Gli OCCHIALI di PIERO

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CITAZIONE DELLA SERA
La cultura è quello che resta quando tutto è stato dimenticato.(Giovanni Macchia *)

MOBY DICK
Il 14 novembre 1851 Herman Melville pubblica Moby Dick, il più grande romanzo di mare della letteratura mondiale di tutti i tempi.
Tradotto in italiano da Cesare Pavese, che lo definì “titanico e biblico”, aggiungerei omerico: infatti sullo scaffale si potrebbe mettere vicino alla Bibbia e all’Odissea.
“… specialmente ogni volta che il malumore si fa tanto forte in me che mi occorre un robusto principio morale per impedirmi di scendere risoluto in strada e gettare metodicamente per terra il cappello alla gente, allora decido che è tempo di mettermi in mare al più presto.”

ARCHIBUGERI SARDI
Il 14 novembre 1528 Carlo V ordinò al Vicerè di consegnare alle milizie sarde gli archibugi, per farle esercitare nel maneggio delle nuove armi.
E di esercizio c’era davvero bisogno. Narra Nicolò Migheli nel suo bel romanzo La storia vera di Diego Henares de Astorga:
“… caricare il fornello di innesco con la polvere fina, chiudere lo stesso con uno sportellino, versare la carica di polvere grossa in canna e pressarla con una bacchetta a cucchiaio, inserire la palla di ferro e pressare di nuovo, accendere la miccia o soffiarci sopra per ravvivare la brace, aprire lo sportellino di innesco e, all’ordine, sparare.
Gli archibugi avevano un tiro utile che non andava spesso oltre i trenta metri, massimo cinquanta. Il tiro era impreciso ma la palla poteva staccare l’arto di un uomo.”

papa IlarioS.ILARIO PAPA
Il 14 novembre 461 (altri dicono il 19) un sardo viene eletto Papa.
Si chiama Ilario, mantiene il suo nome da Papa, diventerà santo.
Non si conosce la data di nascita. Fu un Papa attivo, lodato e criticato, più o meno per le stesse cose: grandi opere che abbelliscono Roma.
Mori il 29 febbraio 468 e si commemora il 28 febbraio (il 29 nei bisestili).
E’ sepolto a S.Lorenzo fuori le mura.
Nello stemma dell’Università di Cagliari appare la tiara da Pontefice con la lettera H, che significa il nome di Sant (H)ilario papa, appunto il nostro Ilario. (seguono dettagli dal sito Unica)

LO STEMMA DELL’UNIVERSITÀ DI CAGLIARI

gonf UnicaL’immagine qui a destra è tratta dal gonfalone ufficiale dell’Università di Cagliari, custodito in una teca dell’Aula magna del rettorato in Via Università 40

Nel 1607 papa Paolo V autorizzò la fondazione di uno Studio Generale nella città di Cagliari per l’insegnamento delle lettere latine, greche ed ebraiche, le arti liberali, la medicina, la filosofia e le scienze. A seguito dell’atto regio di fondazione del 1620, il Consiglio Civico nel 1626 formalizzò negli atti denominati Costituzioni gli aspetti di organizzazione amministrativa e didattica della nascente università.

“Que las armas de la dicha Universidad sean en medio la imagen de la Sanctissima Conception, y a los pies una tiara de Pontefice con la Letra H que signifique el nombre de San Hylario Papa, y mas abaxo dos mitras de Prelados en la una a la mano derecha una letra L que signifique el nombre de San Lucifero con la cruz primaziale, y en la otra la letra E que signifique el nombre de San Eusebio con su ingignia pastoral, y luego, al lado derecho de la Virgen, las armas deste Reyno, y al lado isquierdo, las desta ciudad de Caller”.

logo unica6Il Capitolo II delle Costituzioni (1628) descrive in modo minuzioso lo stemma dell’università: …nel mezzo l’immagine della Madonna, ai suoi piedi la tiara da Pontefice con la lettera H, che significa il nome di Sant (H)ilario papa. In basso due mitre da prelato: di cui quella a destra con la lettera L, che significa il nome di San Lucifero con la croce primaziale; e l’altra la lettera E, che significa il nome di Sant’Eusebio con la sua insegna pastorale. Ad un lato della Vergine l’insegna della Città di Cagliari e all’altro lato l’insegna del Regno (di Sardegna, con i 4 mori).
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*Cultura è ciò che resta quando si è dimenticato tutto.
Culture is what remains when one has lost everything.
Cultura es lo que queda cuando se ha olvidado todo.
La culture, c’est ce qui reste quand on a tout oublié.

Questa breve frase è tra quelle che ha il maggior numero di attribuzioni in capo a persone diverse; secondo quanto riportato sia su internet, sia in altri testi in lingue differenti, essa viene attribuita a: Ortega y Gasset, Édouard Herriot, André Malraux, Burrhus F. Skinner, Bertrand Russell, Gaetano Salvemini, Giovanni Macchia, ecc.

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