Abbassate i manganelli!

roma pestaggio
Roma – Cariche e manganellate contro i metalmeccanici. Dura protesta della CGIL e della Fiom. Il Governo invitato a fornire spiegazioni in aula. La ricostruzione dei fatti del Ministro degli Interni Alfano.
sedia-van-gogh4di Vanni Tola

Sulla base degli accertamenti e della documentazione in possesso del Ministero degli interni risulta evidente che i disordini sono stati fomentati da un gruppo di provocatori infiltratisi nel corteo pacifico dei metalmeccanici. Per non farsi riconoscere gli infiltrati hanno evitato accuratamente i soliti travestimenti (casco, passamontagna, bavaglio) ed hanno sfilato a volto scoperto e totalmente disarmati tanto da essere facilmente individuabili come manifestanti pacifici. Relativamente agli episodi di violenza il Ministero ha potuto accertare che i manganelli erano li, tranquilli, nelle mani dei poliziotti, quando i facinorosi si sono improvvisamente mossi in avanti. Procedendo all’indietro per indietreggiare, alcuni poliziotti sono inciampati e, per recuperare l’equilibrio, hanno istintivamente abbassato le mani dall’alto verso il basso andando cosi a colpire, per fatale combinazione, le teste di alcuni operai che si erano incautamente posizionati sotto i manganelli.
——————-

Leopolda e reparti antisommossa sono la controparte
democraziaoggidi Andrea Pubusa su Democraziaoggi

Che senso ha il pestaggio degli operai delle Acciaierie di Terni in lotta per la difesa del lavoro? Sicuramente ha il valore che sempre hanno avuto questa azioni: la repressione della protesta in difesa delle posizioni padronali. Ma qui con Renzi ha un valore più pregnate. Il segretario PD ha celebrato la Leopolda, liquidando come vecchiume (antigoriu, dicono i sardofoni) tutto ciò che è legato alle lotte operaie o è espressione del disagio sociale. Un imprenditore rampante, ospite d’onore, rincarava la dose ventilando l’opportunità di limitare il diritto di sciopero. “Visto che non lo capiscono da sé che è uno strunento del secolo scorso, imponiamoglielo per legge“, questo il succo del discorso. Tanto più che in contemporanea si svolgeva una grande manifestazione dei lavoratori a Roma, che, al di là dei singoli punti della piattaforma, esprimeva, nelle persone e negli slongans, il malessere profondo che attraversa la società italiana , in particolare, i ceti popolari. Ora, è chiaro che si può dissentire su questa o su quella posizione, ma maltrattare quella piazza come ha fatto Renzi e le ragazzotte/i che gli stanno attorno è un manifesto politico: Renzi è contro il mondo del lavoro. Di più e peggio: vuole nasconderne le difficoltà, le necessità della stragrande maggioranza del popolo italiano, aiutato in questo da TV e stampa di regime. La ragione è semplice: quella piazza romana, riempita dalla CGIL, è la faccia vera del Paese, senza quegli imbellettamenti che Renzi e i suoi mettono in campo per nasconderla. Per disegnarne un’altra, spensierata e protesa verso un mondo tutto nuovo, dove la sofferenza sociale è bandita, non è ammessa, benché drammaticamente presente e in estensione.
Molti si chiedono se il pestaggio di Roma è stato ordinato o è scoppiato per incapacità di gestire la piazza da parte degli apparati di polizia. Ma è una domanda oziosa e perfino idiota, perché un pestaggio di quella portata sotto gli occhi del mondo non è e non può essere da addebitare al destino. Al di là di come sono andate le cose nella catena di comando, il pestaggio è il rifiuto di Renzi della realtà così com’è. Una realtà di profonda crisi, di grandi difficoltà, che non tollera risposte in forma di barzellette, battute o frasi ad effetto. Richiede anzitutto una presa d’atto dei veri termini della crisi e poi richiede un’iniziativa seria e instancabile per unire le forze sane, prima di tutto quelle del lavoro, per rimettere nei binari giusti il Paese. Si è fatto così in tanti alri momenti difficili della vita nazionale. Sarebbe stato battuto il terrorismo delle BR senza una unità di fondo delle forze democratiche? Sarebbero state le BR isolate senza la mobilitazione ferma e capillare dei sindacati e dei lavoratori a partire dalle fabbriche? O non è vero che è lì che gli si è fatta terra bruciata? I pesci sono rimasti senza acqua. La sconfitta del terrorismo è stata politica, non militare. Bene, ora l’emergenza è diversa, ma è altrettanto grave, i pericoli per la democrazia sono perfino più seri perché l’attacco è meno rozzo e grossolano, le forze della reazione sono ampie e occupano gran parte delle istituzioni e degli organi di informazione. Ed allora la difesa della democrazia passa anzitutto per il rilancio dei diritti del lavoro, parte dalla piazza romana della CGIL e dalla lotta dei lavoratori di Terni. La Leopolda e i reparti antisommossa sono la controparte. Prima lo si capisce, meglio è.
——————————————
Celerini Scelba
di Nicolò Migheli *

La storia non è mai stata maestra di nessuno. Tanto meno per questi giovani rottamatori che hanno scalato il PD come se fosse una qualsiasi azienda quotata in borsa, e di storia a scuola ne hanno studiato poca. Tutti i giorni ci dimostrano la non conoscenza dei fatti. Non sanno ad esempio che lo Statuto dei lavoratori venne scritto e portato in parlamento dal Partito Socialista Italiano, partito di sinistra fino a prova contraria.

Ieri i celerini del ministro di polizia Alfano -prossimo ad entrare nel PD – hanno manganellato duramente gli operai ternani che manifestavano per la chiusura di una delle più antiche fabbriche d’Italia. Dopo gli insulti che l’on. Picierno ha rivolto a Susanna Camusso, lo scrittore Giulio Cavalli ha definito la politica di Renzi come neopaninara. Cambiano gli oggetti caratterizzanti. Ieri piumini e scarpe da barca di note marche, oggi aggeggi telematici di moda. Il mutamento antropologico dell’ex partito della sinistra è compiuto.

Lo descrive molto bene Luciano Gallino sulla Repubblica dove contrappone la Leopolda a Piazza San Giovanni. I giovani di ceto medio alto che si beano delle parole antisciopero del finanziere di riferimento Serra e il popolo sempre più precario e disperato delle fabbriche chiuse, dei contratti di un giorno. Renzi annuncia che vuole la “disintermediazione di un corpo intermedio”, tradotta in parole povere la distruzione dei sindacati. È vero che in questi anni i sindacati confederali hanno fatto molti errori, ma se dovessero sparire ogni lavoratore si troverà a contrattare individualmente la propria posizione. È quel che accade già oggi a milioni di precari.

Invece però di agire perché questa stortura venga eliminata, ci si augura che così sia per tutti. Renzi annuncia che l’epoca del posto fisso è finita, lo dice con un sorriso compiaciuto, senza rendersi conto che un politico di sinistra non può dire cose che portano con sé carichi di angosce profonde senza proporre soluzioni. Un mio caro amico mi chiama e mi confessa di essere disorientato. “Come è – si chiede- che le uniche cose di sinistra ormai le dicano Le Pen in Francia e la Lega e i Fratelli d’Italia qui da noi? Non è che mi sia spostato a destra a mia insaputa?”

Oggi una gran parte di elettori che si definiscono di sinistra non trovano più rappresentanza politica. Una realtà che si annuncia molto pericolosa per l’Italia. Abbandonare i ceti deboli, i colpiti dalla globalizzazione, significa in realtà ridurli a neo servi della gleba. Qualcosa di più: un regime schiavista senza diritto di vitto e alloggio. In politica non esistono vuoti, qualcuno li riempirà. È stato così nel 1919 con la nascita del fascismo. È così in Francia con Le Pen che dà risposte ai ceti popolari abbandonati dalla sinistra tradizionale.

Alain Soral uno dei pensatori di punta della destra francese teorizza il movimento lepenista come “Sinistra del lavoro e destra dei valori.” Il loro programma è improntato alla difesa dello stato sociale, dell’intervento pubblico in economia, del posto fisso. Tutti temi cari alla sinistra di un tempo. Il tutto però accompagnato ad una visione di destra nei valori, unita alla retorica della politica sprecona. Il ritorno di Dio, Patria e Famiglia, da cui sono esclusi i migranti.

Le Monde diplomatique, già un anno fa la definiva una “confusione rosso-bruna” visto che l’FN può contare sull’ingresso nelle sue file di ex militanti del Front de gauche. “Confusione” che ricorda cose tragiche, politiche nazional-socialiste. Non solo la Francia, tutta l’Europa è percorsa da movimenti simili. In Italia la Lega di Salvini, superando il recinto padano si offre come rappresentante del disagio e delle paure dei non garantiti, di chi perde lavoro e status. La Lega non è sola, sente la concorrenza di Fratelli d’Italia e dei partitini di estrema destra come Fronte Nazionale.

Il PD vuole essere l’autore di un simile smottamento? Vuole ancora rincorrere politiche di austerità che si tradurranno in una crisi fortissima della coesione sociale? Non credo, anche perché in quel partito esistono ancora persone con il senso della storia e delle conseguenze del proprio agire. Quanto contino oggi non si sa. Certo però che passare da Gramsci – a proposito chi era costui?- al finanziere Serra un certo effetto lo fa. Alla fine ci si potrebbe chiedere: l’unico leader di sinistra rimasto a Roma è papa Francesco?
—————-
* anche su Sardegnasoprattutto

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>