28 aprile 2022 Sa die de Sa Sardigna e la prima messa in lingua sarda

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Lettera aperta a mons. Antioco Piseddu.

Caro mons. Antioco,
312014c8-cb67-4c43-9b35-1899bad61928La Chiesa insegna che non ci è dato conoscere tutte le vie del Signore né conoscere, in anticipo, come lo Spirito Santo si manifesterà. Papa Francesco ci ricorda che “lo Spirito Santo è il grande sconosciuto della nostra fede” (meditazione del 13 maggio 2013) ed aggiunge che una Chiesa che non abbia la capacità di sorprendere è una Chiesa debole, malata, morente (Regina coeli dell’8 giugno 2014).
Se non possiamo conoscerli in anticipo, siamo però chiamati a ri-conoscere i segni dello Spirito anche, e soprattutto, quando si manifestano inaspettati e sconvolgono le nostre previsioni e i nostri pregiudizi. [segue]
Il 28 aprile, giorno della Festa del Popolo Sardo, ci siamo accostati alla celebrazione della Messa, in Cattedrale, con la rassegnazione di dover assistere, ancora una volta, al bizantino intreccio di idiomi che nasconde il perdurante divieto di celebrare il sacrificio nella lingua dei nostri padri e delle nostre madri.
Un divieto che perdurava nonostante l’invito del Concilio Plenario Sardo del 1992 e, prima ancora, della Costituzione apostolica “Sacrosanctum Concilium” del 1963, che ha portato all’adozione delle lingue nazionali. Forse perché in luogo di cogliere il profondo contenuto della trasformazione che ha investito la Chiesa alla luce dei Segni dei tempi, ha prevalso la preoccupazione indotta dall’art. 928 del Codice di Diritto Canonico, secondo la quale i testi liturgici devono essere “legittimamente approvati”.
Caro Antioco, conosci sin troppo bene queste vicende. Sai che, 6 anni fa, l’Arcivescovo di Cagliari, mons. Arrigo Miglio – nel rispondere pubblicamente sull’Unione sarda ad una mia lettera aperta (dell’11 gennaio 2006) che rifletteva il disagio dei fedeli raccolti nella chiesa di San Lorenzo che si erano visti negare l’autorizzazione alla celebrazione della Messa in lingua sarda – ha manifestato una grande e convinta disponibilità per il raggiungimento dell’obiettivo. “Celebrare la Messa in lingua sarda – ha affermato mons. MIglio – “non solo è un percorso che si può compiere, ma lo ritengo assolutamente utile dal punto di vista pastorale e culturale”.
Tuttavia, nonostante tale storica apertura, il processo si è nuovamente impantanato tra la proverbiale prudenza della Chiesa e le pratiche burocratiche della “autorizzazione”. Tu stesso, per il ruolo che ti competeva nella Conferenza episcopale sarda, sei stato strumento di quella “prudenza” che, a distanza di ben sei anni, sembrava allontanare l’obiettivo; nonostante Papa Francesco continui ad ammonirci sul fatto che “la trasmissione della fede soltanto può farsi in dialetto” (7 gennaio 2018) “nel parlato familiare tra nonni e nipoti … la fede si tramette sempre in dialetto“ (23 marzo 2022).
Caro Antioco, proprio in occasione della solenne Messa celebrata nella Cattedrale in apertura de Sa die de Sa Sardigna, una bellissima coincidenza, la Chiesa sarda ha saputo sorprenderci. E tu, stavolta, sei stato lo strumento – credo non sia stato un caso – della manifestazione dello Spirito.
Spirito Santo che si è manifestato – lasciandoci dapprima increduli e poi esultanti – proprio quando la rassegnazione cominciava a far breccia sulla speranza: abbiamo ricevuto il dono della celebrazione della Messa nella nostra lingua.
Caro Antioco, nei piani del Signore, evidentemente – anche questo potrebbe essere un segno – stava scritto che saresti stato proprio tu a celebrare, per la prima volta, la Santa messa in lingua sarda, nella tua lingua, nella lingua nostra.
Ti ringrazio, certo di interpretare il sentimento di tanti credenti e non credenti ché è a tutti che parla lo Spirito.

Gianni Loy

One Response to 28 aprile 2022 Sa die de Sa Sardigna e la prima messa in lingua sarda

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