La donna nella Chiesa e l’immagine di Dio

d5f636c0-0c5a-4181-9ff5-043f69b2de6569e6f36b-3eb0-4363-89af-c03e9e5e6f5eIntervista a Margherita Zaccagnini*, su Nuovo Cammino, periodico della Diocesi Ales-Terralba.

Il Papa nel discorso pronunciato il 1° gennaio, giornata mondiale della Pace, ha in poche pagine condensato un piccolo trattato sul ruolo della donna nella società e nella Chiesa.

“Devo confessare che mi suscita una certa diffidenza l’ esaltazione tout court della ‘donna’ . Mi piacerebbe meno entusiasmo e più concretezza: da tanto tempo le femministe preferiscono che si parli delle ‘donne’ nella loro determinazione storica e culturale, piuttosto che della ‘donna’ nella sua astrattezza. E’ appena uscita l’esortazione postsinodale Querida Amazonia che purtroppo ha suscitato una certa delusione almeno rispetto alle attese.

Perché avrebbe deluso?
“La presidente delle teologhe italiane, Cristina Simonelli, la definisce addirittura “fuori luogo e fuori tempo” lamentando che, pur di evitare il dibattito sull’ordinazione delle donne, evochi il fantasma del clericalismo. In effetti anche tra le donne non manca chi non è interessata al problema in quanto non interessata al potere. Io amo pensare che papa Francesco, col suo sano realismo e nella sua grande umanità, abbia preferito per prudenza non accentuare tensioni che già esistono anche per il problema del celibato. Che peraltro riguarda solo il clero latino e non le Chiese orientali”.

Che cosa la Chiesa dovrebbe fare e dire per dare segni concreti di voler ripartire dalla donna?
“Sento il bisogno urgente di ripartire non solo dalle donne. Ma dagli uomini. Dopo la svolta linguistica del secolo scorso sempre più sappiamo che il linguaggio crea il mondo. Come l’umanità aveva ben capito già tanto tempo fa: basta rileggere qualche pagina della Bibbia, dalla Genesi dove Dio invita Adamo a ‘dare il nome agli esseri viventi’ al Vangelo di Giovanni ‘In principio era il logos’, se non vogliamo pensare alla sillaba OM che è invocata nelle religioni dell’India. Da un libro che resta fondamentale nella mia formazione (Cassirer, Saggio sull’uomo) ho appreso che l’uomo è un ‘animale simbolico’. Tanto più oggi in una società in cui i nuovi idoli (denaro, prestigio sociale, consumi…) sostituiscono gli idoli antichi”.

Quindi, in pratica, è arrivato il tempo di un cambiamento profondo nel sentire e nel parlare della donna?
Con la diffusione dei social e con l’importanza assunta dalla comunicazione di massa, mi sembra fondamentale un cambiamento radicale anzitutto nella cultura laica (se perfino la rettrice dell’Università di Cagliari ama ancora farsi chiamare rettore!). E naturalmente in quella ecclesiale: tutti ricordiamo lo scandalo che suscitò papa Giovanni Paolo I quando osò dire che Dio è anche madre! Certo è vero che Gesù ci disse di pregare il “Padre nostro”, ma non dobbiamo dimenticare che la Bibbia usa un linguaggio antropomorfico e rispecchia la cultura patriarcale del suo tempo. Non è senza significato che un teologo aperto, e profondo, come mons. Carlo Molari, proprio nell’ultimo numero di Rocca (1.2.2020)** affronti addirittura il tema del “genere di Dio”. Dopo aver esaminato l’ultimo numero della rivista internazionale Concilium del 2019 cita l’enciclica Mulieris dignitatem (1988), dove si sottolinea la natura totalmente altra del generare di Dio rispetto all’ordine umano, dove il generare invece coinvolge l’uomo e la donna. Conclude Molari che l’immagine maschile di Dio deve essere spiegata e, se la usiamo, non possiamo non porci il problema della sua legittimità. “Il suo uso oggi appare un abuso. Abbiamo una eredità da gestire, una seria tradizione da reinterpretare”. Così anche per le varie e diverse raffigurazioni di Dio che lungo la storia hanno costellato le chiese”.
834a4037-cf46-4a15-a8db-66a97824200a

Questo cambiamento culturale potrebbe comprendere anche una maggiore valorizzazione della Madonna

“Si potrebbe cominciare col recuperare certe immagini delle icone bizantine, dove Maria è sempre col bambino (si pensi alla dolcissima Madonna della tenerezza) o le Madonne cosiddette del latte della pittura italiana, dove Maria allatta il bambino. C’è un quadro del secolo XIV al museo di san Bernardino a Siena che mi ha commosso: il bambino preme dal seno della madre il latte e se lo porta golosamente in bocca con due dita! O l’altra immagine, con Gesù che tira il lobo dell’orecchio alla madre.
68e07574-592f-4620-b4e9-d3064045a230
Noi, invece di fissarci su quella madonna disincarnata senza bimbo e con le braccia verso il basso che vediamo così spesso, potremmo valorizzare ancor di più la statua della Madonna di Bonaria dove una storica dell’arte una volta osservò che il bambino ha tutte le fattezze di uno scugnizzo napoletano! Senza dimenticare che su quella splendida cascata di capelli originariamente non c’era la corona (sommessamente potrei suggerire di toglierla?). Penso che nella società dell’immagine quello che ci fa scendere dal cielo sulla terra e richiama la quotidianità della vita sia ben più in sintonia con l’insegnamento di Gesù di Nazareth che con parole semplici evocava i gesti semplici della vita quotidiana per insegnare il senso della vita”.

Secondo il Papa dalla questione delle donne passa l’urgenza di affrontare una realtà che riguarda la visione della Chiesa stessa nella sua natura gerarchica e comunionale. E’ così?
“Al riguardo non posso non pensare alle parole dirompenti del nostro caro amico Arturo Paoli, piccolo fratello di Charles De Foucault, in uno degli incontri che organizzammo qui in Sardegna con l’associazione «Oreundici»: “La Chiesa deve chiudere per un bel paio di anni i seminari”! Per far crescere i futuri preti in una quotidianità semplice e uguale a quella degli uomini e delle donne del loro tempo. Forse questa è una scelta estrema ma certo io penso che anzitutto sarebbe necessario diffondere largamente la cultura biblica, non solo per i sacerdoti ma per tutto il popolo di Dio: proprio in questi giorni è circolata la notizia – spero che non sia vera – che un amministratore di un comune del Nord Italia si è scandalizzato quando qualcuno gli ha detto che Gesù era ebreo! Mi fa impressione la distanza abissale che esiste tra il modo di vita di Gesù e quello della gerarchia attuale (liturgie, paramenti, ecc.)”.
————-
*Docente universitaria, partecipe della Comunità di San Rocco, Cagliari.
——————————————
14af71d3-296a-428b-bd92-b3428abe18cf

—————————————-

** Discussioni sul genere di Dio.
di Carlo Molari, su Rocca (1/2/2020).
In questi ultimi anni si sono intensificati i dibattiti sulla terminologia relativa al rapporto umano con Dio. Si è cercato un termine teologico epiceno (dal greco epi e koinos = nuovo, sinonimo raro di promiscuo utilizzato per indicare il genere degli animali per i quali non si distinguono maschile e femminile come tigre, tartaruga, pantera, mosca ecc. al contrario di leone/leonessa, elefante/elefantessa, cavallo/cavalla ecc.) che potesse esprimere la realtà divina sen- za coinvolgere la componente sessuale propria di molte creature. [...]

Ma già nell’enciclica Mulieris dignitatem (15 agosto 1988) Giovanni Paolo II ha tentato di esprimere con molta chiarezza la caratteristica spirituale della paternità divina, ma non sembra che sia riuscito ad introdurre nella chiesa una nuova tradizione linguistica.
Egli ha scritto: la «caratteristica del linguaggio biblico, il suo modo antropomorfico di parlare di Dio, indica anche indirettamente il mistero dell’eterno ‘generare’, che appartiene alla vita intima di Dio, questo ‘generare’ in se stesso non possiede qualità ‘maschili’ né ‘femminili’. È di natura totalmente divina. È spirituale nel modo più perfetto, poiché ‘Dio è spirito’ (Gv 4, 24), e non possiede nessuna proprietà tipica del corpo, né ‘femminile’ né ‘maschile’. Dunque, anche la ‘paternità’ in Dio è del tutto divina, libera dalla caratteristica corporale ‘maschile’, che è propria della paternità umana. In questo senso l’Antico Testamento parlava di Dio come di un Padre e si rivolgeva a lui come ad un Padre. Gesù Cristo, che ha posto questa verità al centro stesso del suo Vangelo come normativa della preghiera cristiana, e che si rivolgeva a Dio chiamandolo: ‘Abbà Padre’ (Mc 14, 36), quale Figlio unigenito e consostanziale, indicava la paternità in questo senso ultra-corporale, sovrumano, totalmente divino. Parlava come Figlio, legato al Padre dall’eterno mistero del generare divino, e ciò faceva essendo nello stesso tempo Figlio autenticamente umano della sua Madre Vergine. Se all’eterna generazione del Verbo di Dio non si possono attribuire qualità umane, né la paternità divina possiede caratteri ‘maschili’ in senso fisico, si deve invece cercare in Dio il modello assoluto di ogni ‘generazione’ nel mondo degli esseri umani. In un tale senso – sembra – leggiamo nella Lettera agli Efesini: ‘Io piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome’ (3, 14-15). Ogni ‘generare’ nella dimensione delle creature trova il suo primo modello in quel generare che è in Dio in modo completamente divino, cioè spirituale. A questo modello assoluto, non-creato, viene assimilato ogni ‘generare’ nel mondo creato. Perciò tutto quanto nel generare umano è proprio dell’uomo, come pure tutto quanto è proprio della donna, ossia la ‘paternità’ e ‘la maternità’ umane, porta in sé la somiglianza, ossia l’analogia col ‘generare’ divino e con quella ‘paternità’ che in Dio è ‘totalmente diversa’: completamente spirituale e divina per essenza. Nell’ordine umano, invece, il generare è proprio dell’‘unità dei due’: ambedue sono ‘genitori’, sia l’uomo sia la donna» (n. 8).
Mentre quindi il termine ‘generare’ può essere inserito senza difficoltà nella riflessione teologica cristiana, senza coinvolgere la dimensione sessuale, i termini ‘padre’ e ‘madre’, non ne possono essere liberati dato che nell’ambito umano paternità e maternità sono due funzioni diverse che si completano a vicenda. Questa distinzione opera anche nella educazione che prosegue in modo proprio e distinto oltre alla generazione e alla nascita.
Distinzione tra Gesù Cristo e Dio
Il problema si pone in modo diverso a proposito di Dio e in riferimento a Gesù Cristo. Credo che la difficoltà maggiore riguardi la terminologia teologica (= relativa a Dio). [...]
Altro quindi è il problema del termine Dio (Theos in greco Deus in latino), che è maschile e si riferisce abitualmente ad una persona raffigurata con sembianze ma (rappresentato spesso anche con la barba). Dio non è maschio e non può essere descritto come tale. I teologi cristiani che nei secoli hanno difeso la legittimità delle immagini, devono oggi seriamente interrogarsi sulle varie e diverse raffigurazioni di Dio che lungo la storia hanno costellato le chiese e gli edifici religiosi. L’immagine maschile di Dio deve essere spiegata. Il suo uso oggi appare un abuso. Abbiamo una eredità da gestire, una seria tradizione da reinterpretare. Ma non possiamo dare per scontato che le immagini maschili di Dio siano da utilizzare ancora senza porre il problema della loro legittimità. Comprendiamo il significato del rigore con cui gli ebrei e soprattutto i musulmani si sono opposti alla raffigurazione di Dio. Senza cadere negli eccessi delle lotte iconoclaste e ripetere gli errori di quella lunga storia dobbiamo però riconoscere la legittimità delle riserve che gli oppositori del culto delle immagini hanno avanzato, soprattutto in rapporto a Dio. Per quanto riguarda, invece, Gesù Cristo dobbiamo difendere la raffigurazione maschile della sua esperienza storica e difendere la legittimità della sua funzione salvifica in quanto figlio di Dio. Solo che dobbiamo pure dire che l’azione divina che in Lui prende forma umana continua nel tempo il suo influsso salvifico. Non possiamo descrivere la sua condizione attuale come non siamo in grado di immaginare la vita oltre la morte di tutti i nostri antenati.
Carlo Molari, teologo.
—————

One Response to La donna nella Chiesa e l’immagine di Dio

  1. […] a Margherita Zaccagnini, su Nuovo Cammino, periodico della Diocesi Ales-Terralba. Su aladinpensiero online. […]

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>