Che succede? Che fare?

elezionic3dem_banner_04Destra, sinistra e il sistema elettorale
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by c3dem_admin | su C3dem
Nella situazione italiana servirebbe una legge proporzionale: le alleanze, viste le difficoltà, si farebbero a posteriori, in una forma non obbligata dalla ricerca dei voti, ma per un accordo a governare in base a un patto esplicito

Tanto i sondaggi, quanto i pareri degli esperti e le analisi dedicate ai singoli seggi, danno per certa la vittoria delle destre nelle prossime elezioni politiche.
Del resto, non occorre un particolare acume, né calcoli troppo complicati, per prendere atto che un’ampia parte dei seggi uninominali sarà appannaggio della destra, che si presenta unita e compatta a differenza della sinistra.
D’altronde che poteva fare il PD? Letta ha disperatamente cercato di mettere insieme il più ampio schieramento possibile, cioè le diverse forze presenti, ad esclusione dei 5Stelle (dopo il loro comportamento inaccettabile) e Renzi (uscito dal partito in passato).
L’operazione non è riuscita ed in effetti era difficile, anche se tutt’altro che sbagliata: certo che se se ipoteticamente si dovesse scegliere tra Calenda e la sinistra, sarebbe meglio un’alleanza politica con Calenda rispetto a un accordo elettorale con una sinistra del no.
Così si esprime anche Arturo Parisi che, in un’intervista sull’Avvenire, sostiene che il PD doveva allearsi solo coi partiti favorevoli a Draghi, ma poi lui stesso dice che il sistema (elettorale) è bipolare. Ma questo non obbliga a fare alleanze con tutti se si vuole concorrere?
Se contassimo i voti degli elettori, probabilmente destra e sinistra si troverebbero pressappoco alla pari, ma, ciononostante, la destra sembra destinata a vincere nettamente.
E’ facile desumere che ci sia qualcosa che non funziona in questa legge elettorale: legge ibrida – la cui responsabilità è tanto della destra che della sinistra – che risponde a varie spinte in senso maggioritario, bipolare e a favore della governabilità.
Il risultato finale è un pasticcio: poiché il sistema “reale” non è bipolare (come mettere insieme PD, Calenda, Renzi, 5Stelle, Sinistra Italiana, Impegno Civico, Europa+), il sistema elettorale risulta sbilanciato.
E’ necessaria una precedente realtà bipolare dei partiti perché si possa applicare una legge elettorale bipolare, altrimenti si genera uno sconquasso ed è ciò che sta per accadere.
Fra parentesi: il sistema bipolare è un’idea molto bella, ma di difficile realizzazione e va sparendo di fatto nei paesi europei.
Dunque, nella situazione italiana, sarebbe meglio pensare a una legge proporzionale (con una quota minima di accesso): le alleanze, viste le difficoltà, si farebbero a posteriori, in una forma non obbligata dalla ricerca dei voti, ma per un accordo a governare in base a un patto esplicito.
L’ansia per il maggioritario e la governabilità ha portato ad altri provvedimenti elettorali tanto esagerati quanto chiaramente antidemocratici: tutte le liste e i candidati sono decisi a Roma e l’elettore può solo esprimere un sì o un no, ma non esprimere preferenze per i candidati.
Si tratta di vere e proprie prevaricazioni che non hanno alcuna giustificazione: occorre ritornare a liste di candidati decise a livello locale e mettere i cittadini in grado di scegliere i candidati che preferiscono.
Questo è anche un modo – certamente non l’unico, ma efficace – di rivitalizzare i partiti: se i candidati vogliono essere scelti e votati devono impegnarsi a livello locale, farsi conoscere, meritare il consenso, ciò che rende l’intero partito più vivo e la partecipazione più attiva.
Possono certamente manifestarsi consorterie locali (sono sempre esistite) e verificarsi operazioni non limpide: su questo deve vigilare il centro, che ha compiti di controllo e di orientamento.
Se avvengono fatti di questo genere significa che in quella città o provincia il partito non funziona e dunque l’intervento dovrà essere realizzato a monte per garantire un partito democratico e trasparente.
Se si andasse nella direzione qui proposta, si potrebbe forse realizzare un passo in avanti nella democrazia, tanto nel paese che nei partiti.

Sandro Antoniazzi
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aladin-logo-lampadaConcordo sulla necessità di una nuova legge elettorale proporzionale con uno sbarramento ragionevole. Non invece sull’individuazione delle responsabilità per la caduta del governo Draghi. Stante i vicoli della pessima (e incostituzionale) legge elettorale vigente, avrei voluto che si costruisse un’alleanza costituzionale tra diversi per contrastare e perfino battere la destra. Così è andata, diversamente purtroppo. Ne prendiamo atto. La situazione è sotto gli occhi di tutti. Cerchiamo di limitare i danni. Come? Innanzitutto votare e convincere a votare una delle liste credibili dello schieramento avverso alla destra, puntando su buoni candidati, che comunque a ben vedere ci sono!
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c3dem_banner_04LA CHIESA E LE ELEZIONI. IL PAPA E LA GUERRA. MELONI DRAGHIANA?

31 Agosto 2022 su C3dem
Lorenzo Prezzi, “Il silenzio della Chiesa nella campagna elettorale è pieno di messaggi” (Domani). Eugenia Roccella, “Dopo Andrea Riccardi anche Ernesto Galli Della Loggia torna sull’irrilevanza dei cattolici in politica” (Foglio). PAPA E GUERRA: una nota del Corriere della sera: “Il Vaticano: inaccettabile la guerra iniziata da Mosca”. Franco Monaco, “La pietà del papa per le vittime e la resa politica alla guerra” (Avvenire). PARTITI / FRATELLI D’ITALIA: Marcello Sorgi, “Se Meloni si riscopre draghiana” (La Stampa). Francesco Bei, “L’ambiguità di Meloni e l’eredità di Draghi” (Repubblica). Claudio Cerasa, “La forza del non essere” (Foglio). Flavia Perina, “Il bisogno di essere mamma e premier” (La Stampa). Gianluca Passarelli, “Giorgia Meloni potrebbe vincere le elezioni e perdere Palazzo Chigi” (Domani). Karima Moual, “I ‘patrioti’ contro i migranti” (La Stampa). Roberto Napoletano, “E’ Salvini la spina nel fianco di Meloni” (Il Quotidiano). Claudio Tito, “Il Ppe sdogana Meloni ma punta a sostituire Salvini con Calenda” (Repubblica). 5 STELLE: Simone Canettieri, “Ecco il nuovo format del Conte rosso” (Foglio). DEM: Giuseppe Provenzano, “Destra unita soltanto contro i più poveri” (intervista a La Stampa). Elsa Fornero, “Sinistra incapace di un messaggio forte” (intervista a La Stampa). Gianfranco Pasquino, “Letta, il Pd e gli elettori indecisi da conquistare” (Domani). SINISTRA: Walter Siti e Luciana Castellini, “La sinistra e l’identità, un dialogo” (Domani). GOVERNO: Daniele Manca, “L’illusione di ricette semplici” (Corriere della sera). Stefano Folli, “Partiti, gas e Ue, un banco di prova” (Repubblica). Fausta Chiesa, “Chi decide la quotazione del gas e perché serve legarla alle rinnovabili” (Corriere). Paolo Romani, “Capire una crisi” (Foglio). IDEE: Angelo Panebianco, “Il mondo multipolare e il valore della linea atlantica” (Corriere). Giuliano Ferrara, “Quanti danni ha fatto l’ambientalismo. Una provocazione” (Foglio). Mauro Magatti, “Addio al sonno della ragione, fine dell’abbondanza, illusioni e iniquità” (Avvenire).
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ELEZIONI IN TEMPO DI CAMBIAMENTO, È L’ORA DI DARE DI PIÙ – DI LUCIA FRONZA CREPAZ
Set 2, 2022 – 05:35:52 – CEST su Politicainsieme.
Siamo in una fase di grande trasformazione dove le crisi ricorrenti sono l’indice di un cambiamento in atto che stenta a trovare soluzioni. Il ruolo indispensabile della partecipazione politica nel segnare strade nuove a partire dall’affrontare ogni questione da una prospettiva sovranazionale.

Le frasi scritte e dette per descrivere il desolante panorama politico in atto in Italia che hanno portato a queste elezioni sono ormai tutte esaurite. Una su tutte: «È tutto solo un circo, perché parteciparvi con il mio voto?». Eppure, mi sento di dire che oggi la prospettiva giusta sia, invece, quella di dare di più, non di meno! A cominciare proprio dal voto.

Quello che vediamo e che giustamente ci dà la nausea è l’ennesima prova che cercare di capire da dove è partita la valanga risulterebbe poco più che una perdita di tempo. Qui occorre mettere mano al sistema, poiché le crisi subentranti sono indice di un cambiamento in atto che stenta a trovare soluzioni. Chi è sovrano, il popolo, ovvero tutti noi, dobbiamo metterci alla stanga.

Quali i punti chiave su cui occorre aumentare l’impegno per capire e agire di conseguenza?
[segue]
Quattro i punti chiave a mio parere, per orientare il nostro “incontro” con il voto del 25 settembre ed il lavoro successivo. Nella nostra democrazia abbiamo perso la fluidità comunicativa tra rappresentanza popolare e istituzioni: i magmatici cambiamenti della società si scontrano con una immobilità delle regole di rappresentanza.

Non basta nemmeno ricorrere alla nuda chiamata al voto elettronico: qui ci vogliono una raffica di proposte coraggiose. Erri De Luca, che ho ascoltato l’altra sera, suggeriva, per esempio: «Perché non far pesare il voto dei giovani il quadruplo di quello di noi anziani visto che il futuro è loro e non di noi anziani?». Perché non riservare dei posti dentro le istituzioni a personaggi eletti dalle associazioni del terzo settore?

Nel frattempo, potrebbero muoversi i partiti, in attesa di una costituente popolare. Si potrebbe, per esempio, ripetere l’interessante esperimento, purtroppo alla fine scippato dal palazzo, portato avanti in Islanda: una costituente a chiamata locale dei cittadini e poi, a cerchi sempre più larghi, una scrittura delle nuove regole con molte interessanti proposte.

Da ripensare integralmente c’è anche il rapporto tra spazio democratico di mediazione e di discussione e necessità di decisioni di governo. Non serve a molto né lanciare la provocazione del presidenzialismo, né spararci contro.

Il problema esiste: il rapporto tra funzione legislativa e funzione esecutiva è in grave crisi, se non interrotto! Un Parlamento, luogo principe del legislatore, sempre più afasico, incapace di programmazione, trova solo qualche risicato spazio in leggi che coprono microscopici ambiti di società, ed è ormai il luogo deputato alla espressione della soggettività di qualche leader.

Il governo, da parte sua, scollegato dal Paese, perché impoverito dalla scarsa rappresentatività dei partiti, è sommerso dalle emergenze, rimanendo spesso ostaggio della girandola degli scienziati di turno.

In più, questo un terzo nodo da sciogliere, c’è da recuperare una prospettiva assolutamente mancante. Una spinta decisa la dovremo dare noi cittadini insistendo con le nostre domande puntuali. Dovremo chiedere di trovare dei modi strutturali sia sul piano parlamentare, che sul piano del governo, per assumere l’abitudine alla prospettiva sovranazionale, qualsiasi questione si debba affrontare. Un Paese democratico oggi non può farsi, dopo 20 anni di emergenza, “sorprendere” dai flussi migratori; non possiamo svegliarci un giorno con una guerra di conquista troppe volte annunciata; non possiamo non arrivare in tempo per evitare un altro fronte caldo tra Serbia e Bosnia.

Il quarto nodo è quello di una intelligente, rispettosa e fidata comunicazione politica. Francesco Giorgino scriveva, da attento giornalista qual è, qualche settimana fa, che rischiamo, nelle nostre democrazie, il primato della rappresentazione sulla rappresentanza.

Qui un passo importante, a mio parere lo abbiamo fatto: ci vorrà tempo, ma piccoli e giovani cittadini più adeguati si stanno preparando se sfruttiamo a fondo la possibilità data dalla obbligatorietà dell’educazione civica nella scuola di ogni ordine e grado. Saggia decisione parlamentare! Non basta pretendere una comunicazione meno provinciale e più meditata, occorre agire anche sulla domanda, su chi usufruisce del prodotto.

Rimanendo su questo fronte un passo ulteriore da curare come cittadini è quello dell’informazione attenta e precisa. Perché non riserviamo alle questioni del nostro territorio e delle scelte elettorali un’attenzione pari a quella che mettiamo nel capire come usare il nostro nuovo pc o la nostra nuova macchina? In fondo l’incidenza di questi ultimi sono molto minori sulla nostra vita.

Mi occupo di processi partecipativi dei cittadini e sempre, posso davvero dire sempre, la grande scoperta che fanno i cittadini quando accettano di dialogare assieme per trovare soluzioni a problemi del proprio territorio è: «Non immaginavo di avere idee su come “governare” la mia terra» E si scoprono agenti capaci di capitale sociale!

Allora come scriveva Antonio Machado: «Camminante, non c’è ancora il cammino, ma il cammino si fa con l’andare!». Insieme.

Lucia Fronza Crepaz

Pubblicato su Città Nuova (CLICCA QUI)

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