Che succede?

c3dem_banner_04PD-M5S, UN’ALLEANZA IN PESSIMA SALUTE
7 Novembre 2019 by Forcesi | su C3 dem.
Ezio Mauro, “L’agonia di un’alleanza senz’anima” (Repubblica). Giovanni Orsina, “Un governo più giallo che rosso” (La Stampa). Claudio Cerasa, “Con il grillismo non ci si può sposare” (Foglio). Franco Monaco, “Le sorti comuni Pd-M5s, serve un congresso” (Il Fatto). Paolo Pombeni, “Pd nella trappola di M5s e Renzi” (Il Quotidiano). Claudio Tito, “Così non va e ora i vertici Pd pensano allo strappo” (Repubblica). Dario Franceschini, “Un nuovo patto con renziani e M5s o la maggioranza rischia” (intervista al Corriere della sera). Francesca Schianchi, “Subalternità culturale o senso di responsabilità, così i dem cedono ai 5s” (La Stampa).
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logo-unicaPerché l’Italia è l’ultima della classe. La lezione di Visco
Il governatore della Banca d’Italia spiega cosa c’è dietro la crisi del nostro paese. Non è colpa né dell’euro né della globalizzazione ma della mancanza di conoscenza

di Ignazio Visco
Discorso integrale in occasione dell’inaugurazione del 399mo Anno accademico dell’Università di Cagliari. Su Unica.it.
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democraziaoggi-loghettoAnniversari
di Tonino Dessì, su fb.
Non ho pubblicato, quest’anno, nessun post sull’anniversario della Rivoluzione sovietica nè voglio oggi scriverne uno lungo sull’anniversario della caduta del Muro di Berlino. [segue]
Due anni fa sulla prima ricorrenza scrissi un articolo riprendendo il famoso commento a caldo di Gramsci “La rivoluzione contro Il Capitale”:
-https://www.facebook.com/100007719966372/posts/1962887667311880?d=n&sfns=mo;
- http://www.democraziaoggi.it/?p=5165#more-5165.
In quell’articolo si compendia tutto sommato molto di quello che ho maturato da comunista sulla vicenda che si concluse nel 1989.
Non ci piace ammetterlo, ma quella vicenda segna, per chi ha avuto la mia formazione, una sconfitta amara, drammatica e temo storicamente non reversibile.
Comprendo le riflessioni di molti e debbo convenire sul fatto che la delusione per i tanti effetti anche negativi della riunificazione tedesca ha finito per produrre proprio nella Germania del nostro tempo attuale nuove forme di slittamento elettorale a destra.
Personalmente credo che questo spieghi molto, ma non tutto.
Certo è che non può autorizzare nostalgie.
L’Europa dell’Est soggiogata nel campo politico-militare sovietico si era trasformata in un grande universo concentrazionario sempre più fuori dalla Storia.
E la DDR, quel frammento di Germania con sedici milioni di abitanti, finì per conoscere una dittatura totalitaria ininterrotta, dal 1933 al 1989.
Per chi fosse appassionato o semplicemente curioso di storia e di archeologia storica, varrebbe la pena di osservare nelle immagini ufficiali della DDR un particolare: tra divise e passo dell’oca dei reparti militari, Ak47 di dotazione a parte, le fogge rimasero fino all’ultimo quelle naziste, con la sola sostituzione degli stemmi. Non sembri un particolare di continuità (non meramente prussiana) di poca rilevanza.
La DDR era diventata una specie di manicomio coatto, gestito di fatto dalla STASI e politicamente da un partito di burocrati ottusi, incapaci, paranoici e crudeli.
Quello non era il “mio” comunismo e sono cresciuto politicamente da comunista avversandolo senza remora alcuna.
Ma quello è stato il “comunismo” per i tedeschi dell’Est e per il mondo intero.
C’erano alternative, “terze vie”, rispetto alla riunificazione-annessione?
Le elezioni nell’Est Germania del 1990, con la vittoria netta della CDU, sanzionarono che la larghissima maggioranza dei tedeschi dell’Est voleva la riunificazione.
Se pure posso comprendere storici e politologi che ancora oggi si pongono quell’interrogativo, personalmente non solo ne nego il realismo, ma anche il fondamento concettuale.
La riunificazione dei tedeschi come popolo aveva una legittimità radicata nella comunanza di pulsione storica precedente alla Prima Guerra Mondiale, fondata su territorio, lingua, cultura, sentimento, desiderio.
Perciò forse è meglio per tutti, anche per chi coltivi qualche forma di germanofobia e di questo faccia argomento per mettere radicalmente in discussione persino l’impianto europeo quale è diventato anche a seguito di quella riunificazione, non guardare indietro con rimpianti ingiustificati, ma avanti facendo i conti con la realtà di un Paese grande, pacifico, alleato, tuttora e speriamo sempre, in futuro, democratico.
Potremmo anche su quella riunificazione, in Italia, fare qualche confronto.
Quello che con tanti difetti hanno fatto loro con l’Est in trent’anni, qui non si è riusciti a eguagliarlo neanche lontanamente col Mezzogiorno e con le Isole in un secolo e mezzo.
Forse val più la pena di riflettere su questo.

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