproca – e potenzialmente di tutta l’umanità – sono contraddittori e costituiscono una frode verso tutta la costruzione delle Nazioni Unite, che diventerebbero “Nazioni unite dalla paura e dalla sfiducia”. Occorre impegnarsi per un mondo senza armi nucleari, applicando pienamente il Trattato di non proliferazione, nella lettera e nello spirito, verso una totale proibizione di questi strumenti.
Il recente accordo sulla questione nucleare in una regione sensibile dell’Asia e del Medio Oriente, è una prova delle possibilità della buona volontà politica e del diritto, coltivati con sincerità, pazienza e costanza. Formulo i miei voti perché questo accordo sia duraturo ed efficace e dia i frutti sperati con la collaborazione di tutte le parti coinvolte.

In tal senso, non mancano gravi prove delle conseguenze negative di interventi politici e militari non coordinati tra i membri della comunità internazionale. Per questo, seppure desiderando di non avere la necessità di farlo, non posso non reiterare i miei ripetuti appelli in relazione alla dolorosa situazione di tutto il Medio Oriente, del Nord Africa e di altri Paesi africani, dove i cristiani, insieme ad altri gruppi culturali o etnici e anche con quella parte dei membri della religione maggioritaria che non vuole lasciarsi coinvolgere dall’odio e dalla pazzia, sono stati obbligati ad essere testimoni della distruzione dei loro luoghi di culto, del loro patrimonio culturale e religioso, delle loro case ed averi e sono stati posti nell’alternativa di fuggire o di pagare l’adesione al bene e alla pace con la loro stessa vita o con la schiavitù.

Queste realtà devono costituire un serio appello ad un esame di coscienza di coloro che hanno la responsabilità della conduzione degli affari internazionali. Non solo nei casi di persecuzione religiosa o culturale, ma in ogni situazione di conflitto, come in Ucraina, in Siria, in Iraq, in Libia, nel Sud-Sudan e nella regione dei Grandi Laghi, prima degli interessi di parte, pur se legittimi, ci sono volti concreti. Nelle guerre e nei conflitti ci sono persone, nostri fratelli e sorelle, uomini e donne, giovani e anziani, bambini e bambine che piangono, soffrono e muoiono. Esseri umani che diventano materiale di scarto mentre non si fa altro che enumerare problemi, strategie e discussioni.

Come ho chiesto al Segretario Generale delle Nazioni Unite nella mia lettera del 9 agosto 2014, “la più elementare comprensione della dignità umana [obbliga] la comunità internazionale, in particolare attraverso le norme e i meccanismi del diritto internazionale, a fare tutto il possibile per fermare e prevenire ulteriori sistematiche violenze contro le minoranze etniche e religiose” e per proteggere le popolazioni innocenti.

In questa medesima linea vorrei citare un altro tipo di conflittualità, non sempre così esplicitata ma che silenziosamente comporta la morte di milioni di persone. Molte delle nostre società vivono un altro tipo di guerra con il fenomeno del narcotraffico. Una guerra “sopportata” e debolmente combattuta. Il narcotraffico per sua stessa natura si accompagna alla tratta delle persone, al riciclaggio di denaro, al traffico di armi, allo sfruttamento infantile e al altre forme di corruzione. Corruzione che è penetrata nei diversi livelli della vita sociale, politica, militare, artistica e religiosa, generando, in molti casi, una struttura parallela che mette in pericolo la credibilità delle nostre istituzioni.

Ho iniziato questo intervento ricordando le visite dei miei predecessori. Ora vorrei, in modo particolare, che le mie parole fossero come una continuazione delle parole finali del discorso di Paolo VI, pronunciate quasi esattamente 50 anni or sono, ma di perenne valore. “È l’ora in cui si impone una sosta, un momento di raccoglimento, di ripensamento, quasi di preghiera: ripensare, cioè, alla nostra comune origine, alla nostra storia, al nostro destino comune. Mai come oggi [...] si è reso necessario l’appello alla coscienza morale dell’uomo [poiché] il pericolo non viene né dal progresso né dalla scienza: questi, se bene usati, potranno anzi risolvere molti dei gravi problemi che assillano l’umanità” (Discorso ai Rappresentanti degli Stati, 4 ottobre 1965). Tra le altre cose, senza dubbio, la genialità umana, ben applicata, aiuterà a risolvere le gravi sfide del degrado ecologico e dell’esclusione. Proseguo con le parole di Paolo VI: “Il pericolo vero sta nell’uomo, padrone di sempre più potenti strumenti, atti alla rovina ed alle più alte conquiste!” (ibid.).

La casa comune di tutti gli uomini deve continuare a sorgere su una retta comprensione della fraternità universale e sul rispetto della sacralità di ciascuna vita umana, di ciascun uomo e di ciascuna donna; dei poveri, degli anziani, dei bambini, degli ammalati, dei non nati, dei disoccupati, degli abbandonati, di quelli che vengono giudicati scartabili perché li si considera nient’altro che numeri di questa o quella statistica. La casa comune di tutti gli uomini deve edificarsi anche sulla comprensione di una certa sacralità della natura creata.

Tale comprensione e rispetto esigono un grado superiore di saggezza, che accetti la trascendenza, rinunci alla costruzione di una élite onnipotente e comprenda che il senso pieno della vita individuale e collettiva si trova nel servizio disinteressato verso gli altri e nell’uso prudente e rispettoso della creazione, per il bene comune. Ripetendo le parole di Paolo VI, “l’edificio della moderna civiltà deve reggersi su principii spirituali, capaci non solo di sostenerlo, ma altresì di illuminarlo e di animarlo” (ibid.).

Il Gaucho Martin Fierro, un classico della letteratura della mia terra natale, canta: “I fratelli siano uniti perché questa è la prima legge. Abbiano una vera unione in qualsiasi tempo, perché se litigano tra di loro li divoreranno quelli di fuori”.

Il mondo contemporaneo apparentemente connesso, sperimenta una crescente e consistente e continua frammentazione sociale che pone in pericolo “ogni fondamento della vita sociale” e pertanto “finisce col metterci l’uno contro l’altro per difendere i propri interessi” (Enc. Laudato sì, 229).

Il tempo presente ci invita a privilegiare azioni che possano generare nuovi dinamismi nella società e che portino frutto in importanti e positivi avvenimenti storici (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 223).

Non possiamo permetterci di rimandare “alcune agende” al futuro. Il futuro ci chiede decisioni critiche e globali di fronte ai conflitti mondiali che aumentano il numero degli esclusi e dei bisognosi.

La lodevole costruzione giuridica internazionale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e di tutte le sue realizzazioni, migliorabile come qualunque altra opera umana e, al tempo stesso, necessaria, può essere pegno di un futuro sicuro e felice per le generazioni future. Lo sarà se i rappresentanti degli Stati sapranno mettere da parte interessi settoriali e ideologie e cercare sinceramente il servizio del bene comune. Chiedo a Dio Onnipotente che sia così, e vi assicuro il mio appoggio, la mia preghiera e l’appoggio e le preghiere di tutti i fedeli della Chiesa Cattolica, affinché questa Istituzione, tutti i suoi Stati membri e ciascuno dei suoi funzionari, renda sempre un servizio efficace all’umanità, un servizio rispettoso della diversità e che sappia potenziare, per il bene comune, il meglio di ciascun popolo e di ciascun cittadino.

La benedizione dell’Altissimo, la pace e la prosperità a tutti voi e a tutti i vostri popoli. Grazie.
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papa Francesco ONU
logo-usa-wmof2015
- Rif. Sala stampa Vaticano

Una foto, una pagina di vita. Raccontiamo… (9)


ape-innovativaSu proposta del nostro amico Peppino Ledda pubblichiamo una serie di raccontini sulla Cagliari del passato: vita vissuta di protagonisti – ultrasessantenni al momento della scrittura (2010) e oggi ancor più avanti negli anni, alcuni non più tra noi – sul filo della memoria. Lo facciamo per la gradevolezza delle narrazioni nella convinzione che, come diceva uno splendido adagio “Il futuro ha un cuore antico”. Ecco mentre siamo impegnati a dare prospettive alla nostra città per il presente e per il futuro, crediamo utile oltre che bello, ricordarne il passato, fatto di luoghi ma soprattutto di persone che lo hanno vissuto. I racconti sono contenuti in una pubblicazione . Oggi il nono raccontino (per la cronaca 2° classificato), dopo l’esordio del 17 settembre, il secondo del 18, il terzo del 19, il quarto del 20, il quinto del 21, il sesto del 23, il settimo del 24, l’ottavo del 25.
savendrace2Giuseppe Pau
Rione Sant’Avendrace: come sei cambiato
(Ricordi nella mente di un bambino)
“Rosa de nomini, rosa de bellesa”. Questo dicevano gli adulti del paese, uomini e donne, ed era tutto ciò che sapeva di sua madre. Non poteva ricordarla, Luiginu, era rimasto orfano della mamma quando aveva solo due anni. Non aveva superato gli stenti e sofferenze nell’allevare il piccolo senza avere notizie del marito che era stato inviato al fronte nella Grande Guerra. Il padre, reduce, apparentemente burbero, quel tanto che bastava a dargli la dignità del potere patriarcale, si era risposato.
La seconda moglie gli diede due figli: Francesco e Ignazio, poi rimase di nuovo vedovo. Tre figli da accudire, parcheggiati temporaneamente da parenti pieni di compassione, serviva una donna in casa e dopo poco si risposò ancora. Una donna di grande cuore che si accollava la cura di un vedovo e di tre figli non suoi. Poi nacquero altri figli. Luiginu, il più grande, all’età di sei anni non lo mandarono a scuola ma fu avviato a fare l’aiuto servo pastore in cambio di un po’ di latte che serviva per i fratelli più piccoli. A fine anno, se si fosse comportato bene, avrebbe avuto in dono un agnellino a scelta: femmina se intendeva preservarlo, unito alle altre pecore, per la creazione futura di un piccolo gregge in proprio, oppure maschio se destinato al sacrificio per allietare la tavola delle feste natalizie. La scelta cadeva sempre sulla seconda soluzione. – segue -

Oggi sabato, sabudu, 26 settembre, cabudanni 2015

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ape-innovativaLogo_Aladin_Pensieroaladin-lampada-di-aladinews312sardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413.
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Atzeni-copertina-sito-622053_960x368OGGI, SABATO 26 settembre RADDOPPIAMO!
Mattina e sera dedicate a ‪#‎atzeni2015‬. In mezzo alla gente, nel cuore dei quartieri. Vi aspettiamo!
Mercato di S.Benedetto, h.11
‘Dovevo nascere pesce’
Letture dagli scritti di Sergio Atzeni interpretate da Andrea Meloni
Musiche inedite di Mario Massa
Storytelling video di Ejatv
Il cuore pulsante della città, l’incontro tra le diverse anime e le lingue della città: questo è il mercato cittadino, in cui porteremo musica e le parole di Atzeni. Il tutto raccolto e raccontato dalla Tv sarda Eja Tv
Palestra dell’ Accademia Pugilistica Sardegna , via Mandrolisai 68 h.19
‘Cantar l’altrove’
Spettacolo di Marta Proietti Orzella
Con la partecipazione dell’Accademia pugilistica Sardegna A.S.D.
Musica e parole di Atzeni in un reading emozionale ed emozionante, nella piazza in cui lo scrittore visse da bambino e che ispirò il racconto “Bellas Mariposas”. Lo accompagna l’Accademia pugilistica Sardegna con una performance di cuore, corpo e visione della vita
lunascarlatta** IMPORTANTE **
Domani, domenica, l’incontro “Cagliari chiama Europa” con Gigliola Sulis, Ester Cois,Paola Soriga e Cristiano Bandini (e successivo concerto di Flavio Secchi) è spostato al chiosco Twist, 5 fermata del Poetto. Sempre con vista mare e sempre alle 11.30, ma al riparo da una eventuale pioggia! (Info Luna Scarlatta)

Una foto, una pagina di vita. Raccontiamo… (8)


ape-innovativaSu proposta del nostro amico Peppino Ledda pubblichiamo una serie di raccontini sulla Cagliari del passato: vita vissuta di protagonisti – ultrasessantenni al momento della scrittura (2010) e oggi ancor più avanti negli anni, alcuni non più tra noi – sul filo della memoria. Lo facciamo per la gradevolezza delle narrazioni nella convinzione che, come diceva uno splendido adagio “Il futuro ha un cuore antico”. Ecco mentre siamo impegnati a dare prospettive alla nostra città per il presente e per il futuro, crediamo utile oltre che bello, ricordarne il passato, fatto di luoghi ma soprattutto di persone che lo hanno vissuto. I racconti sono contenuti in una pubblicazione . Oggi l’ottavo raccontino, dopo l’esordio del 17 settembre, il secondo del 18, il terzo del 19, il quarto del 20, il quinto del 21, il sesto del 23, il settimo del 24.
scuole Mereu all'apertoMaria Sirena Fois
La violetta
Mio figlio Carlo stava osservando nel computer delle foto della vecchia Cagliari, mi chiese se volevo vederle e accettando l’invito guardavo con lui le foto che scorrevano nel monitor. Una di queste mi fece ritornare alla mente un episodio che ora vi descrivo. – segue -

Scuola Popolare di Is Mirrionis. Quella volta che incontrammo il cardinale…

Atzeni-copertina-sito-622053_960x368Si è svolto ieri l’incontro sul tema della città, del centro e della periferia. Al Picò Italian Cafè di Piazza Costituzione, il giornalista Vito Biolchini, lo scrittore Tommaso Giagni (autore de “L’estraneo” pubblicato da Einaudi) e il fondatore e animatore della Scuola popolare di Is Mirrionis Franco Meloni si sono confrontati sulle similitudini e i cambiamenti delle città, sui “margini” e le evoluzioni dei luoghi che abitiamo. Nell’occasione, parlando dell’esperienza della Scuola Popolare di Is Mirrionis, Franco Meloni ha raccontato l’episodio della delegazione degli alunni della stessa Scuola ricevuta dal Vescovo di Cagliari, il cardinale Sebastiano Baggio, il 20 ottobre 1971. Ecco la pagina di cronaca, scritta a memoria di quell’incontro, tratta dal libro in fase di redazione sulla Scuola Popolare di Is MIrrionis (il cui titolo provvisorio è “Via Is Mirrionis, segue numerazione”).
via-Is-Mirrionis-segue-numerazione1Quella sera la notizia arrivò del tutto inattesa. Ce la portò quasi in diretta Giacomo che era stato convocato poco prima dal parroco don Antonio Porcu: la parrocchia revocava la disponibilità dei locali concessi da circa un mese alla scuola popolare, che da appena una settimana aveva cominciato le lezioni con oltre 40 iscritti. Motivazione? La parrocchia non ne condivideva l’impostazione (troppo a sinistra). Il Vescovo, a detta del parroco, aveva approvato tale decisione. Che fare? Non ci fu grande discussione sul da farsi: occorreva investire tutti del problema e così la sera stessa si decise di far saltare le lezioni e convocare l’assemblea plenaria. Era mercoledì 13 ottobre 1971. La discussione fu partecipata, accesa, ma del tutto costruttiva. Si mise in dubbio l’effettiva forza del parroco nel sostenere tale decisione. Ci risultava una crescente simpatia dell’iniziativa nel quartiere. Sicuramente avevamo dalla nostra parte il vice parroco, don Gianni Sanna. E poi… possibile che tale decisione fosse avvallata dal Vescovo? In quel momento addiritura un cardinale! Il cardinale Sebastiano Baggio, da meno di tre anni titolare dell’Arcivescovado. De minimis non curat pretor… Oppure – riflettevamo – siamo davvero diventati importanti! Magari si paventa che l’esperienza, che – non dimentichiamolo – aveva tra i suoi riferimenti la scuola popolare di Barbiana, portata avanti da don Lorenzo Milani, morto da alcuni anni, e più che mai al centro di qualsiasi impostazione innovativa e non autoritaria della scuola e dell’educazione in generale, si diffondesse a macchia d’olio, coinvolgendo “pericolosamente” settori progressisti della Chiesa? Ma, anziché fare tante congetture, perché non andare direttamente dal Vescovo? E così appunto si decise. Si incaricò Giacomo di prendere un appuntamento con il Vescovo, per il tramite del parroco, che doveva essere necessariamente coinvolto. Nel contempo si incaricarono i componenti del Coordinamento di scrivere una sintetica memoria sull’impostazione della Scuola, da consegnare al Vescovo. Tutto fu fatto e, successivamente, l’incontro fu fissato mercoledì 20 ottobre alle 20 in Episcopio.
L’incontro con il cardinale.
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Oggi venerdì cenabara 25 settembre cabudanni 2015

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unicanotte_ricercatori- IL PROGRAMMA COMPLETO di UNICA.
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buon giorno europa – La pagina fb dell’evento.

“Quando buttavano a mare i tram”. Oggi confronto sulle periferie

Atzeni-copertina-sito-622053_960x368Un appuntamento speciale stasera per “Quando buttavano a mare i tram”. L’incontro di tre generazioni diverse, con diversi “background”, sul tema della città, del centro e della periferia. Al Picò Italian Cafè di Piazza Costituzione, alle 19, il giornalista Vito Biolchini, lo scrittore Tommaso Giagni (autore de “L’estraneo” pubblicato da Einaudi) e il fondatore e animatore della Scuola popolare di Is Mirrionis Franco Meloni si confronteranno sulle similitudini e i cambiamenti delle città, sui “margini” e le evoluzioni dei luoghi che abitiamo.

Oggi, inoltre, l’ultimo appuntamento delle “Passeggiate” culturali della guida turistica Fresia Murenu, con partenza alle 17.15 da Piazza Yenne

Seguirà il concerto del duo sassarese Elva Lutza, Gianluca Dessì e Nico Casu, e la loro affascinante mescolanza di world music.
lunascarlatta Vi aspettiamo!
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- Resoconti e ulteriori appuntamenti sulla pagina fb di Luna Scarlatta.

Una foto, una pagina di vita. Raccontiamo… (7)


ape-innovativaSu proposta del nostro amico Peppino Ledda pubblichiamo una serie di raccontini sulla Cagliari del passato: vita vissuta di protagonisti – ultrasessantenni al momento della scrittura (2010) e oggi ancor più avanti negli anni, alcuni non più tra noi – sul filo della memoria. Lo facciamo per la gradevolezza delle narrazioni nella convinzione che, come diceva uno splendido adagio “Il futuro ha un cuore antico”. Ecco mentre siamo impegnati a dare prospettive alla nostra città per il presente e per il futuro, crediamo utile oltre che bello, ricordarne il passato, fatto di luoghi ma soprattutto di persone che lo hanno vissuto. I racconti sono contenuti in una pubblicazione . Oggi il settimo raccontino, dopo l’esordio del 17 settembre, il secondo del 18, il terzo del 19, il quarto del 20, il quinto del 21, il sesto del 23.
Massimo Murgia
Maria Vittoria Desogus
Racconto di Maria Vittoria, basato sulla vita giovanile del marito

Cagliari-1943 bombardataSono cagliaritano anche se nato ad Addis Abeba nel lontano 1938, ai tempi dell’Impero e del colonialismo.
La storia vissuta dai miei genitori mi ha coinvolto in avvenimenti più grandi di me di cui conservo ancora nitidi ricordi.
Le foto che ancora conservo mostrano soltanto le gravi ferite che la guerra ha inflitto alla città, non la grande sofferenza vissuta, e risalgono al 1947, mio padre era appena rientrato da sei lunghi anni di prigionia di guerra in India, nel territorio di Madhya nell’altopiano di Deccam caratterizzato da un clima tropicale monsonico caldissimo d’estate e freddissimo d’inverno. – segue