Riflessioni sul futuro di Cagliari: il mare come strategia di sviluppo per sbloccare e liberare la città. Ma occorre una diversa classe dirigente.

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di Franco Meloni

Il dibattito su Cagliari, intendendo quello che non si ferma alla contingenza dei problemi quotidiani dei suoi abitanti, che riesce a riflettere sul suo ruolo rispetto alla Sardegna e all’Europa, che prefigura scenari futuri rispetto ai quali organizzare le energie sociali, e così via, è presente anche se carente nella realtà culturale della città. Segue un andamento di tipo “carsico”: corre in modo prevalentemente sotterraneo, ogni tanto riaffiorando con i contributi di singoli intellettuali o, in misura più partecipata da diversi soggetti singoli o associati, in relazione a scadenze elettorali o ad altre particolari circostanze. Tra queste le più importanti negli ultimi anni sono state le fasi di elaborazione del “piano strategico della città” e del “piano strategico dell’area vasta”. A dire il vero il rilevante lavoro prodotto è stato in gran parte sprecato, seppure resta disponibile un’interessante documentazione, fruibile sul sito web del Comune (1) (2). Sono tutte parole, per fortuna in questo caso scritte, che però tali rimangono, senza tradursi, se non in minima parte, in effettive realizzazioni; sono elaborazioni interessanti ma in gran parte inutilizzate, come dimostra il piano del Comune per la candidatura a “capitale europea della cultura 2019″, che sembra prescinderne.
Si ripete anche in questo caso il vizio del “ripartire da zero” che fa sprecare risorse e fa perdere di efficacia all’azione politica e amministrativa delle Istituzioni.

Occorre invece rilanciare il dibattito su Cagliari, raccogliendo tutti i contributi del passato che mantengono validità insieme a quelli che si sono aggiunti e vanno aggiungendosi di recente, lasciando alla politica il compito di portare a sintesi operativa le indicazioni su cui si trova la più estesa convergenza.

Prima di riproporre le questioni strategiche vogliamo soffermarci su un altro comportamento patologico delle nostre Istituzioni: quello dei “compartimenti stagni”, cioè dell’incapacità di agire “a sistema” (la leale collaborazione istituzionale). Forse ci si illude che le decisioni prese in solitaria dai singoli Enti possano essere inserite da una “mano invisibile” in un coerente disegno complessivo, purtroppo inesistente. Così non si va molto lontano. Tra i molti esempi che si potrebbero fare al riguardo ci limitiamo a due, importanti ed emblematici: la zona franca e la questione delle abitazioni.

. Per quanto si riferisce alla zona franca, parliamo dei punti franchi doganali (non quindi delle fantasie demagogiche di Cappellacci o della pessima e inutile leggina approvata di recente dal Consiglio regionale), cioè di quelli che potrebbe essere già operativi (per il punto franco di Cagliari il ritardo assomma a oltre dodici anni) e che inspiegabilmente non si fanno, per colpevole inerzia di molte Istituzioni a partire dalla Regione. I punti franchi porterebbero benefici in termini di occupazione e di incremento di attività economiche innovative, se attuati con modalità intelligenti, come, per esempio, dimostra l’esperienza di Barcellona (ampiamente studiata dai nostri politici in innumerevoli viaggi-studio). Per quanto riguarda Cagliari (ma discorso analogo può farsi per gli altri 5 punti franchi previsti dalla normativa vigente) perchè la zona franca possa concretizzarsi con questa valenza occorre che si impegnino più soggetti, raccolti in una compagine sociale a cui partecipino la Regione, l’Autorità portuale, la Camera di Commercio, l’Università e, infine, il Comune capoluogo, che dovrebbe assumerne la guida politica.
Cosa si è fatto al riguardo? Quasi nulla, se si eccettuano alcune iniziative, pur apprezzabili, dell’attuale autorità portuale, Piergiorgio Massidda, giunto peraltro al capolinea del suo incarico. Per il resto i possibili partner si ignorano, quando non sono l’un contro l’altro armati.

. Veniamo ora della questione delle abitazioni. Cagliari, in costante emorragia di abitanti in favore dei centri limitrofi, non può pensare di risolvere il problema riattirando gli abitanti perduti per i quali costruire nuove abitazioni, che andrebbero a saturare le poche aree disponibili. L’operazione già di per sè non condivisibile di “Su Stangioni” potrebbe essere letta in questa luce, specie pensando al possibile aumento dell’edificabile (vedasi al riguardo l’ottimo dossier predisposto dal circolo PD Copernico di Cagliari) (3). Piuttosto occorrerebbe rimettere in gioco le numerose case sfitte e riqualificare il patrimonio edilizio esistente, soprattutto in favore dei ceti meno abbienti e delle fasce giovanili. Si deve pertanto affrontare la questione abitativa in termini di “area vasta urbana”, con appositi piani intercomunali. Occorre al riguardo pianificare il territorio insieme con gli altri Comuni dell’area vasta. Cosa che si dovrebbe fare subito e che non si fa, ma che sarebbe più agevole (e obbligatorio) fare con la costituzione della città metropolitana (vedasi al riguardo lo studio della Società geografica italiana in collaborazione con il CNR) (4). Le responsabilità di questa situazione negativa sono tutte della classe politica. Ne vogliamo parlare?

Tornando al dibattito sulle linee strategiche, volendo individuarne una prioritaria, ovviamente discutibile, ci sembra interessante proporre quella avanzata da Paolo Fadda, storico e studioso cagliaritano, nel suo recente libro “Da Karel a Cagliari”, riassunta nella rappresentazione di una “Cagliari città d’acqua”, che punta sui suoi stagni e soprattutto sul mare come nuova opportunità di sviluppo. Sostiene Fadda: “La nuova centralità assunta da Mediterraneo, per l’emergere di nuove potenzialità ed aspirazioni economiche fra i popoli rivieraschi, fa ben sperare che il mare ritorni ad essere la locomotiva trainante del progresso cittadino”.
In questa proposta, che condivido, trovo un ideale accordo, con Giovanni Lilliu, nel momento in cui invitava i sardi (e qui Cagliari può dare l’esempio e dimostrare l’intraprendenza dei cagliaritani) a “riconquistare” il mare (“per riconquistare la libertà”, diceva Lilliu), facendo leva, valorizzando e, se vogliamo, anche superando, la famosa “costante resistenziale” (al riguardo facciamo riferimento all’intervista fattagli da Francesco Casula per Cittàquartiere, nel maggio 1987) (5).

Bene! Dunque guardare al mare come nuova frontiera. Ma non si può ridurre tutto alla suggestiva enunciazione.
Cosa può significare questa “scelta strategica”, ovviamente se condivisa (ed è tutto da verificare)?
Possiamo trovare molte e significative implicazioni, che lasciamo all’approfondimento e alle integrazioni del dibattito, riconoscendo come in molti casi si tratta di sviluppare quanto di positivo si sta già facendo (porto, porto-canale, Poetto). Voglio però qui indicarne alcune, solo a mo’ di esempio, in aggiunta a quanto già detto. Si potrebbe:
- predisporre un utilizzo turistico del complesso lagunare;
- riprendere un utilizzo produttivo delle saline;
- riconvertire la Fiera internazionale e aprirla al mare;
- rafforzare le pratiche sportive sull’acqua;
- orientare investimenti d’impresa sulla cantieristica da diporto, proiettandoli verso nuovi mercati come quelli del nord Africa;
- rafforzare il sistema formativo, a partire dagli Istituti professionali nautici fino a dare vita all
“Università del mare”, basandosi sulle competenze esistenti negli Atenei sardi, anche con l’utilizzo delle aree e strutture da smilitarizzare.
Volutamente in queste riflessioni si tralasciano gli aspetti che attengono all’incontro tra differenti culture dei paesi del bacino del Mediterraneo, che potrebbero vedere Cagliari come centro di scambi e iniziative di rilevante importanza. Questo è un ulteriore filone di riflessione.

Per concludere. Pensare, progettare e fare tutte queste cose nella dimensione sarda, europea e internazionale implica una condizione: che emerga e si consolidi una nuova classe dirigente, non solo politica, che sappia ragionare e agire, con unità d’intenti, e che sappia coinvolgere i cittadini nelle scelte che li riguardano. Le elezioni regionali ed europee in questo senso sono la prima ravvicinata opportunità da non sprecare.
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(1) Piano strategico Cagliari: http://www.comune.cagliari.it/portale/it/terrirtorio_areavasta.page
(2) Piano strategico Area vasta Cagliari: http://www.comune.cagliari.it/portale/it/contentview.page?contentId=SCH50524
(3) Circolo Pd Copernico di Cagliari, dossier “Su Stangioni”: http://circolocopernico.wordpress.com/2013/05/27/lo-strano-caso-di-su-stangioni-politiche-residenziali-a-cagliari/
(4) Studio Società geografica italiana-CNR: http://www.societageografica.it/images/stories/Pubblicazioni/e-book_il_riordino_territoriale_dello_stato.pdf
(5) Intervista a Giovanni Lilliu: http://www.aladinpensiero.it/?p=545
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BOMELUZO-Sardegna-bomeluzo22
Oltre che su questo sito, questo articolo viene pubblicato anche sui siti Fondazione Sardinia, Vitobiolchini, Tramasdeamistade, Madrigopolis, Sportello Formaparis, Tottusinpari e sui blog EnricoLobina e RobertoSerra.
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Caro Massimo

Riprendiamo dal sito di Vito Biolchini la lettera inviata dal presidente del gruppo del Pd in Consiglio comunale Davide Carta al Sindaco Massimo Zedda, che nella parte di carattere più generale ci sembra corrispondere alle critiche sulle carenze di politiche di respiro per la città avanzate nel nostro editoriale.

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Caro Massimo,

la recente sentenza del TAR sulla illegittimità della nomina di Marcella Crivellenti a sovrintendente del Teatro lirico conferma, quanto fossero fondate le preoccupazioni, le sollecitazioni e poi le critiche del gruppo PD rispetto alla scelta del sovrintendente , sia sotto il profilo del metodo, che nel merito. Preoccupazioni e perplessità confermate rispetto poi alla concreta gestione del Teatro Lirico.

La sentenza del TAR lede non solo la tua immagine di Presidente della Fondazione, ma coinvolge il tuo ruolo di Sindaco e la nostra maggioranza in consiglio comunale, in quanto è stato messo in discussione uno degli aspetti di maggiore rilevanza del nostro programma: la trasparenza delle scelte politiche e degli atti amministrativi.

Non è stata la prima e purtroppo nemmeno l’ultima volta che hai deciso senza dare la giusta considerazione alle parole dei consiglieri e senza confrontarti con la tua maggioranza: il progetto collettivo che era la forza della nostra proposta per la città è rimasto lettera morta.

Per questi motivi ti chiediamo come PD di valutare con attenzione la possibilità di non procedere con il ricorso al Consiglio di Stato avverso tale sentenza considerando che si tratta di una scelta di natura anche politica, e non solo giuridico amministrativa, che merita attente valutazioni sotto molteplici profili.

Crediamo, inoltre, che sia importante convocare il CdA della Fondazione del Teatro per dare seguito agli esiti della sentenza ed avviare un ragionamento sulla nomina del sovrintendente, nei tempi più brevi possibili, al fine di non mettere a repentaglio la gestione e gli esiti economico – finanziari della Fondazione.

Questa scelta sarebbe un atto di grande consapevolezza e responsabilità politica e favorirebbe la ripresa del dialogo con i lavoratori ed i sindacati del Teatro lirico e il superamento del clima di persistente conflitto.

Credo, caro Massimo, che siamo arrivati ad un punto di non ritorno: il governo della città ha bisogno di un di più di politica, intesa come capacità di progettare il futuro, con una visione alta, e di trovare soluzioni concrete ai tanti problemi, un di più di capacità di ascolto e di dialogo con le forze sociali che la animano, un di più di guida dei processi amministrativi, oggi totalmente delegati alla struttura.

Il PD vuole dare il suo contributo costruttivo, come ha fatto dall’inizio della consiliatura, aprendo anche una fase di rinnovato impegno, mettendo a disposizione tutta la ricchezza di idee e di uomini che il partito possiede: sta a te scegliere se chiederlo, accoglierlo oppure ignorarlo come hai fatto troppo spesso fino ad oggi.

Il futuro di questa amministrazione si decide oggi, in questo passaggio difficile: a te il compito di fare la scelta.

Davide Carta
Presidente del gruppo PD

Cagliari, 14 novembre 2013

Ilario Principe Cagliari libro

4 Responses to Riflessioni sul futuro di Cagliari: il mare come strategia di sviluppo per sbloccare e liberare la città. Ma occorre una diversa classe dirigente.

  1. […] Dal 25 aprile al 5 maggio si terrà a Cagliari la 66a edizione della Fiera internazionale della Sardegna. Una manifestazione che ha avuto grande importanza e utilità in passato ma che da diversi anni è in crisi, in quanto non si è saputa adeguare alle nuove esigenze dell’economia, specie di quella dei territori di riferimento. Nonostante questa palese inadeguatezza, valutata in termini di quantità e qualità degli espositori e di “giro d’affari” (dati che non possediamo, ma che vengono considerati in trend negativo negli ultimi anni) la Fiera continua ad avere notevole successo di visitatori provenienti dalla città e da tutta l’isola, in piccola misura dalla penisola e in piccolissima misura anche dall’estero. Gli organizzatori parlano di oltre 150mila visitatori ad edizione (dati degli ultimi due anni) con punta di 20mila ingressi il primo maggio 2013, giorno della sagra di S.Efisio, contro i 14mila dell’anno precedente. Non abbiamo lo spazio e soprattutto la competenza per approfondire l’argomento, ma avanziamo l’esigenza e la proposta che tale riflessione si faccia da subito (anche riprendendo contributi del passato) e che trovi spazio adeguato, opportunamente organizzato, nelle giornate della manifestazione di quest’anno, sia nella giornata inaugurale (che auspichiamo non sia autocelebrativa), sia in altre occasioni di dibattito appositamente organizzate. Tra queste ultime non dovrebbe mancare un incontro-dibattito sui progetti di ristrutturazione-ampiamento della Fiera, nell’ottica di un suo rilancio, fondamentalmente verso il mare, con tutto quanto ne consegue in una visione di nuova frontiera. Sì perchè a nostro parere questa è una delle direttrici di sviluppo, come abbiamo sommessamente affermato in un intervento su Cagliari e il mare (Aladin 11 novembre 2013). […]

  2. […] e ampia partecipazione. Ne abbiamo davvero bisogno! Nella circostanza vogliamo ricordare sia le elaborazioni contenute nella nostra news Aladinpensiero, sia l’impegno di altri amici di vivaci circoli politici e intellettuali. Tra questi ci piace […]

  3. […] Non ricordo quante riunioni fece il Comitato di gestione, senza dubbio pochissime. Ne ricordo solo una a cui partecipò il sindaco di allora, Emilio Floris, il quale fece una dura reprimenda al dirigente responsabile, rimproverandogli di aver fatto poco o nulla per avviare le iniziative della “Città delle Imprese” e minacciando di trasferire l’intero progetto all’Università. Cosa che evidentemente non fece. Di quella riunione ricordo ancora – ed è quanto mi preme mettere in evidenza per il ragionamento che faccio di seguito – la richiesta che mi fece il Sindaco nella mia veste di rappresentante dell’Ateneo: “Senti Meloni, il Comune è impegnato in questi giorni a definire uno o più progetti per la costituzione delle zone franche urbane. Ti confesso che non ne so quasi nulla e altrettanto i miei uffici. Ti chiedo se l’Università può darci una mano. Intanto per chiarire la questione. Poi per aiutarci a definire i progetti nel modo migliore”. Io risposi che sicuramente l’Università era in grado di fornire più che un aiuto, molto al di là della precisa richiesta del Sindaco. Relazioni che meritavano ulteriori approfondimenti innanzitutto con il coinvolgimento del Rettore e del pro-Rettore all’Innovazione e, per loro tramite, con le strutture e il personale di ricerca dell’Ateneo. Feci subito alcune esemplificazioni di quanto poteva fare l’Università, che qui ripeto, anche perché di perdurante attualità: 1) rafforzare il sistema di consulenza alla giovane impresa innovativa, quale quella che si stava già costituendo con i primi spin off, innanzitutto attraverso lo sportello, emanazione dell’Ufficio Liaison office, già funzionante nell’edificio, finanziato con i fondi del progetto Ilon@Sardegna per poi proseguire con i fondi del progetto Innovare. In questo ambito si potevano approfondire questioni come le zone franche urbane, attivando collaborazioni con giovani laureati. 2) Specifici studi di interesse del Comune potevano poi effettuarsi utilizzando la legge regionale n.7 del 2007 (Promozione della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica in Sardegna). Giova ricordarla questa legge di grande pregio, della quale fu principale promotore ed estensore il prof. Gianluigi Gessa, anche nella sua veste di consigliere regionale. Della legge per pertinenza rispetto a quanto qui trattato riporto di seguito integralmente l’articolo 5. Legge Regionale 7 agosto 2007, n. 7 Promozione della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica in Sardegna. (omissis) Art. 5 Trasferimento di conoscenze e competenze scientifiche e tecnologiche 1. La Regione al fine di promuovere il trasferimento delle conoscenze e competenze scientifiche e tecnologiche presso le imprese e le amministrazioni pubbliche, nonché lo sviluppo di nuove iniziative imprenditoriali innovative in Sardegna: a) promuove l’avvio di iniziative imprenditoriali basate sulla conoscenza prodotta in Sardegna dalle università e dagli enti e centri di ricerca pubblici e privati che abbiano una ricaduta economica ed occupazionale; b) sostiene, per un periodo di tempo non superiore a due anni, la proprietà intellettuale di scoperte di particolare interesse realizzate dalle università e dagli enti e centri pubblici di ricerca operanti in Sardegna; c) sostiene programmi per favorire il distacco temporaneo di ricercatori e tecnici dalle università e dagli enti pubblici di ricerca alle amministrazioni pubbliche e alle imprese operanti in Sardegna e viceversa; d) cofinanzia progetti di trasferimento tecnologico tra il sistema della ricerca e quello delle imprese e delle amministrazioni pubbliche; e) sostiene la costituzione, il potenziamento e il coordinamento di appositi strumenti informativi secondo il modello dei “liaison office”. ———- Di recente abbiamo commentato positivamente la ripresa dell’iniziativa dell’Università di Cagliari nel e col territorio, nello svolgimento della sua terza missione (Dove eravamo rimasti? Dopo cinque anni di quasi deserto l’Università di Cagliari riprende un rapporto sistemico con le imprese. Su Aladinews del 6 novembre 2015), ma occorre fare di più: occorre una maggiore integrazione tra università e ambiente di suo primo riferimento, la città, l’area vasta (oggi definita metropolitana), la regione intera (nel perseguimento della concreta realizzazione con l’Università di Sassari di una vera Federazione Università della Sardegna). Un esempio concreto lo troviamo proprio per la questione che poneva il Sindaco Floris: le zone franche urbane e, per naturale estensione, i punti franchi doganali. Ecco ci aspetteremo che quanto prima il rettore dell’Università di Cagliari, Maria Del Zompo, annunciasse che l’Università di Cagliari ha costituito un gruppo di lavoro integrato ricercatori-tecnici-amministrativi per collaborare con tutti i soggetti coinvolti alla concreta realizzazione delle zone franche urbane e dei punti franchi. Non solo studio teorico, anche concrete applicazioni con la nascita di appositi laboratori di ricerca, da realizzarsi anche nelle aree adiacenti il punto franco doganale del porto di Cagliari. Non dimentichiamo che l’economia del mare prevede l’indispensabilità dell’apporto delle competenze scientifiche dell’Università. Riprendiamo in questo contesto il concetto di nuovo sviluppo della città verso il mare. […]

  4. […] in un editoriale di Aladinews dell’11 novembre 2013: (…) sulle linee strategiche, volendo individuarne una prioritaria, ovviamente discutibile, […]

Rispondi a Fiera a mare? Nel senso di “riconvertire la Fiera internazionale e aprirla al mare” ? No, oggi vogliano interpretarlo come: buttare la Fiera a mare! | Aladin Pensiero Annulla risposta

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