America, America

51e657db-7694-4533-8ce6-d3d80fcb3bd4IL NEMICO DENTRO CASA
di Marino de Medici

Il fenomeno che ormai imperversa in America risponde a questa definizione: il nemico dentro casa. Gli americani lo hanno scoperto, con forte ritardo, il 6 Gennaio quando l’assembramento di attivisti trumpiani, manipoli di facinorosi seguaci di QAnon, i Proud Boys, i Three Percenters e milizie assortite hanno preso d’assalto e messo in pericolo il vice presidente
degli Stati Uniti, senatori e Rappresentanti che partecipavano ad una sessione speciale convocata per certificare l’elezione di Joseph Biden a presidente. Gli esperti hanno individuato la matrice di questo fenomeno nel nazionalismo cristiano bianco. La strategia non è dissimile da quella che animò le Brigate Rosse negli anni settanta, ed il loro attacco al cuore dello stato. Ma mentre in Italia lo scontro politico e sociale era scevro di connotazioni religiose, ben altro è il ruolo della religione nel conflitto che ormai divampa in America. Di fatto, l’insurrezione esplosa con l’invasione del Campidoglio americano ha il suo punto di partenza nella convergenza
di simbolismi religiosi, nazionalisti, cristiani e razzisti che segnalano l’emergere di un’altra America, attratta da una narrazione storica e politica che stravolge le tradizionali regole religiose e morali della società americana. Interpreti ed esecutori di questa narrazione sono da tempo gli evangelici americani, che rappresentano circa un quarto della popolazione. [segue]
Storicamente, gli evangelici americani sono scesi in campo negli Anni Sessanta per combattere la cosiddetta controcultura, dando vita a quella massa di elettori noti come la Destra Cristiana, in cui si riconosce il partito repubblicano.

Molto viene ora scritto su quella che è un grande famiglia dei “veri patrioti” che si dicono pronti a versare il loro sangue per il nazionalismo cristiano. Katherine Stewart, che ha dedicato un libro al pericoloso avvento di tale nazionalismo, ha scritto: “E’un movimento politico, ed il suo obiettivo finale è il potere”. Piu’ specificamente, mira a sovvertire i principi democratici e le istituzioni fondamentali ed al loro posto imporre uno stato basato su una intollerante versione della cristianita’. Il legame con un personaggio velleitario quale Donald Trump si spiega con la tendenza del nazionalismo cristiano a favore di uno stato autoritario. La violenza è sottintesa e giustificata dalla creazione di un nuovo ordine sociale.

Il dipartimento dell’interno americano (Homeland Security) ha emanato un raro avvertimento sulla minaccia posta dagli estremisti interni, giungendo
ad affermare che “un clima di minaccia intensificata” perdurerà per qualche tempo, particolarmente in congiunzione con il processo senatoriale a carico
dell’ex presidente Trump. E’ la prima volta che l’esecutivo americano lancia un segnale d’allarme per il pericolo del terrorismo domestico. Nessuno ormai
contraddice le autorità quando caratterizzano l’assalto al Campidoglio come una ”insurrezione”. In particolare, ha destato forte impressione un rapporto
secondo cui 140 poliziotti in servizio nel Campidoglio hanno riportato ferite, incluse commozioni cerebrali, lesioni alla spina dorsale e lacerazioni al volto. Un
poliziotto ha perso la vita ed un altro ha commesso il suicidio. Dal rapporto emerge anche una grave ammissione di impreparazione della Capitol Police, in molti casi priva di elmetti di protezione.

La leadership del Congresso, in modo speciale quella democratica, si sta preparando al peggio, reagendo in modo speciale ad episodi che rasentano la vera e propria violenza. La Speaker Nancy Pelosi ha apertamente denunciato l’animosità che altera il comportamento di molti membri del Congresso, dall’ostinazione di un deputato che intendeva circolare per le sale con una pistola alle minacce rivolte a donne Rappresentanti. La stessa Pelosi e’ stata ferocemente presa di mira dai facinorosi invasori del Campidoglio, che hanno asportato il suo podio da Speaker e il suo martelletto, la placca sulla porta con il suo nome ed i libri dedicati a donne in politica custoditi in un armadietto. L’irruzione nello studio della Speaker era accompagnata da un coro di frasi minacciose ed epiteti. Le riprese video di un fotografo hanno permesso di identificare i responsabili che sono stati rintracciati ed arrestati nelle loro abitazioni. Per loro si preparano giudizi con pene detentive.

Non è la sola Speaker ad essere bersaglio della teppaglia. Sono ormai molti i deputati che apertamente temono azioni violente ai loro danni non soltanto nelle aule del Congresso ma anche negli stati e citta’ di
residenza. La protezione di tutti i membri del Congresso si è resa prioritaria e la Speaker Pelosi ha preannunciato un bilancio dedicato alla sicurezza. Per Nancy Pelosi, il nemico è dentro lo stesso Campidoglio.
Al di fuori, è ormai deciso che l’alta rete di protezione eretta attorno al parlamento americano rimarrà in funzione per molto tempo.

Non passa giorno che le autorità non diano notizie di collegamenti tra membri del Congresso e movimenti estremisti come gli Oath Keepers che hanno recentemente distribuito un video dall’inquietante titolo “E’ in arrivo la guerra civile?” Gli Oath Keepers hanno scortato durante l’insurrezione una Rappresentante della Georgia, Marjorie Taylor Green, che è in prima
linea nel promuovere le teorie di complotto dei rivoltosi del nucleo QAnon.
Tra l’altro, la Green ha minacciato l’esecuzione di deputati democratici ed ha sostenuto che la sparatoria in una scuola di Parkland (Florida), in cui furono uccisi diciassette studenti, non era altro che una “bandiera falsa” ossia un’operazione segreta escogitata dal governo per coprire la repressione in atto, scaricandone la responsabilità su altri. Assurdità a parte, non vi è dubbio che la campagna perseguita dai membri trumpiani del Congresso all’insegna del “stop the steal” (fermate il furto) ha contribuito alle violenze esplose nel cuore del Congresso.
E’ altrettanto certo che un gruppo di repubblicani ha legittimato i movimenti estremisti nel tentativo di ribaltare l’esito delle elezioni presidenziali. La lista di questa quinta colonna repubblicana al Congresso, pubblicata dal New York Times ed altri giornali, ha fatto salire le tensioni in seno alla Camera dei Rappresentanti, cui appartengono la Green e il capo dello House Freedom Caucus Andy Biggs, strettamente legato a gruppi estremisti. Questi sono stati descritti da Donald Trump come “gente che ama il nostro Paese”. Tra di loro si distingue sempre più la Congresswoman Marjorie Taylor Green che da tempo si è
schierata con QAnon per combattere “la cabala globale di pedofili che adorano Satana”.

Ed infine, l’interrogativo che più di ogni altro fa spicco nel dibattito nazionale è il futuro di un partito repubblicano che si identifica con l’insurrezione contro la presidenza Biden e le teorie di complotto. In pratica, il GOP repubblicano
rischia di confinare la sua influenza elettorale allo zoccolo duro di marca estremista, minatoria e propensa alla violenza. Lo sparuto gruppo di centristi
del partito ha già impartito l’avvertimento di un tracollo repubblicano. In conclusione, la famigerata Green è al centro del tumulto, anche perché il leader della minoranza repubblicana alla Camera Kevin McCarthy l’ha chiamata a far parte di un’importante commissione, quella per l’educazione. I centristi hanno condannato la scelta ammonendo che QAnon non puo’ entrare al Congresso. Per tutta risposta, McCarthy è andato a Canossa, ossia a Mar-a-Lago, per chiedere perdono a Donald Trump di una critica rivolta al presidente per i
fatti del 6 Gennaio. Tra la lunga ombra di Trump e l’isterismo della Green, il partito repubblicano affronta una scelta cruciale mentre infuria la battaglia per la sua anima.

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