Lavoro benedetto e lavoro maledetto

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di Gianni Loy.
caccaita-dal-paradiso-terr-masaccioNon è un caso, credo, che il filo conduttore dell’enciclica Laudato sì’, sia costituito da una precisa e forte denuncia dell’esclusione sociale, delle immense diseguaglianze che, sia livello individuale che collettivo, caratterizzano il mondo in cui viviamo. Il Papa denuncia, ripetutamente, l’inaccettabile predomino del potere economico sulla politica che favorisce la speculazione, la rendita finanziaria e l’arbitrio. Ciò fa si che le risorse del mondo possano facilmente diventare “proprietà del primo arrivato o di quello che ha più potere”, come afferma Papa Francesco, concludendo con la constatazione che “il vincitore prende tutto” (par. 82).
Il dissesto ambientale, in tutte le sue forme, ha quindi una causa economica ma, allo stesso tempo, culturale e in definitiva, morale: “L’economia assume ogni sviluppo tecnologico in funzione del profitto, senza prestare attenzione a eventuali conseguenze negative per l’essere umano” (par. 109).
Un secondo monito dell’enciclica ci avverte della necessità di una corretta interpretazione della relazione che deve esistere tra l’uomo (e la donna) ed il creato o, se si vuole, con l’ambiente. “Soggiogare la terra” non significa affatto poterne disporre a piacimento e con arbitrio, ma piuttosto “coltivarla e custodirla” (cfr Gen 2,15), quindi proteggerla e preservarla in modo da poterla consegnare, intatta, alle future generazioni. Non a caso, il riposo del settimo giorno non è proposto solo per l’uomo e la donna, ma anche per l’ambiente, perché “possano godere quiete il tuo bue ed il tuo asino” (Es 23,12). Del resto, il padrone, è colui che cura la proprietà per poter continuare a trarne i frutti nel tempo, e non colui che la sfrutta in maniera dissennata, per il capriccio di un momento, così da distruggerla in poco tempo.
Anche in tale prospettiva, l’enciclica ci ricorda che “Dio ha dato la terra a tutto il genere umano perché essa sostenga i suoi membri, senza escludere o privilegiare nessuno” (G.Paolo II) e che la tradizione cristiana “non ha mai riconosciuto come assoluto o intoccabile il diritto alla proprietà privata” mettendo sempre in risalto la sua funzione sociale (Par. 93).
Il danno ambientale, in ultima analisi, è sempre causato dall’opera dell’uomo, dal suo lavoro, inteso nel senso di attività, e non solo come rapporto giuridico su cui si fonda il rapporto di lavoro subordinato.
Apprezzo, in modo particolare, il fatto che il Papa, nel soffermarsi sull’aspetto del lavoro ed auspicando una degna occupazione per tutti, non faccia alcun riferimento ad un lavoro che, nella tradizione cattolica, è stato spesso considerato quale condanna dovuta in espiazione del peccato originale, remedium peccati. Esalta, invece, il lavoro, con il quale “l’uomo si associa all’opera stessa redentiva di Cristo il quale ha conferito al lavoro una elevatissima dignità lavorando con le proprie mani” ( Gaudium et spes, 76,b).
Tuttavia, il lavoro degno, il lavoro “santo” insistentemente richiamato dal Magistero negli ultimi tempi, non è certamente quello oggi più diffuso. Mi chiedo se possiamo definire “benedetto” il lavoro di chi, con l’opera delle sue mani, contribuisce alla distruzione del pianeta, del lavoro sfruttato, nero, sottopagato, del lavoro di chi costruisce strumenti di morte. Ahinoi, l’occupazione viene spesso utilizzata come ricatto, perché prosegua una devastazione che, allo stesso tempo, crea profitto per pochi. Quante volte, in nome della salvaguardia dei posti di lavoro, con gli operai costretti a testimoniare che la fabbrica non produce alcun danno alle persone ed alle cose, che se le armi non le produciamo noi le produce qualcun altro, vengono consentite, e talvolta persino finanziate dallo Stato, attività economiche che proseguono l’incessante devastazione del pianeta e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Quasi due secoli fa, di fronte al crudele fenomeno dello sfruttamento dei bambini, Victor
Hugo scriveva:
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Dove vanno tutti questi bambini che non sorridono?
Queste bimbe di otto anni che vediamo camminare da sole? Vanno a lavorare per quindici ore alle macine;
Dall’alba al tramonto, vanno a compiere all’infinito
Nella stessa prigione lo stesso gesto.
Oh infame schiavitù imposta al bambino!
Distrugge ciò che Dio ha creato;
Lavoro malvagio che produce la ricchezza creando la miseria, che dà un’anima alla macchina e la estirpa all’uomo!
Che questo lavoro, sia maledetto!
Maledetto come l’infamia e la bestemmia!
Oh Dio! che sia maledetto in nome del lavoro stesso,
In nome del lavoro vero, santo, fecondo, generoso,
Che rende il popolo libero e l’uomo felice!

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Credo che dovremmo proprio metterci alla ricerca di quel lavoro, vero, santo, fecondo e dignitoso, quello che ricorda e prosegue la creazione, quello che il Papa invoca anche nella Laudato sì’. Non basta dire “lavoro”, perché il lavoro, può ancora essere sinonimo di sfruttamento e di devastazione e, quindi, maledetto.

Gianni Loy
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Nel secondo riquadro “Cacciata dal paradiso terrestre” di Masaccio (part.), Cappella Brancacci Firenze.
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Giovannini, portavoce ASviS. «L’onda sostenibile avanza, ora via le dighe»
Luca Mazza giovedì 12 settembre 2019, su Avvenire.
Giovannini: coinvolgere anche i meno giovani e superare gli ostacoli che frenano un cambiamento positivo
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Enrico Giovannini

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«Tutte le rilevazioni demoscopiche ci mostrano che in Italia sta crescendo l’attitudine dei consumatori e delle imprese verso prodotti e comportamenti responsabili, verdi, sostenibili. Una tendenza confermata anche dalle scelte dei risparmiatori sempre più orientate alla finanza green. Adesso, attraverso i Saturdays for Future, vogliamo provare a fare un ulteriore salto in avanti accelerando questa tendenza, coinvolgendo anche i meno giovani e superando alcuni ostacoli che frenano un cambiamento positivo e sempre più necessario». Enrico Giovannini – economista, statistico e attuale portavoce dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) – spiega da dove nasce l’idea di lanciare la prima giornata di mobilitazione nazionale per il consumo responsabile e quali sono gli obiettivi che l’iniziativa si prefigge di centrare seguendo la scia del successo dei Fridays for Future. «La nostra proposta, ancora prima di partire, ha già suscitato interesse informale sia nell’ambito delle istituzioni dell’Unione Europea sia nelle Nazioni Unite. Magari sul piano internazionale, oltre all’attivismo della giovane svedese Greta Thunberg sul clima, un giorno si potrà parlare anche dell’Italia che è riuscita a lanciare per prima i Saturdays for Future, una buona pratica da esportare in altri Paesi».

Professore, come si lega l’iniziativa italiana alla campagna globale in corso sul clima? In connessione con i Fridays for future, che ormai hanno contagiato anche genitori dei ragazzi, abbiamo pensato di far partire anche la nostra mobilitazione. Ci piace immaginare che un giovane al rientro a casa dallo sciopero globale sul clima, venerdì 27 settembre, alla richiesta della mamma o del papà su come sia andata la giornata possa rispondere: ‘Dipenderà da come farai la spesa domani…’. La spinta al cambiamento in chiave sostenibile e responsabile deve arrivare dal basso e chiamare in causa tutte le generazioni. Nessun soggetto, inoltre, dalle imprese al singolo consumatore, deve sentirsi escluso dal fornire il suo contributo. È stato creato il sito www.saturdaysforfuture. it proprio allo scopo di ricevere adesioni e proposte per organizzare eventi sul territorio.

Si possono fare esempi concreti di azioni virtuose che ognuno può compiere? Sul portale si trovano indicazioni chiare a seconda della sezione di riferimento per consumatori, imprese, associazioni e media. È chiaro che la singola persona è chiamata a informarsi preventivamente sul livello di sostenibilità dei suoi acquisti e sulle migliori abitudini di consumo elettriche o idriche. Le imprese, ovviamente, sono chiamate a informare i consumatori sull’impatto ambientale e le realtà della grande distribuzione a promuovere prodotti in linea con un’economia circolare. Spesso non si tratta necessariamente di fare di più, ma solo di agire in modo diverso e più consapevole. L’onda sostenibile continua ad avanzare, ma dobbiamo togliere ancora alcune dighe.
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«Apprezzabile che lo sviluppo sostenibile sia stato inserito nel documento di 29 punti elaborato dalle forze politiche di maggioranza e sia stato citato dal premier Conte»
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L’iniziativa italiana dei ‘sabati per il futuro’ si inserisce in un quadro europeo dove, negli ultimi anni, è cresciuto l’impegno delle istituzioni Ue per favorire lo sviluppo sostenibile. Crede che con la nuova Commissione si proseguirà in questa direzione? Sulla carta l’Unione Europea sta compiendo un salto quantico anche recependo alcune proposte che come ASviS abbiamo avanzato. Basti pensare che la presidente Ursula von der Leyen, nelle lettere di mandato inviate ai singoli commissari, ha sottolineato come ciascuno di loro è responsabile dell’attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile nell’ambito politico di competenza e la Commissione della realizzazione complessiva. Anche la nomina della Commissaria all’uguaglianza è un segnale molto forte. Ora aspettiamo che si passi alla pratica, ma non si può ignorare che l’Europa è la prima area del mondo ampia ad assumere impegni così significativi e a prendere l’Agenda 2030 come punto di riferimento.

Anche Giuseppe Conte e il nuovo governo si sono presi impegni precisi su questo fronte… È apprezzabile che lo sviluppo sostenibile sia stato inserito nel documento di 29 punti elaborato dalle forze politiche di maggioranza assieme al riferimento all’Agenda 2030 e sia stato citato dal presidente del Consiglio. Sarebbe auspicabile, inoltre, come ha fatto Ursula von der Leyen con i commissari, che anche Conte inviasse una lettera del genere a tutti i ministri e i sottosegretari per indicare compiti e responsabilità. L’Italia avrebbe bisogno anche di dotarsi di una forte struttura di coordinamento per prepararsi adeguatamente a un semestre europeo in cui non ci si concentrerà solo su crescita, debito e deficit, ma dove saranno centrali pure l’ambiente, il disagio sociale e il benessere.

Il primo e vero banco di prova dell’esecutivo giallo-rosso sarà la manovra. Quali misure si potrebbero mettere in campo in tale contesto? Il 4 ottobre presenteremo come ASviS le proposte per scrivere la prossima Legge di Bilancio. La fiscalità può essere strumento importante per orientare le decisioni. Dall’eliminazione dei sussidi dannosi per ambiente fino agli incentivi per le imprese che si muovono verso un’economia circolare e digitale (nell’ottica di una riduzione complessiva del gettito) sono tanti gli interventi che si potrebbero inserire in manovra. Il nuovo governo ha fin subito l’opportunità di dimostrare che sullo sviluppo sostenibile vuole fare sul serio.
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