Pace in Ucraina e nel Mondo

8195c7d4-4f59-48cc-891c-95e03086c118L’opinione di un grande giurista sulla guerra in Ucraina.
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Contro la catastrofe, i doveri della comunità internazionale
di Luigi Ferrajoli

Crisi ucraina. Il vero aiuto ai civili ucraini bombardati non è l’invio di armi – prolunga il conflitto e le stragi – ma la partecipazione alla trattativa Kiev-Mosca delle potenze occidentali a cominciare dagli Stati Uniti

C’è una grande ipocrisia alla base delle politiche del nostro governo e degli altri governi europei e del dibattito pubblico sulla guerra di aggressione della Russia e sulla solidarietà all’Ucraina. Tutti sanno, ma tutti fanno finta di non sapere che dietro questa guerra, della quale l’Ucraina è soltanto una vittima, il vero scontro è tra la Russia di Vladimir Putin e i Paesi della Nato. Sono perciò gli Stati Uniti e le potenze europee che dovrebbero trattare la pace, o quanto meno affiancare l’Ucraina nelle trattative, anziché lasciarla a trattare da sola con il suo aggressore.

Sarebbe questo il vero atto di solidarietà dell’Occidente nei confronti del popolo ucraino. Il vero aiuto alla popolazione ucraina, bombardata e massacrata ormai da un mese, non è l’invio di armi, che ha il solo effetto di prolungare il conflitto e le stragi, bensì la partecipazione alla trattativa delle grandi potenze occidentali a cominciare dagli Stati Uniti.
Sarebbe questo il vero sostegno all’Ucraina: il raggiungimento dell’immediata cessazione dell’aggressione e, a tal fine, un negoziato con la Russia che veda, a fianco dell’Ucraina, i Paesi membri dell’Alleanza atlantica, dotati di ben altra forza e di ben maggiore capacità di pressione.

A questi fini non servono gli insulti a Putin, che rischiano solo di rendere ancora più difficile il negoziato o peggio, trattandosi di un autocrate irresponsabile, di provocarlo e di indurlo ad allargare il conflitto, fino a farlo precipitare in una terza guerra mondiale nucleare.
Ancora meno serve – anzi è benzina sul fuoco – la corsa alle armi degli Stati europei, dal riarmo della Germania all’aumento delle spese militari fino al 2% del Pil deciso dall’Italia e da altri Stati europei: “pazzi”, li ha chiamati papa Francesco, dichiarando di essersi per loro “vergognato”. Serve, al contrario, che le maggiori potenze – Stati Uniti ed Unione europea in peimo luogo – affrontino il pericolo di un allargamento incontrollato della guerra e si assumano la responsabilità di fare di tutto per ristabilire quanto prima la pace.

Per questo la sede appropriata della trattativa dovrebbe essere non già una sconosciuta località della Bielorussia, ma l’Assemblea Generale e il Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Per due ragioni. In primo luogo perché le Nazioni Unite sono l’organizzazione la cui finalità istituzionale, come dice l’articolo 1 del suo statuto, è mantenere la pace e conseguire con mezzi pacifici la soluzione delle controversie internazionali. In secondo luogo perché nel Consiglio di Sicurezza siedono, come membri permanenti, tutti i Paesi dotati di armamenti nucleari, esattamente le potenze che hanno la forza e il potere per trattare la pace: la Russia, gli Stati Uniti, la Francia, la Gran Bretagna e la Cina.

La trattativa si svolgerebbe così sotto gli occhi dell’intera umanità, all’interno di un’istituzione che ha per ragione sociale il conseguimento della pace e i cui organi, a tal fine, ben potrebbero essere convocati in seduta permanente fino a quando non riusciranno a porre termine alla guerra.

Potrebbe uscirne non solo la fine dell’aggressione all’Ucraina, ma anche una seria riflessione sul pericolo, mai così grave, dell’olocausto nucleare che sta correndo il genere umano e quindi la decisione razionale di riprendere il progressivo disarmo atomico del mondo pattuito nel 1987 da Gorbaciov e Reagan e interrotto da Trump nel 2019.
L’alternativa è l’escalation della guerra, con il rischio sempre maggiore della sua deflagrazione in una guerra nucleare. Ma anche al di là di questa terrificante prospettiva, la continuazione di questa guerra, oltre a produrre massacri e devastazioni nella povera Ucraina, non potrà che far crescere e stabilizzare la logica bellica dell’amico/nemico.

La decisione quasi unanime del nostro Parlamento di aumentare quasi del doppio le spese militari, la terribile decisione tedesca di finanziare con 100 miliardi di euro il proprio riarmo, il progetto di dar vita in modo più che precipitoso a un esercito europeo, l’opzione del presidente statunitense Joe Biden per il rafforzamento militare della Nato anziché per il confronto diplomatico, il compiacimento generale per la «compattezza» dell’Occidente in armi raggiunta in questa logica di guerra, la crescita dell’odio verso il popolo russo e l’informazione urlata e settaria sono tutti segni e passi di una corsa folle verso la catastrofe. È il trionfo della demagogia e dell’irresponsabilità, il cui costo è pagato oggi dal popolo ucraino e domani, se la corsa non si fermerà, dall’intera umanità e in particolare dall’Europa.

È un’ingenua illusione pacifista sperare ancora in un risveglio della ragione delle potenze occidentali, animato da una vera volontà di fermare, nell’interesse di tutti, la follia di questa guerra?

LUIGI FERRAJOLI
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No all’aumento delle spese militari! Aderiamo alla campagna di Sbilanciamoci!

sbilanciamoci-20Comunicato stampa – 29 marzo 2022
Non si aumentino le spese militari!
Nelle prossime settimane sarà licenziato dal governo il nuovo Documento di Economia e Finanza (DEF) che ha il compito di fissare le previsioni macroeconomiche, di indirizzo della spesa pubblica e degli obiettivi di bilancio, programmatici e di riforma.
Dopo l’approvazione dell’ordine del giorno di alcuni giorni fa alla Camera dei deputati che impegna il governo a portare al 2% del PIL le spese militari, abbiamo la forte preoccupazione che questo obiettivo possa essere recepito nel DEF.
“Invece di chiedere – dopo il dramma della pandemia- di portare la spesa per la sanità pubblica all’8% o gli investimenti per l’istruzione al 7 % (siamo il fanalino di coda in Europa per la spesa in scuola e università) il parlamento chiede di aumentare del 30% le spese per le armi”, sottolinea Giulio Marcon, portavoce di Sbilanciamoci!.
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Riteniamo questa, una scelta sbagliata e strumentale, demagogica e propagandistica, di fronte alla guerra drammatica in Ucraina.

Una scelta, tra l’altro, generica, in cui non si tiene conto delle implicazioni della destinazione della spesa e delle scelte in ambito europeo, che al momento non prevedono la costituzione di un esercito comune.

“In questi anni – continua Marcon- le spese militari sono aumentate significativamente in Italia quando nello stesso periodo le spese per la sanità, la scuola, il welfare sono rimaste le stesse e in alcuni casi sono diminuite.
Nel 2021 le spese militari nel mondo sono aumentate di 50 miliardi di dollari (superando i 2000 miliardi di dollari), 10 volte di più di quanto si è stanziato per il COVAX per assicurare gratuitamente i vaccini ai paesi poveri.

Nel mondo non ci sono poche armi, ce ne sono troppe.

La guerra in Ucraina e i rischi e le tensioni per il mondo, non si fermeranno aumentando le spese per le armi, ma con politiche di pace e di sicurezza comune e condivisa. Non bisogna fare gli stessi errori della guerra fredda e del riarmo nucleare degli anni ‘80.

“Per questo – ha concluso Marcon – chiediamo al governo e al parlamento di escludere dalle previsioni del prossimo DEF un aumento delle spese militari: chiediamo invece politiche di prevenzione dei conflitti, di cooperazione e di rafforzamento di una sicurezza comune fondata sulle Nazioni Unite”.

Gli aderenti alla Campagna Sbilanciamoci!:
ActionAid, ADI–Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca Italiani, Altreconomia, Altromercato, Antigone, ARCI, ARCI Servizio Civile, Associazione Obiettori Nonviolenti, Associazione per la Pace, Beati i Costruttori di Pace, CESC Project, CIPSI–Coordinamento di Iniziative Popolari di Solidarietà Internazionale, Cittadinanzattiva, CNCA–Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, Comitato Italiano Contratto Mondiale sull’Acqua, Comunità di Capodarco, Conferenza Nazionale Volontariato e Giustizia, Crocevia, Donne in Nero, Emergency, Emmaus Italia, Equo Garantito, Fairwatch, Federazione degli Studenti, Federazione Italiana dei CEMEA, FISH–Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, Fondazione Finanza Etica, Gli Asini, ICS–Consorzio Italiano di Solidarietà, Legambiente, LINK Coordinamento Universitario, LILA–Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids, Lunaria, Mani Tese, Medicina Democratica, Movimento Consumatori, Nigrizia, Oltre la Crescita, Pax Christi, Reorient Onlus, Rete Universitaria Nazionale, Rete degli Studenti Medi, Rete della Conoscenza, Terres des Hommes, UISP–Unione Italiana Sport per Tutti, Unione degli Studenti, Unione degli Universitari, Un ponte per…, WWF Italia, Aladinpensiero online, CSS Confederazione Sindacale Sarda, …

Campagna Sbilanciamoci!, c/o Lunaria
Via Buonarroti, 39 – 00185 – ROMA 06 8841880

info@sbilanciamoci.org
www.sbilanciamoci.info
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CSS loghettoL’adesione all’appello della CSS Confederazione Sindacale Sarda.
La Confederazione Sindacale Sarda-CSS aderisce e firma l’Appello promosso da Sbilanciamoci! contro la folle corsa al riarmo dell’Italia e dell’Europa.
Più armi significa allargare ed allungare le guerre e non solo quella in Ucraina invasa dall’esercito russo di Putin in risposta anche alle provocazioni NATO che sta tutta dietro la coraggiosa Ucraina.
Restituire il ruolo di pace all’ONU e all’Europa dei Popoli.

Giacomo Meloni Segretario Generale della Confederazione Sindacale Sarda-CSS
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papa-francesco-pazziaCHE VERGOGNA IL DUE PER CENTO DEL PIL ALLE SPESE MILITARI
30 MARZO 2022 / COSTITUENTE TERRA / LA CONVERSIONE DEL PENSIERO / su Costituente Terra e Chiesadituttichiesadeipoveri.
Pazzia! La vera risposta non sono altre armi, sanzioni, alleanze politico-militari ma un modo diverso di governare il mondo di impostare le relazioni internazionali. Le donne dalla Costituzione all’impegno per custodire l’umano. Giustizia è il diritto ad adempiere la propria natura e la propria vocazione

Papa Francesco ha tenuto il 24 marzo scorso questo discorso alle partecipanti all’Incontro promosso dal Centro Femminile Italiano sul tema: “Identità creazionale dell’uomo e della donna in una condivisa missione”.

Care sorelle, buongiorno e benvenute! Ringrazio la Presidente, Renata Natili Micheli, per le parole con cui ha introdotto il nostro incontro. È coraggiosa questa ragazza! È coraggiosa! Siete venute a Roma per celebrare il vostro Congresso elettivo, il cui tema va ben al di là delle scadenze associative, è un tema ampio, di ampio respiro: “Identità creazionale dell’uomo e della donna in una condivisa missione”. Bel lavoro. Vi ringrazio perché offrite il vostro contributo al dialogo su questa tematica dell’identità dell’uomo e della donna. Una questione molto attuale, non solo e non tanto in senso teorico, ma in senso esistenziale, nella vita delle persone; penso specialmente ai bambini e alle bambine, ai ragazzi e alle ragazze che, nella loro crescita, hanno bisogno di punti di riferimento, di figure adulte con cui confrontarsi. Uomini e donne.

Soprattutto però voglio ringraziarvi perché ci siete, perché in Italia esiste e va avanti questa vostra associazione di donne, che è animata dal Vangelo e vuole dialogare con tutti per il bene comune della società. E questo non è scontato. Grazie.

Il Centro Italiano Femminile è nato in un contesto di difesa della dignità e dei diritti della donna, in quel periodo così ricco, così fecondo per l’Italia che ha fatto seguito alla seconda guerra mondiale. In quel contesto fortemente polarizzato in senso ideologico, il CIF nasce come scelta della responsabilità, dell’impegno per custodire l’umano. Era la scelta per quella che oggi chiamiamo cultura della cura, alternativa alla cultura dello sfruttamento e del dominio. Tornerò su questo.

maria-federici-agambenNell’Assemblea Costituente, Maria Federici Agamben, prima presidente nazionale del CIF, insieme alle altre rappresentanti femminili e trasversalmente agli schieramenti partitici, partecipò alla stesura di alcuni Articoli della Costituzione e influì sulla “filosofia” costituzionale riguardo ai temi della solidarietà, della sussidiarietà e della laicità dello Stato.

Per voi, la partecipazione alla vita politica, come sottolineava Pio XII, non risponde semplicemente alla rivendicazione della piena cittadinanza delle donne, no, vuol essere un atto di giustizia nei confronti della comunità e una valorizzazione della politica considerata come forma di carità, la forma più alta, forse, della carità. Un impegno che si attua non nell’agone politico, ma sul versante dei diritti e della cultura. Il CIF, allora come oggi, esprime questa visione della politica intesa come servizio al bene comune animato dalla carità. A tale proposito, il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che la giustizia consiste nel realizzarsi delle «condizioni che consentono alle associazioni e agli individui di conseguire ciò a cui hanno diritto secondo la loro natura e la loro vocazione» (n. 1928).

Care amiche, è ormai evidente che la buona politica non può venire dalla cultura del potere inteso come dominio e sopraffazione, ma solo da una cultura della cura, cura della persona e della sua dignità e cura della nostra casa comune. Lo prova, purtroppo negativamente, la guerra vergognosa a cui stiamo assistendo.

Penso che per quelle di voi che appartengono alla mia generazione sia insopportabile vedere quello che è successo e sta succedendo in Ucraina. Ma purtroppo questo è il frutto della vecchia logica di potere che ancora domina la cosiddetta geopolitica. La storia degli ultimi settant’anni lo dimostra: guerre regionali non sono mai mancate; per questo io ho detto che eravamo nella terza guerra mondiale a pezzetti, un po’ dappertutto; fino ad arrivare a questa, che ha una dimensione maggiore e minaccia il mondo intero. Ma il problema di base è lo stesso: si continua a governare il mondo come uno “scacchiere”, dove i potenti studiano le mosse per estendere il predominio a danno degli altri.

La vera risposta dunque non sono altre armi, altre sanzioni. Io mi sono vergognato quando ho letto che non so, un gruppo di Stati si sono impegnati a spendere il due per cento, credo, o il due per mille del Pil nell’acquisto di armi, come risposta a questo che sta succedendo adesso. La pazzia! La vera risposta, come ho detto, non sono altre armi, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari, ma un’altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo ormai globalizzato – non facendo vedere i denti, come adesso –, un modo diverso di impostare le relazioni internazionali. Il modello della cura è già in atto, grazie a Dio, ma purtroppo è ancora sottomesso a quello del potere economico-tecnocratico-militare.

Perché ho voluto fare con voi questa riflessione? Perché voi siete un’associazione di donne, e le donne sono le protagoniste di questo cambiamento di rotta, di questa conversione. Purché non vengano omologate dal sistema di potere imperante. Sempre che mantengano la propria identità di donne. A questo proposito vorrei riprendere un passaggio del Messaggio di San Paolo VI alle donne, al termine del Vaticano II. Dice così: «Viene l’ora, l’ora è venuta, in cui la vocazione della donna si completa in pienezza, l’ora in cui la donna acquista nella società un’influenza, un irradiamento, un potere finora mai raggiunto. È per questo, in questo momento nel quale l’umanità sperimenta una così profonda trasformazione, che le donne imbevute dello spirito del Vangelo possono tanto per aiutare l’umanità a non decadere» (nn. 3-4). È impressionante la forza profetica di questa espressione. In effetti le donne, acquistando potere nella società, possono cambiare il sistema. Voi potete cambiare il sistema, le donne possono cambiare il sistema se riescono, per così dire, a convertire il potere dalla logica del dominio a quella del servizio, a quella della cura. C’è una conversione da fare: il potere con la logica del dominio, convertirlo in potere con la logica del servizio, con la logica della cura.

E ho voluto parlare di questo con voi per ricordare a me stesso e a tutti, a partire da noi cristiani, che questo cambiamento di mentalità riguarda tutti e dipende da ciascuno. È la scuola di Gesù, che ci ha insegnato come il Regno di Dio si sviluppi sempre a partire dal piccolo seme. È la scuola di Gandhi, che ha guidato un popolo alla libertà sulla via della nonviolenza. È la scuola dei santi e delle sante di ogni tempo, che fanno crescere l’umanità con la testimonianza di una vita spesa al servizio di Dio e del prossimo. Ma è anche – direi soprattutto – la scuola di innumerevoli donne che hanno coltivato e custodito la vita; di donne che hanno curato le fragilità, che hanno curato le ferite, che hanno curato le piaghe umane e sociali; di donne che hanno dedicato mente e cuore all’educazione delle nuove generazioni.

È grande la forza della donna. È grande! C’è un detto – più che un detto è una riflessione: se un uomo piuttosto giovane rimane vedovo, difficilmente da solo se la cava. L’uomo non può tollerare una solitudine così grande. Se una donna rimane vedova, se la cava: porta avanti la famiglia, porta avanti tutto. Spiegate voi la differenza, dov’è? Il genio femminile: è questo il genio femminile. Questo esempio illumina abbastanza questa realtà.

La cultura della cura, dell’accoglienza, la cultura del farsi prossimo. Voi la vivete attingendo dal Vangelo. L’avete imparata nella Chiesa, madre e maestra, e formandovi a coltivare prima di tutto in voi stesse la vita spirituale, ad avere cura le une delle altre, nell’amicizia, nell’attenzione reciproca, specialmente nei momenti di difficoltà, pregando le une per le altre, non chiacchierando le une delle altre, no, questo non va! Ma voi non lo fate, sono sicuro.

Care amiche, per tutto questo vi ringrazio e vi incoraggio ad andare avanti. Come altre associazioni cattoliche storiche, anche la vostra è cambiata con il mutare della società italiana. Fa bene per questo anche “alleggerirsi” di strutture diventate insostenibili, per dedicarsi meglio alla formazione e all’animazione culturale e sociale. Vi accompagni sempre la Vergine Maria, che domani contempleremo nell’Annunciazione. Benedico di cuore voi qui presenti e tutte le socie, specialmente quelle più fragili. E anche, voi, per favore, pregate per me. Grazie!
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Sul sito web della Santa Sede: https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2022/march/documents/20220324-centro-femminile-italiano.html
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Foto tratta dal quotidiano Avvenire

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