America America

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by Marino de Medici
The problems with Facebook are humongous, but one thing is clear.
Facebook is a creature of capitalism that knows only one rule: growth at all costs. Growth is becoming unsustainable in the world and governments are unable to curb its excesses. Witness the inability of the U.S. government to reform the governance structures of corporations like Facebook so that they become less focused on share price and quarterly returns and concentrate on more value for all. It is inconceivable that during the COVID-19 epidemic the portfolio of the rich grew by 40% while a large swath of humanity tried to survive while it faced great obstacles in getting the anti-virus vaccines.
The behemoths of the Facebook variety resist all pressures to reform and play an immutable refrain that asks for lower taxes, less regulation, less government and more market.

[segue]
It has always been clear that the business of Facebook is not promoting the public interest but making more and more money. Its business model is devoted to promoting controversial content in order to keep users on the site viewing ads that Facebook sells. One of the questions that Congress must respond to is whether Facebook exercises a true monopoly power. This power is such that many doubt that Facebook will ever be willing or able to reform itself, starting with giving up the algorithms that increase its politically divisive content.

One way to tackle the problem would be to put more power in the hands of regulators. The main problem is that regulators are stymied or lobbied by businesses with the result that they endorse policies that promote financial growth and make businesses even richer. In the scandalous world created by Facebook, there is a ray of hope, the acknowledgment – thanks to a courageous whistleblower * – that the disruptive role of Facebook can no longer be ignored and that Congress will have to sanction it or at the very least take away the special immunity from liability that Facebook and similar consortia have received.

It is high time for the Congress to act.
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Facebook and capitalism

I problemi con Facebook sono enormi, ma una cosa è chiara.
Facebook è una creatura del capitalismo che conosce una sola regola: la crescita a tutti i costi. La crescita sta diventando insostenibile nel mondo e i governi non sono in grado di frenarne gli eccessi. Testimone dell’incapacità del governo degli Stati Uniti di riformare le strutture di governance di società come Facebook in modo che diventino meno focalizzate sul prezzo delle azioni e sui rendimenti trimestrali e si concentrino su più valore per tutti. È inconcepibile che durante l’epidemia di COVID-19 il portafoglio dei ricchi sia cresciuto del 40% mentre una grande fetta dell’umanità ha cercato di sopravvivere mentre ha dovuto affrontare grandi ostacoli per ottenere i vaccini anti-virus.

I colossi della varietà Facebook resistono a tutte le pressioni per riformare e recitano un immutabile ritornello che chiede meno tasse, meno regolamentazione, meno governo e più mercato.

È sempre stato chiaro che l’attività di Facebook non è promuovere l’interesse pubblico ma fare sempre più soldi. Il suo modello di business è dedicato alla promozione di contenuti controversi al fine di mantenere gli utenti sul sito che visualizzano gli annunci venduti da Facebook. Una delle domande a cui il Congresso deve rispondere è se Facebook eserciti un vero potere monopolistico. Questo potere è tale che molti dubitano che Facebook sarà mai disposto o in grado di riformarsi, a partire dalla rinuncia agli algoritmi che ne aumentano i contenuti politicamente divisivi.
Un modo per affrontare il problema sarebbe mettere più potere nelle mani dei regolatori. Il problema principale è che le autorità di regolamentazione sono ostacolate o esercitate pressioni dalle imprese con il risultato che approvano politiche che promuovono la crescita finanziaria e rendono le imprese ancora più ricche. Nello scandaloso mondo creato da Facebook, c’è un raggio di speranza, il riconoscimento – grazie a un coraggioso whistleblower [informatore/segnalatore *– che il ruolo dirompente di Facebook non può più essere ignorato e che il Congresso dovrà sanzionarlo o quantomeno togliere la speciale immunità da responsabilità che Facebook e consorzi simili hanno ricevuto.

È giunto il momento che il Congresso agisca.
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* whistleblower. Il segnalatore o segnalante di illeciti, anche detto segnalatore o segnalante di reati o irregolarità è un individuo che denuncia pubblicamente o riferisce alle autorità attività illecite o fraudolente all’interno del governo, di un’organizzazione pubblica o privata o di un’azienda. Wikipedia.
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One Response to America America

  1. Franco Meloni scrive:

    In argomento. Dalla pagina fb di Benedetto Sechi. La denuncia della ex dipendente di facebook, che attribuisce alla società molte responsabilità sull’uso distorto di questo ed altri mezzi social della rete, è da prendere in seria considerazione. Disinformazione e utilizzo ai limiti del criminoso, responsabile di dare voce ai rigurgiti nazifascisti in tutto il mondo, sono le colpe del principale social, che tutti da anni utilizziamo.
    Peccato perchè è uno strumento formidabile, che si potrebbe utilizzare a fin di bene, ma a volte anche senza volerlo ci facciamo trascinare in assurde discussioni, è capitato a tutti, me compreso e me ne scuso!
    Poi ci sono i casi eclatanti, politici che creano vere e proprie macchine del fango, utili solo per raccattare voti a poco prezzo e a dispensare odio verso avversari, ma più frequentemente contro i poveracci, i diseredati, come li chiamava Don Gallo.
    I casi di Trump negli USA, di Salvini in Italia, con la sua “bestia”, sono tra i più evidenti, anche se certamente non isolati.
    Si potrà dire, e sono d’accordo, che non è lo strumento criminoso, ma il suo utilizzo. Giusto! Ma comunque contribuisce a peggiorare il nostro stato d’animo.
    Per questo domani chiuderò questo profilo (poco male penseranno in tanti). Almeno fino a quando non si porrà rimedio, per farne uno strumento atto a migliorare il rapporto tra le persone.

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