con gli occhiali di Piero…

GLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501414ANNIVERSARI. Una deliberazione del Senato severa e grave, ma… Un anno fa, il 27 novembre 2013, su Aladinpensiero.
———————————-gasman armata branc INIZIO DEL GUAIO CHIAMATO CROCIATE
Il 27 novembre 1095 papa Urbano II al Concilio di Clermont sollecita i cristiani al “pellegrinaggio armato” per liberare la Terra Santa. Questa sanguinosa iniziativa, che in seguito avrebbe preso il nome di crociata, rivelò il suo carattere pezzente e predatorio fin dagli inizi, con avventurieri dal nome significativo, come quello di Gualtieri Senza Averi, e da santoni farneticanti come Pietro l’Eremita (che eremita non era, anzi stava sempre in giro in mezzo alle folle). Al grido di “Deus le volt” si diede avvio a una storia di reciproci massacri, dove migliaia di poveracci e qualche testa nobile ci rimise la pelle. Una efficace, quanto spassosa, rappresentazione ne diede Monicelli con “L’armata Brancaleone”, dove Vittorio Gassman ed Enrico Maria Salerno rappresentarono bene i tipi del condottiero straccione e del predicatore folle.
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FUEDDA SARDU
GARA POETICA
In sa recentissima guerra,
affamaus e cun miserus pannus
eus biviu, chi tanti contrariu
fiat su tempus reassunti,
e no podendi nienti disponni
sa miseria d’eus connotta
totali, e chi si rigodinti
creu beni de s’ora importuna…

Rima
In d’una lotta no sunt is annus
chi podinti ponni s’avversariu in terra
.
(Franciscu Loddo, gara cun Broi e Moi, 1948)
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FUEDDA SARDU
GARA POETICA
Occannu puru po Sant’Eleni
su Comitau pensu chi appat
agradessiu su sì rispustu
chi benemu po Elena santa,
de sa cali m’indi cunfortu,
e si appu depiu de sì rispundi
e’ poita innoi no tengu nemigus.
Rima
Amigus s’invitu a custu ristoranti
aundi nanta chi si pappat beni.

(Franciscu Loddo in Sinnia, 1962,
gara cun Urru, Lai e Matta)

Ripropongo questa bella poesia. Altre poesie di Jenny le trovate su Aladinpensiero: Notti bianche (19.4.2014), Il cuore cerchiato (18 giugno), Tu sei (25 settembre).
Piero Marcialis

POETESSE SCONOSCIUTE
LUNA LUNA
Luna, luna,
a me reliquia,
cosa tanto apprezzata,
di destino lungo e lieto,
s’appresta incontro al sole,
suo unico amore.
Come lei reco il mio corpo,
inseguendo difetto e perfezione,
ogni cosa fine, duratura e desueta.
Mi avvolgo in queste mura,
l’amor lo vuole,
donde traspare fioca luce,
le morte foglie cadono dolci sul terreno,
delicate ma strazianti mani di chi suona,
aria che trema gaia, febea.
Quivi io traggo la più alta essenza,
chiudendo gli occhi provo a farne senza.
Canta, luna,
strappami il respiro,
ti accolgo nello sguardo fiso,
pur non potendo tu mi sfiori il viso,
ridendo, piangendo.

(Jenny A. Cara)
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armata brancaleone g e s

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