Monthly Archives: settembre 2018

Antonello Murgia è il nuovo presidente dell’ANPI provinciale di Cagliari

Anpi logo nazSubentra a Marco Sini, che ha indirizzato la nota che segue alle amiche e agli amici dell’ANPI e simpatizzanti.
Care compagne e compagni, amiche e amici dell’ANPI e simpatizzanti, da ieri pomeriggio non sono più presidente provinciale dell’ANPI di Cagliari. L’ANPI Provinciale di Cagliari ha un nuovo presidente: Antonello Murgia. Il Comitato provinciale di Cagliari lo ha eletto all’unanimità in sostituzione del sottoscritto che da tempo aveva posto l’esigenza di un avvicendamento nella funzione di Presidente dell’ANPI provinciale dopo oltre sei anni dalla sua elezione.
Il ricambio o avvicendamento è stato giusto e necessario: l’ANPI è un’associazione democratica e chi la dirige non può farlo in eterno ma deve farlo con spirito di servizio per un tempo ragionevole e limitato.
La scelta di eleggere Antonello Murgia darà continuità e sviluppo alle iniziative che l’ANPi ha messo in campo in questi anni. Antonello ha contribuito non poco, con Francesco Pranteddu che ne è stato il promotore, a ricostituire l’ANPi a Cagliari una decina d’anni fa accompagnandola nelle sue iniziative. Gli faccio tanti auguri di buon lavoro confermandogli il mio sostegno e disponibilità.
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antonello-murgia-anpilampada aladin micromicroGrazie a Marco e Congratulazioni e Auguri di buon lavoro ad Antonello, che può contare sulla nostra convinta collaborazione.

Documentazione su Reddito di Cittadinanza, Reddito di Inclusione sociale e dintorni…

005516c4-01cc-4073-80cf-0aca121f2b67Reddito di cittadinanza [*]: a chi spetta? I requisiti
Diritto e Fisco Pubblicato il 26 settembre 2018 sul sito La legge per tutti: https://www.laleggepertutti.it/240793_reddito-di-cittadinanza-a-chi-spetta-i-requisiti

Condizioni per ottenere l’assegno di 780 euro mensili a persona: anche pensionati e percettori di redditi bassi ne avranno diritto.
Si delinea, giorno dopo giorno, la faccia del reddito di cittadinanza cui sta lavorando il Governo. (Segue)

Oggi giovedì 27 settembre 2018

lampada aladin micromicrodemocraziaoggisardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413filippo-figari-sardegna-industre-2img_4633Anpi logo nazcostat-logo-stef-p-c_2-2serpi-2ape-innovativa
———-Avvenimenti&Dibattiti&Commenti———————————–
Decreto sicurezza. Il testo del Decreto, come approvato dal Consiglio dei Ministri.
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Migranti e dintorni: no alle visioni disperate, bisogna aprire.
27 Settembre 2018
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
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lampada aladin micromicro Per correlazione: su Aladinews.
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Inseguendo Proserpina…

melagrana-aldo-lino
di Aldo Lino.

L’acqua pubblica è democrazia

acquabenecomune

CITTÀ E TERRITORIO » TEMI E PROBLEMI » BENI COMUNI
L’acqua pubblica è democrazia
di ALEX ZANOTELLI

comune-info, 16 settembre 2018. Cinque governi hanno ignorato la volontà popolare di pubblicizzare l’acqua. Una delle stelle dei 5S è proprio l’acqua, ma passi concreti non ci sono. Occorre riprendere con forza la lotta per la difesa di questo bene comune. Con riferimenti (i.b.)
Questi sette anni dalla vittoria referendaria (2011) sono stati molto duri e deprimenti per chi si è impegnato per la gestione pubblica dell’acqua. Ben cinque governi si sono succeduti in questi sette anni (Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni) senza tener conto del risultato referendario. Eppure il popolo italiano aveva deciso a larga maggioranza che l’acqua doveva uscire dal mercato e che non si poteva fare profitto sull’acqua. Una chiara riprova questa che la politica non obbedisce al volere popolare, ma è prigioniera dei poteri economico-finanziari. Inutili anche tutti i tentativi fatti per far discutere in Parlamento la Legge di iniziativa popolare sull’acqua che aveva ottenuto quasi un milione di firme. Questa Legge stravolta è rimasta intrappolata nella Commissione Ambiente presieduta da Realacci (PD) e mai discussa poi in Parlamento. Ma anche i Cinque Stelle, la cui prima Stella fu la gestione pubblica dell’acqua, non sono riusciti a regalarcela in città pentastellate come Roma, Torino e Livorno. L’unica grande città italiana che ha obbedito al Referendum è ancora Napoli.

Nonostante tutto questo il movimento italiano dell’acqua ha continuato a resistere in maniera carsica sui territori. Siamo grati ai comitati locali e ai coordinamenti per la gestione pubblica dell’acqua perché nonostante tutto sono stati capaci di continuare a resistere. Ma ora mi sembra di percepire un’inversione di tendenza. L’ho percepita quando sono stato invitato a Brescia a lanciare il Referendum Provinciale per bloccare la vendita ai privati dell’acqua che, a Brescia, è al 100% pubblica. Il comitato dell’acqua, guidato da uomini impegnati come Marco Apostoli, si è opposto a questo ed ha forzato la Provincia, con l’appoggio di 54 consigli comunali, a indire un Referendum che si terrà il 18 novembre.

L’idea è stata subito ripresa dal comitato acqua di Benevento che ha lanciato un Referendum Comunale per bloccare la vendita di quote acqua ai privati. Altri comitati stanno pensando di seguire questa strada. Un’altra spinta all’impegno ci è venuta dall’incontro a Napoli del 12 giugno (settimo anniversario del Referendum!) organizzato dall’Università Federico II, su spinta del prof. A. Lucarelli. Vi ha partecipato anche il Presidente della Camera, Roberto Fico, che nel suo intervento ha promesso di modificare la normativa e i modelli di regolazione del servizio idrico integrato per ristabilire il ruolo centrale dei comuni e l’uscita dal mercato dell’acqua. Il 30 luglio poi ha convocato alla Camera le realtà di base afferenti al Forum dei movimenti italiani per la gestione pubblica dell’acqua e ha poi promesso che avrebbe introdotto in Parlamento, a settembre, una legge che rispetti il Referendum del 2011. I partecipanti hanno ricordato a Fico che il movimento dell’acqua ha sempre sostenuto che si scrive acqua , ma si legge democrazia.

Per questo non possiamo accettare le politiche razziste del governo giallo-verde, perché il concetto stesso di acqua come bene comune sottintende una società basata sui valori della solidarietà e dell’accoglienza e quindi contro il razzismo e la xenofobia. Ma per essere credibile nelle sua volontà di ripubblicizzazione dell’acqua, il movimento 5 stelle dovrà sottrarre immediatamente i poteri di controllo sull’acqua ad Arera, autorità che ha come fine la gestione dell’acqua nel mercato, per restituirli al Ministero dell’Ambiente. Inoltre dovrà intervenire subito con una modifica delle norme introdotte dai governi a trazione PD nel Testo Unico Ambiente per restituire il governo del sistema idrico alle amministrazioni locali. Questi provvedimenti possono e devono essere fatti subito dal governo, con decreti legge, senza aspettare la conclusione dell’iter di approvazione della legge sull’acqua.

Su questi punti non possiamo che valutare come deludente finora l’azione del Ministro dell’Ambiente Costa che addirittura in una recente intervista televisiva si è chiamato fuori dalla vicenda affermando che “non è importante la gestione pubblica o privata, ma la qualità del servizio”. Per questo il Forum dei Movimenti per la gestione pubblica dell’acqua deve premere con più forza per ottenere un nostro diritto fondamentale: la gestione pubblica dell’acqua. Ma il Movimento nazionale ha bisogno anche di vittorie locali trasformando le gestioni SPA di Torino, Reggio Emilia, Trento, città dove l’acqua è al 100% pubblica, in gestioni Azienda Speciale, con cui non si può fare profitto, ma solo utili da investire sul bene acqua.

Mi appello soprattutto alle comunità cristiane, alle parrocchie perché rafforzino ancora di più questo impegno sull’acqua. Papa Francesco ha dedicato il suo messaggio per la Giornata del Creato 2018 all’acqua :” Ogni privatizzazione del bene naturale dell’acqua- sostiene Papa Francesco- che vada a scapito del diritto umano di potervi accedere, è inaccettabile.” Si tratta davvero di vita o di morte per miliardi di impoveriti che già oggi hanno difficile accesso all’acqua (‘ diritto umano essenziale, fondamentale e universale’ secondo Papa Francesco) e l’avranno sempre meno per i cambiamenti climatici in atto. Diamoci da fare tutti, credenti e laici, per una gestione pubblica dell’acqua, partendo da questo nostro paese. L’Italia diventi un esempio per tutti.

Tratto dalla pagina qui raggiungibile

Riferimenti

Sulla prevaricazione del voto popolare espresso con il Referendum per l’acqua pubblica si vedano anche i seguenti articoli: “Acqua pubblica, un referendum da applicare”, un intervista al portavoce del Forum italiano dei movimenti per l’acqua; “Acqua pubblica, il referendum è stato del tutto inutile” di Sergio Marotta; l’appello al Presidente Mattarella “Acqua pubblica. Lo scandalo costituzionale”.

Decreto sicurezza.

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Decreto-sicurezza: misure odiose e incostituzionali
26 Settembre 2018

di Tonino Dessì*

Perché un decreto-legge, dov’è l’urgenza, quando il Governo ascrive a un proprio successo l’aver bloccato gli sbarchi e “spazzato via le ONG dal Mediterraneo”?
Perchè questo esclusivo accostamento, nella rubrica del testo normativo, del tema della sicurezza a quello dei migranti, quando il decreto contiene altre misure in materia di ordine pubblico e di sicurezza che riguardano problemi di ben altra e maggior gravità? Non ricorda (ma in peggio) lo stesso metodo propagandistico, improprio e ingannevole del disegno di legge di riforma costituzionale di Renzi, che recava in rubrica il taglio del numero di parlamentari, la riduzione dei costi della politica e la semplificazione istituzionale?
Perché invertire una delle misure più accorte della normativa previgente, quella di distribuire i migranti salvati in mare sull’intero territorio nazionale attraverso gli SPRAR gestiti dai Comuni, che consentiva la deconcentrazione dell’impatto favorendone l’accoglienza su base comunitaria locale?
Perché stabilire al contrario il loro ammassamento in pochi centri, politica che si è rivelata esplosivamente pericolosa in altri Paesi, come la Francia?
Perché disciplinare questi centri esclusivamente come luoghi di prolungata detenzione, anziché come luoghi di prima istruzione ai fini dell’apprendimento delle regole fondamentali e della lingua del nostro Paese, nonché di assistenza per l’eventuale impiego lavorativo, come avviene efficacemente in Germania?
Diritto di asilo costituzionalmente garantito e detenzione amministrativa di persone che non sono perseguite e che non sono state giudicate colpevoli nel nostro Paese di reati, non contrastano irrimediabilmente?
E infine, il nocciolo “ideologico” del provvedimento: la possibilità di revocare la cittadinanza a persone di origine straniera che l’hanno ottenuta, non crea cittadini di serie B? Non è evidente l’irrimediabile violazione dell’articolo 3 della Costituzione?
Salvini ieri ha dichiarato per sovrappiù, proprio commentando il decreto-legge, che intende far sparire i campi rom. Ma il decreto non contiene nessuna misura migliorativa delle condizioni abitative dei rom, che sono in stragrande maggioranza cittadini italiani. Si vuole equipararli ai nuovi cittadini di serie B? Gli hotspot detentivi saranno anche per loro?
Siamo ormai in Italia al prologo di una nuova legislazione razziale?
La considerazione che il voto in Consiglio dei Ministri è stata unanime mi fa sovvenire che si tratta di uno scambio evidente fra sostegno alla politica xenofoba della Lega e sostegno a misure come il reddito di cittadinanza proposte dal M5S. Non sembri troppo provocatorio se cito in proposito Luciano Canfora, il quale, proprio in relazione a questi aspetti dell’impostazione politico-programmatica del Governo, ha ricordato che il connubio fra welfare “nazionalista” e politiche razziali fu il perno del nazismo in Germania, il patto scellerato fra regime e ceti sociali che assicurò il più ampio consenso interno al regime.
Ad ogni buon conto, a me pare che con l’applicazione di queste disposizioni non solo la gestione dell’immigrazione, ma anche quella di varie situazioni di disagio sociale tenderà a peggiorare anche in termini di ordine pubblico e di sicurezza.
Il che (mantenere il Paese in una costante condizione di allarme e di tensione) è forse una scelta consapevolmente voluta.
Credo che non basti mettersi in attesa del vaglio del Capo dello Stato, per di più in un contesto nel quale i vertici delle forze politiche di maggioranza vanno dimostrando di non esitare a provocare tensioni fra organi istituzionali e a ricorrere in tal caso, quando sembri loro opportuno, a pressioni indebite e minacciose, come ha dimostrato l’affaire Casalino.
Occorre una reazione civile di opinione la più immediata, ampia, efficace, per respingere le misure più odiose di questo provvedimento legislativo.
Mi auguro che i movimenti democratici e, da noi, il CoStat e Democrazia Oggi non si tireranno indietro nel promuovere a tal fine una mobilitazione della cittadinanza più sensibile.
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42489216_757274827946246_2143076070956466176_nPer Maurizio Ambrosini “il decreto Salvini presenta almeno tre ordini di problemi: di legalità, di efficacia e di utilità”. Sul primo aspetto “si prevede una pioggia di ricorsi alla Corte costituzionale e all’Alta Corte di Strasburgo: delle persone in condizioni di fragilità rischiano di diventare ostaggio di interessi politici di corto respiro”. Circa l’efficacia “la prevedibile conseguenza sarà un aumento delle persone sbandate nelle nostre città, prive di tutele e di risorse”. E quindi l’utilità non c’è: “Al di là degli slogan, far lievitare il numero dei richiedenti asilo denegati non aumenterà né la sicurezza né l’ordine delle nostre città. Anche per il cattivismo di governo spesso il diavolo si nasconde nei dettagli”.
Decreto Salvini: illegale, inefficace, inutile?
25 Settembre 2018, su
MEIC Movimento ecclesiale di impegno culturale

di MAURIZIO AMBROSINI
sociologo Università di Milano
consigliere Cnel per l’immigrazione

È noto che i provvedimenti governativi sull’immigrazione hanno spesso una dimensione simbolica e comunicativa che deborda dal merito delle questioni da affrontare. In altri termini, guardano all’opinione pubblica e al consenso interno più che ai problemi concreti e alla cornice legale in cui dovrebbero situarsi. Il decreto governativo sull’asilo rientra in questo schema.

Va anzitutto chiarito che la dizione “protezione umanitaria” è tipicamente italiana, ma permessi analoghi sono previsti in 22 paesi dell’UE: sostanzialmente in tutta l’Europa occidentale. Sono utilizzati in modo flessibile e con una certa discrezionalità per concedere uno status legale a persone che non riescono a dimostrare di aver subito una persecuzione, ma provengono da paesi molto instabili e pericolosi, oppure vivono ormai da anni sul territorio, hanno sviluppato legami affettivi e familiari o si sono inseriti nel mercato del lavoro. Un caso tipico è quello delle madri sole con bambini.

Fatta questa premessa, il decreto Salvini presenta almeno tre ordini di problemi: di legalità, di efficacia e di utilità. Sul primo aspetto, si prevede una pioggia di ricorsi alla Corte costituzionale e all’Alta Corte di Strasburgo. La svolta ungherese del governo italiano non passerà inosservata, e lo scostamento dalle tendenze del diritto internazionale sull’asilo non sarà facile da giustificare. Ancora una volta, delle persone in condizioni di fragilità rischiano di diventare ostaggio di interessi politici di corto respiro.
Circa l’efficacia, la prevedibile conseguenza sarà un aumento delle persone sbandate nelle nostre città, prive di tutele e di risorse. È vero che il governo nel decreto prevede di allungare a 180 giorni la detenzione nei Centri di permanenza per il rimpatrio e di aumentare le risorse per le espulsioni, ma già in passato misure analoghe avevano prodotto pochi effetti: sotto i governi Berlusconi-Maroni il tempo di detenzione era stato portato a 18 mesi, ma meno della metà dei non molti immigrati irregolari internati veniva effettivamente espulso.

Sorge allora il problema dell’utilità per il nostro paese. Al di là degli slogan, far lievitare il numero dei richiedenti asilo denegati non aumenterà né la sicurezza né l’ordine delle nostre città. Anche per il cattivismo di governo spesso il diavolo si nasconde nei dettagli. Nel frattempo l’immagine internazionale dell’Italia paga un altro prezzo alle strategie del consenso dei suoi governanti.
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*Anche su Democraziaoggi.

Oggi mercoledì 26 settembre 2018

lampada aladin micromicrodemocraziaoggisardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413filippo-figari-sardegna-industre-2img_4633Anpi logo nazcostat-logo-stef-p-c_2-2serpi-2ape-innovativa
———-Avvenimenti&Dibattiti&Commenti———————————–
Decreto-sicurezza: misure odiose e incostituzionali
26 Settembre 2018
Tonino Dessì su Democraziaoggi.
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Carlassare: «Cittadini con il vizio di origine, il decreto Salvini è incostituzionale»
26 Settembre 2018
Andrea Fabozzi – Il Manifesto 26.9.2018, ripreso da Democraziaoggi.
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102377b6-9042-423c-92d5-2c9c96fe056eDecreto Sicurezza. Difendiamo la Costituzione!
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Decreto sicurezza

42489216_757274827946246_2143076070956466176_nPer Maurizio Ambrosini “il decreto Salvini presenta almeno tre ordini di problemi: di legalità, di efficacia e di utilità”. Sul primo aspetto “si prevede una pioggia di ricorsi alla Corte costituzionale e all’Alta Corte di Strasburgo: delle persone in condizioni di fragilità rischiano di diventare ostaggio di interessi politici di corto respiro”. Circa l’efficacia “la prevedibile conseguenza sarà un aumento delle persone sbandate nelle nostre città, prive di tutele e di risorse”. E quindi l’utilità non c’è: “Al di là degli slogan, far lievitare il numero dei richiedenti asilo denegati non aumenterà né la sicurezza né l’ordine delle nostre città. Anche per il cattivismo di governo spesso il diavolo si nasconde nei dettagli”.
Decreto Salvini: illegale, inefficace, inutile?
25 Settembre 2018, su
MEIC Movimento ecclesiale di impegno culturale

di MAURIZIO AMBROSINI
sociologo Università di Milano
consigliere Cnel per l’immigrazione

È noto che i provvedimenti governativi sull’immigrazione hanno spesso una dimensione simbolica e comunicativa che deborda dal merito delle questioni da affrontare. In altri termini, guardano all’opinione pubblica e al consenso interno più che ai problemi concreti e alla cornice legale in cui dovrebbero situarsi. Il decreto governativo sull’asilo rientra in questo schema.

Va anzitutto chiarito che la dizione “protezione umanitaria” è tipicamente italiana, ma permessi analoghi sono previsti in 22 paesi dell’UE: sostanzialmente in tutta l’Europa occidentale. Sono utilizzati in modo flessibile e con una certa discrezionalità per concedere uno status legale a persone che non riescono a dimostrare di aver subito una persecuzione, ma provengono da paesi molto instabili e pericolosi, oppure vivono ormai da anni sul territorio, hanno sviluppato legami affettivi e familiari o si sono inseriti nel mercato del lavoro. Un caso tipico è quello delle madri sole con bambini.

Fatta questa premessa, il decreto Salvini presenta almeno tre ordini di problemi: di legalità, di efficacia e di utilità. Sul primo aspetto, si prevede una pioggia di ricorsi alla Corte costituzionale e all’Alta Corte di Strasburgo. La svolta ungherese del governo italiano non passerà inosservata, e lo scostamento dalle tendenze del diritto internazionale sull’asilo non sarà facile da giustificare. Ancora una volta, delle persone in condizioni di fragilità rischiano di diventare ostaggio di interessi politici di corto respiro.
Circa l’efficacia, la prevedibile conseguenza sarà un aumento delle persone sbandate nelle nostre città, prive di tutele e di risorse. È vero che il governo nel decreto prevede di allungare a 180 giorni la detenzione nei Centri di permanenza per il rimpatrio e di aumentare le risorse per le espulsioni, ma già in passato misure analoghe avevano prodotto pochi effetti: sotto i governi Berlusconi-Maroni il tempo di detenzione era stato portato a 18 mesi, ma meno della metà dei non molti immigrati irregolari internati veniva effettivamente espulso.

Sorge allora il problema dell’utilità per il nostro paese. Al di là degli slogan, far lievitare il numero dei richiedenti asilo denegati non aumenterà né la sicurezza né l’ordine delle nostre città. Anche per il cattivismo di governo spesso il diavolo si nasconde nei dettagli. Nel frattempo l’immagine internazionale dell’Italia paga un altro prezzo alle strategie del consenso dei suoi governanti.

Oggi si celebra il terzo anniversario della firma, da parte dei 193 paesi delle Nazioni Unite, dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile

unnamed-3Tre anni dopo la firma dell’Agenda 2030, “Nazioni disunite” ma grande mobilitazione della società civile.
di Enrico Giovannini, portavoce dell’ASviS
[segue]

Newsletter

logo76Newsletter n. 111 del 25 settembre 2018
LA CINA È VICINA LA CHIESA ALL’APERTO
Care Amiche e Amici,
[segue]

Decreto sicurezza

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Fonte: 423017_368854603148400_774212542_nTe la do io la vignetta. https://www.facebook.com/teladoiolavignetta/photos/a.995549317145589/2123887910978385/?type=3&theater
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rifugiati1Il Decreto Salvini sull’immigrazione è inaccettabile.Sotto il profilo etico, costituzionale e di una buona gestione del fenomeno. di Sandro Campanini, 24 settembre 2018 by c3dem_admin c3dem_banner_04
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Decreto sicurezza: asilo e accoglienza sotto attacco
25 Settembre 2018
Filippo Miraglia Il Manifesto del 25.9.2018, ripreso da Democraziaoggi.
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Dl Salvini, bocciato dai gestori Sprar. Proteste dell’Anci: “Il governo passa dall’accoglienza al sistema emergenziale”
Nel decreto presentato lunedì, il ministro dell’Interno chiude le porte del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati a chi inoltrerà la propria domanda di protezione internazionale (circa la metà degli accolti in questo tipo di strutture). Ma ad agosto, il leader del Carroccio aveva definito questi centri “un ponte necessario all’inclusione”
di Elisabetta Ambrosi | 24 settembre 2018, su Il Fatto quotidiano.
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democraziaoggi loghettoDecreto Sicurezza: ispirazione securitaria a scapito dell’accoglienza (e, per di più, inefficace)
25 Settembre 2018
Red su Democraziaoggi.
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Gino Strada contro il dl Salvini: “È un atto di guerra contro i migranti
Il medico: “Mi spaventa la disumanità di questi atteggiamenti”
By Huffington Post
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Oggi martedì 25 settembre 2018

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lampada aladin micromicroGli Editoriali di AladinewAladinAladinpensiero
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2e-1No a chiusure nazionali per un’Europa democratica e aperta
25 Settembre 2018
Roberto Mirasola su Democraziaoggi.
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Il Decreto Salvini sull’immigrazione è inaccettabile

rifugiati1Il Decreto Salvini sull’immigrazione è inaccettabile.
Sotto il profilo etico, costituzionale e di una buona gestione del fenomeno.
di Sandro Campanini,
24 settembre 2018 by c3dem_admin
c3dem_banner_04

Il cosiddetto decreto Salvini sull’immigrazione presenta profili d’incostituzionalità e di non rispetto di norme del Diritto internazionale. Aggiungiamo che tale atto rappresenta l’ennesima dimostrazione di una profonda distanza dall’etica civile che ancora vogliamo credere abiti nel sentimento profondo del nostro Paese e anche da quei principi evangelici più volte richiamati da Papa Francesco, da molti Vescovi, dalle associazioni ecclesiali e dalla stessa Conferenza Episcopale Italiana. Citiamo questi ultimi riferimenti non per evocare una qualche nostalgia di sudditanza della politica dalla religione cristiana – sono note le nostre convinzioni circa la “laicità” dell’agire politico e, sulla scorta del Vangelo e del Concilio, la responsabilità specifica di chi governa e amministra, nella complessa ricerca delle mediazioni possibili – ma perché chi oggi porta avanti iniziative come questa è la stessa persona che afferma di girare con il rosario in tasca e giura sul Vangelo in campagna elettorale. E addolora vedere distorta così tanto la fede cristiana da essere presentata come compatibile o addirittura ispiratrice di scelte che la contraddicono apertamente.
Ma la proposta di decreto non solo è eticamente inaccettabile, ma anche sbagliata e dannosa, oltre che per i migranti, per gli stessi cittadini italiani, perché inficia una buona e corretta gestione dell’immigrazione: si prefigura, infatti, una destrutturazione totale del sistema di accoglienza e integrazione diffusa, per colpire al cuore una eccellenza italiana capace, come riconosciuto in tutta Europa, di dare integrazione socioculturale. Si rischia seriamente di aumentare a dismisura il caos sociale, anziché diminuirlo.
Come afferma uno dei Centri tra i più qualificati (CIAC Onlus) “il Governo mira a distruggere un sistema che funziona bene, scardinando i suoi punti fondamentali, con la palese volontà di creare disordine, giocando sulla vita delle persone. Si prevede di cancellare la protezione umanitaria che, sino ad oggi, ha permesso a migliaia di migranti di trovare pace, sicurezza e lavoro in Italia. Si vuole ad abolire un diritto sancito dalla nostra costituzione, portando ad un drastico aumento dei soggetti irregolari presenti sui territori con conseguenze difficilmente prevedibili.
Allo stesso tempo, si punta a cancellare di fatto lo Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), strumento unico in Europa che oggi è capace di inserire le persone nella società sin dal loro arrivo, e che verrà snaturato in mero sistema di accoglienza per i soli rifugiati già riconosciuti con il massimo livello di protezione. I richiedenti asilo invece troveranno a vivere in “parcheggi” come i Centri di Accoglienza Straordinaria, in cui godranno di una mera assistenza materiale ai minimi termini, senza gettare le basi per un reale inserimento nei servizi pubblici e nel tessuto sociale. Una vera e propria fabbrica del disordine che non solo non risolverà alcun problema ma, anzi, creerà maggiore marginalità sociale, aumentando l’irregolarità e portando a contraccolpi di conflittualità nelle nostre comunità.
Siamo pronti a opporci con risolutezza e con ogni mezzo a queste proposte demagogiche e pericolose, non per motivi ideologici, ma per senso di civiltà e di rispetto della vita umana. Per contrastare questo assurdo accanimento, serve una mobilitazione non solo degli enti di tutela, ma di tutti quelli che hanno a cuore il futuro della nostra società a partire da enti locali, associazioni, organizzazioni e mondo del volontariato, sino ai semplici cittadini. Saremo in prima linea per condurre una battaglia contro chi mira soltanto ad ottenere consenso elettorale, senza rendersi conto delle ripercussioni sociali e dei rischi di chi, in fuga da guerre e condizioni di vita spesso disumane, arriva in Italia per cercare protezione e sicurezza”
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Sandro Campanini
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Documentazione
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internazionale-blog
Cosa prevede il decreto Salvini su immigrazione e sicurezza
Annalisa Camilli, giornalista di Internazionale.
24 settembre 2018
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DOMANI. Ancora partecipazione? La legge toscana 46/2013

imageAncora partecipazione? La legge toscana 46/2013 allo specchio è il titolo suggestivo di un incontro pubblico che si svolgerà

domani, martedì 25 settembre 2018, a partire dalle ore 9.00

presso Palazzo Bastogi, a Firenze

organizzato dal Presidente del Consiglio regionale e dall’Autorità per la garanzia e la promozione della partecipazione, in collaborazione con la Regione Toscana, per riflettere sul futuro della l.r. 46/2016 “Dibattito pubblico regionale e promozione della partecipazione alla elaborazione delle politiche regionali e locali”.
[segue]

Il Consiglio dei Ministri dà il via libera al decreto Sicurezza anti-migranti

democraziaoggiCosa prevede il decreto Salvini su immigrazione e sicurezza?
24 Settembre 2018
Red su Democraziaoggi.
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rifugiati1arci-logoUna pagina nera per la nostra democrazia, che avrà conseguenze negative anche per le amministrazioni locali

Il Consiglio dei Ministri ha approvato all’unanimità il testo che ha unificato i due provvedimenti su immigrazione e sicurezza. Già ci sarebbe molto da dire sull’abbinamento sicurezza-migranti che lascia intendere come questi ultimi siano comunque considerati dal governo un problema di ordine pubblico. E coerentemente con questa convinzione, il decreto riduce drasticamente i diritti di chi chiede o ha ottenuto protezione, eliminando di fatto quella umanitaria ed elencando una serie di condizioni che possono portare alla revoca dell’asilo e della cittadinanza.

Fortemente ridimensionato risulta poi il sistema d’accoglienza Sprar, l’unico che abbia garantito una gestione trasparente e l’integrazione degli stranieri ospitati, innanzitutto nella comunità in cui è situato il centro.
[segue]