Monthly Archives: febbraio 2016

Aspettando le elezioni di primavera. Chi sarà il Batman per la città?

CQ con Pinocchio
- La copertina di Cittàquartiere del maggio 1990 “Batman il liberatore e cattura di Pinocchio bugiardo” è opera grafica di Licia Lisei, pittrice ed ex docente di storia dell’arte del Liceo Dettori di Cagliari.

La Sardegna si spopola, i paesi interni vengono abbandonati, determinando l’«effetto ciambella» . Che fare?

ciambella2Fuga dai paesi, dono delle case e questione identitaria
di Andrea Pubusa*

Sono stato colpito, l’altra mattina, agli esami, da una studentessa di Ovodda, che alla mia domanda “cosa fate di bello al suo paese?“, mi ha risposto, senza tentennamenti, “non lo so“. Ho pensato si fosse da anni trasferita a Cagliari coi genitori. Ma mi ha detto che i genitori stanno ad Ovodda. Ed io, facendomi i fatti altrui: “allora almeno a trovare i suoi, tornerà di tanto in tanto“. E lei, senza esitazioni, quasi dura: “No, ci vediamo a Cagliari, vengono loro qui“. Insomma, in paese non ci mette e non ci vuol mettere piede, neanche in visita!
Anni fa avevo avuto una discussione con un gruppo di simpatici studenti delle Barbagie, a loro modo balentes, che avevano fondato l’associazione “Shardana” e, con baldanza, intendevano lanciare le problematiche dei loro territori. Provocatoriamente dissi loro che, dopo la laurea, sarebbero andati al loro paese solo per le feste più importanti e, poi, morti i genitori, mai o quasi. Presero le mie parole come un insulto, ma qualcuno di loro, oggi avvocato, quando mi vede, ammette che ormai i suoi rientri in paese sono sempre più rari. “Allora ci eravamo un po’ incavolati, alle sue parole, ma ora devo dire che aveva ragione lei, prof.”.
Il problema è così forte e riguarda non solo la Sardegna. I Comuni, che tentano di porre rimedio allo spopolamento, sono già molti. Ad esempio, regalando le case abbandonate o vendendole al prezzo simbolico di un euro.
In Sardegna è stata ipotizzata addirittura un’applicazione generalizzata: la proposta presentata in Consiglio regionale consentirebbe ai proprietari di disfarsi dei ruderi vendendoli ai municipi, che poi li dovrebbero riassegnare a prezzo simbolico. Sembra una soluzione che fa felici tutti: proprietari, acquirenti e amministratori. Se non fosse che le prime sperimentazioni non sono andate proprio come si sperava.
Il primo paese a scegliere questa strada è stato Salemi, in provincia di Trapani. Devastato e mai ripresosi del tutto dal terremoto del Belice del 1968, nel 2008 ha deciso di porre fine al degrado del centro storico. L’idea dell’allora sindaco Vittorio Sgarbi era di rilevare e cedere a privati gli immobili sfitti in cambio della loro riqualificazione. Il nome di Sgarbi riuscì a catalizzare l’interesse. Al Comune sono arrivate 10 mila manifestazioni di disponibilità, anche da personaggi di rilievo come Katia Ricciarelli, Alain Elkann, Vladimir Luxuria e Renato Brunetta. Ma i risultati sono stati deludenti. Le buone intenzioni sono rimaste tali. Sequestro preventivo da parte della procura di alcuni immobili pericolanti. Infiltrazioni mafiose, che hanno portato alle dimissioni di Sgarbi e al commissariamento della città. Morale della favola: conclusione dell’operazione con un nulla di fatto.
Le cose sono andate meglio a Gangi, in provincia di Palermo, dove la riqualificazione è meglio riuscita. Ma qui hanno giocato fattori locali e ambientali. Gli immobili – in questo caso assegnati gratuitamente – erano le tipiche case contadine “a castello” della zona. Le richieste sono state più di mille, i trasferimenti un centinaio. Gangi, però, era un bel borgo in stile medievale, che viveva di agricoltura e allevamenti, la giunta ha deciso di puntare su cultura e turismo e di ristrutturare il paese in modo da rispettarne ed esaltarne il fascino. Non tutto fila liscio, ma il risvolto positivo, in ogni caso, è innegabile: oltre alla ripresa del mercato immobiliare, Gangi a poco a poco ha riacquistato l’antico splendore. Ma stiamo parlando di un comune inserito nella lista dei 100 borghi più belli d’Italia. certo, anche grazie all’operazione in corso Gangi ha addirittura vinto nel 2012 il titolo di Comune Gioiello d’Italia e nel 2014 quello di Borgo dei borghi.
Ma funzionerà il meccanismo nei comuni poco appetibili dell’interno della Sardegna? Quelli lontani dal mare, difficili da raggiungere da Cagliari o dai capoluoghi, dunque poco utilizzabili per la rilassante “fuga dalla città” di fine settimana o per le vacanze dei benestanti pensionati tedeschi o francesi?
Abbasanta casaLina1E poi puntare a una riqualificazione nel rispetto del paesaggio e dell’architettura locale significa impattare con la burocrazia non solo comunale, ma anche regionale. Rilevare e rivendere gli immobili abbandonati diventa così troppo complicato anche per i Comuni. Le difficoltà burocratiche, associate ai frazionamenti catastali e a una distribuzione ‘planetaria’ dei relativi proprietari, sono talora ostacoli insormontabili. E poi ristrutturare un vecchio rudere è costoso, come lo è la manutenzione e la pulizia. E i balzelli? I Comuni, privi di trasferimenti centrali, sono sempre più voraci. Anche a chi sta in città e mantiene la vecchia casa di famiglia fanno pagare ogni cosa come ai residenti. E forse questo è ciò che induce molti a mollare. Chi deve pensare a sistemare il figlio in città o fuori, se non è molto benestante, ritiene un inutile spreco mantenere la vecchia casa in bidda.
Anche qui i miei studenti, mi sono buoni testimoni e insostituibili insegnanti. Una laureanda, figlia di uno “storico” esponente del movimento contro lo spopolamento dei piccoli centri della Barbagia, mi ha confessato, che oramai anche il padre in paese non torna, “neppure per la raccolta delle olive!”. E a lei sta stretta anche Nuoro. Sta bene a Cagliari. Ne parla ormai come della sua città.
Insomma, la città affascina e cattura, come nella bella canzone di Gaber “quanto è bella la città!“. Ora, qualcuno lancia l’allarme crolli! La fase dello spopolamento è ormai avanzata. Tutto è in vendita, ma nessuno compra. Le case iniziano a sfaldarsi e presto seguiranno i grandi edifici pubblici. Che fine faranno secondo voi le scuole, ormai chiuse e trasferite altrove? E le sedi degli uffici pubblici in trasloco? Nei conti ragioneristici dei nostri governanti, fra le “perdite” sono state inserite queste poste?
Questa è l’emergenza. E qui, amici miei, al di là degli impeti romantici, c’è anche la soluzione finale della questione identitaria. I nostri paesi sono aree di fuga. L’abbandono è la via obbligata per liberarsi della casa di famiglia, ormai divenuta un insopportabile fardello. La vendita del relitto ad un euro è già un’idea. Se non sardi, certo i tedeschi possono essere interessati. Ma solo nei paesi appetibili, non lontani dal mare. Forse in questi si salverà qualcosa, ma certo non si parlerà più il sardo.
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* democraziaoggi loghettosu Democraziaoggi
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Cuglieri tre
Crisi demografica e sovranità
di Franco Mannoni

By sardegnasoprattutto/ 24 febbraio 2016/ Città & Campagna/

Nicolò Migheli riprende la questione della crisi demografica della Sardegna rinnovando l’allarme e denunciando il silenzio di istituzioni e politica sul problema. Per lungo tempo abbiamo discusso sulla consolidata tendenza allo spopolamento dei paesi delle zone lontane dal mare e della tendenza dell’insediamento a disporsi in un andamento a ciambella lungo le coste.

La caduta del tasso di natalità e la tendenza alla decrescita della popolazione sembrava riguardare alcuni territori, conservando tuttavia la Sardegna nel suo insieme un trend di leggera crescita. Oggi non è più così, il saldo complessivo fra nascite e morti, immigrazione ed emigrazione, volge verso il basso e le proiezioni, nei diversi scenari ipotizzabili, sono comunque verso il basso. Meno abitanti, pochi giovani attivi, molti anziani.

Non è la prima volta nella storia che un popolo si estingue, potrebbe accadere anche ai sardi. C’ è chi pensa che le tendenze in atto siano non solo incoercibili, ma anche, in qualche misura, auspicabili. La densità urbana ed economica sarebbe capace di procurare competenze, iniziative e sviluppo. L’intendenza seguirà. Mi sforzo di capire quale esperienza vissuta e quale teoria economica possano avvalorare questa tesi bislacca, ma resto di parere contrario.

Certo è che, come recentemente ha scritto Livi Bacci, le tendenze demografiche di questo tipo sono difficilmente invertibili nel tempo breve. Le politiche per la natalità e la famiglia hanno tempi di ricaduta molto differiti e costi finanziarii notevoli. Quelle per l’immigrazione, sia pure gradualmente introducibili, si scontrano con resistenze sociali e politiche di non poco conto. Però da una parte occorrerà cominciare, anzi da entrambe. Impensabile che si resti fatalisticamente sull’uscio ad assistere a pochi matrimoni e molti funerali.

Se si assume come realistica, e lo è, questa previsione credo che si debba subito capovolgere la freccia delle politiche di riorganizzazione in atto dell’assetto del territorio. La narrazione della semplificazione e dell’efficienza che ci è stata proposta come base dei processi di tagli alle strutture civili, scolastiche , sanitarie, culturali va ripresa criticamente non per negarne la necessità finanziaria, ma per ridisegnarne i profili e le procedure.Credo che in Sardegna stiamo andando incontro a una situazione di cittadinanza dimezzata quando non denegata.

Faccio un esempio, e badate che non riguarda Esterzili o Talana, ma una zona baciata dal turismo e da buone condizioni di reddito, la Gallura. Per un abitante di Aglientu, se va avanti la riforma così come si prospetta, la nascita è già un problema. Il punto nascita sarà a 50-60 chilometri che con le strade esistenti corrisponde ad oltre un’ora. Idem per un ricovero urgente. La scuola è stata in Gallura negli anni cinquanta sessanta il risultato di uno sforzo enorme per portare l’istruzione ai fanciulli dei villaggi, negli stazzi e nei fari sulle isole. La razionalizzazione oggi porta via le scuole dai piccoli centri, accelerandone la decadenza. Quale sviluppo locale senza sanità e senza scuole, quale argine al decadimento demografico?

E’ fuori discussione il ruolo determinante delle città per l’innovazione, l’aggregazione di energie, il progresso della scienza e della cultura. Abbiamo bisogno semmai di potenziarne il ruolo in Sardegna, sia per Cagliari che per Sassari e per le altre realtà intermedie. Così che possano inserirsi nel sistema delle reti di città e divenirne nodi intelligenti e performanti , come dicono oggi. Con due attenzioni. La prima è che svolgano , rispetto al territorio di riferimento, una leadership e una polarità reali. Non sempre è così per tutte le aspiranti metropoline.

La seconda è che la rete di insediamenti e attività intorno ai poli siano mantenute vitali e amichevoli, perché dal deserto non viene niente. Questione di fondo è che siano consentite a tutte le comunità, sia pure in maniera differenziata ma equipollente, le condizioni di accesso ai minimi che garantiscono la cittadinanza , come per l’energia, le reti immateriali, la mobilità.

Questo non è poco. Se è in forse e non garantita la cittadinanza ( e non parlo di lavoro e diritti civili) allora si pone un problema grande come un macigno per i sardi, per la cultura e la politica innanzitutto. Il tema dell’autogoverno come strumento di attuazione della cittadinanza e dei poteri relativi. Questo, credo, il terreno concreto sul quale condurre la nuova questione sarda, che è questione di sovranità.

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Culle vuote e bare piene, la lenta eutanasia dei sardi
Sibilla Cumana Domenichino gall Borghesedi Nicolò Migheli*

Gli indicatori demografici presenti nel rapporto Istat 2015 non sorprendono gli addetti ai lavori. Confermano tendenze che stanno diventando strutturali. Meraviglia invece la totale assenza di reazione della politica, nonostante l’allarme dei centri studi e della stampa. Politica distratta dal contingente che ha rinunciato a progettare il futuro, anzi con le sue azioni finisce con l’aggravare il problema. La media del numero dei figli per donna in Sardegna è dell’1,10, ultima tra le regioni italiane. Un punto netto sotto la soglia di sostituzione che è di due figli per due genitori. In pratica un dimezzamento della prossima generazione.

Anche l’età media del parto è la più alta in Italia: 32,3. Dato che condividiamo con il Molise. Cresce anche l’età media dei sardi 45,7, che rispecchia la composizione sociale della popolazione. Da zero a 11 anni l’11,8 della popolazione; tra i 15-64 anni il 66,1; oltre i 65 il 22,1. Un indice di dipendenza strutturale – rapporto tra popolazione in età non attiva (0 e 65 anni e più) e la popolazione in età attiva (15-64 anni)- del 51,3. La dipendenza degli anziani- rapporto tra la popolazione oltre i 65 anni con quella attiva- del 33,4. L’indice di vecchiaia del 187,2.

Dati da crisi demografica. La piramide delle età rovesciata, la base esigua composta da individui giovani contro un vertice anziano che si allarga sempre più. Un tasso di crescita naturale della popolazione pari a meno 3,3 ‰. Il 2015 è stato anche l’anno dell’aumento progressivo dei decessi, un 7,4 in più rispetto all’anno precedente. Le ragioni dell’invecchiamento della popolazione sono molteplici e finiscono per essere concause del disastro. Perché i sardi hanno smesso di fare figli? Si potrebbe affermare che è una tendenza generale di tutti i paesi ricchi, però in Sardegna vi sono elementi che inducono ad una ulteriore riflessione.

La prima è che la base di donne fertili, finito il baby boom degli anni 60 e primi 70, si è notevolmente ridotta. La seconda, è questo è un dato positivo in qualsiasi modo la si pensi, è che le donne sarde da svariati anni sono le prime in Italia nel consumo della pillola contraccettiva. Un riappropriarsi del proprio corpo, un decidere come e quando generare, che trova radici nel ruolo forte che le donne hanno sempre avuto nella nostra società.

Questo però non basta, anche in Svezia o in Francia l’uso della pillola è abbastanza alto e nonostante questo i figli si fanno. Quel che manca è lo stato sociale, quel che manca è una rete di servizi che aiutino le mamme sin dalla gestazione. Le reti familiari non riescono più a supplire all’assenza del pubblico. Il panorama generale di disoccupazione, sottoccupazione e precariato favoriscono l’esigenza di posticipare la maternità, non a caso l’età media è cresciuta, con il rischio di entrare in quella fascia di “puerpere attempate” , definizione ingenerosa, ma questa è. Se si fanno i figli in età avanzata, è quasi normale ricorrere di più ai servizi sanitari, questi però con i tagli diventano sempre più costosi.

Di conseguenza i figli li fa chi se li può permettere, chi può loro offrire un futuro dignitoso e una tranquillità economica. Oggi si assiste al paradosso che le famiglie numerose di tre o più figli sono quelle benestanti, mentre prima avveniva il contrario. Non così avviene in Francia, ad esempio, dove un programma di assistenza alle madri, nel giro di quarant’anni ne ha fatto il paese più giovane d’Europa. La media dei figli per donna è di 2. Chi ha due bambini riceve un contributo di 130 euro al mese che diventano 300 se sono tre. Nel paese d’oltralpe, le madri possono contare su servizi pubblici diffusi.

Qui da noi i figli sono un costo che è diventato insopportabile per le famiglie con redditi bassi. Non solo le sarde, ma anche le donne immigrate hanno smesso di fare figli. La loro fertilità resta più alta, 1,68 figli per donna, l’età più bassa, 28,4 ma le nascite sono diminuite. Su questo comportamento sono possibili due spiegazioni, la prima è che lavorando hanno poco tempo da dedicare ai bambini e non possono contare sulle reti familiari dei loro paesi d’origine; l’altra, che anche loro tendono ad uniformarsi al modello dominante della famiglia con pochi figli.

Crescono invece i decessi, siamo una società vecchia e le morti aumentano. Sul picco dell’anno passato, in mancanza di dati medici disaggregati, è ancora impossibile un ragionamento completo. L’effetto del taglio sulle prestazioni sanitarie si farà sentire nel tempo. Però qualche avvisaglia già si nota, per la prima volta dal dopoguerra ad oggi diminuisce l’aspettativa di vita alla nascita. 79,7 per i maschi e 85,0 per le donne, registrando un meno 0,3%. Decimo di punto da non prendere alla leggera. I sardi stanno correndo verso una società insostenibile fatta di vecchi sulle spalle di pochi giovani. Una morte dolce che sancirà nel tempo la nostra scomparsa.

Non sarà né il primo né l’ultimo popolo a sparire davanti allo sguardo freddo della Storia. Solo che ora tocca a noi. È possibile fermare queste tendenze? In parte sì, chiedendo alla politica di esercitare fino in fondo il suo ruolo, di pensare in una prospettiva pluridecennale; di mettere in opera servizi e aiuto alle famiglie, di qualsiasi tipologia e genere siano. Basta imitare la Francia. Sì può pero continuare a procedere come prima, far finta di niente, sperando che chi verrà farà. Se sarà così l’ultimo che resta si ricordi di chiudere la porta e spegnere la luce.

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* By sardegnasoprattutto/ 22 febbraio 2016/ Città & Campagna/
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Nel riquadro la Sibilla cumana. Il quadro è di Domenichino e si trova nella Galleria Borghese di Roma.
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lampada aladin micromicroSPOPOLAMENTO e ACCOGLIENZA su ALADINEWS

Oggi mercoledì 24 febbraio 2016 – Un nuovo piano di rinascita per la Sardegna?

Laudato si' Pixel 24 2 16
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stemma RAS Consiglio-regionale-SardegnaSTATUTO della Regione Autonoma della Sardegna (Statuto speciale per la Sardegna – Legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3). Titolo III art. 13art 13  RAS

La Sardegna che vogliamo – Quale sviluppo per la Sardegna?

Sardegna CSS 29 feb 16Lunedì 29 febbraio 2016 a partire dalle ore 15.30
presso il salone dell’Ex-Distilleria-Città dell’Impresa via Ampere,2
Cagliari-Pirri fronte giardino Ex-Vetreria di Pirri si terrà il Convegno dal tema “La Sardegna che vogliamo – Quale sviluppo per la Sardegna?”
PROGRAMMA MATTINA
ore 11.00 MANIFESTAZIONE PER UN NUOVO SVILUPPO DELLA SARDEGNA, sotto l’androne del Consiglio Regionale con le nostre bandiere CSS e le bandiere di tutti i Movimenti, Comitati e Partiti che sostengono o vorranno sostenere la battaglia per un nuovo sviluppo della Sardegna.
Sotto il nostro striscione:
FABBRICHE DI BOMBE CENTRALI A CARBONE NON E’ LAVORO
“Maleddetti e delinquenti” i trafficanti di armi,bombe e coloro che fanno le guerre
ore 13.00 PRANZO AL SACCO sotto il Consiglio Regionale
sarà offerto uno spuntino, unu smurzu a sa sarda:”pane, casu, sartizzu e binu nieddu”
ore 14.30 SPOSTAMENTO A PIRRI dove alle 15.30 inizierà il CONVEGNO come da locandina
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- La pagina fb del Convegno “La Sardegna che vogliamo – Quale sviluppo per la Sardegna?” promosso dalla CSS.

Culle vuote e bare piene, la lenta eutanasia dei sardi

Sibilla Cumana Domenichino gall Borghesedi Nicolò Migheli*

Gli indicatori demografici presenti nel rapporto Istat 2015 non sorprendono gli addetti ai lavori. Confermano tendenze che stanno diventando strutturali. Meraviglia invece la totale assenza di reazione della politica, nonostante l’allarme dei centri studi e della stampa. Politica distratta dal contingente che ha rinunciato a progettare il futuro, anzi con le sue azioni finisce con l’aggravare il problema. La media del numero dei figli per donna in Sardegna è dell’1,10, ultima tra le regioni italiane. Un punto netto sotto la soglia di sostituzione che è di due figli per due genitori. In pratica un dimezzamento della prossima generazione.

Anche l’età media del parto è la più alta in Italia: 32,3. Dato che condividiamo con il Molise. Cresce anche l’età media dei sardi 45,7, che rispecchia la composizione sociale della popolazione. Da zero a 11 anni l’11,8 della popolazione; tra i 15-64 anni il 66,1; oltre i 65 il 22,1. Un indice di dipendenza strutturale – rapporto tra popolazione in età non attiva (0 e 65 anni e più) e la popolazione in età attiva (15-64 anni)- del 51,3. La dipendenza degli anziani- rapporto tra la popolazione oltre i 65 anni con quella attiva- del 33,4. L’indice di vecchiaia del 187,2.

Dati da crisi demografica. La piramide delle età rovesciata, la base esigua composta da individui giovani contro un vertice anziano che si allarga sempre più. Un tasso di crescita naturale della popolazione pari a meno 3,3 ‰. Il 2015 è stato anche l’anno dell’aumento progressivo dei decessi, un 7,4 in più rispetto all’anno precedente. Le ragioni dell’invecchiamento della popolazione sono molteplici e finiscono per essere concause del disastro. Perché i sardi hanno smesso di fare figli? Si potrebbe affermare che è una tendenza generale di tutti i paesi ricchi, però in Sardegna vi sono elementi che inducono ad una ulteriore riflessione.

La prima è che la base di donne fertili, finito il baby boom degli anni 60 e primi 70, si è notevolmente ridotta. La seconda, è questo è un dato positivo in qualsiasi modo la si pensi, è che le donne sarde da svariati anni sono le prime in Italia nel consumo della pillola contraccettiva. Un riappropriarsi del proprio corpo, un decidere come e quando generare, che trova radici nel ruolo forte che le donne hanno sempre avuto nella nostra società.

Questo però non basta, anche in Svezia o in Francia l’uso della pillola è abbastanza alto e nonostante questo i figli si fanno. Quel che manca è lo stato sociale, quel che manca è una rete di servizi che aiutino le mamme sin dalla gestazione. Le reti familiari non riescono più a supplire all’assenza del pubblico. Il panorama generale di disoccupazione, sottoccupazione e precariato favoriscono l’esigenza di posticipare la maternità, non a caso l’età media è cresciuta, con il rischio di entrare in quella fascia di “puerpere attempate” , definizione ingenerosa, ma questa è. Se si fanno i figli in età avanzata, è quasi normale ricorrere di più ai servizi sanitari, questi però con i tagli diventano sempre più costosi.

Di conseguenza i figli li fa chi se li può permettere, chi può loro offrire un futuro dignitoso e una tranquillità economica. Oggi si assiste al paradosso che le famiglie numerose di tre o più figli sono quelle benestanti, mentre prima avveniva il contrario. Non così avviene in Francia, ad esempio, dove un programma di assistenza alle madri, nel giro di quarant’anni ne ha fatto il paese più giovane d’Europa. La media dei figli per donna è di 2. Chi ha due bambini riceve un contributo di 130 euro al mese che diventano 300 se sono tre. Nel paese d’oltralpe, le madri possono contare su servizi pubblici diffusi.

Qui da noi i figli sono un costo che è diventato insopportabile per le famiglie con redditi bassi. Non solo le sarde, ma anche le donne immigrate hanno smesso di fare figli. La loro fertilità resta più alta, 1,68 figli per donna, l’età più bassa, 28,4 ma le nascite sono diminuite. Su questo comportamento sono possibili due spiegazioni, la prima è che lavorando hanno poco tempo da dedicare ai bambini e non possono contare sulle reti familiari dei loro paesi d’origine; l’altra, che anche loro tendono ad uniformarsi al modello dominante della famiglia con pochi figli.

Crescono invece i decessi, siamo una società vecchia e le morti aumentano. Sul picco dell’anno passato, in mancanza di dati medici disaggregati, è ancora impossibile un ragionamento completo. L’effetto del taglio sulle prestazioni sanitarie si farà sentire nel tempo. Però qualche avvisaglia già si nota, per la prima volta dal dopoguerra ad oggi diminuisce l’aspettativa di vita alla nascita. 79,7 per i maschi e 85,0 per le donne, registrando un meno 0,3%. Decimo di punto da non prendere alla leggera. I sardi stanno correndo verso una società insostenibile fatta di vecchi sulle spalle di pochi giovani. Una morte dolce che sancirà nel tempo la nostra scomparsa.

Non sarà né il primo né l’ultimo popolo a sparire davanti allo sguardo freddo della Storia. Solo che ora tocca a noi. È possibile fermare queste tendenze? In parte sì, chiedendo alla politica di esercitare fino in fondo il suo ruolo, di pensare in una prospettiva pluridecennale; di mettere in opera servizi e aiuto alle famiglie, di qualsiasi tipologia e genere siano. Basta imitare la Francia. Sì può pero continuare a procedere come prima, far finta di niente, sperando che chi verrà farà. Se sarà così l’ultimo che resta si ricordi di chiudere la porta e spegnere la luce.

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* By sardegnasoprattutto/ 22 febbraio 2016/ Città & Campagna/
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Nel riquadro la Sibilla cumana. Il quadro è di Domenichino e si trova nella Galleria Borghese di Roma.

Oggi martedì 23 febbraio 2016

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lampada aladin micromicroCOMUNICAZIONE DI SERVIZIO. Dal 20 al 23 febbraio il nostro sito subirà rallentamenti nell’aggiornamento delle pagine. Ce ne scusiamo con i nostri lettori che invitiamo a seguirci con immutata attenzione e disponibilità collaborativa.
————– Venezia agosto 1970 all’origine degli Amici sardi della Cittadella.—–
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Oggi lunedì 22 febbraio 2016

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crui_logoPER UNA NUOVA PRIMAVERA DELLE UNIVERSITA’
Verso il 21 marzo: dossier in vista delle iniziative in ogni ateneo per riaffermare il ruolo di ricerca e alta formazione. Tutte le informazioni su UnicaNews.
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Cagliari Elezioni 2016. La CSS indaga e sollecita alleanze “con juicio”

AladinDibattito-CAbisGiacomo Meloni ft micro(Giacomo Meloni segretario nazionale CSS) IN QUESTI MESI DI CAMPAGNA ELETTORALE PER LE AMMINISTRATIVE DI CAGLIARI, mi son riproposto di andare ad ascoltare a titolo personale e come Segretario della CSS i vari candidati e soprattutto i programmi per la città:
1.Giovedì 11 di febbraio 2016 ho incontrato per due ore Enrico Lobina,candidato Sindaco con la lista Cagliari Capitale, che ho esortato ad incontrarsi con gli altri candidati per confrontarsi sui Programmi,ad iniziare da Paolo Matta e Paolo Casu che insistono su una stessa area di elettorato. E’ assurdo che ci siano tre candidati sindaci, pur avendo amicizie e punti programmatici in gran parte identici.
2.Venerdì 19 febbraio 2016 sono stato al Caesar’s Hotel a sentire l’avv.Giuseppe Andreozzi dei Rosso/Mori che ha illustrato le realizzazioni della Giunta di Massimo Zedda, dandone un giudizio positivo soprattutto per le opere di ricostruzione della città che è più ordinata e più bella da vedere e da vivere.
Certamente, dice Andreozzi, 5 anni non bastano per cambiare la città, che dopo le Giunte di Centro-Destra, era bloccata e sporca.
Le Giunte di Centro-Destra hanno favorito la speculazione edilizia, mentre il Centro-Sinistra ha bloccato tre grosse lottizzazioni: Fangario-Terra Maini-Su Stangioni; ha introdotto le zone pedonali e le piste ciclabili (Cagliari per il trasporto Pubblico Urbano è classificata al 2 posto dopo Milano);
al 3 posto come zone pedonali,dopo Firenze e Venezia ;
al 10 posto per la mobilità sostenibile.
La Giunta Zedda, secondo Andreozzi,ha posto le regole per la buona convivenza tra le varie categorie; ha stanziato 6 milioni per la manutenzione degli impianti sportivi e 43 milioni per le politiche a sostegno delle persone sole e le famiglie sulla soglia della povertà; 11 milioni per la riqualificazione del quartiere di S.Elia; terza città su 21 dove si pagano meno tasse; sulle mense materne ed elementari solo cibi biologici ed a Kilometro Zero; riqualificazione delle periferie e della Frazione di Pirri etc. etc. etc.
4.Sabato 20 febbraio 2016 sono andato al salone Dino Zedda dentro la Fiera Internazionale della Sardegna – presenti più di mille persone – a sentire il Programma di Piergiorgio Massidda delle 7 rivoluzioni intorno al Tema :
VOGLIO COSTRUIRE UN POLO CIVICO,IDENTITARIO E SARDISTA.
Io non sono un uomo nuovo, ammette Massidda, ma la mia ambizione è di unire tutte le forze migliori per sfidare la mummia che è la Sinistra attuale.
Non sbatterò la porta in faccia a nessuno, ma nello stesso tempo non mi farò condizionare da nessuno.
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Enrico Lobina fieraLa risposta di Enrico Lobina
Caro Giacomo,
ti rispondo con tutta la stima che conosci, anche perché fai parte della Fondazione Sardinia, di cui mi onoro di far parte. Ti ripeterò, quindi, alcune cose che già ti ho detto di persona. Cagliari Città Capitale è un laboratorio politico, una coalizione, di forze diverse. Siamo aperti ed inclusivi, nonché trasparenti. Tutto ciò che pensiamo ed abbiamo deciso è pubblico.
Da novembre siamo in contatto con le forze politiche che tu nomini. Stiamo chiedendo a tutti di lavorare insieme e di convergere. Almeno provarci.
Paolo Matta e la quinta A, con cui siamo in contatto da novembre, hanno chiesto ulteriore tempo prima di decidere se lavorare ad una sintesi.
Paolo Casu ci ha detto che possiamo parlarci tra qualche mese.
I Verdi hanno già aderito a Cagliari Città Capitale, insieme a tante altre organizzazioni, comitati e singoli.
Quando abbiamo incontrato Massidda, gli abbiamo chiesto se la sua candidatura a Sindaco fosse in discussione, e ci ha detto di no. Gli abbiamo chiesto di farci avere il suo programma, ma non ne aveva. Questo è successo molti mesi fa, e da allora molto è cambiato.

Per cui non abbiamo aspettato le tue esortazioni per fare tutti i passi che tu indichi. A te, e a tutti gli altri che si prodigano di consigli, chiedo di metterci la faccia, come ho fatto e tante organizzazioni, candidati e militanti, e di distinguere chi propone e fa, e chi no.

Con stima

Oggi domenica 21 febbraio 2016

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Monumento al tubo
Tubo Fiera
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Addio Umberto Eco

umberto_eco aladin E’ morto all’età di 84 anni il grande scrittore, filosofo, semiologo, esperto di comunicazione… grande persona Umberto Eco, sicuro riferimento culturale per tutti noi. Ci mancherà, ma ci lascia molti libri, documenti, prese di posizione, consigli… che illuminano il nostro cammino.

Oggi sabato 20 febbraio 2016

Logo_Aladin_Pensieroaladin-lampada-di-aladinews312sardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413. .
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lampada aladin micromicroCOMUNICAZIONE DI SERVIZIO. Dal 20 al 23 febbraio il nostro sito subirà rallentamenti nell’aggiornamento delle pagine. Ce ne scusiamo con i nostri lettori che invitiamo a seguirci con immutata attenzione e disponibilità collaborativa.

Clab Unica über alles. Prima Yenetics, ma hanno vinto tutti!

Clab Unica über alles. Prima Yenetics, seconda Bxtar, terza Bautifulbox, ma hanno vinto tutti! Tutte le informazioni domani su Unicanews e su TTecnologico. Intanto alcune notazioni a caldo…
clab 19 feb16 seiclab 19 feb16 cinqueContamination Lab di Unica. Pigliaru promette di proseguirne il sostegno con i fondi della programmazione europea 2014-2020. Ammette di non aver avuto alcun merito in questo progetto, ma strada facendo se ne è convinto. Ne siamo felici. Pigliaru si vanta di essere renziano. Poteva risparmiare di ricordarcelo, anche perché Renzi è oggi il principale responsabile del tentativo di annientamento delle Università del Sud isole comprese. Ma, dice Pigliaru, che Renzi non è consapevole dei guai che la sua politica genera. Un po’ come Scaiola per la casa al Colosseo… Non lo sapeva. Pigliaru ha promesso di spiegarglielo!Clab 19feb16 quattroClabUnica, Contamination Lab. Ottima iniziativa dell’Università di Cagliari. Potrebbe avere una nuova vetrina, anche come disseminazione dei buoni risultati alla Fiera Internazionale della Sardegna di aprile-maggio 2016.Clab 19feb16 tre Casi di successo: Nausdream, Intendime, BabaiolaClab 19feb16 dueClab bravi tutti
Bravi tutti e brave Maria del Zompo (Rettore), Annalisa Bonfiglio (Pro Rettore all’innovazione), Chiara Di Guardo (responsabile progetto), Michela Loi (coordinatrice), Anna Rita Etzi (responsabile gestionale) e tutti/e gli/le altri/e che comunque saranno citati/e nei servizi di UnicaNews.Clab 19feb16 Tutti Proseguite in Fiera, perché con il vostro apporto la Fiera Internazionale della Sardegna potrà essere ripensata. L’innovazione potrà essere la salvezza della Fiera al servizio di Cagliari e della Sardegna! Siamo alle battute finali. Chi ha vinto? Yenetics! Tutte le informazioni e molto di più su Unicanews.

IDEExLaFIERA. Valorizzare i Padiglioni storici. Padiglione Casmez di Adalberto Libera

CANELLES55 FIERA CAFIERA-PAD-CASMEZ bisQuando a Cagliari si tenne un Convegno su ADALBERTO LIBERA NEL DOPOGUERRA.
Ecco una sintetica DOCUMENTAZIONE dell’iniziativa del febbraio 2003, che potrebbe essere riproposta, con opportune attualizzazioni, in Fiera, nella edizione 68 di aprile/maggio 2016. – segue -

Oggi venerdì 19 febbraio 2016

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- Informazioni nella pagina dedicata di Unica.it.
Logo_Aladin_Pensieroaladin-lampada-di-aladinews312sardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413. . – La pagina del Clab Unica con i VIDEO DA VEDERE! -
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caro-umberto- “CARO UMBERTO, SERGIO CARISSIMO”: Nuovo libro di GIUSEPPE MARCI.
Presentazione oggi alle 18, Villa Muscas, Cagliari. Informazioni su Unica.it.

IDEExLaFIERA.Tutto (o quasi) è stato già detto e scritto… Ma ripetere giova, purché si faccia!

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lampada aladin micromicroL’edizione 68 della Fiera Internazionale della Sardegna si celebrerà (salvo ripensamenti dell’ultim’ora) a cavallo tra la fine del mese di aprile e i primi giorni di maggio. Dovrebbe essere, come da tanti auspicato, l’ultima Fiera di una stagione superata per far posto a una Fiera radicalmente rinnovata fin dalla 69sima edizione del prossimo anno. Dunque, quella imminente, un’edizione di transizione, che appunto per questa caratteristica, dovrebbe in certa misura anticipare il futuro. E, allora, spazio alle idee, molte delle quali – lo abbiamo ribadito tante volte nella nostra News – sono state già enunciate e scritte. In questa “fiera delle idee” ve ne sono molte validissime, altre meno valide, altre del tutto balzane (come l’ultima di trasformare la Fiera in un “grande acquario”). Va bene spazio alla fantasia in un grande brainstorming collettivo, ma abbiamo anche bisogno di concretezza. Quella che hanno molte delle idee in campo, alcune delle quali possono avere anticipazione appunto nella 68ma prossima edizione della Fiera. Ne abbiamo già parlato e ne parleremo. Qui ricordiamo (e rilanciamo) l’idea che una parte della Fiera sia dedicata all’innovazione, con particolare riferimento a quella generata dal mondo giovanile, specie scolastico e universitario, che in gran parte da vita a start up, spin off e altre iniziative. La Fiera in questo settore potrebbe avere carattere permanente. Ne parlò Cristiano Erriu nell’ambito di una conferenza tenutasi proprio in Fiera il 28 aprile del 2012 (vedi articolo del 29/4/12 su Aladinews, che sotto riproduciamo).
Unica Liaison office Bomeluzo
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(Aladinews 29 aprile 2012) Un “salone dell’innovazione” punto d’incontro ricerca-impresa nella Fiera della Sardegna
di Franco Meloni

Organizzare nella Fiera di Cagliari un “Salone dell’Innovazione”, spazio adeguatamente attrezzato dove i centri di ricerca, le università e i singoli ricercatori possano incontrare (per un periodo da tre giorni a una settimana) le imprese esistenti e quanti hanno l’idea di fare impresa e fare affari. E’ questa una delle più importanti proposte scaturite dal confronto tra ricercatori, imprenditori e esponenti della pubblica amministrazione in occasione del Seminario sul rapporto “ricerca-imprese” organizzato il 28 dalla Camera di Commercio.

Resistendo alla tentazione di una bella passeggiata lungo i viali della Fiera in una soleggiata mattina di aprile, circa trenta persone si sono rinchiuse per tre ore nello stand F per mettere insieme idee ed esperienze sul come contribuire allo sviluppo del territorio. E’ possibile fare nuova impresa o riorientare le imprese esistenti attraverso i risultati della ricerca scientifica, in gran parte prodotta dall’università? Certo che sì. Lo hanno detto tutti i quindici intervenuti nel dibattito, coordinato dal direttore di aladinpensiero news, raccogliendo le sollecitazioni del prof. Franco Nurzia, il quale ha invitato i ricercatori a porre le proprie competenze al servizio del territorio. Si dirà: lo hanno sempre fatto, ma indirettamente. Oggi il ricercatore e le organizzazioni nelle quali presta la propria attività devono collegarsi sistematicamente alle esigenze del proprio territorio. Una parte consistente della ricerca scientifica deve proprio porsi direttamente ed esplicitamente al servizio del territorio per contribuire a risolverne i problemi e determinarne lo sviluppo. Concetto che dall’altra parte della barrricata, cioè dalla parte delle imprese ha ripreso il dott. Cristiano Erriu, che si è detto convinto della disponbilità delle imprese ad innovare, con l’aiuto dell’università, ma ha lamentato le poche occasioni di incontro vero, fuori cioè dalle cerimonie di sia pur utili convegni. Occorre imitare con intelligenza le esperienze positive in giro per il mondo, come, per esempio, quelle della vicina Barcellona, che ha saputo cogliere il pretesto della “zona franca” per creare un poderoso centro di innovazione al servizio della città e dell’intera Catalogna. Il prof. Francesco Ginesu ha confermato la totale disponibilità della ricerca universitaria al riguardo, avvertendo però che i mestieri di ricercatore e di imprenditore sono differenti, anche nelle modalità di lavorare e nei tempi di realizzazione delle proprie missioni, per cui è necessario integrarsi nel rispetto delle diversità, ma occorre elaborare un linguaggio comune che consenta di capirsi. La dott. Lucetta Milani ha fatto un quadro ottimista del mondo imprenditoriale isolano, in verità più in termini di potenziale che di effettive attuali presenze, che però ci sono in carne e ossa, spesso condizionate da un’eccessiva burocrazia e da “lacci e lacciuoli” imposti dalla pubblica amministrazione. Il prof. Alberto Concu ha rivelato il suo sogno quasi al termine della sua carriera universitaria: quello di “aprire i cassetti dei ricercatori”, pieni di ricerche facilmente “cantierabili”, cioè trasformabili in progetti di business e di impresa e agire di conseguenza con  l’aiuto delle istituzioni (l’assessorato all’industria si era dichiarato disponibile, aspettiamo un impegno della Camera di Commercio). Ne ha dato immediatamente prova il prof. Andrea Manuello, che ha presentato un’applicazione tecnologica per la raccolta e la conservazione dello zafferano, vero oro rosso della Sardegna (lo zafferano sardo è il migliore del mondo e quota 30.000 euro al kilo), che potrebbe consentire un notevole sviluppo del settore. Il prof. Alberto Angioni ha lamentato come le imprese sarde del comparto agricolo siano eccessivamente piccole e incapaci di innovare in misura adeguata non solo perchè difficilmente riescono a consorziarsi, ma perchè non utilizzano le opportunità offerte dalla ricerca delle università locali (spesso si rivolgono a caro prezzo ai consulenti della penisola). Esperienze positive di grandi prospettive, ma che non trovano l’accoglienza che meriterebbero da parte delle istituzioni, sono state portate dal direttore della società onlus San Lorenzo Giuseppe Madeddu (prodotti innovativi per la bioedilizia, che utlizzano le risorse locali, come la lana di pecora e le argille sarde) e dall’ing. Leonardo Ghisu, quest’ultimo impegnato allo sviluppo dei sistemi satellitari (che nell’isola possono trovare base operativa d’interesse internazionale, nella fase applicativa che deve seguire a quella in corso, prevalentemente di studio e ricerca). Il dott. Antonio Fadda ha dato conto della nascita di una nuova impresa spin off dell’università di Cagliari, che si occuperà di trattamento dati e che allo stato utilizza le incentivazioni dei fondi europei messi a disposizione da Sardegna Ricerche. I proff. Gianfranco Fancello e Felice Di Gregorio hanno parlato dei rispettivi settori di ricerca (Trasporti il primo, Ambiente il secondo), sostenendo come la ricerca universitaria abbia messo a disposizione da tempo strumenti utili rispetto a gravi problemi attuali, purtroppo sconosciuti ai decisori politici. Ci si è riferiti a questioni come la riorganizzazione dei porti e la problematica dell’erosione delle spiagge. Ciò richiama all’esigenza di trovare sedi di confronto o, come sono stati chiamati: appositi “tavoli istituzionali”, che coinvolgano la politica, l’impresa e la ricerca. Ma tutte queste riflessioni in fondo non sono già in atto da tempo? E perchè ogni volta sembra doversi ricominciare da capo? E’ una domanda che si è posta la dott.ssa Michela Loi, che ha richiamato al fatto che esistano precise linee di indirizzo europeo e coerenti programmi attuativi in materia di innovazione e aiuti all’impresa perchè si utilizzi la ricerca scientifica per innovare e creare nuove occasioni di sviluppo e di lavoro. Nelle università si sono creati gli uffici dedicati al trasferimento tecnologico (i liaison office), ma tutto viene mantenuto al livello di “minima utilia”, senza cioè adeguarsi alle dimensioni dei problemi, delle esigenze e delle stesse aspettative del territorio. Collegandosi a questo intervento la dott.ssa Stefania Tidu, collaboratrice del Centro di competenza Cemapros, ha richiamato la proposta di realizzare gli “incubatori d’impresa”, indispensabili per favorire la creazione di impresa innovativa, per aiutare i giovani imprenditori. C’è un problema di mentalità da superare per essere all’altezza dei tempi. Il prof. Nurzia in chiusura si è chiesto, retoricamente, se la Camera di Commercio di Cagliari con le sue Aziende Speciali (Fiera e Centro Servizi per le Imprese) possa costituire un soggetto di riferimento affidabile per costruire l’auspicata alleanza che integri, nel perseguimento di una missione congiunta, la ricerca e l’impresa. La risposta del sistema camerale, rappresentato dal dott. Erriu, è stata ovviamente positiva. Il nuovo presidente del Centro Servizi all’Impresa, Cristian Atzori, presente alla chiusura della manifestazione, ha confermato questa impostazione con gli impegni conseguenti, che saranno oggetto di un apposito prossimo incontro. – segue -