Monthly Archives: maggio 2018

E il Governo è stato fatto!

[Repubblica.it] ROMA – Un premier ‘tecnico’ con due vicepremier che sono i leader dei partiti che sostengono il governo; diciotto ministri, di cui 5 donne; un sottosegretario targato Lega. È nato dopo quasi tre mesi il governo M5s-Lega guidato dal professor Giuseppe Conte, che ha accettato stavolta senza riserve dopo la rinuncia di Carlo Cottarelli e giurerà alle 16 di venerdì 1° giugno 2018.

Vicepresidente del Consiglio e ministro dello Sviluppo economico, Lavoro e politiche sociali: Luigi Di Maio. Vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno: Matteo Salvini. Sottosegretario alla presidenza del Consiglio: Giancarlo Giorgetti.

Economia: Giovanni Tria (Lega). Esteri: Moavero Milanesi. Giustizia: Alfonso Bonafede (M5S). Politiche comunitarie: Paolo Savona. Rapporti con il Parlamento e democrazia diretta: Riccardo Fraccaro (M5S). Pubblica amministrazione: Giulia Bongiorno (Lega). Affari regionali: Erika Stefani (Lega). Sud: Barbara Lezzi (M5S). Famiglia e disabili: Lorenzo Fontana (Lega). Difesa: Elisabetta Trenta (M5S). Politiche agricole: Gian Marco Centinaio (Lega). Infrastrutture: Danilo Toninelli (M5S). Istruzione: Marco Bussetti (Lega). Beni culturali: Alberto Bonisoli (M5S). Salute: Giulia Grillo (M5S). All’ambiente Sergio Costa.

In tutto i ministri sono 18: nove quelli dei Cinquestelle, sei delle Lega, tre i tecnici. Cinque le donne. Ecco i ministeri chiave.
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E il Governo si farà!

serieta-signoriContro le elezioni anticipate: un inutile spreco di soldi, perché nulla cambierebbe sostanzialmente, stante l’attuale pessima legge elettorale (Rosatellum) voluta da Pd, Forza Italia, Lega.
Avvenimenti&Dibattiti&Commenti————–
Governo: Di Maio-Salvini al traguardo. Riaffermata la centralità del Parlamento
31 Maggio 2018
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
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Giovedì 31 maggio 2018

1948-2018: 70 anni di Costituzione e di Statuto – Festa della Repubblica31-mag-fesrta-repubbANPI CIDI SPI-CGIL 1948-2018 Festa della Repubblica Festa della Costituzione 70 anni della Costituzione e dello Statuto Sardo- Relatrice dott.ssa Elena Meloni dell’Associazione Nazionale Magistrati. – Partecipa il Comandante partigiano Nino Gararu. Una iniziativa culturale rimessa al protagonismo delle scuole, attraverso la valorizzazione del lavoro dei giovani e dei docenti, svolto col contributo ANPI CIDI SPI-CGIL, su Seconda guerra mondiale. Antifascismo Resistenza e Liberazione. Assemblea Costituente e Repubblica Italiana. Gli studenti hanno prodotto testi scritti, disegni, lavori di grafica, ecc. Giovedi 31 maggio, h.16, presso la Mediateca del Mediterraneo, via Mameli, CagliariL’evento su fb.
lampada aladin micromicrodemocraziaoggisardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413filippo-figari-sardegna-industre-2img_4633Anpi logo nazimg_4939costat-logo-stef-p-c_2-2————Avvenimenti&Dibattiti&Commenti————–
Mattarella & dintorni: dal caos qualcosa, purché senza il M5S
31 Maggio 2018
Amsicora su Democraziaoggi.
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SOCIETÀ E POLITICA » TEMI E PRINCIPI » POLITICA
“I mercati non possono stare al di sopra della Costituzione”
di Stefano Feltri
il Fatto Quotidiano, 30 maggio 2018, ripreso da eddyburg. Intervista di Stefano Feltri a Barbara Spinelli. Un altro tassello per comprendere l’attuale crisi istituzionale italiana. (m.p.r.)
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Costituzione e Trattati europei
LE RIVOLUZIONI MAL RIUSCITE: IL NO È REAZIONARIO UN ALTRO SI È POSSIBILE
L’inversione tra l’unificazione politica e quella monetaria ha cambiato Costituzione e sovrano. Ma la politica è invenzione del nuovo.
Raniero La Valle all’ANPI di Ozzano Emilia il 1° febbraio 2018.
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Si faccia un Governo!

serieta-signoriContro le elezioni anticipate: un inutile spreco di soldi, perché nulla cambierebbe sostanzialmente, stante l’attuale pessima legge elettorale (Rosatellum) voluta da Pd, Forza Italia, Lega.
Avvenimenti&Dibattiti&Commenti————–
Cottarelli da premier incaricato ad esploratore?
30 Maggio 2018
Red su Democraziaoggi.
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Mercoledì 30 maggio 2018

1948-2018: 70 anni di Costituzione e di Statuto – Festa della Repubblica
31-mag-fesrta-repubb ANPI CIDI SPI-CGIL 1948-2018 Festa della Repubblica Festa della Costituzione 70 anni della Costituzione e dello Statuto Sardo
Relatrice dott.ssa Elena Meloni dell’Associazione Nazionale Magistrati
Partecipa il Comandante partigiano Nino Gararu
Una iniziativa culturale rimessa al protagonismo delle scuole, attraverso la valorizzazione del lavoro dei giovani e dei docenti, svolto col contributo ANPI CIDI SPI-CGIL, su Seconda guerra mondiale. Antifascismo Resistenza e Liberazione. Assemblea Costituente e Repubblica Italiana.
Gli studenti hanno prodotto testi scritti, disegni, lavori di grafica, ecc
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Giovedi 31 maggio, h.16, presso la Mediateca del Mediterraneo, via Mameli, CagliariL’evento su fb.
lampada aladin micromicrodemocraziaoggisardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413filippo-figari-sardegna-industre-2img_4633Anpi logo nazimg_4939costat-logo-stef-p-c_2-2————Avvenimenti&Dibattiti&Commenti————–
Mattarella: dall’eccesso di potere alla farsa
29 Maggio 2018
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Un allievo mi scrive per convincermi a simpatizzare per Mattarella e …per Renzi!
29 Maggio 2018
Roberto Murgia su Democraziaoggi.
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Il capo dello stato non ha il diritto all’ossequio
di Massimo Villone
il manifesto, 29 maggio 2018, ripreso da eddyburg. È cosa saggia ragionare e argomentare prima di esprimere giudizi su questioni un po’ complesse. Pochi lo fanno a proposito della vicenda Mattarella-Savona-Salvini. L’autore di questo articolo fortunatamente si. (e.s)
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Il vicolo cieco
Norma Rangeri
il manifesto, edizione del 30.05.2018 [segue]

E fate questo Governo!

serieta-signoriContro le elezioni anticipate: un inutile spreco di soldi, perché nulla cambierebbe sostanzialmente, stante l’attuale pessima legge elettorale (Rosatellum) voluta da Pd, Forza Italia, Lega.

TRAGEDIA GRECA

img_4764E’ giusto in questo momento di crisi della politica, salvare le istituzioni, a cominciare dalla democrazia rappresentativa e repubblicana.
di Raniero La Valle su fb

È stata una tragedia greca. Come nella tragedia greca, dove pur accadono i fatti più terribili, tutti avevano ragione, e una ragione più forte di loro che li spingeva. Aveva ragione in via di principio Mattarella, a rivendicare i poteri di nomina dei ministri datigli dall’art. 92 della Costituzione, e a temere Savona nel governo, spaventato com’era, anche se più del dovuto, per la minaccia della macchina da guerra turbo-capitalista, già giunta all’insulto a un’”Italia pezzente”, rea di uno sgarro verso la moneta sovrana. Aveva ragione il presidente incaricato Conte a insistere per quella nomina, proprio perché egli non era un tecnico messo al governo per fare i compiti imparati alla Bocconi, ma era un politico investito da compiti nuovi da un mandato popolare attraverso le forze politiche che avevano vinto le elezioni. Aveva ragione Salvini a non cedere sul nodo centrale della sua proposta politica volta a rimettere in discussione i rapporti di forza creati dalla moneta unica europea, perché la rinuncia a farlo, senza nemmeno provarci, significava rinuncia alla politica pur di avere il potere, il che sarebbe stato la definitiva catastrofe della politica e il suicidio del suo partito. Aveva ragione Di Maio a tener fede al patto stipulato con Salvini, perché era lo stesso patto o “contratto” appena promesso agli italiani, e stracciarlo, buono o cattivo che fosse, significava distruggere la differenza che aveva fatto grande il Movimento 5 stelle e che ora lo legittimava a governare. E aveva ragione Savona a dire che lui non chiedeva niente, tantomeno di fare il ministro, ma che le idee sono idee, e quelle non si barattano al primo guaito dei cani da guardia.
Insomma era un quadro in cui tutti finivano perdenti; e perdente è stato anche chi l’ha avuta per vinta, il presidente della Repubblica, perché egli può non nominare un ministro ma a Costituzione invariata non può farlo in nome di un’altra linea politica, perché in una democrazia parlamentare la politica la scelgono gli elettori e il Parlamento, e non gli organi di garanzia, che, facendolo, cessano precisamente di garantire; come farebbe la Corte Costituzionale se invece di dichiarare incostituzionali le leggi, si mettesse lei a legiferare per fare le leggi giuste.

NewsLetter

img_4810Newsletter n. 94 del 29 maggio 2018

Cari Amici,

ODG SARDEGNA, INSEDIATO IL NUOVO CONSIGLIO. BIROCCHI CONFERMATO PRESIDENTE

log-ordine-dei-giornalisti- Si è insediato il 28 maggio il nuovo Consiglio dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna, eletto nelle votazioni del 13 e del 20 maggio scorsi. Nel corso della prima riunione, il Consiglio ha assegnato le cariche interne previste dalla legge, tutte all’unanimità. Il professionista Francesco Birocchi è stato confermato nella carica di presidente. Alla vicepresidenza è stata eletta la pubblicista Erika Pirina – prima donna a ricoprire questa carica. Confermati i professionisti Luigi Almiento alla carica di segretario e Paolo Mastino in quella di tesoriere.Del Consiglio fanno inoltre parte i professionisti Luca Fiori, Vanna Lisa Manca e Celestino Moro, i pubblicisti Federico Marini e Daniela Paba. Il nuovo Consiglio è in carica nel triennio 2018-2021.
lampadadialadmicromicro132Buon lavoro a tutti da parte di Aladinews

COME EVITARE IL SUICIDIO POLITICO DELL’UNIONE EUROPEA

ueIl perché della crisi dell’euro

COME EVITARE IL SUICIDIO POLITICO DELL’UNIONE EUROPEA

O si va verso l’unione politica dell’Europa o si prefigura il crollo delle nostre democrazie ed economie. Non è vero che non ci sono alternative praticabili alle politiche attuali, ed è perciò legittimo e necessario parlarne e farne oggetto di lotta politica ed elettorale. La lezione delle origini. Un processo costituente da affidare al Parlamento europeo

di Luigi Ferrajoli

img_4810[Da chiesadituttichiesadeipoveri] Riproduciamo un articolo del professor Ferrajoli pubblicato il 27 marzo 2017 sul sito “Sbilanciamoci” contenente previsioni avverate e proposte ancora attuali.

Stiamo assistendo, a 60 anni dal Trattato di Roma, alla crisi di quel grande progetto che fu il processo di integrazione europea e, di riflesso, alla crisi delle nostre democrazie nazionali. Un fattore rilevante di questa crisi è indubbiamente l’irrazionale architettura istituzionale dell’Unione Europea. Sono stati creati un mercato comune e una moneta unica, ma non anche un governo comune dell’economia.

Le sole regole di convivenza che gli Stati membri sono stati capaci di inventare per proteggere le loro produzioni sono stati perciò il divieto per i governi di intervenire nelle vicende economiche con aiuti alle loro imprese in difficoltà, anche a costo di lasciarle fallire e di accrescere la disoccupazione, e l’obbligo del pareggio di bilancio e della riduzione dei debiti esteri, anche a costo di ridurre le spese sociali. Di qui il passo indietro degli Stati nel governo dell’economia, cui ha corrisposto un enorme passo avanti dei poteri dei mercati dei quali gli organi centrali dell’Unione hanno finito per farsi tramiti.

Un mostro istituzionale
Ne è risultato un mostro istituzionale: l’abdicazione degli Stati al loro ruolo tradizionale di governo dell’economia e di garanzia dei diritti sociali; il trasferimento delle loro funzioni di governo agli organi dell’Unione i quali, in assenza di una sfera pubblica informata all’interesse comune europeo, hanno finito per subordinarsi alle direttive dei mercati; la crescita delle disuguaglianze e la rottura a livello di massa dello spirito pubblico comunitario e del senso di appartenenza dei diversi popoli europei a un’unica comunità politica; la trasformazione del sogno europeo, per una parte crescente delle popolazioni, in un incubo sul quale fanno leva tutti i partiti e i movimenti populisti che cavalcano la rabbia e la delusione all’insegna dell’antieuropeismo.

L’Europa, in breve, sta negando se stessa. Non è più l’Europa civile e sociale dei diritti e della solidarietà che in passato rappresentava un modello per i progressisti di tutto il mondo, ma un’Europa divisa, disuguale, depressa, debilitata politicamente e moralmente, avvertita come ostile da parti crescenti delle popolazioni, nuovamente in preda agli egoismi nazionali, alle pretese egemoniche, ai populismi xenofobi, alle rivalità, alle recriminazioni e alle diffidenze reciproche.

È questo il problema di fondo dell’Europa. Le politiche europee di austerità, comportando la crescita delle disuguaglianze e la riduzione dello Stato sociale, stanno provocando il crollo delle solidarietà, la disgregazione e la regressione morale, intellettuale e culturale di gran parte delle società europee che si manifesta nella sfiducia, nella paura, nell’odio, nella generale aggressività e nell’assunzione dell’interesse personale e del denaro come unici metri e valori. La Brexit è solo un sintomo di questa involuzione civile dell’Europa. Ciò cui stiamo assistendo, se non ci sarà un mutamento di rotta nelle politiche comunitarie, è il lento suicidio politico dell’Unione Europea.

Ci sono sempre alternative alle politiche sbagliate
È possibile questo mutamento di rotta delle politiche europee? Questa possibilità dipende anzitutto dal rifiuto dell’opposto postulato ideologico secondo il quale, come ripetono tutti i governanti e i loro sostenitori, non ci sarebbero alternative possibili alle politiche finora praticate. Dipende, precisamente, dalla consapevolezza che in politica non c’è nulla di inevitabile e che sempre esistono alternative alle politiche volta a volta praticate, e più che mai alle politiche attuali, rivelatesi oltre tutto fallimentari anche sul piano economico essendo state tra le cause della crisi della quale continuano, paradossalmente, a riproporsi come terapia.

Il mutamento di rotta dipende, in particolare, dal riconoscimento dell’infondatezza della tesi secondo cui l’assenza di politiche alternative sarebbe dovuta alla mancanza delle risorse per finanziare adeguatamente le garanzie dei diritti sociali e del lavoro, le quali sarebbero un lusso che solo i Paesi ricchi e non in tempi di crisi possono permettersi. Anche questo luogo comune va ribaltato: sono proprio le spese sociali rese possibili dalla distribuzione della ricchezza che determinano lo sviluppo economico.

Non dimentichiamo che nel 1945, all’indomani della Liberazione e della fine della guerra più distruttiva della storia, l’Europa e più di tutti l’Italia e la Germania erano un cumulo di macerie: sul piano economico, oltre che sul piano istituzionale e su quello politico e morale. Fu su quelle rovine, con risorse incomparabilmente inferiori a quelle attuali, che fu rifondata la democrazia nelle forme della democrazia costituzionale attraverso la costituzionalizzazione dei diritti sociali e dei relativi vincoli di spesa a carico della sfera pubblica, nonché dell’obbligo di una politica fiscale informata al principio di un’effettiva progressività delle imposte. Oggi si è perduta la memoria di quei vincoli costituzionali. E invece dobbiamo ricordare che è stato anche grazie all’attuazione di quel progetto normativo che si è prodotto, oltre alla fondazione delle nostre democrazie, il più rapido e straordinario sviluppo economico della storia.

Contrariamente al credo liberista, quell’impetuoso sviluppo fu reso possibile, nel primo trentennio del dopoguerra, proprio dalla costruzione della democrazia politica e dello Stato sociale; in Italia, in particolare, dalla scolarizzazione di massa, dalla valorizzazione del lavoro tramite l’espansione dei diritti dei lavoratori, dall’introduzione del servizio sanitario nazionale universale e gratuito, dalle garanzie universali della previdenza e dell’assistenza, in breve dall’attuazione dei diritti costituzionalmente stabiliti. Dovrebbe infatti essere evidente che le garanzie di tali diritti, avendo accresciuto le capacità individuali, sono state il principale investimento produttivo e il più rilevante fattore della crescita economica, non a caso trasformatasi in recessione simultaneamente alle controriforme di questi ultimi anni in materia di lavoro e alla contemporanea riduzione delle spese sociali.

Dobbiamo allora riconoscere che ciò che nei primi trenta anni del dopoguerra ha determinato quello straordinario sviluppo civile ed economico fu la volontà politica, generata e sorretta da forti lotte sociali, di dare attuazione al progetto costituzionale disegnato dalle costituzioni degli Stati membri, e poi dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione e dai primi articoli dei Trattati europei. Questo progetto – il progetto dell’uguaglianza, della pari dignità delle persone e della garanzia dei diritti fondamentali – rappresenta perciò l’alternativa tuttora politicamente possibile e giuridicamente dovuta alle miopi politiche odierne.

Dare poteri costituenti al Parlamento europeo
Ciò che oggi si richiede, in alternativa radicale ai processi decostituenti che hanno investito tanto l’Unione Europea quanto le nostre democrazie nazionali, è dunque un processo costituente della prima quale necessario presupposto di un processo ricostituente delle seconde. In questa prospettiva, una sicura rifondazione dello spirito pubblico europeo proverrebbe oggi dall’istituzione di un’Assemblea Costituente Europea o anche dall’attribuzione al Parlamento europeo, da parte del Consiglio europeo dei ministri, di poteri costituenti, ovviamente su iniziativa e con la partecipazione dei soli Paesi dell’Unione che condividano un apposito Trattato costituente.

È pur vero che attualmente sono in crescita in tutta Europa i partiti e i movimento anti-europeisti. Per sua natura, tuttavia, un’assemblea “costituente”, comportando il trapasso delle relazioni tra gli Stati dall’attuale logica internazionalistica a quella costituzionale, non potrebbe che muoversi in direzione opposta ai processi di disgregazione oggi promossi dai vari partiti sovranisti e populisti.

Solo una vera Costituzione votata da un Parlamento legittimato dal voto di tutti i popoli europei può d’altro canto rilegittimare l’Europa, oggi in crisi di legittimità democratica, ridisegnandone con chiarezza i lineamenti federali e sociali: l’attribuzione di funzioni legislative a un Parlamento eletto su liste europee; l’istituzione di un governo federale ad esso vincolato da un rapporto di fiducia o comunque eletto anch’esso su basi europee; la conseguente creazione di un vero governo politico dell’economia attraverso l’introduzione di un fisco comune e l’attribuzione alla Banca centrale europea dei poteri che spettano a tutte le banche centrali; l’uguale garanzia dei diritti fondamentali per tutti i cittadini europei – in tema di salute, istruzione e reddito di cittadinanza – in grado di assicurarne l’uguaglianza e perciò la coesione sociale e il senso di appartenenza a una medesima comunità; la formazione di partiti e di sindacati europei; la garanzia di un diritto d’asilo europeo e, insieme, la concessione della cittadinanza europea quanto meno ai figli di immigrati che nascono in Europa; la progressiva unificazione giuridica dei codici e della legislazione di base, non avendo alcun senso che nell’Unione convivano decine di codici civili e penali sostanzialmente uguali, e soprattutto del diritto del lavoro, rifondato nelle sue garanzie, prime tra tutte la stabilità dei rapporti lavorativi e l’equa retribuzione minima, onde por fine ai trasferimenti delle imprese nei paesi nei quali è maggiore la possibilità di sfruttare il lavoro.

È facile capire come questa costruzione di una sfera pubblica europea, basata sul carattere universale e gratuito di tutti i diritti, di libertà e sociali, stabiliti nella stessa Carta dei diritti fondamentali dell’Unione, rappresenta il progetto politico la cui attuazione varrebbe non solo a restituire credibilità al processo di integrazione, ma anche a minare alle radici le ragioni dei tanti populismi antipolitici e anti-europei.

Pensiamo solo, per esempio, alla riconquista di popolarità e credibilità che proverrebbe all’Unione anche da una sola misura sociale, come l’erogazione da parte degli organi comunitari di un reddito minimo di cittadinanza europea, oltre tutto in attuazione dell’art. 34, 3° comma della Carta di Nizza secondo cui “l’Unione riconosce e rispetta il diritto all’assistenza sociale e all’assistenza abitativa volte a garantire un’esistenza dignitosa a tutti coloro che non dispongono di risorse sufficienti”. Ne risulterebbe immediatamente cambiata la percezione dell’Europa, che finalmente mostrerebbe alle sue popolazioni, e in particolare ai ceti più poveri, non più solo il volto austero ed ostile dei mercati e dei sacrifici, ma anche il volto benefico dei diritti e delle garanzie.

Certamente tutto questo ha oggi il sapore di un’utopia. Ma non confondiamo, se non vogliamo occultare le responsabilità della politica, tra conservazione e realismo, squalificando come impossibile o irrealistico o utopistico ciò che è solo improbabile perché contrasta con gli interessi e con la volontà dei poteri economici e finanziari o, più semplicemente, con ciò che di fatto accade. Sappiamo al contrario che in quanto è accaduto e in quanto accadrà non c’è nulla di necessario o di naturale, ma solo il risultato delle misure dissennate con le quali la crisi è stata dapprima cagionata e poi aggravata, e che perciò un’altra Europa è possibile, se solo la politica sarà capace di rifondarsi all’altezza dei suoi problemi e dei suoi interessi comuni.

Una cosa è comunque certa: oggi o si va avanti nel processo costituente europeo avviato 60 anni fa e si pone all’ordine del giorno una rifondazione costituzionale dell’Unione, oppure si va indietro, ma indietro in modo brutale e radicale; o cresce l’integrazione costituzionale e l’unificazione politica dell’Europa sulla base dell’uguaglianza nei diritti e di un comune interesse pubblico dell’Unione, oppure si prefigura un crollo delle nostre economie e delle nostre democrazie, a vantaggio dei populismi che in tutta Europa stanno crescendo minacciosamente.

Luigi Ferrajoli

(da Sbilanciamoci del 27 marzo 2017)

DIVERSIVI in ATTESA di EVENTI. Saranno queste le prime parole di Cottarelli nel presentare il suo Governo al Parlamento italiano?

carlo_cottarelli_-_festival_economia_2015Così esordirà il presidente del consiglio Carlo Cottarelli presentando il suo governo al Parlamento italiano?
«Prendo la parola in questo consesso [mondiale] e sento che tutto, tranne la vostra cortesia, è contro di me: è soprattutto la mia qualifica di ex nemico, che mi fa ritenere un imputato, l’essere arrivato qui dopo che i più influenti di voi hanno già formulato le loro conclusioni in una lunga e faticosa elaborazione».
Indovinate da chi copierà?
Segue la risposta.

Contro le elezioni anticipate: un inutile spreco di soldi, perché nulla cambierebbe sostanzialmente, stante l’attuale pessima legge elettorale (Rosatellum) voluta da Pd, Forza Italia, Lega

disperazione AladinIn Parlamento c’è una maggioranza in grado di esprime il Governo del Paese? Io credo di sì. Si trovino i meccanismi perchè questo sia possibile!
- Per scherzosa analogia: come risolse il problema il popolo quando i cardinali non riuscivano a eleggere un nuovo Papa: https://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/conclave-1268-chiesa-cardinali-murati-1501383/
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Un po’ di storia (da il Sole 24 ore).
La maggioranza pro-Rosatellum
Sul Rosatellum bis si compone una maggioranza larghissima che va dal Partito Democratico a Forza Italia, dalla Lega Nord ad Alternativa Popolare di Alfano ad Ala di Denis Verdini. Ma l’approvazione non è quel che si definirebbe una passeggiata. La riforma arriva in aula alla Camera con lo spettro dei franchi tiratori che già avevano affossato il tentativo precedente. Il Movimento Cinque stelle considera la nuova legge cucita su misura delle coalizioni di centrodestra e centrosinistra e contro l’unica formazione che non è disponibile a fare alleanze. E la tensione si alza quando il governo decide di porre la fiducia per bypassare le centinaia di voti segreti che pesano sulla legge. L’ultima coda polemica al Senato, dove dopo cinque fiducie sul testo, l’Mdp di Bersani esce dalla maggioranza. Oggi, quasi per paradosso, il partito che più aveva osteggiato il Rosatellum – la formazione di Di Maio – ha vinto le elezioni e i due partiti che più hanno creduto nella nuova legge – Pd e Forza Italia – ne hanno fatto le spese. A conferma che sull’esito del voto pesano mille variabili. La legge elettorale è solo una delle tante.
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beppe-andreozziL’autorevole parere dell’avv. Giuseppe Andreozzi
Sulla sua pagina fb
Ho cercato invano di nascondermi, ma, assediato da amici che con ogni mezzo mi sollecitano un’opinione sul (mancato) governo, risponderò. Con la precisazione (già fatta a voce) che non parlo ne’ da giurista, ne’ da padre della Repubblica (come pretendono altri commentatori sui social), ma, al massimo, da nonno di Dario.
Il presidente Mattarella poteva rifiutare la nomina di Savona come ministro?
Tecnicamente si, la risposta è nella Costituzione, art. 92: “Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri”. Nella lingua italiana, che è quella dei costituenti, proporre significa “indicare, o consigliare, suggerire come utile, come opportuno”.Tanto è vero che la maggior parte dei costituzionalisti non discute tanto sulla vincolatività delle proposte del primo ministro (è capitato anche in passato che presidenti della Repubblica rifiutassero la nomina di ministri), quanto sui casi nei quali il presidente, per ragioni di opportunità, potrebbe intervenire.
Ha fatto bene Mattarella a provocare la rinunzia di Conte all’incarico?
In realtà Mattarella ha soltanto rifiutato, per motivi di opportunità, la nomina di Savona a ministro di economia e finanze. Non ha mai preteso ne’ che Conte rinunziasse all’incarico, ne’ di nominare un ministro non proposto; ha chiesto un altro nome e non gli è stato fatto. Questa è la novità assoluta rispetto al passato. Possibile che non esistesse un’altra figura da indicare? E che lo stesso Savona non potesse collaborare in altra forma col governo? A dire il vero, serpeggia fra amici a cinque stelle il sospetto che Salvini abbia voluto dapprima pubblicizzare il contrasto (così da rendere indecorosa un’eventuale marcia indietro di Mattarella) e poi impuntarsi sul nome allo scopo di sfilarsi dall’intesa coi nuovi alleati, per mero calcolo elettorale; forse non hanno tutti i torti.
Il timore della reazione dei mercati internazionali (rispetto alle note teorie del possibile ministro Savona), che ha mosso l’operato di Mattarella, non è umiliante per il Paese?
Penso di si. Occorre però intendersi e ricorro a una banale similitudine. Un figlio giustamente reclama la propria indipendenza con la maggiore età; ma finché dipenderà economicamente dai genitori, sarà ancora costretto a rispettarne le regole. E quando non avrà i genitori, se vivrà facendo debiti, saranno i creditori a stabilire se e cosa potrà permettersi di possedere, con quali forme e in quali tempi dovrà restituire i prestiti ricevuti, se darà garanzie sufficienti col proprio comportamento o se sarà il caso di mettergli all’asta la casa e gli altri averi.
L’Italia è, in parte, in questa situazione. Abbiamo un debito pubblico di 2.256 miliardi di euro, siamo il terzo Paese più indebitato del mondo. La fiducia dei mercati come condizione di sopravvivenza del nostro sistema economico non è una bella cosa, ma è una cosa, oggi, assolutamente necessaria.
E’ un bene che il tentativo di Conte sia fallito?
Non sono contento dell’epilogo del “governo Conte”. Ripeto e preciso: l’operato di Mattarella è stato legittimo; non ha impedito l’intesa politica fra Lega e 5Stelle, ha accettato l’indicazione del premier da loro proposto e si è limitato a rifiutare la nomina di un ministro la cui figura, a prescindere dalle qualità personali, secondo il suo pensiero avrebbe potuto nuocere all’interesse nazionale. Dunque non ha agito per fini “di parte”, ma ha utilizzato i poteri che la costituzione attribuisce al Presidente-garante eletto dal Parlamento.
Tuttavia avrei preferito che quel governo partisse e provasse, tanto per cominciare, a trovare le risorse (non dichiarate nel programma, minimo 100 miliardi all’anno) per finanziare le novità promesse su pensioni e reddito di cittadinanza e realizzare il resto del programma concordato. Mi sarebbe piaciuto anche vedere il nostro (mancato) ministro dell’economia e delle finanze spiegare nel dettaglio le proprie audaci tesi agli interlocutori della politica e della finanza internazionali e magari tornare mestamente in Patria, così da rendere plastica la differenza che sempre esiste fra teorie e prassi.
Ora ci aspettano tempi bui: un governo privo di maggioranza, con una strategia di corto respiro e mero contenimento della spesa e nuove elezioni con un Paese infuriato e deluso dalla politica. Senza avere una credibile alternativa di proposte riformiste, solidali, attente al mondo del lavoro, della scuola e della società civile e senza un ceto politico che le rappresenti in modo credibile, come alternativa alle demagogie e ai populismi.
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Anni 70

Le lotte di quartiere nei banchi del Consiglio Comunale di Cagliari

Comunicazione di Franco Meloni al Convegno di Sassari del 29-30 novembre 2014

Svolgo quest’intervento sul filo della memoria, facendo via via e in conclusione alcune considerazioni di carattere generale che ritengo possano avere una validità per l’oggi.
Premesso che il titolo della Tavola rotonda ci riporta al difficile rapporto tra movimenti e Istituzioni (parliamo delle Istituzioni rappresentative: Stato, Regione ed Enti Locali) e che l’impegno istituzionale è sempre una riduzione della ricchezza dei movimenti, dobbiamo ragionare in questi termini: in quale misura il nostro impegno istituzionale è riuscito a tradursi in cambiamento, cioè in realizzazioni che hanno recepito le istanze dei movimenti? Più esplicitamente si potrebbe anche dire: “per quanto abbiamo fatto possiamo assolverci?”
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[segue]

Martedì 29 maggio 2018

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La prova dello strappo di Mattarella? La discussione parlamentare sulla fiducia a Cottarelli sarà una farsa
29 Maggio 2018
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
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mart-29-mag18-cinetecaOggi, martedì 29 maggio 2018, in Cineteca Sarda (ore 18.30), si parla del 68. Paolo Brogi è in Sardegna per presentare il suo libro ’68 C’EST NE QU’UN DÉBUT (Imprimatur) e si proiettano materiali audiovisivi sul 68 in Italia e in Sardegna.

1948-2018 Festa della Repubblica Festa della Costituzione

31-mag-fesrta-repubb ANPI CIDI SPI-CGIL
1948-2018 Festa della Repubblica Festa della Costituzione
70 anni della Costituzione e dello Statuto Sardo
Relatrice dott. Elena Meloni dell’Associazione Nazionale Magistrati
Partecipa il Comandante partigiano Nino Gararu

Una iniziativa culturale rimessa al protagonismo delle scuole, attraverso la valorizzazione del lavoro dei giovani e dei docenti, svolto col contributo ANPI CIDI SPI-CGIL, su Seconda guerra mondiale. Antifascismo Resistenza e Liberazione. Assemblea Costituente e Repubblica Italiana.
Gli studenti hanno prodotto testi scritti, disegni, lavori di grafica, ecc
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Giovedi 31 maggio, h.16, presso la Mediateca del Mediterraneo, via Mameli, Cagliari
- L’evento su fb.
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