Zona franca. Se ne parla seriamente, almeno sembra. La Regione vuole realizzare i sei punti franchi, ma, per favore che non blocchi quello in fase avanzata di Cagliari

sardegna industre filippo figariAvanti senza ulteriori ritardi nella realizzazione del punto franco di Cagliari
di Franco Meloni
Dopo tanta demagogia elettorale all’inseguimento di mete irragiungibili (l’utopia della zona franca integrale), si riparla seriamente di zona franca per quanto la Regione può già fare, e cioè la realizzazione di 6 punti franchi doganali (Cagliari, Portotorres, Olbia, Portovesme, Oristano, Arbatax), consentiti dall’Unione Europea, già previsti da molti anni dalle leggi nazionali e (parzialmente) dai provvedimenti attuativi. L’occasione del rilancio del dibattito e l’attivazione al riguardo della Regione, è stata segnata dall’uscita del libro sulle zone franche, scritto da Tore Cherchi e da Aldo Berlinguer presentato in diversi convegni, l’ultimo dei quali tenutosi venerdì 6 giugno nella sede della Confindustria sarda, di cui i quotidiani (cartacei e on line) isolani hanno dato conto.

Paradossalmente l’obbiettivo della realizzazione dei 6 punti franchi potrebbe essere ostacolato dalla legge regionale approvata alla fine della scorsa legislatura (L.R. 2 agosto 2013 n. 20). Detta legge attribuisce a una nuova società – da costituire (Sardegna free zone) – il compito di attuare i 6 punti franchi. Le ragioni della mia critica al citato provvedimento sono sostanzialmente legate alle difficoltà attuali a delimitare le zone franche (spazi interclusi) dei diversi porti isolani. Salvo Cagliari che vi ha già provveduto sulla carta e si appresta ad un adeguamento della perimetrazione (vedasi al riguardo le iniziative di Piegiorgio Massidda, quando rivestiva la carica di Autorità portuale di Cagliari). Con un ritardo di almeno 12 anni e con grandi difficoltà, peraltro – si sostiene – in fase di superamento, Cagliari ha finora proceduto bene, sì lentamente, ma nella giusta direzione. Anche la compagine sociale della Società “Cagliari free zone” andava definendosi con gli ingressi della Camera di Commercio e del Comune di Cagliari (già deliberati dai rispettivi organi di governo), anche prevedendosi un riequilibrio delle quote, a favore di Camera e di Comune e con un sostanziale ridimensionamento della quota del Cacip (che potrebbe anche uscire senza che nessuno si debba lamentare). Il modello per Cagliari è sostanzialmente quello di Barcellona, città méta di numerose visite-studio dei nostri amministratori. La situazione di Barcellona è paragonabile a quella di Cagliari (mutatis mutandis) non solo per lo strumento “punto franco doganale”, ma per il contesto barcellonese di grande interesse che potrebbe replicarsi a Cagliari. Per esempio per il “naturale” insediamento accanto alla zona franca di centri universitari e aziende utili alle attività di trasformazione possibili nella stessa zona franca e non solo. In un non lontano convegno della Camera di Commercio di Cagliari l’esperienza di Barcellona è stata ben illustrata (gli atti sono presenti nel sito della Camera, in particolare l’ottima relazione di Iolanda Conte). Barcellona non ha certo rinunciato alla sua società di gestione (presieduta dal Sindaco) per un’incerta e più complicata dal punto di vista gestionale “Catalunya free zone”. Non disconosco certo l’opportunità di un intervento di dimensioni regionali (che all’epoca dell’approvazione della legge ammiccava all’impossibile, almeno rebus sic stantibus, ”Sardegna zona franca integrale”), ma siamo seri e realisti: ve lo immaginate quanto tempo e fatica occorre per mettere insieme i Sindaci e le Autorità portuali dei 6 punti franchi che con la Regione (e perchè non si prevede la partecipazione delle Camere di Commercio?) dovrebbero costituire la nuova Società “Sardegna free zone” per trasformazione dell’attuale “Cagliari free zone”? Perchè rallentare fino a e fermare del tutto l’attuale processo di attuazione del punto franco cagliaritano in attesa del grande organismo regionale? Invece: non sarebbe più produttivo procedere con il progetto di Cagliari, che, quando realizzato, darebbe sicuramente una mano anche agli altri cinque punti franchi? Considerando tutta questa vicenda, concordiamo con l’assessore Raffaele Paci che nel convegno tenutosi in Confindustria, constatava come ancora una volta le nostre Istituzioni abbiano agito e – aggiungiamo noi – continuino ad agire per “compartimenti stagni”, non preoccupandosi di mettersi a sistema (la leale collaborazione istituzionale). Se si continua così non si va da nessuna parte! Occorre allora che si proceda senza ulteriori ritardi nella realizzazione del punto franco di Cagliari, e, insieme, si progettino le altre cose da fare con i tempi tecnici necessari. Certo il nuovo Consiglio regionale dovrebbe rivisitare la legge 20/2013 per adeguarla rispetto alle politiche delineate al riguardo, per quanto sia stato possibile conoscere, dalla Giunta regionale. Ovviamente va cassato il comma 4 dell’articolo 1 della medesima legge (1), di stampo colonialista, che incredibilmente attribuisce al prefetto di Cagliari, sentiti i prefetti delle province sarde interessate, poteri sostitutivi per l’attuazione dei punti franchi.

Per approfondimenti

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(1) Legge regionale Sardegna 2 agosto 2013, n,20. Art. 1, comma 4. Decorsi inutilmente i termini di cui ai commi 1 e 3 i poteri sostitutivi, in caso di inerzia rispetto alle presenti disposizioni, sono esercitati dal Prefetto della Provincia di Cagliari sentiti i prefetti delle province sarde interessate.

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Zona franca integrale, Paci: “Più che un’opportunità sarebbe un inganno e un danno”
Articolo pubblicato il 11 giugno 2014 su SardiniaPost

La zona franca integrale è “un’inganno. Non era realizzabile e avrebbe creato degli scompensi dal punto di vista economico e sociale per la popolazione: un danno più che un’opportunità”. Replica così alla mozione del centrodestra (primo firmatario Modesto Fenu di Zf) l’assessore regionale della Programmazione, Raffaele Paci, che ha ribadito la posizione della Giunta nel dibattito in Consiglio regionale. “Siamo favorevoli all’effettiva realizzazione delle aree economiche speciali o porti franchi – ha detto in aula – e questo abbiamo ribadito nell’incontro con il prefetto”.

L’esponente dell’esecutivo ha spiegato che la Regione ha già preso contatti con la “Cagliari Free Zone” (Cacip e Capitaneria di porto) ed è pronta a fare la sua parte nelle altre cinque zone previste dalla normativa. “Questo è uno strumento non è l’obiettivo che è, nel caso specifico, l’attrazione di nuove imprese e quindi l’aumento dell’occupazione – ha spiegato Paci -. Non è detto che anche quando siano perfettamente funzionanti questi punti franchi siano di per sé in grado di attrarre le imprese: ad esempio Grendi ha impiegato 2 anni e 4 mesi per realizzare il capannone nelle aree del porto, perchè è ancora classificata come area Sic. E mi meraviglia che chi ha governato sino ad oggi non ha previsto una cosa del genere”. Secondo il consigliere regionale del Psd’Az, Angelo Carta, “i punti franchi vanno bene solo per il commercio extra Ue, ma servono anche agevolazioni fiscali. Dobbiamo chiedere allo Stato di rinunciare ad una parte della sua sovranità”. Augusto Cherchi del Pds, ha chiesto “una politica fiscale differente” e la creazione dell’agenzia regionale delle entrate per fermare un “viaggio anomalo dei soldi dei sardi verso Roma e che quasi mai rientrano tutti. Soldi necessari per garantire i servizi”. “La zona franca è una cosa seria – ha detto invece Mario Floris (Uds) – cerchiamo di farla con prudenza, ma cerchiamo di farla”. Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, ha parlato di “Regione ancora rinunciataria: il problema è che c’è un pregiudizio politico”, mentre l’esponente del Pd, Giuseppe Demontis, ha sottolineato che “la zona franca integrale è l’antitesi della vertenza entrate”

2 Responses to Zona franca. Se ne parla seriamente, almeno sembra. La Regione vuole realizzare i sei punti franchi, ma, per favore che non blocchi quello in fase avanzata di Cagliari

  1. […] tolta al prefetto di Cagliari (e ai prefetti delle altre province) un ruolo che non spetta loro. E’ esattamente quanto abbiamo auspicato nel nostro precedente editoriale. Registriamo invece con preoccupazione, al di la di dichiarazioni generiche del sindaco di […]

  2. […] tolto al prefetto di Cagliari e ai prefetti delle altre province un ruolo che non spetta loro. E’ esattamente quanto abbiamo auspicato nel nostro precedente editoriale. Registriamo invece con preoccupazione, al di la di dichiarazioni generiche del sindaco di […]

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