Emergenza scuola

disperazioneDispersione scolastica, numeri choc in Sardegna: lascia il 25,5 per cento dei ragazzi.
L’isola è la regione italiana con il più alto numero di abbandoni. La media nazionale è del 17 per cento
. Su La Nuova Sardegna on line.
Dispersione INFOGRAFICA-mappa-2014


Scuola Sarda 6 su SDLDispersione scolastica, numeri choc in Sardegna: lascia il 25,5 per cento dei ragazzi.
L’isola è la regione italiana con il più alto numero di abbandoni. La media nazionale è del 17 per cento
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CAGLIARI. Ogni anno in Italia circa 2 ragazzi su 10 (il 17%) non tornano sui banchi di scuola o lo fanno in modo tanto precario da abbandonare prematuramente ogni possibilità di successo formativo. Un divario che aumenta al Sud e sulle isole (Sardegna 25,5%, in aumento; Sicilia 24,8%, Campania 21,8%, Puglia 17,7% in aumento). Per contrastare il fenomeno della dispersione scolastica, che ogni anno coinvolge oltre 600mila ragazzi tra i 10 e i 16 anni, la ong WeWorld Intervita ha dato vita a «Frequenza200», network nazionale che opera sul territorio e online per fare rete contro questo fenomeno condividendo le buone pratiche e promuovendo il dialogo tra istituzioni, famiglie, ragazzi e territorio. La dispersione scolastica in Italia ha dimensioni allarmanti: con il 17% di ragazzi che abbandona gli studi, l’Italia è in fondo alla classifica europea la cui media è pari al 11,9%, e continua a scontare un gap con Paesi come la Germania (9,9%), la Francia (9,7%) e il Regno Unito (12,4%).

Tra le regioni in cui i ragazzi completano gli studi troviamo il Molise (solo il 10% di abbandoni), tra quelle invece in cui il successo formativo rischia di divenire un miraggio la Valle d’Aosta (21,5%). L’Italia è tuttora lontana dagli obiettivi della strategia di Europa 2020 nel campo dell’istruzione che prevedono una riduzione del tasso di abbandono scolastico al di sotto del 10%. Da questi dati nasce «LOST-Dispersione scolastica: il costo per la collettività e il ruolo di scuole e terzo settore», ricerca nazionale realizzata su quattro città (Milano, Roma, Napoli e Palermo) per indagare quanto è grave e quanto costa questo fenomeno al nostro Paese. Ma quanto costa perdere ogni anno decine di migliaia di ragazzi? Il fenomeno dell’abbandono scolastico ha dimensioni allarmanti anche a livello economico e il suo costo per la collettività è stimato tra l’1,4% e il 6,8% del Pil, quindi da 21 a 106 miliardi, a seconda della crescita del Paese. La ricerca per la prima volta ha studiato modalità, caratteristiche e valore economico degli interventi del Terzo settore per contrastare la dispersione. Pur con notevoli differenze da città a città, l’attività principale è l’aiuto nei compiti (46,5%), seguita a distanza dai centri di aggregazione giovanile (25,6%) e attività di socializzazione. Il terzo settore da solo investe ogni anno 60 milioni di euro per contrastare la dispersione scolastica. Uno sforzo comparabile a quello del ministero dell’Istruzione, che investe circa 55 milioni ogni anno in progetti attivati nelle scuole, principalmente con finalità di recupero.
- Da La Nuova Sardegna on line
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ABBANDONO SCOLASTICO:
ITALIA ANCORA “FANALINO DI CODA” D’EUROPA
MA QUANTO CI COSTANO
I RAGAZZI CHE NON CONTINUANO GLI STUDI?
IL TERZO SETTORE – DA SOLO – INVESTE
60 MILIONI DI EURO ALL’ANNO PER CONTRASTARE LA DISPERSIONE SCOLASTICA

La dispersione scolastica è oggi al 17%, un dato che colloca l’Italia in fondo alla classifica europea, con un costo umano e sociale senza precedenti.
È quanto indaga la ricerca “LOST – Dispersione Scolastica: il costo per la collettività e il ruolo di scuole e terzo settore”, promossa da WeWorld Intervita, dalla Associazione Bruno Trentin della CGIL e dalla Fondazione Giovanni Agnelli, in collaborazione con CSVnet

A un mese dall’inizio della scuola, anche quest’anno la campanella non ha suonato per tutti. Ogni anno, infatti, decine di migliaia di studenti rischiano di non tornare sui banchi degli istituti scolastici e della formazione professionale; ad abbandonare sono soprattutto i maschi.

Nonostante qualche progresso, l’Italia fatica a recuperare terreno nella marcia verso l’obiettivo di una riduzione dell’abbandono scolastico al 10%, stabilito dall’Unione Europea per il 2020.

Ed è a partire da questi dati allarmanti che nasce “LOST-Dispersione scolastica: il costo per la collettività e il ruolo di scuole e terzo settore”, ricerca nazionale realizzata con particolare riferimento a quattro città (Milano, Roma, Napoli e Palermo) per indagare quanto è grave e quanto costa questo fenomeno al nostro Paese.

L’indagine, che ha ricevuto il prestigioso patrocinio dell’Autorità Garante Nazionale dell’Infanzia e dell’Adolescenza, è stata promossa da WeWorld Intervita, ONG italiana che mette al centro del proprio intervento i bisogni di donne e bambini e che con il network nazionale Frequenza200 lotta dal 2012 contro l’abbandono scolastico, Associazione Bruno Trentin, che sviluppa da anni studi e indagini sul sistema italiano dell’educazione, con una particolare attenzione all’analisi dell’insuccesso formativo, dell’abbandono scolastico e delle transizioni dei giovani dalla formazione al mercato del lavoro, e Fondazione Giovanni Agnelli, che come istituto di ricerca indipendente da anni si è concentrato sui temi dell’istruzione e della formazione. L’indagine è stata realizzata in collaborazione con CSVnet.

“L’indagine è di notevole interesse, non solo perché fornisce una prima quantificazione dell’intervento del terzo settore nel campo della lotta alla dispersione, ma anche perché sottolinea una lesione del principio di uguaglianza – ha dichiarato Gianna Fracassi, Segretaria Confederale della Cgil – La ricerca è, infatti, utile per una prima valutazione dell’apporto del terzo settore in tale campo, segnala però le difficoltà dell’operatore pubblico soprattutto a causa dell’insufficienza delle risorse da dedicare al tema. Si hanno così interventi spesso deboli e troppo differenziati per territori”.

Ma quanto ci costa perdere ogni anno decine di migliaia di ragazzi? Il fenomeno dell’abbandono scolastico ha dimensioni allarmanti anche a livello economico e il suo costo per la collettività è stimato tra il 1,4% e il 6,8% del PIL, quindi da 21 miliardi di euro a 106 miliardi di euro, a seconda della crescita del Paese.

La ricerca per la prima volta ha studiato modalità, caratteristiche e valore economico degli interventi del Terzo settore per contrastare la dispersione. Pur con notevoli differenze da città a città, l’attività principale è l’aiuto nei compiti sco¬lastici (46,5%), seguita a distan¬za dai centri di aggregazione giovanile (25,6%) e da attività di socializzazione.

Il Terzo Settore – da solo – investe ogni anno 60 milioni di euro per contrastare la dispersione scolastica. Uno sforzo comparabile a quello del Ministero dell’Istruzione, che investe circa 55 milioni di euro ogni anno in progetti attivati nelle scuole, principalmente con finalità di recupero.

Gli interventi promossi dalle stesse scuole sono, a loro volta, per lo più rivolti ad azioni di contrasto al basso rendimento degli studenti e in misura inferiore ad attività ludico laboratoriali o all’orientamento. La ricerca, però, rileva la crescente sfiducia degli insegnanti sulla possibilità di contrastare il problema della dispersione, anche a causa del troppo carico burocratico che limita il tempo da dedicare agli studenti. Scuole e Terzo settore, in ogni caso, raramente sembrano mettere insieme i loro sforzi.

“Per una politica efficace contro la dispersione servono interventi urgenti e mirati, che grazie alla conoscenza dei profili dei soggetti maggiormente a rischio riescano ad anticipare il più possibile le azioni di prevenzione e contrasto – ha dichiarato Andrea Gavosto, direttore Fondazione Agnelli – La ricerca conferma l’importanza di cominciare già nella scuola media: è soprattutto in questo ciclo scolastico, infatti, che si vince la battaglia contro l’abbandono, limitandolo o scongiurandolo nei primi anni delle superiori. Il contributo del Terzo settore è già oggi importante, anche per volume di risorse, ma può diventare decisivo a condizione che si rafforzi la sua capacità di coordinarsi e fare massa critica con gli interventi promossi dal settore pubblico e dalle scuole stesse. Ora questo coordinamento non c’è, a scapito dell’efficacia delle azioni messe in campo.”

La ricerca, infine, mette in luce come l’intervento del privato sociale porti con sé importanti effetti moltiplicatori dell’investimento, legati indissolubilmente alla presenza di lavoro volontario, una straordinaria e indispensabile risorsa. In media, infatti, per ogni euro speso viene prodotto un valore pari a 1 euro e 60 centesimi.

“Scuole e terzo settore rispondono a logiche diverse indipendenti tra loro, ma oggi più che mai abbiamo l’esigenza di lavorare insieme in modo complementare per essere sempre più efficaci nella lotta alla dispersione scolastica – dichiara Marco Chiesara, presidente WeWorld Intervita – Per questo Frequenza200 il nostro progetto di intervento contro la dispersione scolastica ha creato una rete nazionale di condivisione delle buone pratiche e promuovere il dialogo tra istituzioni, famiglie, ragazzi e territorio. Solo così crediamo si possa fare davvero la differenza!
Con questa indagine chiediamo che le scuole si aprano maggiormente al nostro intervento e, al contempo, che Miur ed Enti pubblici in generale favoriscano il processo di collaborazione tra scuole e terzo settore, sostenendo la nascita di reti durevoli nel tempo e capaci di mostrare risultati concreti”.

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