gli occhiali di Piero su…

sebastiano SattaSEBASTIANO SATTA
Avvocato, giornalista, scrittore, poeta, Sebastiano Satta nasce a Nuoro il 21 maggio 1867. Studia e si laurea a Sassari, dove scrive sul quotidiano L’Isola. Celebre la sua intervista a Tre banditi “scoop di fine secolo, il primo e forse il più grande della storia del giornalismo in Sardegna” (Ignazio Delogu).
Nel 1908 a causa di una paralisi non potè più parlare, per cui abbandonò la professione di avvocato e si dedicò esclusivamente alla poesia, fino alla morte, che giunse a soli 47 anni.
Nuoro gli ha dedicato la bella piazza realizzata da Costantino Nivola.
(Vedi su Aladin Pensiero, 16 dicembre 2013, la sua poesia I banditi).
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GLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413 FALSE BIOGRAFIE
GUGLIELMO TELL. Guglielmo Tell, non tutti lo sanno, era sardo.
cASTELLO DI BURGOS
Si chiamava Guglielmo Tedde. Nacque intorno al 1280, a Uri, o forse a Burgos.
Dell’infanzia, pastorello alle pendici del massiccio del Gennargentu, si sa poco, ma già da piccolo era famoso per la mira straordinaria, a mano nuda o con la fionda, come tutti i pastorelli, si sa.
Sui 20 anni si recò a Roma per il Giubileo indetto da Bonifacio VIII, là incontrò un possidente svizzero che lo assunse al suo servizio come guardiacaccia.
Primo emigrante sardo, divenuto svizzero si sposò ed ebbe un figlio, Hans, che lui chiamava Giuannicu in ricordo di suo padre.
Ignaro delle usanze del luogo, nel 1307, proprio il 18 novembre, giorno infausto per i sardi, si recò in città. Passando nella pubblica piazza non riverì, come d’uso, il cappello dell’imperatore e, ai richiami dei cittadini presenti, disse solo “Eh ba’!”
Fu arrestato e costretto dal tiranno locale, anche lui sardo, un certo Gessa che aveva cambiato il nome in Gessler, alla terribile prova di scagliare una freccia verso una mela posta sulla testa del figlio Hans. “Già che sei molto balente, vediamo come te la sbucci questa mela, o Tedde!”
Guglielmo colpì la mela, non con una freccia, come dicono, ma usando la fionda. “Fermo gioco, disse Gessa, così non vale!”
E lo fece arrestare di nuovo, ma Guglielmo scappò e fece il latitante.
Gessler gli diede la caccia, ma finì ucciso da un colpo arrivato da dietro un muretto a secco. Intanto altri sardi emigrati si erano uniti a Guglielmo: originari dei quattro Giudicati, cantavano le loro belle “cantones”, li chiamavano i Quattro cantones.
Cantavano “Procurade ‘e moderare balivos sa tirannia”, i Balivos erano i baroni di allora, proprietari delle terre protetti dall’imperatore.
Il 1° agosto 1308 i Quattro Cantoni si ribellarono e liberarono le terre dal dominio austriaco. Erano tutti federalisti e crearono la Confederazione. Per la lingua, nessun problema, ognuno parlava la sua e si capivano benissimo.
Guglielmo dicono che morì qualche anno dopo per salvare un bambino dalla furia delle acque durante un’alluvione, lo salvò, ma lui annegò, non sapeva nuotare.

PAESI CHE SCOMPAIONO
Borutta
BORUTTA. Un grande passato.Il nome antico era Gruta, nella piana di Sorres, abitata fin dal neolitico, oltre 5mila anni fa. A Borutta si trasferì la popolazione della scomparsa Sorres, rasa al suolo dagli Aragonesi nel 1388,
Borutta fu quindi sede vescovile, Nel suo territorio, su una collina a poca distanza dal paese, la bellissima ex-cattedrale di S.Pietro di Sorres, XI e XII secolo, che oggi ospita un convento di frati benedettini.
Sotto il monastero è ancora visitabile la Grotta sa Rocca Ulari, abitata nel neolitico e utilizzata anche come luogo di sepoltura, ospita una colonia di pipistrelli di cinque diverse specie. Fino ad epoca recente se ne estraeva il guano.
Il 29 giugno, S.Pietro, una processione in costume parte a cavallo dalla chiesa parrocchiale e raggiunge il monastero per la festa del santo.
Fino a un secolo fa Borutta contava oltre 700 abitanti, oggi meno di 300, in continua diminuzione. E’ quindi destinata a scomparire. Se non si fa nulla…

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O vespro di Natale! Dentro il core
ai banditi piangea la nostalgia
di te, pur senza udirne le campane:

e mesti eran, pensando al buon odore
del porchetto e del vino, e all’allegria
del ceppo, nelle lor case lontane.

(Sebastiano Satta, I banditi)

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