Seminario rapporto ricerca-imprese: l’importanza dell’agroalimentare

Seminario rapporto ricerca-imprese Cagliari 28 aprile 2012

Sintesi intervento del prof. Alberto Angioni

Il settore agroalimentare rappresenta per la Sardegna uno dei comparti economici e sociali più importanti. L’economia sarda si è basata nella sua storia sull’agricoltura e la pastorizia, fortemente caratterizzate da una conduzione familiare che solo raramente hanno raggiunto livelli di impresa, soprattutto nel settore della trasformazione. Le produzioni sarde sia zootecniche sia vegetali si riferiscono a volumi ridotti con la possibilità di incidere sul mercato molto bassa. Le dimensioni ridotte delle imprese sarde nell’agroalimentare sono inoltre caratterizzate dal legame alle vecchie tradizioni, che per alcuni aspetti è un vantaggio da sfruttare, ma che in molti casi porta ad una scarsa propensione all’innovazione, ad un difficoltà di collaborazione fra le imprese e una completa mancanza di mezzi tecnici e finanziari per affrontare le ricerche necessarie all’innovazione. I settori che hanno deciso di puntare sulla ricerca e sull’innovazione hanno avuto risultati positivi nell’immediato con buone prospettive per il futuro, basti pensare al settore vitivinicolo, al settore liquoristico legato soprattutto al Mirto di Sardegna, che sono riusciti a ritagliarsi uno spazio ben definito nel panorama economico e imprenditoriale. Diverso però il discorso per tutti gli altri settori che con fatica cercano di portare avanti produzioni che per i volumi espressi possono essere solo di nicchia. Queste produzioni non potendo puntare su volumi e prezzi fortemente competitivi, devono basare la loro commerciabilità su due punti fondamentali: la caratterizzazione e la qualità. Questi due punti costituiscono anche due requisiti sui la comunità europea sta puntando fortemente per proteggere le produzioni UE dall’attacco delle produzioni non-UE rappresentate da elevati volumi e bassi prezzi. La caratterizzazione delle produzioni tipiche e il miglioramento della qualità alimentare dei prodotti ha portato la CEE a legare indissolubilmente il concetto di qualità a quello di sicurezza alimentare e di salvaguardia ambientale. La spinta verso le coltivazioni biologiche e biodinamiche ha sicuramente spostato ancora di più le coltivazioni sarde verso prodotti di supernicchia con volumi ancora minori, accentuando i problemi di commercializzazione. Il rapporto fra Università, Enti di ricerca e imprese agroalimentari è stato sempre molto complicato, per vari motivi e colpe reciproche, eccessivo distacco del mondo accademico dai problemi reali del territorio, diffidenza delle imprese sull’operato dei ricercatori locali dovuto anche a retaggi culturali delle dominazioni a cui i sardi sono stati sottoposti, poca predisposizione  a far entrare nelle proprie imprese “estranei” che potessero carpire i segreti delle produzioni (di pulcinella). Questo ha portato a cercare fuori della Sardegna professionalità che erano già presenti e talvolta a costi più bassi nella nostra regione, e a far andare per l’ennesima volta capitali fuori dalla Sardegna. Quando si sono avute interazioni fra il mondo della ricerca e le imprese è stato grazie alla presenza di rapporti personali di stima e amicizia fra persone che lavoravano nella ricerca e nell’impresa. È necessario quindi un cambio di rotta sia da parte degli enti preposti alla ricerca che delle imprese, ma anche delle istituzioni che non devono e non possono continuare a finanziare in maniera cieca ma devono costringere le imprese ad aumentare il loro peso specifico unendosi in cooperative, consorzi o altri sistemi, non solo sulla carta ma anche di fatto, prendendo degli impegni strategici seri che possano portare ad un consolidamento delle produzioni, e gli enti di ricerca ad agire su indicazioni delle aziende per risolvere problemi e dare ai prodotti un valore aggiunto spendibile sul mercato. Le aziende agroalimentari sarde stanno subendo a causa delle loro ridotte dimensioni e frazionamento il periodo economico negativo è necessario trovare un meccanismo virtuoso che permetta atutto il comparto di fare sistema e compatto di creare un futuro diverso. Futuro che può passare solo attraverso la caratterizzazione delle produzioni, il miglioramento della Qualità e sicurezza alimentare e la salvaguardia dell’ambiente. La Sardegna rappresenta un sistema biologico unico nel mediterraneo, il suo carattere di insularità causa dei disagi è anche il suo punto di forza che può permettere l’applicazione di sistemi di allevamento e coltivazione virtuosi rispettosi per l’ambiente e attenti alla salute umana. Bisogna fare una “scommessa per il futuro”, sfruttando le caratteristiche di insularità e il clima favorevole, un lancio pubblicitario da sfruttare anche dal punto di vista turistico, che la Regione, la Camera di Commercio e le associazioni di categoria potrebbero utilizzare come bandiera. Una Sardegna verde (non biologica, che sarebbe molto difficile, o meglio impossibile) con un sistema agroalimentare attento alla salute umana, animale e a quella ambientale, Per fare questo è necessaria la collaborazione di tutti Istituzioni, imprese e ricercatori, In Sardegna sono presenti le professionalità capaci di affrontare questo percorso con scienza e coscienza, ma è necessaria una presa di posizione delle istituzioni, un coinvolgimento degli enti regionali di assistenza agricola e delle associazioni di categoria. Per poter finalmente utilizzare il moto “Prodotti Sardi Buoni per Natura” e per opera dei sardi.

 

 

2 Responses to Seminario rapporto ricerca-imprese: l’importanza dell’agroalimentare

  1. [...] mondo e quota 30.000 euro al kilo), che potrebbe consentire un notevole sviluppo del settore. Il prof. Alberto Angioni ha lamentato come le imprese sarde del comparto agricolo siano eccessivamente piccole e incapaci di [...]

  2. […] mondo e quota 30.000 euro al kilo), che potrebbe consentire un notevole sviluppo del settore. Il prof. Alberto Angioni ha lamentato come le imprese sarde del comparto agricolo siano eccessivamente piccole e incapaci di […]

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