Monthly Archives: marzo 2021

Chiesadituttichiesadeipoveri

logo76Newsletter n. 219 del 31 marzo 2021
CHE C’È DI NUOVO
Carissimi,
Al momento dell’”Angelus”, la Domenica delle Palme, il papa ha detto: “Siamo entrati nella Settimana Santa. Per la seconda volta la viviamo nel contesto della pandemia.[segue] 

PREVISIONI DEI FABBISOGNI OCCUPAZIONALI E PROFESSIONALI IN ITALIA A MEDIO TERMINE (2021-2025) SCENARI PER L’ORIENTAMENTO E LA PROGRAMMAZIONE DELLA FORMAZIONE

patto-sanitastudenti-di-bologna4gir01gir02 LA PUBBLICAZIONE http://www.bollettinoadapt.it/wp-content/uploads/2021/03/report-previsivo-2021-25.pdf

Oggi mercoledì 31 marzo 2021

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——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni——————————
SuperMario: anche tu equilibrista nella pandemia!?
31 Marzo 2021
Tonino Dessì su Democraziaoggi.
Ciascuno di noi, entro i limiti della ragionevolezza, credo abbia titolo per sostenere quel che la propria soggettiva consapevolezza lo induce a percepire della realtà. Io ieri sono rimasto perplesso sulle dichiarazioni di Mario Draghi.
Mi pare che per un verso il Presidente del Consiglio si sia sforzato di adempiere a un […]
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luttoMimì De Simone
31 Marzo 2021
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Mimì non so dove e quando l’ho incontrato. E’ uno di quei compagni che conosco da sempre. Non c’è questione o battaglia in questo mezzo secolo di vita tormentata del sindacato e della sinistra che non lo abbia visto presente, con quella gentilezza, quel garbo, quella signorilità che lo ha sempre caratterizzato. [segue]

Che succede?

c3dem_banner_04MARTIRIO BIRMANO. DRAGHI E LA REALTÀ. IL “FASCINO” DELLA CINA
29 Marzo 2021 by Giampiero Forcesi | su C3dem
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LA PANDEMIA DI FRANCESCO. IL DIGIUNO PER I MIGRANTI. ADDIO A PADRE SALVINI
26 Marzo 2021 by Giampiero Forcesi | su C3dem
[segue]

Martedì 30 marzo 2021

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——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni——————————
Covid: scemenzaio per farlo circolare. Che fare?
30 Marzo 2021
Amsicora su Democraziaoggi.
Amici miei, anche se cerco di nasconderli ho dei difetti gravi, molto gravi, quasi maniacali. Niente di eccezionale, certo, ma fastidiosi per gli altri e anzitutto per me. Per esempio. non mi piacciono i luoghi comuni, i falsi di ogni genere, storici e non, e così mi infilo in pensieri e polemiche [...]
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“Sardegna #CovidZero”
Discorso consigliato per il Presidente Christian Solinas,
Presidente della Regione Autonoma della Sardegna

Nota: Ispirato a Recommended #CovidZero speech for President Joe Biden di Yaneer Bar-Yam (New England Complex Systems Institute, 18 gennaio 2021)
Scritto da Ivan Blečić il 21 marzo 2021; aggiornato il 30 marzo.
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Il difficile rapporto tra Comunicazione e Regione Sarda. Consigli non richiesti.

disperazioneDi recente criticando l’attività di comunicazione della Regione (si trattava delle informazioni sul Covid-19 e dintorni) mi chiedevo: chi in Regione è responsabile della comunicazione (dirigenti e professionisti) e chi assume davvero le decisioni finali sulle relative campagne (livello politico)? [segue]

Istòrias

cugusicugusi-2-schermata-2021-03-29-alle-13-38-5205. Istòrias – sa puntada de cincu cun Don Mario Cugusi
https://youtu.be/CG_r4lFFN_M
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Oi, po Istòrias, eus intendiu unu predi balenti meda: don Mario Cugusi. Connotu meda est unu gherreri de sa limba sarda. Ascurtaddu in saludi pagi, bonu cumentzu de cida

Lunedì 29 marzo 2021

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——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni——————————
Per le sinistre il governo Draghi non è una ricreazione
29 Marzo 2021
Alfiero Grandi su Democraziaoggi.
Le sinistre, se sono ancora in grado di farlo, dovrebbero recepire le novità che il governo Draghi è destinato a portare nella situazione politica italiana. Non mi sembra corretta una valutazione che lo vede come una meteora in vista di altro. I cambiamenti sostanziali ci saranno per varie ragioni. Anzitutto la destra che vuole […]
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Che succede?

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GLI ITALIANI. I PARTITI. IL CALO DELLE NASCITE
28 Marzo 2021 su C3dem.
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RECOVERY PLAN. I Sindaci scrivono…

sindaci-ok-2020-11-16-alle-12-58-32-e1605528606468LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REGIONE SUL NEXT GENERATION UE – RECOVERY PLAN
Gentilissimo Signor Presidente,
Le scriviamo in rappresentanza di Anci Sardegna, Asel, Aiccre, Uncem, Focus Europe, AssoGal, Città Metropolitana di Cagliari, Rete Metropolitana di Sassari, Comuni Capoluogo, Unioni dei Comuni e Comunità Montane che hanno partecipato alla misura 5.8 della Programmazione Territoriale e della Snai.
Il Next Generation Ue potrebbe rappresentare, per la Sardegna, una grandissima opportunità di progresso economico, sociale, culturale e democratico.
[segue]

PNRR e città. Concepire le città come bene pubblico da tutelare gelosamente

citta
di Paolo Berdini su Rocca*.
La cultura che ha permeato le città nel lungo percorso della storia ha quale costante indelebile la difesa dal nemico esterno, dall’altro da sè. Sono innumerevoli i casi di ampliamento delle cinte murarie da parte delle città che cercavano di guadagnare spazi per nuove attività economiche e per nuovi quartieri in grado di soddisfare la crescita demografica. Ma prima di ampliare, dovevano essere completate le nuove difese murarie. La seconda cinta muraria dell’Assisi medievale testimonia ancora dello sforzo che fu compiuto nella seconda metà del ’200 per dare respiro e spazi per una città che cresceva in fretta. In età recente le mura non serviranno più. Le armi moderne le hanno rese inutili. Questo decisivo passaggio storico non ha però cancellato la cultura della ricerca del nemico esterno da cui difendersi.
Oggi, gli immigrati dai paesi poveri sono l’altro da sè, da cui bisogna difendersi non solo con leggi ingiuste, ma anche con ordinanze dei sindaci che hanno cercato di cancellare addirittura – senza rendersi conto della mostruosità che si compiva – la possibilità di chiedere elemosine.

non c’eravamo accorti del nemico in casa
Con il Covid 19 si è aperta una nuova fase della vita delle nostre città. Il nemico lo avevamo a casa e non ce ne eravamo accorti. Il virus è nato e si è diffuso con rapidità perché le condizioni di vita nelle grandi città, dal turismo ridotto a macchina insostenibile alla sistematica riduzione del welfare urbano, dal degrado ambientale all’incuranza per la vita degli animali. Il virus che ha cambiato la vita nelle nostre città l’abbiamo creato noi, non ha dovuto scalare mura. La pandemia ha svelato che è il trentennale dominio culturale neoliberista ad aver distrutto le città. L’anno trascorso ha infatti mostrato la parte destruens generata dalla cultura predatoria verso le città e l’ambiente. Ma insieme ad un disastro di proporzioni inedite, la pandemia ha anche reso evidente l’esistenza di straordinarie energie che hanno saputo mantenere un diverso modello di relazioni sociali. Ha fatto emergere la parte costruens rappresentata dal mondo dell’associazionismo cattolico e laico che ha tentato di sopperire ai vuoti del welfare urbano. In ogni città – grande o piccola che fosse – è stato il mondo dell’associazionismo no profit ad aver garantito la convivenza civile distribuendo un pasto caldo, un aiuto economico o un sostegno alle famiglie più anziane o alle persone costrette a casa dall’infezione.
Una dualità delle pulsioni umane acutamente descritta da Ernesto Balducci oltre venti anni. Egli scriveva infatti che «La città è il modulo in cui ha cercato la sua sintesi il duplice impulso che governa l’uomo come individuo e come specie: l’impulso unitario allo scambio, alla collaborazione, all’intesa e l’impulso distruttivo, antagonistico che si esprime nella volontà di potenza e quindi nella riduzione dell’altro a oggetto di occupazione».
La pandemia ha dunque svelato che esiste un tessuto sociale in grado di incarnare una prospettiva unitiva, rispettosa della dignità della persona e dell’ambiente, rispettosa della città intesa come polis. Questo tessuto di sensibilità ed esperienze è però dominato da un’economia di rapina che sta mettendo a repentaglio la stessa sopravvivenza del pianeta, se si pensa ai cambiamenti climatici in atto.
Non sarà dunque l’economia dominante a salvare le città. Si sente affermare spesso che quando la pandemia sarà stata sconfitta, nulla sarà come prima. Ed in effetti, se si rimanesse all’interno dei paradigmi economici e culturali che sono alla base di quanto è avvenuto, la ricostruzione delle città dopo la pandemia potrebbe riservarci altre amare sorprese, come l’ulteriore riduzione dei servizi pubblici e l’aumento delle disuguaglianze. Del resto, come non ricordare che durante il primo lockdown del 2020 c’era stato un coro unanime che aveva garantito interventi rapidi per ricostruire la sanità territoriale smantellata, per garantire alle scuole la manutenzione che manca da tre decenni, per potenziare i trasporti pubblici così da garantire distanziamento sociale. È passato un anno e nulla è stato fatto in tal senso. L’economia dominante è impegnata soltanto nella ricerca dei finanziamenti del Recovery fund ma non sembra disposta a mutare di nulla il sistema che ha dimostrato di aver fallito.

un nuovo modello sociale può salvare le città
È dunque nella ricerca del superamento dell’attuale modello economico e culturale che dobbiamo ripartire se vogliamo salvare le città. Si tratta di mutare i paradigmi che non si sono dimostrati in grado di garantire uno sviluppo equilibrato delle città e dei territori e di passare ad una nuova fase di interventi pubblici, i soli in grado di scongiurare un ulteriore aumento delle disuguaglianze sociali. Peraltro, la pandemia ha avuto un effetto collaterale gravissimo: la questione ambientale è scomparsa dai media ed è invece questo il nodo che deve essere risolto.
Per uscire dalla crisi, le città vanno ripensate nella chiave dell’attuazione del concetto di Ecologia integrale. Questa proposta sociale e culturale è stata come noto formulata da papa Francesco cinque anni fa [Laudato sì’], affermando che: «È fondamentale cercare soluzioni integrali, che considerino le interazioni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali. Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura, (LS, 139)».
L’idea di ‘città dell’ecologia integrale’ si fonda su tre diritti rappresentati dalle tre «t» (tierra, tetho, trabajo). La terra, e cioè l’ambiente da ricostruire, il tessuto verde che dovrà permeare le città del futuro; l’abitare, concetto che supera l’esclusivo bisogno di casa e comprende proprio quel sistema dei servizi sociali indispensabili per la piena realizzazione dei diritti e falcidiati dall’economia neoliberista; il lavoro, infine, e cioè il perseguimento del modello della riconversione ecologica che fornisca a tutti la possibilità di sperimentare la proprie capacità di costruire occasioni di futuro.

creare sistemi verdi urbani e territoriali
La crisi ambientale si supera se tutte le città inizieranno ad attrezzarsi per rispondere ai cambiamenti climatici. Le uniche possibilità di mitigazione stanno nella costruzione di cinture verdi intorno agli abitati, parchi urbani, viali alberati e percorsi protetti. L’unica possibilità per costruire il riscatto della città, sta nella costruzione di un nuovo rapporto con l’ambiente circostante. Si tratta di disegnare un sistema di parchi urbani in grado di creare bellezza e mitigare gli effetti del cambiamento climatico in atto. La creazione di ‘sistemi verdi’ urbani e territoriali è il primo passo della costruzione della città dell’ecologia integrale.
Anche il bisogno di case per le famiglie più povere si può superare solo con un rinnovato intervento pubblico. La cancellazione del governo pubblico delle città negli ultimi trenta anni ha provocato la più grave crisi abitativa dagli anni ’80, e cioè da quando si era vicini alla soluzione del problema.
Da allora l’Italia – unico caso in Europa occidentale – ha cancellato la costruzione di alloggi pubblici. Non ce n’era più bisogno, affermava la cultura dominante, perché il mercato avrebbe risolto la questione. Negli anni ’80 venivano costruite in media 18 mila case popolari all’anno. Nel decennio ’90 la produzione scende a 10 mila. Nel decennio 2000-2010 si è arrivati a poco più di 5 mila.
Oggi non si costruiscono più: nel 2009 la legislazione nazionale ha ratificato il capovolgimento culturale: nasce l’housing sociale. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: mancano case popolari e in molte grandi città esistono occupazioni in edifici impropri, unico modo per non dormire per strada.
Questo processo di creazione di alloggi pubblici non deve fermarsi alle periferie. La pandemia del Covid-19 ha mostrato centri storici vuoti di persone, perché tutto è stato piegato alla monocultura del turismo. Se vogliamo dare ancora un senso compiuto alla città, uno degli obiettivi più urgenti è quello di aumentare l’offerta abitativa pubblica nel centro storico. Una città deserta non serve a nessuno. Servono città abitate che devono tornare a riempirsi di famiglie e di bambini.

non basta la casa per abitare
Ma, come afferma il concetto di ecologia integrale, non basta la casa. Abitare significa anche poter disporre dei servizi indispensabili a costruire l’inclusione, ad affermare i diritti sociali. Ad iniziare dalla salute. Deve essere ricostruita la rete di protezione territoriale della salute pubblica attraverso una rete efficiente di presidi territoriali permetterà di comprendere senza ritardi l’insorgenza di nuove pandemie o di malattie. Ogni quartiere si deve ad esempio dotare di ‘case della salute’ in grado di garantire il primo screening e la prima assistenza per tutti i cittadini.
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In questo stesso ambito, è indispensabile rimettere mano alla rete di assistenza degli anziani. La civiltà di una società si misura su come tutela gli anziani. Troppe Rsa sono state infatti localizzate senza un’idea di inclusione ma solo sulla base degli interessi della proprietà immobiliare o dei gruppi privati che le gestiscono. Occorre tornare a una visione pubblica del problema in grado, per esempio, di ubicarle in maniera strategica all’interno del grande patrimonio immobiliare pubblico – spesso abbandonato – che potrebbe essere recuperato per creare occasioni di lavoro preziose.
Abitare significa anche garantire il diritto all’istruzione, da perseguire attraverso una nuova offerta scolastica. Al di là dell’emergenza dettata dalla pandemia, occorre ridisegnare gli spazi della didattica. Le scuole e gli spazi che le caratterizzano devono tornare ad essere centrali nel ripensamento di tanti tessuti periferici in cui esistono spesso soltanto le sale del gioco d’azzardo. È ora di sostituirli con un nuovo senso comunitario.
Sono molte le esperienze di volontariato che hanno saputo ampliare l’offerta dei servizi educativi per i ragazzi più sfavoriti. Questo processo spontaneo deve diventare il modello con cui si ridisegna il diritto all’educazione dei giovani. Abitare significa avere il diritto alla mobilità. Siamo il paese che ha il record di veicoli a motore circolanti. Costruire moderni sistemi non inquinanti serve dunque a garantire il diritto delle periferie urbane e territoriali a spostarsi. Abitare significa infine avere diritto alla cultura. Le nostre città hanno sofferto per i continui tagli di risorse al settore, ma sono le periferie ad aver pagato un prezzo elevatissimo con le difficoltà di proseguire la loro attività dei pochi teatri esistenti. La cultura genera inclusione e senso di appartenenza e deve pertanto diventare occasione preziosa per costruire una città nuova.

riconversione modale del trasporto urbano
Il salto tecnologico delle città, dal rinnovo energetico degli edifici alla riconversione delle modalità di spostamento su ferro, è l’elemento portante per creare nuove occasioni di lavoro qualificato, in particolare per i giovani.
La riconversione modale del trasporto territoriale e urbano favorirà, come è avvenuto in tutta l’Europa che l’ha già sperimentata, la nascita di aziende di produzione, di ricerca, di innovazione, di sperimentazione di materiale rotabile e sistemi di sicurezza. Occasioni di prezioso lavoro qualificato per uscire dalla crisi economica incombente e per delineare un nuovo volto della città. Il trasporto su ferro è lo strumento per ridurre le emissioni e migliorare la qualità dell’aria. È soltanto il processo di riconversione ecologica urbana a poter garantire occasioni di lavoro stabili, qualificate e durature.
Le città hanno attraversato millenni di mutamenti in virtù del fatto che sono sempre state progettate e gestite dalla mano pubblica. L’ultimo trentennio rappresenta dunque un’eccezione imposta dall’economia dominante. Di fronte alla crisi economica, ambientale e sociale generata dal liberismo selvaggio, l’unica speranza è di tornare a concepire le città come bene pubblico da tutelare gelosamente.
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*Paolo Berdini è un urbanista e saggista. Ex assessore all’Urbanistica della giunta capitolina, ha pubblicato numerosi saggi di urbanistica con taglio fortemente critico sulle politiche di saccheggio delle città; è stato editorialista del Manifesto, del Corriere della Sera e del Fatto Quotidiano e membro di Italia Nostra e del consiglio nazionale del WWF dal 2009 al 2012.
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ROCCA 1 APRILE 2021
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24fd9376-09d5-4fca-96f5-a48310e0e3e8 La ripresa dell’Italia parta dalle città verdi
Campagna Sbilanciamoci!
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26 Marzo 2021 | Sezione: Ambiente, Apertura
Le città italiane, allo stremo, sono dimenticate dal Piano di Ripresa e Resilienza [PNRR]. Dal mondo ambientalista un appello e una petizione al governo, promossi anche da Sbilanciamoci!, affinché ripresa e lotta al climate change partano da città più verdi. Rilanciamo il testo del comunicato stampa e l’appello.

Roma, 26 marzo 2021 – Stiamo rischiando di perdere un’occasione unica: quella di affrontare in modo risolutivo l’emergenza climatica trasformando finalmente le città italiane in luoghi dove vivere piacevolmente, dove muoversi con un trasporto pubblico funzionante, elettrico, a zero emissioni. Dove l’edilizia pubblica e privata sia sicura ed efficiente dal punto di vista energetico. In città ricche di infrastrutture verdi e dove acquistare prodotti alimentari biologici e locali. Dove è naturale muoversi in bici, a piedi o in carrozzina, dove la sharing mobility è alla portata di tutti. Una città vivibile, insomma, lontanissima purtroppo da molte realtà italiane ma possibile grazie ai fondi che arriveranno dall’Unione Europea per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. L’allarme è che nonostante rappresentino il cuore pulsante dell’Italia, ad oggi le città sono largamente ignorate nel PNRR, sebbene siano i luoghi dove i cittadini stanno pagando il prezzo più alto per le conseguenze della pandemia e dove si gioca in concreto la sfida per una vera e duratura transizione ecologica.

È questo, in sintesi, il messaggio lanciato oggi al Governo Italiano e in particolare al Presidente del Consiglio, Mario Draghi e ai Ministri Roberto Cingolani, Enrico Giovannini, Stefano Patuanelli, Giancarlo Giorgetti attraverso l’appello promosso dal Kyoto Club e da Transport&Environment e sostenuto dalle storiche organizzazioni come Greenpeace, Legambiente, WWF, Sbilanciamoci!, Cittadini per l’Aria e molte altre sigle insieme ai giovani di Fridays for Future.

Nell’appello si fa notare come le città italiane siano allo stremo: negozi, bar e ristoranti chiusi, trasporto pubblico e molte categorie di lavoratori sull’orlo del fallimento, alto contagio e mortalità da Covid. Eppure, le città ospitano la maggioranza della popolazione, sono i centri dell’innovazione culturale, sociale, economica e tecnologica del Paese. Insomma, la sfida per un futuro sostenibile si vince, o si perde, in città.

L’obiettivo è assicurarsi che i fondi europei vadano anche a beneficio della vita quotidiana e dei territori dei cittadini, dove la vita di tutti i giorni è stata sconvolta dalla pandemia di covid-19.

Quattro i punti su cui vertono le richieste lanciate dell’appello: la mobilità sostenibile, le fonti rinnovabili, l’efficienza energetica e l’agroecologia.

Per quanto riguarda la mobilità i fondi del PNRR che secondo le associazioni dovrebbero ammontare a 41,15 miliardi di euro, circa il 20 % del fondo devono finanziare (direttamente o indirettamente): infrastrutture ciclabili sicure, urbane ed extraurbane, interventi per l’intermodalità bici-trasporto pubblico, la riqualificazione dello spazio pubblico a favore di spazi pedonali, ciclabili e verde urbano e a beneficio dell’uso pubblico (giardini, piazze, aree giochi, bar e ristoranti sicuri e all’aperto), realizzando infrastrutture per la mobilità dolce intese anche come corridoi drenanti, ecologici e di mitigazione ambientale; il potenziamento del trasporto rapido di massa (bus elettrici, tram, metro) e dei treni metropolitani, extraurbani e regionali. Puntare inoltre a un pendolarismo efficace e confortevole, e che incentivi un turismo sostenibile a valorizzazione di tutte le città italiane. Si chiede una riduzione delle auto private e che la flotta passeggeri e merci (pubblica e privata) sia sostituita con mezzi elettrici silenziosi e confortevoli, rispettosi della città e dei suoi abitanti. Inoltre, si punta alla realizzazione di un’infrastruttura nazionale di ricarica elettrica.

Per le fonti rinnovabili si chiede di installare almeno 6.000 MW di rinnovabili elettriche l’anno, con interventi attenti a minimizzare il consumo del suolo, con una riforma che velocizzi le autorizzazioni e provvedendo alle necessarie modifiche potenziando la rete di distribuzione e il sistema degli accumuli (batterie).

Il PNRR deve lanciare programmi significativi di efficientamento degli edifici pubblici a partire dalle scuole e nell’edilizia residenziale. In riferimento all’edilizia privata, i piani di spesa devono essere vincolati ad obiettivi minimi di efficienza.

Infine, incentivare la transizione ad un modello agricolo che non alteri il clima, che valorizzi le risorse locali e biologiche e il capitale naturale, proteggendo la biodiversità. Inoltre, chiediamo la promozione di stili alimentari a base vegetale e di disincentivare invece l’importazione di prodotti responsabili di deforestazione. L’Italia deve quindi porsi obiettivi più ambiziosi di quelli della Politica Agricola Comune Europea.

I temi dell’appello “La ripresa dell’Italia parte dalle città verdi” sono anche oggetto di una petizione sulla piattaforma Change.org per chiedere a tutti i cittadini di aderire e mandare un segnale forte al Governo per ricostruire, grazie ai fondi dell’Europa un’Italia per le prossime generazioni.

L’appello è promosso da Kyoto Club e Transport&Environment Italia e sottoscritto da: Fridays For Future Italy, Legambiente, Cittadini per l’Aria, Greenpeace Italia, WWF Italia, Lega Anti Vivisezione, Federazione Italiana Ambiente Bici, Rinascimento Green, Bike Italia, Sbilanciamoci!, Associazione Comuni Virtuosi, Cittàslow, Touring Club Italia, Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio, Sindaci della Bici, Osservatorio Bikeconomy, Rete dei Comuni Sostenibili, Urban@it.
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- Ecco l’appello.
[segue]

Il «discorso delle stelle»

urIl sogno di Ur curare insieme la casa comune
Raniero La Valle, su Rocca.
Come di Giovanni XXIII ci fu un «discorso della luna» che la sera del Concilio doveva aprire una nuova
stagione della Chiesa fuori dalle strettoie costantiniane e identitarie, così di papa Francesco c’è stato un «discorso delle stelle» suscettibile di aprire una nuova stagione della storia del mondo,
fuori dagli affrontamenti religiosi esercitati in nome di un Dio violento. È il discorso che papa Francesco ha pronunciato nel deserto di Ur, con gli occhi alle stesse stelle additate da Dio ad Abramo, padre delle fedi. [segue]

PNRR e città

24fd9376-09d5-4fca-96f5-a48310e0e3e8 La ripresa dell’Italia parta dalle città verdi
Campagna Sbilanciamoci!
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26 Marzo 2021 | Sezione: Ambiente, Apertura
Le città italiane, allo stremo, sono dimenticate dal Piano di Ripresa e Resilienza. Dal mondo ambientalista un appello e una petizione al governo, promossi anche da Sbilanciamoci!, affinché ripresa e lotta al climate change partano da città più verdi. Rilanciamo il testo del comunicato stampa e l’appello.

Roma, 26 marzo 2021 – Stiamo rischiando di perdere un’occasione unica: quella di affrontare in modo risolutivo l’emergenza climatica trasformando finalmente le città italiane in luoghi dove vivere piacevolmente, dove muoversi con un trasporto pubblico funzionante, elettrico, a zero emissioni. Dove l’edilizia pubblica e privata sia sicura ed efficiente dal punto di vista energetico. In città ricche di infrastrutture verdi e dove acquistare prodotti alimentari biologici e locali. Dove è naturale muoversi in bici, a piedi o in carrozzina, dove la sharing mobility è alla portata di tutti. Una città vivibile, insomma, lontanissima purtroppo da molte realtà italiane ma possibile grazie ai fondi che arriveranno dall’Unione Europea per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. L’allarme è che nonostante rappresentino il cuore pulsante dell’Italia, ad oggi le città sono largamente ignorate nel PNRR, sebbene siano i luoghi dove i cittadini stanno pagando il prezzo più alto per le conseguenze della pandemia e dove si gioca in concreto la sfida per una vera e duratura transizione ecologica.

È questo, in sintesi, il messaggio lanciato oggi al Governo Italiano e in particolare al Presidente del Consiglio, Mario Draghi e ai Ministri Roberto Cingolani, Enrico Giovannini, Stefano Patuanelli, Giancarlo Giorgetti attraverso l’appello promosso dal Kyoto Club e da Transport&Environment e sostenuto dalle storiche organizzazioni come Greenpeace, Legambiente, WWF, Sbilanciamoci!, Cittadini per l’Aria e molte altre sigle insieme ai giovani di Fridays for Future.

Nell’appello si fa notare come le città italiane siano allo stremo: negozi, bar e ristoranti chiusi, trasporto pubblico e molte categorie di lavoratori sull’orlo del fallimento, alto contagio e mortalità da Covid. Eppure, le città ospitano la maggioranza della popolazione, sono i centri dell’innovazione culturale, sociale, economica e tecnologica del Paese. Insomma, la sfida per un futuro sostenibile si vince, o si perde, in città.

L’obiettivo è assicurarsi che i fondi europei vadano anche a beneficio della vita quotidiana e dei territori dei cittadini, dove la vita di tutti i giorni è stata sconvolta dalla pandemia di covid-19.

Quattro i punti su cui vertono le richieste lanciate dell’appello: la mobilità sostenibile, le fonti rinnovabili, l’efficienza energetica e l’agroecologia.

Per quanto riguarda la mobilità i fondi del PNRR che secondo le associazioni dovrebbero ammontare a 41,15 miliardi di euro, circa il 20 % del fondo devono finanziare (direttamente o indirettamente): infrastrutture ciclabili sicure, urbane ed extraurbane, interventi per l’intermodalità bici-trasporto pubblico, la riqualificazione dello spazio pubblico a favore di spazi pedonali, ciclabili e verde urbano e a beneficio dell’uso pubblico (giardini, piazze, aree giochi, bar e ristoranti sicuri e all’aperto), realizzando infrastrutture per la mobilità dolce intese anche come corridoi drenanti, ecologici e di mitigazione ambientale; il potenziamento del trasporto rapido di massa (bus elettrici, tram, metro) e dei treni metropolitani, extraurbani e regionali. Puntare inoltre a un pendolarismo efficace e confortevole, e che incentivi un turismo sostenibile a valorizzazione di tutte le città italiane. Si chiede una riduzione delle auto private e che la flotta passeggeri e merci (pubblica e privata) sia sostituita con mezzi elettrici silenziosi e confortevoli, rispettosi della città e dei suoi abitanti. Inoltre, si punta alla realizzazione di un’infrastruttura nazionale di ricarica elettrica.

Per le fonti rinnovabili si chiede di installare almeno 6.000 MW di rinnovabili elettriche l’anno, con interventi attenti a minimizzare il consumo del suolo, con una riforma che velocizzi le autorizzazioni e provvedendo alle necessarie modifiche potenziando la rete di distribuzione e il sistema degli accumuli (batterie).

Il PNRR deve lanciare programmi significativi di efficientamento degli edifici pubblici a partire dalle scuole e nell’edilizia residenziale. In riferimento all’edilizia privata, i piani di spesa devono essere vincolati ad obiettivi minimi di efficienza.

Infine, incentivare la transizione ad un modello agricolo che non alteri il clima, che valorizzi le risorse locali e biologiche e il capitale naturale, proteggendo la biodiversità. Inoltre, chiediamo la promozione di stili alimentari a base vegetale e di disincentivare invece l’importazione di prodotti responsabili di deforestazione. L’Italia deve quindi porsi obiettivi più ambiziosi di quelli della Politica Agricola Comune Europea.

I temi dell’appello “La ripresa dell’Italia parte dalle città verdi” sono anche oggetto di una petizione sulla piattaforma Change.org per chiedere a tutti i cittadini di aderire e mandare un segnale forte al Governo per ricostruire, grazie ai fondi dell’Europa un’Italia per le prossime generazioni.

L’appello è promosso da Kyoto Club e Transport&Environment Italia e sottoscritto da: Fridays For Future Italy, Legambiente, Cittadini per l’Aria, Greenpeace Italia, WWF Italia, Lega Anti Vivisezione, Federazione Italiana Ambiente Bici, Rinascimento Green, Bike Italia, Sbilanciamoci!, Associazione Comuni Virtuosi, Cittàslow, Touring Club Italia, Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio, Sindaci della Bici, Osservatorio Bikeconomy, Rete dei Comuni Sostenibili, Urban@it.
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- Ecco l’appello.
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E’ online
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EGC Award
Premiatele città più ecosostenibili. Su Rocca.
Dal 2010 la Commissione europea premia ogni anno le buone pratiche locali in materia di sostenibilità ambientale. Le città candidate al titolo di Capitale verde vengono valutate sulla base di dodici indicatori: mitigazione al cambiamento climatico, adattamento al cambiamento climatico, mobilità urbana sostenibile, uso sostenibile della terra, natura e biodiversità, qualità dell’aria, rumore, rifiuti, acque, crescita verde ed eco-innovazione, performance energetica, governance. Per l’anno 2021 è
stata premiata la città finlandese di Lahti, situata a circa 100 chilometri a nord-est di Helsinki nella baia meridionale del lago Vesijärvi, con 120.000 abitanti, capitale della regione Päijät-Häme, famosa a livello internazionale per gli sport invernali. Lahti è stata premiata in particolare per il suo impegno a diventare una città a zero emissioni di carbonio entro il 2025 e a economia circolare a zero rifiuti entro il 2050. Attualmente la città è riscaldata unicamente con combustibile riciclato e con legno locale certificato e il 99% dei rifiuti domestici sono riciclati. Grazie a modalità di trasporto sostenibili nella città finlandese le emissioni di gas serra sono state ridotte del 70% rispetto al livello del 1990. I cittadini e i viaggiatori si spostano prevalentemente a piedi, in bicicletta, con i mezzi pubblici e durante la stagione invernale con gli sci. Le città che hanno conquistato in precedenza la qualifica di «Capitale verde europea» sono Stoccolma (2010), Amburgo (2011), Vitoria-Gasteiz (2012), Nantes (2013), Copenaghen (2014), Bristol (2015), Lubiana (2016), Essen (2017), Nijmegen (2018), Oslo (2019) e Lisbona (2020).
Per il 2022 è stata designata capitale verde d’Europa Grenoble, giunta in finale con Digione, Tallinn e Torino.
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navi_pillay_june_2014 Unione Europea
«Clima Comune»
rete europea
di sindaci.
Oltre 60 primi cittadini italiani hanno aderito a StopGlobaWarming.eu, una campagna organizzata da Eumans! movimento paneuropeo di cittadini che con un milione di firme obbliga la Commissione europea a discutere della proposta di istituire un prezzo minimo europeo per le emissioni di Co2 e di usare i ricavi per la transizione energetica e per abbassare le tasse sul lavoro. L’iniziativa dei Cittadini
Europei è uno strumento di democrazia partecipativa previsto dai Trattati Ue ed è sottoscritta da Mogens Lykketoft, Presidente dell’Assemblea generale Onu ai tempi degli accordi di Parigi, Navy Pillay (nella foto), già Alto Commissario Onu per i diritti umani, e centinaia di artisti e intellettuali. La scadenza per raggiungere il milione di firme è il 22 aprile 2021, Giornata Mondiale della Terra. In Italia, sono oltre venti i Comuni che hanno deciso di sostenere l’iniziativa, al fianco di altre città europee.
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Oggi domenica 28 marzo 2021

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Carbonia. Il ruolo pedagogico, funzione primaria del PCI, mentre cresce l’adesione alla CGIL. Come si costruisce lo sciopero in città.
28 Marzo 2021
Gianna Lai su Democraziaoggi.
Viene la domenica con un post sulla storia di Carbonia dal 1° settembre 2019.
A preparare lo sciopero c’è un Comitato di agitazione, che trasmette le parole d’ordine del sindacato nazionale e le indicazioni della Camera del lavoro, sollecitando, nelle leghe e in miniera, il dibattito sui temi da affrontare in un determinato momento, […]
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2521ff6e-bf03-4c6d-a677-255e63cb15f1A proposito del libro di Noemi Ghetti su “Gramsci e le donne” Clara Zetkin: «Assicurai Lenin che condividevo le sue idee …»
28 Marzo 2021
Gonario Francesco Sedda su Democraziaoggi.
Il webinar sul libro di Noemi Ghetti “Gramsci e le donne”dopo i primi tre commenti, si arricchisce di un nuovo intervento, quello di Gonario Francesco Sedda, attento studioso del movimento comunista internazionale e di Gramsci, di cui ha tradotto le lettere in sardo ai familiari (”Chentu litteras a sos de domo, ed. Domus de janas, 2013). […]
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Sardegna e Recovery Plan: Sindaci über alles, ascoltiamoli!

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di Franco Meloni
lampadadialadmicromicro133Ho seguito con attenzione e interesse il video-incontro-webinar organizzato ieri (venerdì 26 marzo 2021) dall’Associazione Nino Carrus dal titolo “I giovani amministratori nel futuro delle zone interne della Sardegna”. Fa seguito al primo incontro, tenutosi il 19 febbraio u.s., ugualmente titolato, quasi a costituire un’apposita rubrica. In tutt’e due gli incontri sono stati protagonisti giovani amministratori comunali di diversi paesi sardi, tutti piccoli paesi, se si eccettuano Macomer e Guspini. Precisamente hanno partecipato Sindaci, Sindache, assessori/e, tutti giovani. Dicevo di aver seguito in diretta la trasmissione del 26 e di avervi anche preso parte attiva attraverso due interventi nella chat (una domanda e una considerazione finale, elogiativa dell’iniziativa) che il conduttore Sandro Biccai ha avuto la cortesia di citare. Anche per questo lo ringrazio. Ho potuto invece seguire il primo evento attraverso la registrazione disponibile sulla pagina fb dell’Associazione (come pure l’iniziativa di ieri e altre precedenti). Avanzo qui qualche breve considerazione su quanto detto dagli intervenuti. Riflessioni parziali: prendetele a mo’ d’invito alla fruizione integrale dei due video-incontri, perchè davvero meritano. Emerge una (per me) sorprendente qualità dei giovani amministratori, che non credo rappresenti, purtroppo, la generalità degli appartenenti alle loro generazioni, ma che tuttavia basta per avere fiducia sul fatto che esistono in Sardegna persone giovani e preparate su cui puntare per un grande progetto di rinascita. Sì di rinascita, perchè di questo la Sardegna ha bisogno. Si dirà che questi giovani sono ancora pochi e poco conosciuti e valorizzati. Ecco, questo è il punto: occorre puntare su di essi, favorendone la crescita in numero e capacità politiche/professionali, rafforzandone la rete di collaborazioni, dando loro più potere e soprattutto fiducia. Di tutto ciò parleremo. Qui voglio sottolineare come in questa direzione si muova con audacia e convinzione, direi con apprezzabile testardaggine, l’Associazione Nino Carrus, e, crediamo e speriamo, non solo essa (anche di questo tipo di associazionismo occorrerebbe rafforzare la rete). Noi, piccoli operatori della comunicazione, vogliamo contribuire in questa impresa. Ma torniamo ai temi. [segue]