in giro con la lampada di aladin…

terra di pace e solidarieta' logo microlampada aladin micromicroEttore Cannavera: «Contro la crisi serve un nuovo modello di sviluppo». Alfredo Franchini su La Nuova Sardegna. – segue -
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- Approfondimenti sul sito dell’associazione.
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I cavalieri dell’Apocalisse. Nicolò Migheli su L’Unione Sarda e SardegnaSoprattutto. - segue -

(Da La Nuova Sardegna di giovedì 19 marzo 2015) L’impegno del fondatore della comunità La Collina:
«Contro la crisi serve un nuovo modello di sviluppo»
Sulle scorie lo Stato non può ignorare l’esito del referendum popol
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CAGLIARI «È passato un anno dall’insediamento della giunta Pigliaru e quasi due da quando abbiamo creduto necessario essere presenti nel quadro politico». Ettore Cannavera, sacerdote, presidente dell’associazione Terra di pace e solidarietà, che era stato tra i possibili candidati alla presidenza della Regione nell’ultima campagna elettorale torna in campo con un documento ricco di riflessioni e proposte sulla nostra regione e un convegno che si è tenuto nel cuore della Comunità La Collina a Serdiana. È solo l’inizio: «Vogliamo instaurare un confronto con una comunità estesa ed eterogenea», è scritto nel programma di Terra, pace e solidarietà, «un passaggio che permette non di teorizzare processi partecipativi ma di avviare una prassi di dialogo e di costruzione dal basso secondo una logica di confronto costruttivo». Oggi come ieri, l’intento di Cannavera è quello di essere «sentinelle della politica». Alla base c’è la volontà di ridare equilibrio al rapporto tra cittadini e sistema di governo; un rapporto che è decisamente sbilanciato visto che troppo spesso i cittadini sono schiacciati dalla macchina amministrativa. La regolamentazione dei rapporti tra la politica e l’amministrazione pubblica è alla base del documento intitolato “Cosa c’è dietro l’angolo”. Ci aspetterebbe la buona scuola, un lavoro e il nuovo welfare ma anche una maggiore partecipazione politica: nessuno può dimenticare che in tutte le ultime tornate elettorali sono aumentate le persone che non sono andate a votare. Ci sono, dunque, nel programma due esigenze contrapposte: assicurare una guida all’amministrazione e sottrarla all’abuso della politica stessa. Cannavera sostiene che la Sardegna è al centro di una crisi che è insieme politica, economica e sociale, stretta tra contraddizioni e ritardi cui si aggiungono le emergenze: quelle economiche, dovute a mali cronici, ma anche quella etica, peraltro condivisa con tutta l’Italia. La prima parola guida dell’Associazione è Terra. «Al territorio è rivolta una minaccia che fa paura», è la tesi di don Cannavera, «l’individuazione del sito nel quale realizzare il deposito di scorie nucleari! Lo Stato con il suo governo ritorna alla carica, ignorando l’esito del referendum popolare che solo quattro anni fa diede una risposta inequivocabile: il 97% di no». Ma per Cannavera non basterà dire No alle scorie nucleari: Regione e comuni devono costruire un modello di sviluppo economico scegliendo le soluzioni più opportune per il sistema regionale. (a.f.)
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Ulisse Museo del Bardo TunisiI cavalieri dell’Apocalisse [di Nicolò Migheli]
By sardegnasoprattutto / 19 marzo 2015 / Società & Politica
L’Unione Sarda 19/03/ 2015. Le conferme ufficiali non ci sono. Tutto porta a pensare che l’attacco al museo di Tunisi sia opera dell’’Is Daesh o di qualche movimento vicino. A loro non basta la conquista, organizzarsi come Stato. Hanno un progetto omologante. Dove si sono imposti hanno spazzato via cristiani, yazidi, ebrei, sciiti e i musulmani sunniti che non accettano la loro interpretazione del Corano. Impongono una Scharia fondamentalista, decapitando e lapidando chi la infrange.

A Tunisi ieri hanno assaltato il museo del Bardo, uno dei più antichi del mondo arabo, che ospita la più vasta collezione al mondo di mosaici romani. Hanno ucciso tunisini e turisti; aggredito il paese più secolarizzato del mondo islamico. Lanciano segnali. Il primo alla Tunisia, l’unico paese in cui la primavera araba abbia dato frutti di democrazia, dove si cerca di costruire una società plurale. Il secondo all’Occidente, identificato come la causa prima della crisi araba e islamica. Il museo luogo simbolico di un passato diverso, di una continuità che si fa storia. Vogliono la cancellazione di ogni vicenda che sia antecedente all’espansione musulmana del VII secolo. Vogliono il vuoto perché debbono costruire l’uomo nuovo.

Il millenarismo di Daesch è ben descritto da Graeme Wood, ricercatore americano. Per la prima volta nel mondo islamico è presente una setta che differenziandosi da qualsiasi altro movimento jihaidista vuole accelerare l’Apocalisse. Un loro organo di propaganda si chiama Dahib, come la città siriana vicina ad Aleppo, dove, secondo il Profeta, si svolgerebbe la battaglia finale con gli eserciti di Roma. Chi sia poi Roma fervono le interpretazioni. Gli Usa? Istanbul? Roma capitale del Cristianesimo? L’Occidente?

Hanno lanciato una sfida contro tutto il mondo, per primi contro i musulmani che sono le loro maggiori vittime. Noi occidentali laici e secolarizzati non riusciamo più a capire quanto la religione possa essere totalizzante, quanto in nome di un dio si possano compiere gli atti più efferati sentendosi parte di un progetto trascendente e nel giusto. Però su un miliardo e trecento milioni di islamici gli jihaidisti sono una minoranza risibile. La maggioranza dei musulmani li odia e potranno essere sconfitti solo da loro. Le guerre perse dalla Nato in Iraq e Afghanistan lo dimostrano.

Di un movimento così radicale non sarà facile averne ragione in breve. Gli imprenditori della paura, quelli che predicano contro “l’invasione”, non perderanno occasione per chiedere misure restrittive nei confronti dei migranti e dei musulmani. Gli jihaidisti questo vogliono, sognano lo scontro finale tra Occidente e Islam. I nostri xenofobi faranno di tutto per darglielo. Tra cavalieri dell’Apocalisse ci si intende. Invece è il momento della ragione.

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