SINODO. Noi critici ma partecipi. Si vedrà… Intanto come laici ci siamo!

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sinodo-schermata-2021-08-23-alle-11-52-08BENEDETTO SIA IL SINODO, MA…
di Giacomo Meloni

Benedetto sia il Sinodo, questo Sinodo, che a livello universale inizierà il 9-10 ottobre 2021 a Roma per terminare solennemente tra tre anni nel 2023; mentre il 17 ottobre sarà la volta del Sinodo delle Chiese Particolari il cui termine è fissato nel mese di Aprile del 2022.
Mi considero un laico cattolico impegnato nel sociale e nel sindacato tra i lavoratori e tra gli ultimi, impegnato nelle battaglie per la pace contro ogni tipo di guerre, contro le fabbriche di armi ad iniziare dalla Fabbrica di bombe RWM in Domusnovas; assiduo nelle battaglie a difesa dell’ambiente per salvaguardare il territorio, il creato e la nostra madre Terra come Casa Comune.
Vi dico subito che sono molto dubbioso che il Sinodo raggiunga gli obiettivi che Papa Francesco ha indicato e la Segreteria Generale del Sinodo ha tradotto nel Documento preparatorio e nel Vademecum pubblicato il 7 settembre 2021. [segue]
Sapete perchè? La Chiesa cattolica ha smesso in gran parte di essere e vivere come Comunità ad iniziare dai preti diocesani che vivono singolarmente una vita esclusivamente individuale e che spesso lamentano di soffrire di solitudine una volta che ritornano nelle proprie case dopo gli impegni parrocchiali sempre più assorbenti. Chi di loro ha più il tempo di leggere e studiare? Con chi si confrontano sui temi religiosi e sociali? Gesù viveva con la sua comunità, composta dagli apostoli, dai discepoli donne e uomini con cui si spostava a piedi per interi chilometri, visitando paesi e città. Ecco il senso del “camminare” a cui ci richiama il Documento Preparatorio del Sinodo.
Sono convinto che la Chiesa debba dare un segnale forte ed, almeno a partire dai preti di recente ordinazione, incominci a progettare Parrocchie guidate da comunità di preti e diaconi che vivono in comunità nella stessa casa. Del resto nel passato la Chiesa Cattolica finanziava direttamente la costruzione della Casa Parrocchiale, prima che, come ora, ci pensasse lo Stato dopo i Concordati e l’8 per mille. Perché non concepire Case per il Clero adatte alle piccole Comunità. Sono certo, perchè l’ho sperimentato, che vi è una profonda differenza tra le Parrocchie guidate ancor oggi da Comunità di Ordini Religiosi e Parrocchie guidate dal solo ed unico prete, che finisce per esser il tuttofare e manager di sé stesso, il più delle volte anche inconsciamente, finendo per accentrare su di sé tutte le attività parrocchiali.
La maggior parte delle Parrocchie che conosco hanno un’intensa vita liturgica e catechistica e, dove vi sono le strutture, un’attività oratoriale sempre più prevalentemente sportiva.
Vivo in una Regione, la Sardegna, che per ben due legislature ha approvato delibere a favore degli oratori con sovvenzioni milionarie approvate all’unanimità del Consiglio Regionale. Come Segretario Generale del Sindacato Sardo CSS, chiamato ad esprimermi in sede di Commissione Consiliare, ho lodato questa decisione, ponendo l’accento che i destinatari non fossero solo gli oratori di ispirazione cattolica e che quelle ingenti somme fossero soggette al controllo degli organismi preposti. Ciò ha provocato scandalo e qualche consigliere regionale mi ha accusato di voler mettere sotto controllo gli stessi Vescovi. Ebbene risposi che ogni euro che esce dalla Casse Regionali deve essere rendicontato a progetto e la sovvenzione ritirata laddove non servisse allo scopo per cui è stata erogata; per esempio, denunciai alcuni casi dove i soldi destinati all’oratorio erano serviti per altri fini benché leciti.
Il Sinodo vuole rilanciare il ruolo dei laici nella Chiesa, ricordandoci che tutti i battezzati, come recita la Costituzione del Concilio Vaticano II Lumen Gentium (promulgata da papa Paolo VI il 21 novembre 1964) siamo Popolo di Dio e come tali abbiamo una funzione sacerdotale, profetica e regale. Ma quanti di noi cattolici hanno mai letto questa Costituzione Conciliare? E quanti laici sanno che proprio nella Lumen Gentium c’è un intero Capitolo (esattamente il IV) che parla del loro ruolo nella Chiesa?
Un tempo i bravi parroci, al posto delle prediche talvolta noiose ed inconcludenti, leggevano brani dei Documenti Conciliari e sempre le Lettere Pastorali dei loro Vescovi ed i più bravi esponevano i contenuti delle Encicliche Papali. Citatemi qualche nostro parroco che ha tenuto un dialogo con i propri parrocchiani sull’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium di Papa Francesco e sulle sue due Encicliche: Laudato Sì’ e Fratelli Tutti.
Sapete cosa sta succedendo? Succede che i fedeli che frequentano la Chiesa sono assolutamente all’oscuro di ciò che dice il Papa ed anche il proprio Vescovo, se non per ciò che sentono in TV o leggono in qualche rivista.
Hai voglia di applaudire un Papa come Francesco che si dedica agli ultimi e che va in cerca degli “scartati”, la Chiesa dei fedeli domenicali segue lunghe liturgie e ripete riti che li allontanano dal vero Cristo.

Giacomo Meloni
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- Anche su Giornalia.

6 Responses to SINODO. Noi critici ma partecipi. Si vedrà… Intanto come laici ci siamo!

  1. admin scrive:

    MESSAGGIO di PADRE MARIO.
    Caro Giacomo, grazie per questo tuo intervento. Continua la tua battaglia. Ne vale la pena. Dobbiamo continuare a seminare forti nella speranza e certi che tante persone di buona volontà continuano con costanza nel loro impegno per il bene comune. Fraternamente, P. Mario

  2. admin scrive:

    MESSAGGIO di SANDRO.
    Ho letto il documento e quanto scritto nelle varie chat. Da quando siamo tornati da Assisi, mi sono raccolto in silenzio, medito e prego per capire come intervenire, personalmente e socialmente con i gruppi di cui faccio parte. L’intervento di Giacomo come sindacato è molto interessante, ma vorrei si discutesse della seconda parte per capirci: sia “Un tempo i bravi parroci…”, sia “Succede che i fedeli che frequentano la Chiesa sono assolutamente all’oscuro di ciò che dice il Papa ed anche il proprio Vescovo…”. Noi non siamo tra quei fedeli? E se abbiamo sentito non ci stiamo comportando come se non avessimo ascoltato?
    Credo che la messa non debba essere una liturgia asettica e che i “bravi parroci” avessero ragione, ricordo che nelle messe di allora anche i laici contribuivano alla comprensione dei documenti del Papa e dei Vescovi intervenendo sia nelle omelie che nei momenti di preghiera. Tornando ad oggi. Pensavo fosse interessante costruire una serie di preghiere sul “Sinodo ed i Laici” da inserire al momento della preghiera dei fedeli. Che cosa ne pensate?
    A presto Sandro

  3. Franco Meloni scrive:

    Dalla pagina fb di Brunetto Salvarani.
    VERSO IL CAMMINO SINODALE (19)

    Quando si dà voce a una comunità così ampia e, alla fin fine, così poco conosciuta, non si sa mai quali possano essere i sentimenti e i pensieri dominanti. Il rischio che emergano posizioni scomode, però, non può frenare o addirittura bloccare il dovere evangelico dell’ascolto. Si tratta, perciò, di gettare il cuore oltre l’ostacolo dei consueti timori clericali e di mettere in moto un processo di consultazione “dal basso” – e di ascolto dello Spirito – libero e aperto.

    Giovanni Ferrò, Jesus, agosto 2021

  4. Franco Meloni scrive:

    Nel Documento preparatorio, precisamente nella parte dedicata alle modalità dell’ASCOLTO delle Chiese particolari, vi è un paragrafo che ritengo possa costituire la base di uno specifico programma di riflessione/dibattito/diverse iniziative da parte di molti, persone e organizzazioni. Tra queste ultime, per esempio il “Patto per la Sardegna”, gli “Amici sardi della Città di Assisi”. Ecco il passaggio del Documento. “[…] VI. DIALOGARE NELLA CHIESA E NELLA SOCIETÀ Il dialogo è un cammino di perseveranza, che comprende anche silenzi e sofferenze, ma capace di raccogliere l’esperienza delle persone e dei popoli. Quali sono i luoghi e le modalità di dialogo all’interno della nostra Chiesa particolare? Come vengono affrontate le divergenze di visione, i conflitti, le difficoltà? Come promuoviamo la collaborazione con le Diocesi vicine, con e tra le comunità religiose presenti sul territorio, con e tra associazioni e movimenti laicali, ecc.? Quali esperienze di dialogo e di impegno condiviso portiamo avanti con credenti di altre religioni e con chi non crede? Come la Chiesa dialoga e impara da altre istanze della società: il mondo della politica, dell’economia, della cultura, la società civile, i poveri…? […]”. Approfondiamo. Saludos. Franco Meloni.

  5. Franco Meloni scrive:

    Un articolo di Brunetto Salvarani per ScintillaCarpi
    https://www.scintillacarpi.it/articoli/il-sinodo-e-i-suoi-volti/?fbclid=IwAR0T-uC6hru5_fkb1_01vtVHZnbS9-lsD9ff7LPSf1X_SdH1bssndRznyfA
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    Ho apprezzato il recente pezzo di Saverio Catellani, che riflette con parresìa sul prossimo Sinodo, riallacciandosi alle vicende del mancato sinodo locale carpigiano di una ventina di anni fa. L’autore parla, a buon diritto, di un cammino incerto, e staremo a vedere se anche stavolta si confermerà la tradizionale difficoltà di camminare insieme (dall’etimologia del termine sinodo) da parte dei cattolici italiani (e, nello specifico, carpigiani).

    Si tratterà in realtà, per quello che avrà inizio tra poche settimane, il 17 ottobre, di un cammino sinodale, come l’hanno definito i vescovi nella loro LXXIV Assemblea generale, svoltasi a Roma dal 24 al 27 maggio scorsi: ma la scelta lessicale non è una diminutio rispetto a sinodo, rimandando tale locuzione a uno stile, una metodologia, un atteggiamento ecclesiale, ben più di quello che, nel caso peggiore, potrebbe risultare anche solo un mero adempimento burocratico. Il titolo programmatico, Annunciare il Vangelo in un tempo di rinascita, è quasi obbligato, vista la situazione, causata dalla pandemia tuttora in corso ma non solo da essa.

    Va detto che la posta in gioco è davvero alta. Anche perché, almeno per ragioni anagrafiche, del futuro cammino sinodale potrà presuntivamente sentirsi partecipe per l’ultima volta in un’esperienza ecclesiale di rilievo una generazione ancora in grado di fare riferimento al Vaticano II con qualche cognizione di causa, avendone udito i racconti dai diretti protagonisti e avendo respirato un po’ dell’atmosfera unica di quell’assise epocale iniziata ormai quasi sei decenni fa. Una generazione che – forse – può ancora scaldarsi il cuore su temi (come le riforme ecclesiali) che alla stragrande maggioranza dei giovani connazionali probabilmente appaiono sospesi fra l’astruso e l’insensato: eppure, ovvio, il coinvolgimento di questi ultimi in qualche modo nel processo sinodale resta vitale.

    Ritengo che la domanda sottesa a tale processo, sull’identità della Chiesa e su cosa significhi essere Chiesa oggi, vada declinata nell’unica modalità possibile e sensata: non rassegnandosi a contemplare il proprio ombelico né cimentandosi in analisi autoconsolatorie, com’è capitato in un recente passato (penso al convegno ecclesiale di Verona nel 2006), bensì misurandola sui suoi modi di relazionarsi con il mondo esterno, con quell’alterità che ormai ci abita e ci mette in crisi e non di rado ci inquieta, con la vasta porzione di Paese che non solo ha smarrito il senso di Dio, ma non sente per nulla il bisogno di un’appartenenza ecclesiale e neppure ha la percezione di cosa voglia dire un’appartenenza simile (inevitabile richiamare l’analisi di un teologo di vaglia come il gesuita Christoph Theobald che parla dichiaratamente di esculturazione del cristianesimo dalla cultura europea e occidentale). Per orientarci e non smarrirci troppo, tra le mani abbiamo, dal 2013, una bussola credibile e non ancora sperimentata a fondo, il testo di Evangelii gaudium, che papa Francesco ha scritto non solo come programma del suo pontificato, ma come mappa di una Chiesa capace di uscita. E alcune parole-chiave: vangelo, fraternità, mondo. Tutte da riempire, perché ha ragione il nostro vescovo Erio, che ne ha parlato lo scorso 31 maggio in un’intervista a Settimananews: “Non sono concetti: sono volti, esperienze, urgenze che riguardano tutte la necessità di ripensare l’annuncio di Cristo, in un contesto nel quale si sono riscoperte alcune grandi domande esistenziali”.

    Brunetto Salvarani

  6. Franco Meloni scrive:

    Dalla pagina fb di Brunetto Salvarani. VERSO IL CAMMINO SINODALE (21)

    Il documento si apre con un “appello a camminare insieme” – indice del fatto che si entra in un territorio desueto, da troppo tempo non praticato nell’edificazione dell’architettura complessiva della Chiesa cattolica. Appello che radica le comunità ecclesiali e l’istituzione nella storia comune degli uomini e delle donne del nostro tempo. In merito, si offre una breve diagnosi della condizione presente: segnata “dalla tragedia globale della pandemia da Covid-19 (…) che ha fatto esplodere le diseguaglianze e le inequità già esistenti”.

    Marcello Neri, Settimananews, sul Documento preparatorio, 14-9-2021

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