L’Europa, quasi inesistente nella campagna elettorale sarda. Nei programmi c’è, ma mancano una visione e una politica per il “che fare?”

aladin-lampada-di-aladinews312Sardegnaeuropa-bomeluzo-stelle-400x211111L’Europa, quasi inesistente nella campagna elettorale sarda. Nei programmi c’è, ma mancano una visione e una politica per il “che fare?”

I politici sardi devono confrontarsi con l’Europa

di PAOLO FOIS*
Continuità, energia, aiuti di Stato, questioni agricole: l’Ue è decisiva su questi temi ma in Consiglio regionale non si è mai tenuta “una sessione europea”

Negli ultimi cinque anni la Sardegna ha dovuto fare i conti con una serie di vertenze che, se risolte in modo conveniente, avrebbero potuto attutire gli effetti della crisi economica che così profondamente la colpisce. Continuità territoriale marittima e caro traghetti, costo dell’energia e crisi dell’Alcoa, emarginazione delle imprese sarde dalle gare d’appalto di maggior rilievo, aiuti di Stato e caso Eurallumina, valorizzazione dei prodotti agricoli mediterranei, promozione di una crescita economica rispettosa dell’ambiente: sono queste alcune delle vertenze tuttora aperte per la cui soluzione è giocoforza misurarsi con l’Unione europea, tenuto conto dell’influenza determinante che su tali vertenze esercitano le regole comunitarie oggi in vigore. Nei confronti di questo scomodo convitato di pietra, la circostanza che nessuna iniziativa di un qualche rilievo sia stata avviata dalla Regione non costituisce purtroppo l’aspetto maggiormente negativo: il più delle volte, infatti, è mancata addirittura la consapevolezza del fatto che le vertenze in questione non avrebbero potuto essere risolte senza prima dialogare con le istituzioni di Bruxelles nel modo giusto e con le opportune alleanze, nel quadro di una strategia complessiva da definire con cura e da applicare coerentemente. A voler parlare chiaro, dell’esistenza di una simile strategia non c’è la benché minima traccia. Basti considerare che non è stata mai data attuazione alla norma contenuta in una legge del giugno 2010, in base alla quale la Giunta avrebbe dovuto trasmettere ogni anno al Consiglio regionale, per una “apposita sessione europea”, una relazione contenente, fra l’altro, indicazioni circa gli orientamenti complessivi della Regione nei confronti di “ciascuna politica dell’Unione europea”. Qualcuno potrebbe a questo punto osservare che negli ultimi mesi, almeno su una questione – quella relativa all’istituzione della zona franca – si è tenuto conto delle competenze ormai spettanti all’Unione. Se da tale affermazione si volesse far discendere la conseguenza che, in questo pur circoscritto ambito, la Giunta regionale si è mossa nella giusta direzione, saremmo allora assai lontani dalla realtà. Tralasciando i passi falsi compiuti sul piano procedurale (si pensi alla lettera inviata dal Presidente Cappellacci nel febbraio dello scorso anno direttamente alla Commissione europea, senza alcun coinvolgimento dello Stato), conviene chiedersi quali prospettive di successo possa avere un negoziato, unilateralmente impostato sulla perentoria rivendicazione di “un diritto” alla zona franca integrale, che per contro nessuna norma dell’Unione, lo si voglia o no, oggi ci riconosce. Prospettive che d’altra parte si riducono ulteriormente e considerevolmente quando una tale posizione venga assunta isolatamente da una Giunta regionale che si è guardata bene dal fare fronte comune, in nome dell’insularità, con le altre regioni insulari. In presenza di un bilancio nient’affatto lusinghiero della passata azione della Regione sul piano europeo, va ad ogni costo evitato che nella prossima legislatura regionale possano ripetersi le stesse carenze e gli stessi errori. Con un’Europa il cui baricentro si allontana dal Mediterraneo, e nella quale le pressioni per imporre nuove regole del gioco si moltiplicano e si rafforzano, non c’è più posto per approssimazioni e dilettantismi. Possiamo allora attenderci dai candidati, e dai loro programmi, precise e convincenti indicazioni circa le prospettive concrete di un cambio di rotta radicale anche nella politica da seguire nelle questioni che coinvolgono l’Europa?
Articolo pubblicato su La Nuova Sardegna il 25 gennaio 2014
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*Paolo Fois, oggi Garante degli studenti, è stato professore ordinario di Diritto Internazionale all’Università di Sassari dal 1980 al 2008 e preside della Facoltà di Giurisprudenza dal 1989 al 1994. Ha anche avuto un’esperienza politica in Consiglio regionale (dal 1994 al 1999, eletto con i Progressisti-Pds). In quell’occasione presentò la proposta di legge “Norme sui rapporti tra la Regione e le Università della Sardegna” che poi scaturì nella legge regionale 8 luglio 1996, n. 26 (chiamata “Legge Fois”). «Mi sono laureato in giurisprudenza a Sassari nel 1954. Poi ho preso una seconda laurea a Cagliari, in Scienze Politiche. Ma non ho mai “tradito” la mia Università. Tanto che anche nel periodo in cui ho lavorato a Bruxelles e poi a Siena ho sempre pensato al mio Ateneo. Avevo un sogno: insegnare a Sassari. E anche quando ho finito il mio primo ed unico mandato di consigliere regionale ho preferito ritornare all’insegnamento».

One Response to L’Europa, quasi inesistente nella campagna elettorale sarda. Nei programmi c’è, ma mancano una visione e una politica per il “che fare?”

  1. […] questioni! Concludiamo facendo nostro l’appello del prof. Paolo Fois, illustre europeista, contenuto in un suo recente intervento su La Nuova Sardegna: “Con un’Europa il cui baricentro si allontana dal Mediterraneo, e nella quale le pressioni […]

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