La Sardegna sequestrata dalla Nato

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[Red il manifesto sardo]

Pubblichiamo una nota del Movimento Nonviolento Sardegna, della Tavola Sarda della Pace e del Coordinamento Prepariamo la Pace che nella giornata di ieri hanno organizzato un partecipato e vivace sit-in con conferenza stampa al porto di Cagliari. Ma per tutta la questa settimana ci saranno numerose iniziative, fino allo sciopero del 20 e alla manifestazione del 22 alla base di Capo Teulada. La Sardegna, isola di pace e di natura, non vuole prestare il suo territorio alla guerra, ma affermare la pace con la pace.

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Che la Sardegna fosse considerata dai poteri politico-militari il territorio ideale per la preparazione delle guerre, lo sapevamo da tempo. Tuttavia si resta comunque basiti, davanti all’arroganza ed alla tracotanza con cui il Ministero della Difesa emana un’ordinanza, con decorrenza immediata, che “vieta il transito, la sosta, la navigazione, l’ancoraggio di ogni tipologia di unità navale, comprese quelle da diporto, nonché le immersioni, la balneazione, la pesca ed i mestieri affini” in territori ed aree costiere estranei alle aree delle basi militari, inibendo di fatto l’inizio promettente delle attività turistiche. I territori costieri interessati sono di notevole rilevanza e vanno dall’isola di Sant’Antioco a Chia e a Nora, passando dal Poetto di Cagliari, fino al rinomato litorale di Villasimius e alle scogliere del Sarrabus.
Il motivo è quello di un’esercitazione aereo-navale della NATO su larga scala, che coinvolgerà almeno 65 mezzi navali e sottomarini, con la partecipazione di truppe di almeno sei paesi dell’alleanza atlantica, a quanto si apprende da fonti dirette della Difesa. Come se fossimo davvero già in guerra, si vuole simulare una manovra d’attacco aereonavale alla Russia nel Mar D’Azov? O semplicemente mostrare i muscoli della NATO davanti al “nemico”? Di sicuro c’è uno sperpero a enormi cifre di denaro pubblico, un’interdizione antidemocratica e incostituzionale all’utilizzo del proprio territorio, oltre che una escalation irresponsabile dal punto di vista geopolitico.
In questi giorni al porto di Cagliari sembra di essere al fronte. I moli brulicano di navi militari. Tutto sta prendendo i lividi colori della guerra: non solo l’economia, la propaganda mediatica… anche il paesaggio. Siamo davanti ad un vero e proprio sequestro del territorio sardo, allo scopo di un’esercitazione dai chiari connotati bellici, decisa sopra la testa della popolazione e delle inerti istituzioni regionali.
Potrete capire quanto questa situazione stia diventando insostenibile, sia razionalmente che emotivamente, per quella parte della popolazione sarda che da decenni lotta contro le servitù militari.

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