Rapporto Banca d’Italia sull’economia dell’isola. La Sardegna resta in crisi. Solo qualche spiraglio dal turismo. Molte le opportunità sprecate… Quando cambierà la musica?

Bimba Osilo_2 ape-innovativa2Ogni anno tra maggio e giugno vengono puntualmente presentati tre rapporti sullo stato dell’economia della Sardegna. Si tratta del rapporto Crenos, del rapporto Unioncamere-Camera di commercio di Cagliari (focalizzato sulla provincia di Cagliari) – ai quali abbiamo dato spazio nei giorni scorsi – e del rapporto Banca d’Italia, di cui sotto riportiamo la sintesi. Da molti anni i dati sono negativi, registrano situazioni di disagio, spesso di disperazione, di centinaia di migliaia di sardi e di decine di migliaia di imprese sarde. In questi ultimi anni la situazione peggiora da un anno all’altro, in quasi tutti i settori dell’economia sarda, portandosi dietro il dramma della disoccupazione e dell’inoccupazione, specie dei giovani. Per non essere travolti dal pessimismo ci si arrampica a deboli segnali, come il rallentamento del trend negativo nella diminuzione del Pil, o i dati di poco positivi di alcuni settori come il turismo (nel 2013 ci hanno salvato gli stranieri) o l’agroalimentare… Ci sono poi le opportunità, sempre disattese, ma che servono per addolcire l’attualità del malessere. E, invece, le opportunità mancate dovrebbero farci incazzare, perchè la colpa di quanto non si fa è pur sempre di qualcuno. Senza dubbio la colpa di quanto non si fa è anche di molte delle persone che stanno nelle sale dove si illustrano le relazioni… Parliamo di esponenti del mondo pubblico e di quello privato, ma sono soprattutto le responsabilità dei primi che qui vogliamo rimarcare. Ci riferiamo pertanto ai responsabili politici e amministrativi delle diverse Istituzioni a cui compete il perseguimento organizzato del bene comune. Ci riferiamo, tanto per fare esempi concreti e non esaustivi: al presidente della Regione e agli assessori della sua Giunta, al Sindaco di Cagliari e agli altri Sindaci e a tutti i responsabili delle Autonomie funzionali come le Camere di Commercio e le Università… E non pensiamo solo a quanto fanno e soprattutto a quanto non fanno, ma a quanto fanno e non fanno insieme. Sì perchè questo è un punto cruciale. Lo diceva bene e autorevolmente Raffaele Paci, quando non era certo assessore, ma pur sempre preside di una Facoltà universitaria, in un editoriale de L’Unione Sarda del 9 settembre 2003, intitolato “Sistema sardo senza amalgama”, laddove individuava nell’incapacità delle Pubbliche Amministrazioni di “mettere a sistema” le potenzialità pur presenti nel territorio sardo (fare appunto amalgama) la principale causa della “crescita zero”. Oggi, rispetto al 2003 la situazione è decisamente peggiorata, considerato che siamo alla decrescita, non certo felice. Le cause sono anche altre, si dirà giustamente, ma la causa individuata da Paci rimane la principale, perchè la mancata coesione di un territorio ne impedisce lo sviluppo e questo passa, ora come allora, in grande misura dalla capacità di iniziativa delle Istituzioni. E ciò vale dappertutto, ma in maggior misura nel Meridione e, per quanto ci riguarda, in Sardegna. A tutto ciò si lega la qualità del nostro personale politico, mediamente scadente. Al contrario, una buona qualità oggi devono dimostrare di averla soprattutto quanti in passato l’hanno, inutilmente, ricercata nella classe politica allora al potere, trovandosi loro a ricoprire oggi posti importanti e decisivi di pubblica responsabilità. Insomma, utilizzando una metafora musicale e riferendoci innanzitutto al governo regionale: sono cambiati i suonatori, ma la musica sembra sempre la stessa. O, perlomeno, se è cambiata, non ce ne siamo accorti, se non per qualche piccola sonata dovuta al virtuosismo di qualche interprete piuttosto che all’intera orchestra.
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Banca d’Italia. L’economia della Sardegna – rapporto annuale sul 2013
(Presentato martedì 17 giugno a Cagliari, il rapporto su “L’economia della Sardegna”)

LA SINTESI
Nel 2013 l’economia della Sardegna è rimasta ancora in recessione. Secondo le stime realizzate da Prometeia il prodotto interno lordo regionale è diminuito del 2,5 per cento a prezzi costanti; la flessione era stata del 3,4 per cento nel 2012 in base ai dati dell’Istat. Le informazioni raccolte nei primi mesi del 2014 indicano in prospettiva un leggero miglioramento del quadro economico, anche se i segnali rimangono caratterizzati da un elevato livello di incertezza.
Sulla contrazione del prodotto ha pesato l’ulteriore forte indebolimento della domanda interna: vi hanno contribuito i minori consumi delle famiglie, il calo degli investimenti produttivi, la difficoltà di accesso ai finanziamenti privati e il complessivo contenimento della spesa pubblica. Anche la presenza sui mercati esteri, tradizionalmente limitata, si è ridotta: continuano a incidere l’inadeguata capacità competitiva del sistema economico regionale e la difficoltà nell’intercettare l’espansione della domanda mondiale.
La produzione dell’industria ha continuato a diminuire. Le indagini realizzate in primavera dalla Banca d’Italia, tuttavia, segnalano per il 2014 una moderata espansione delle vendite e un incremento degli investimenti. L’attività produttiva si è ridotta anche nel settore delle costruzioni: alla debolezza del mercato residenziale si è sommato un nuovo calo della produzione edilizia destinata alla realizzazione di strutture produttive. Nei servizi si è continuata a registrare la contrazione dell’attività del commercio, connessa con l’ulteriore indebolimento della capacità di spesa delle famiglie, mentre un contributo positivo è stato fornito dall’espansione della domanda turistica proveniente dall’estero e dall’incremento del trasporto aereo internazionale.
I dati dell’ultimo censimento sulle attività produttive evidenziano un netto ridimensionamento della manifattura regionale negli ultimi dieci anni, in favore di un’espansione del settore terziario. In entrambi i settori si è registrato un relativo arretramento delle produzioni che presuppongono elevati livelli di conoscenza e un crescente peso di quelle a minore contenuto di tecnologia e capitale umano.
Nel corso del 2013 l’occupazione regionale è fortemente diminuita, attestandosi sui livelli più bassi degli ultimi dieci anni. Il tasso di disoccupazione è ulteriormente salito, soprattutto tra i più giovani. I dati relativi agli anni più recenti segnalano crescenti difficoltà di chi ha terminato gli studi nel trovare opportunità di impiego. Le condizioni di accesso al lavoro rimangono più favorevoli per più alti livelli di istruzione, anche se la qualità dell’occupazione in termini di adeguatezza rispetto agli studi è complessivamente peggiorata.
Il credito concesso all’economia regionale si è ridotto ulteriormente, a conferma del perdurare della fase congiunturale negativa. La domanda di finanziamenti è rimasta debole, condizionata dai minori consumi e investimenti di imprese e famiglie; l’offerta degli intermediari si è mantenuta selettiva, sebbene nella seconda parte dell’anno si siano registrati parziali segnali di allentamento delle condizioni di accesso al credito per le famiglie.
È proseguita per il secondo anno consecutivo la contrazione dei prestiti al settore produttivo; l’attenuazione del calo dei primi trimestri è stata seguita da una più intensa flessione nella seconda parte dell’anno, soprattutto nel comparto dei servizi. Si è registrato inoltre un deciso arretramento dei finanziamenti alle famiglie, che hanno ridotto in particolare l’esposizione per credito al consumo; anche i prestiti per l’acquisto di abitazioni sono diminuiti.
Nel corso del 2013 si è registrato un nuovo peggioramento della qualità del credito alla clientela regionale. Il tasso di decadimento dei prestiti è nettamente aumentato, riflettendo una maggiore rischiosità dei finanziamenti di famiglie e imprese. Tra queste ultime, si è osservato un più deciso deterioramento nel comparto dei servizi. Il peggioramento è confermato anche dall’incremento delle posizioni.

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L’Isola dai record negativi
Occupazione ai minimi, ancora in calo i consumi – Il Rapporto 2014: recessione ma c’è qualche segnale di ripresa

La crisi non allenta la presa, ma qualche spiraglio si intravede. E la speranza, puntando la lente sull’economia sarda, è l’ultima a morire soprattutto per l’agroalimentare e per il turismo.
IL RAPPORTO La sintesi del Rapporto 2014 di Bankitalia conferma un altro anno di recessione per l’Isola, con il Pil sceso del 2,5%, in frenata rispetto al 3,4% del 2012, ma con tutti i settori produttivi in generale difficoltà e l’occupazione arrivata ai livelli più bassi degli ultimi 10 anni. Certo, il quadro tracciato dall’indagine è drammatico e le prospettive rimangono incerte: tuttavia, «nei primi mesi di quest’anno», dice il direttore della sede regionale di Bankitalia, Nevio Rodighiero, «sembra emergere un leggero miglioramento. La recessione, comunque, si è attenuata e le aspettative dei soggetti economici, dalle famiglie alle imprese, sono più ottimistiche».
LA DOMANDA Minori consumi delle famiglie, calo degli investimenti e dei finanziamenti privati e contenimento della spesa pubblica hanno contribuito al forte indebolimento della domanda interna. Per di più, la presenza sui mercati esteri, da sempre limitata, si è ridotta e la qualità del credito è peggiorata. In realtà, fra il 2010 e il 2012 la spesa pubblica pro capite delle amministrazioni locali è aumentata in media dell’1,9% l’anno, ma gli effetti sul sistema produttivo sono minimizzati dai ritardi con cui la Pubblica amministrazione italiana paga creditori e fornitori: per esempio, nel 2013 i tempi di pagamento delle Asl sarde sono stati pari a 207 giorni, seppure in miglioramento rispetto ai 281 del 2012.
L’INDUSTRIA Le imprese dell’industria hanno registrato un fatturato ancora in calo (-5,9%), gli investimenti nel settore sono invece diminuiti di oltre il 30%, con le difficoltà maggiori a carico delle imprese di piccole dimensioni. Per quest’anno, però, gli imprenditori del comparto si aspettano una ripresa delle vendite. Continua intanto la discesa delle costruzioni e del mercato immobiliare: dal 2007 il volume complessivo delle transazioni si è più che dimezzato.
IL TURISMO Nei servizi si salva solo il turismo, grazie al maggior numero di stranieri (-15,4%) che hanno scelto di trascorrere le vacanza in Sardegna, incoraggiati da un’espansione del traffico aereo collegata a un incremento delle tratte con l’estero. Al contrario, si è ridimensionato il peso della manifattura, in particolare fra il 2001 e il 2011, a fronte di un incremento di quello di servizi e agricoltura e di un’ascesa del non profit. Ma la quota delle imprese ad alto e medio-alto contenuto tecnologico è diminuita dal 14,3 all’8,9% in termini di addetti, in controtendenza nazionale, mentre il tessuto produttivo resta debole anche per le piccole dimensioni delle imprese (in media 2,9 addetti) che, quindi, faticano a trovare spazi sui mercati internazionali.
L’OCCUPAZIONE Ma il dato più pesante della crisi è quello sull’occupazione: nel 2013, secondo i dati Istat, gli occupati sono diminuiti del 7,3%, un calo più marcato di quello registrato nel Mezzogiorno e a livello nazionale. «Il numero complessivo», spiega Rodighiero, «si è attestato su un livello inferiore a quello osservato prima della crisi economica. Soprattutto per i giovani continuano a diminuire le opportunità di lavoro e il tasso di disoccupazione fra coloro che hanno meno di 34 anni è aumentato del 35,2% nell’ultimo anno». Si assiste poi a un generalizzato calo delle iscrizioni dei giovani sardi all’università e non solo per le dinamiche demografiche, ma anche per una minor propensione a proseguire gli studi dopo il diploma.
I DEPOSITI Quanto al risparmio, nel 2013 i depositi in banca sono aumentati dell’1,7%, mentre sono cresciuti anche i tassi d’interesse bancari sui prestiti a breve termine al settore produttivo, passati dal 7,7 all’8%.
LA SANITÀ Nel triennio 2010-2012 la sanità in Sardegna è costata più della media nazionale, anche se meno di quella delle altre regioni a statuto speciale, ma la qualità, misurata in base ai Lea (livelli essenziali di assistenza), è risultata inferiore. Sulla qualità delle prestazioni sanitarie pesano «l’elevato grado di inappropriatezza» di alcuni trattamenti e la diffusione accentuata dei parti cesarei. Nel triennio considerato la spesa sanitaria per ogni sardo è stata pari a 1.999 euro, contro una media nazionale di 1.893 euro, di poco inferiore a quella dei residenti nelle altre regioni a statuto speciale (2.080 euro).

Lanfranco Olivieri, L’Unione Sarda, 18 giugno 2014

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Copertina21Rapporto_icona21° Rapporto Crenos
Le battute conclusive (Dalla Sintesi pubblicata sul sito web del Crenos)
(…) In conclusione, la nostra analisi restituisce l’immagine di un’economia sarda ancora bloccata e incapace di sfruttare al meglio le potenzialità del territorio e delle risorse umane a disposizione. Se da un lato turismo, ambiente, agroalimentare e information technology continuano ad essere le parole chiave del futuro rilancio economico della Sardegna, dall’altro il malfunzionamento delle istituzioni, l’inadeguatezza del capitale umano e la carenza di infrastrutture materiali e immateriali rappresentano ancora delle barriere insormontabili. Spetta sicuramente al governo nazionale il ruolo prioritario nella rimozione di questi ostacoli, ma è compito della politica regionale sfruttare in maniera ottimale tutti gli spazi messi a sua disposizione per far sì che le opportunità di sviluppo si concretizzino e non rimangano tali per sempre.

2 Responses to Rapporto Banca d’Italia sull’economia dell’isola. La Sardegna resta in crisi. Solo qualche spiraglio dal turismo. Molte le opportunità sprecate… Quando cambierà la musica?

  1. […] di cooperare per l’attuazione di una buona politica nell’interesse dell’Isola (su questa problematica ci siamo soffermarti nell’ultimo editoriale di Aladinews), non possiamo che plaudire alla capacità costruttiva delle diverse Istituzioni coinvolte nel […]

  2. […] parte. Lo sa bene Raffaele Paci, a cui senza malizia rivolgiamo l’invito a rileggersi il suo editoriale su L’Unione Sarda del 9 settembre 2009 in tema dì mancanza di amalgama tra le isti…. E, infine, l’Europa. Possibile che sia stata la grande assente in una manifestazione […]

Rispondi a Innovazione e Sinnova. Molti applausi, qualche fischio. La critica più grande: oggi l’Università e le Camere di Commercio della Sardegna cenerentole. Domani? | Aladin Pensiero Annulla risposta

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