America, America

whitehouse_north-casa-bBUON ANNO! Happy New Year!
di Marino de Medici
Per l’ultima volta, il presidente perdente Donald Trump si è sparato sui piedi.
Lo show trumpiano di non firmare per diversi giorni il pacchetto di 900 miliardi di sussidi anti-Covid 19 è durato fino a domenica notte, quando il presidente ha firmato per l’attuazione della legge che soccorre milioni di americani e scongiura lo shutdown del governo. Non meno importante, la legge reintegra la moratoria degli sfratti, assicurando un tetto e aiuti finanziari a centinaia di americani privi di risorse finanziarie. L’America ha vissuto un dramma che non aveva ragione di esistere. Non erano passate infatti ventiquattro ore dall’approvazione del pacchetto finanziario che Trump mandava tutto all’aria con lo specioso argomento che le misure adottate erano una “vergogna” disseminata di sprechi che andavano eliminati. Sopra tutto, Trump chiedeva al congresso di portare il sussidio per persona dai 600 dollari concordati a 2.000. I democratici, che sin dagli inizi chiedevano sussidi personali più alti, dichiaravano di essere favorevoli al maggiore importo assistenziale. I repubblicani invece si opponevano, come avevano già fatto per proposte di sussidi più elevate durante gli interminabili negoziati.
[segue]
Domenica sera, dopo una giornata trascorsa sul campo di golf, il presidente appariva in un video nella sua residenza di West Palm Beach per annunciare al colto e all’inclita: “Buone notizie per la legge di soccorso Covid!” In pratica, Trump firmava rimangiandosi tutto quello che aveva detto e fatto fino a quel momento.

Gli americani tiravano un sospiro di sollievo ma molti tra di loro certamente indirizzavano improperi all’indirizzo di un presidente che ancora una volta, sperabilmente l’ultima, dimostrava di aver abdicato alle responsabilità di un capo dell’esecutivo. Non pochi esponenti repubblicani si erano staccati dal nucleo di sicofanti sostenitori di Trump per ammonire il presidente sulle conseguenze che avrebbe avuto il collasso del pacchetto di sussidi. Tra gli altri, il senatore repubblicano della Pennsylvania Patrick Toomey segnalava con forza al presidente il pericolo che sarebbe stato ricordato per “il caos, la miseria ed il comportamento erratico” se avesse permesso lo scadimento della legge assistenziale. Di fatto, erano in ballo non solo i sussidi alle persone ma due programmi con benefici per la disoccupazione
che in effetti erano scaduti il giorno prima mentre Trump giocava a golf.
Per giustificare il ritardo, Trump affermava che era sua intenzione eliminare “esborsi dispendiosi”. A questo proposito va notato che una simile richiesta non potrà neppure essere presa in considerazione perchè la sua scadenza coincide con l’inaugurazione del nuovo presidente. Senza contare che i democratici della Camera l’affonderebbero al momento della sua presentazione.

Più imbarazzante di così non poteva essere la condotta di Trump dinanzi al travagliato voto sui sussidi anti-Covid, considerando che egli non aveva preso parte ai negoziati tra i due partiti al Congresso per poi rifiutarsi di firmare la legge partorita con il concorso, obtorto collo, del leader repubblicano del senato McConnell. Lo stesso McConnell si è guardato bene dal segnalare quale fosse la contropartita di Trump alla decisione di accettare il pacchetto.
In parole povere, tanta ostinazione di Trump nei confronti di misure legislative di grande rilevanza, incluso il bilancio della difesa al quale aveva apposto il veto, ha prodotto un grosso zero per il presidente. Il tutto rappresenta il risultato di una condotta presidenziale viziata da disfunzione nei rapporti con il congresso e disinteresse per le misure politiche che non fossero dettate da interessi personali anziché da quelli nazionali.

Un altro sfregio nei confronti del presidente è venuto quando la Camera dei Rappresentanti ha annullato il veto presidenziale al National Defense Authorization Act, che Trump si era rifiutato di firmare purché disponeva che venissero abolite le denominazioni di basi militari alla memoria di leader e generali della confederazione sudista. In passato, Trump aveva apposto il veto ad otto progetti di legge ma il congresso non aveva potuto superarli con la maggioranza di due terzi necessaria. La legge finanziaria per la difesa raccoglieva invece una maggioranza netta (322 voti contro 87). Di particolare interesse è il fatto che 109 deputati repubblicani abbiano votato a sfavore del presidente. La sconfitta di Trump alla camera è tanto più significativa in quanto il Defense Act si proponeva di arrestare il ritiro di forze americane dall’Afghanistan e dalla Germania. Di fatto, il ripudio del veto presidenziale rappresenta un raro caso di bipartisanship ossia di collaborazione tra i due partiti al congresso.

Adesso però i repubblicani si trovano con le spalle al muro. Sono chiamati infatti a votare sulla legge approvata dalla camera per il sussidio di 2.000 dollari sollecitato dal presidente. In pratica, devono decidere se autorizzare la spesa di 1.400 dollari per persona in più di quanto disposto dalla legge anti-Covid e ciò facendo accrescere un deficit che si è già fatto mostruoso, oppure votare contro un’elargizione che milioni di americani invocano per far fronte a alla crisi economica che causa letteralmente la fame a milioni di famiglie. In sostanza, la scelta è se venire meno alla tradizionale filosofia repubblicana che ripudia la spesa eccessiva del governo oppure essere attaccati dai democratici per una malvagia indifferenza al grido di dolore di tanti americani. E’ certo infine che una vasta parte dell’elettorato della grande suburbia favorisce l’adozione di vasti programmi assistenziali per le vittime della pandemia. “Ogni voto repubblicano contro questa legge (per il sussidio di 2.000 dollari) e’un voto che nega il pesante disagio delle famiglie ed il soccorso di cui hanno disperatamente bisogno”, ha dichiarato la speaker democratica della camera Nancy Pelosi. Il quesito che tutti si pongono al congresso è questo: come reagirà il leader repubblicano, senatore McConnell? Questi si è pronunciato con toni sibillini: “il senato – ha detto – ha iniziato il procedimento per una votazione che dispone l’aumento a 2.000 dollari del sussidio”. Se il senato dovesse invero votare in proposito, il danno per i repubblicani è facilmente prevedibile. In termini pratici, potrebbe determinare la sconfitta dei due candidati repubblicani ai seggi senatoriali della Georgia, dove si vota il 6 gennaio. Se dovessero vincere i candidati democratici, il controllo del senato passerebbe al partito democratico. Per i repubblicani segnerebbe il trapasso ad un purgatorio politico particolarmente penoso all’indomani dell’uscita di Donald Trump dalla Casa Bianca. Anche, se non soprattutto perchè il culto di Donald Trump perderebbe la sua presa politica ed ideologica, ad eccezione degli immancabili epigoni del trumpismo.
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Nella foto la Casa Bianca. lato nord, da wikipedia

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