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arlecchinoVenezia 24feb14aladin-lampada-di-aladinews312- Soru, una meteora. Pigliaru saprà far meglio? Andrea Pubusa su Democraziaoggi
- Su Matteo Renzi. Francesco Gonario Sedda su Democraziaoggi
e anche Andrea Pubusa, sempre su Democraziaoggi. Invece su SardegnaSoprattutto ne parla Nicolò Migheli.

A PubusaSoru, una meteora. Pigliaru saprà far meglio?
26 Febbraio 2014
di Andrea Pubusa su Democraziaoggi

Dieci anni fa la festa era per l’elezione di Soru. Aveva ottenuto dai sardi il dono più grande: una generosa fiducia. Ora la festa è per Pigliaru. Soru è uscito dalla scena regionale senza che nessuno ne abbia reclamato la permanenza, senza lasciare vuoti. Come ben aveva detto il compianto Andrea Raggio in un bel libro, Soru è stato una meteora. In questa Sardegna in cui nessuno in politica ricorda nulla e così tutto è legittimo, è potuto accadere che un protagonista assoluto della politica regionale di questo decennio sia scomparso senza discussione e senza riflessione. E questo è un male, perché non consente di capire il presente e di attrezzarsi per il futuro. Per questo, non per riaccendere polemiche, oggi inutili, dopo la vittoria di Pigliaru, più che mai è necessario chiedersi perché Soru è stato politicamente una meteora. Io do una sola spiegazione: perché è stato insincero, perché si è presentato con un abito che non rappresentava la sua anima. E alla fine lui stesso si è accorto che questa finzione non poteva durare oltre, non convinceva più se non le sue piccole cerchie di fans acritici.
Conoscete le campagne d’immagine delle corporation? E’ un mezzo per distrarre la masse dai problemi reali, ossia dalla vera politica aziendale. Esempi? Tanti. Guardate la pubblicità in TV delle auto: son tutte ecologiche e rispettose dell’ambiente, mentre è noto che inquinano! La particolarità di queste campagne mediatiche è ch’esse tendono ad accreditare un’immagine esattamente capovolta rispetto al vero: per nasconderne i vizi reali, s’inventano opposte virtù immaginarie. E così chi inquina si presenta come ambientalista, chi contribuisce all’obesità si mostra paladino del mangiare salutista, chi maltratta e sfrutta i dipendenti se ne mostra attento e zelante tutore. Insomma, migliorano il loro brand image (immagine della ditta) al solo fine di aumentare le vendite e i profitti.
E che c’entra questo con la parabola di Soru? C’entra, eccome! Se analizziamo il suo profilo, sulla base della sua reale esperienza quinquennale di governo, la dissociazione fra immagine e realtà è manifesta. Si è presentato come vindice dei diritti dei sardi, come il suscitatore di una “democrazia sarda”, maltrattata dai partiti e dal notabiliato ormai imperante. Questa l’immagine. E invece, che sia stato un autocrate è indiscutibile. Ha scientificamente agito per annullare la Giunta come organo collegiale, trasformandolo in uno staff di collaboratori sottomessi. Non a caso ha allontanato gli assessori che avevano una personalità spiccata: Tonino Dessì e, guardacaso, proprio Francesco Pigliaru. Ha svilito il Consiglio, facendone dipendere le sorti dal suo tornaconto politico. Lo ha fatto sciogliere anticipatamente per non sottostare a primarie. Ha manifestato l’intento di essere insieme Presidente, come tale proteso all’interesse comune, e imprenditore guidato solo dalla ricerca del profitto. E il tutto ha trasfuso nella legge statutaria, che appunto codificava una forma di governo monocratica e legittimava il conflitto d’interessi. E sapete perché su questa legge, a costo di perdere voti, non ha fatto alcuna apertura ai numerosi critici? Perché quella legge rispecchiava esattamente ciò che egli era e voleva essere: padrone assoluto del governo regionale e insieme il maggior imprenditore dell’isola. Questi caratteri sono evidenti anche nella gerachizzazione e fidelizzazione dell’amministrazione regionale, nella compressione delle autonomie locali. Non si salva neppure il governo del territorio. Sarebbe ingeneroso e fazioso negare un suo impegno per la tutela delle coste e del territorio, ma lo ha fatto spesso maldestramente sul piano giuridico e mettendo tutto sotto chiave, affinché solo il Presidente potesse fare intese e derogare con ampiezza di poteri. Infine, ha ridotto il centrosinistra al suo “Progetto Sardegna” (e poi “Sardegna democratica”), dove solo lui decideva e gli altri erano ridotti al rango di esecutori o di tifosi. E’ diventato un notabile in mezzo ai notabili, che doveva mandare a casa. Poi c’è stato il caso Saatchi e ancora l’accusa di frode fiscale (entrambe sub judice e, dunque, da garantisti, gli auguriamo la piena assoluzione!) e ogni tentativo di costituire un brand image del tutto diverso è crollato. Nessuno vede più in lui l’homo civicus, disinteressato, volto solo al bene dei sardi, sardista, autonomista convinto e, manco a dirlo, ambientalista. Ed allora? Il vero avversario di Soru non è stato Cappellacci, ma lui stesso. A seppellirlo è stata la delusione dei sardi, tramutatasi in astensione. Finale elettorale da postdemocrazia. Cinque anni fa, come oggi lo è l’inizio della legislatura, per via anche di una legge elettorale anticostituzionale.
Oggi c’è però una novità, Pigliaru. La sua immagine corisponde esattamente alla sua essenza. Non è un venditore di fumo. E’, nel bene e nel male, come si presenta. Questa è una novità nel centrosinistra perché Soru, ma anche Zedda e Milia si sono mostrati diversi dalla loro immagine. Pigliaru è rimasto il prof. che è, anche coi sui limiti comunicativi, affidati tutti alla sostanza e non alla propaganda. E’ sincero nel dire che vuol fare ciò che ha indicato in campagna elettorale. E’ un moderato, alieno alle promesse roboanti. Vuol ricucire nel centrosinistra e riannodare il dialogo col popolo che non l’ha votato, che è circa l’80% dei sardi. Sembra voler creare le condizioni per un nuovo inizio del centrosinistra, che metta in campo una nuova leva di amministratori. Non si sa se ce la farà. E’ difficile, non ha intorno l’ambiente ideale. Però, forse, proprio per questo suo profilo volutamente sobrio, sarà meno deludente di Soru. Tirato giù dalla cattedra per salvare il salvabile, scelto dal PD alla svelta per coprire un’accolita di malandrini, chissà se riuscirà a metterli in angolo.

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