Oggi sabato, sabudu, 30 maggio, maju, 2015

22 Crenos rapportoaladinewsGli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU: il rapporto Crenos 2015.
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Rapporto Crenos: l’assessore Raffaele Paci invita a fare sistema. Paci: «Ma qualcosa si muove». Pittalis (FI): la strada intrapresa è sbagliata.
CAGLIARI.Qualcosa comincia a muoversi «anche se far ripartire un sistema economico regionale quando l’Italia è quasi ferma e l’Europa comincia appena a risollevarsi, non è facile». L’assessore alla Programmazione Raffaele Paci non si fa certo illusioni. Dopo aver sentito i numeri terribili del rapporto Crenos, aver saputo che spedire un container dalla Sardegna in Cina costa meno che inviarlo a Palermo, o scoperto dal collega economista Luigi Guiso (Istituto Einaudi) che un accordo con l’università di Chicago è saltato perché in Regione non esiste neanche uno studio scientifico scritto in inglese sui nuraghi, per Paci era davvero difficile essere ottimista sin da subito. «Riprendersi sarà un percorso lungo, noi abbiamo cominciato a tracciare la strada ma dobbiamo lavorare molto più di squadra per uscire almeno nel 2016 da una crisi cominciata sette anni fa e che ha avuto effetti devastanti in Sardegna». Oltre alle riforme, Paci ha detto che «dobbiamo rafforzare le nostre eccellenze, azzerare il vuoto nelle infrastrutture e smetterla di dire che piccolo è bello. È vero: le nostre imprese sono tutte di piccole dimensioni, ma se anche grazie all’alta tecnologia informatica, in cui la Sardegna vanta più di un primato, riusciamo a fare sistema, sul treno della ripresa dovrebbe salire anche la Sardegna». Di avviso opposto è stato il commento al rapporto sull’economia da parte del capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale. Pietro Pittalis ha detto: «Se perfino il Crenos, certamente non un organismo nemico della Giunta rileva dati negativi, è evidente che la strada intrapresa da Pigliaru e da Paci è profondamente sbagliata, come confermano altre ricerche. A cominciare da quella pubblicata da Fondazione Impresa, che assegna alla Sardegna la maglia nera con cinque posizioni in meno rispetto all’anno precedente». Per poi domandarsi: «Quale sarebbe la strada tracciata dall’esecutivo di cui parla l’assessore alla Programmazione? Quali sarebbero i provvedimenti mirabolanti visti in questo anno? Il ritorno al Piano paesaggistico del 2006, la mancata proroga del piano casa, e la legge ingarbuglia edilizia sono alcuni esempi dell’abilità di chi a parole predica semplificazione, ma nei fatti complica la vita delle famiglie e delle imprese». Paci è convinto del contrario e saranno altri numeri a dire chi fra i due avrà ragione. (ua).
Da La Nuova Sardegna on line.
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Sviluppo e lavoro
Nel sistema bloccato l’innovazione non produce occupazione
di Ruggero Roggio
Una foto, anni ’60: una sala, luminosa, circa quaranta ragazze chine sulle calcolatrici della Rinascente. Immagino il rumore metallico delle manovelle, il fruscio dei rullini di carta srotolarsi con addizioni e percentuali d’incassi. L’Italia sobria del boom economico. Ognuna sarebbe rientrata a casa su di un autobus, avrebbe acquistato il biglietto dalle mani gialle di tabacco del controllore, accanto alla portiera d’accesso. Magari sognando di sposare il direttore delle vendite, ambizioni di carriera e promozione sociale per i figli. Un bianco e nero che racconta di lavori trasformati e di classi sociali evaporate nella società liquida attuale, dove l’innovazione produce occupazione nella logica del labor saving (robotica e informatica insegnano: si aumentano le potenzialità e capacità produttive riducendo gli occupati). Oggi quella contabilità è dentro i codici a barre dei prodotti a scaffale, nelle casse automatizzate che trasmettono al core business del market i report di vendita e d’incasso. Fogli excel, grafici e proiezioni immediate di mercato, che i broker usano per negoziare i prezzi. Non so chi hanno sposato le ragazze: le immagino ieri mamme e oggi nonne di qualche millennial, aggirarsi con questi nipoti per i market della grande distribuzione dalla erre moscia (Carrefour, Leclerc, Auchan), apprensive del futuro vista la disoccupazione di cui dice l’Istat. La politica vive della promessa di creazione di lavoro. Ci ha provato con la legge Biagi, le svariate tipologie contrattuali, il risultato della precarietà; cerca di porvi rimedio oggi con il Job Act, mantenendo la flessibilità che piace al mercato. Promette. Ma la crescita economica dipende da investimenti per il rinnovo degli impianti e qua il piatto piange. Promette, ai fini del consenso, tacendo verità. Pessimismo della intelligenza e ottimismo della volontà, diceva Gramsci; lacrime e sangue, chiedeva Churchill. Componenti di una verità che nel conflitto sociale (le contrapposizioni politiche, le rivendicazioni sindacali, lo sciopero generale) trovava equità. Sono al pettine i nodi di un sistema bloccato: corruzione, giustizia lenta, deindustrializzazione e bassa produttività. Spalle al muro per la cambiale in scadenza del debito pubblico e i vincoli europei del fiscal compact. La sentenza della Corte Costituzionale sull’indicizzazione del blocco delle pensioni pone due problemi: la correttezza di misure congiunturali divenute strutturali; lo scontro generazionale tra chi difende i diritti acquisiti e chi per il diritto alla pensione neppure lotta. Nessuno chiede più conto della riforma Dini, le ipotesi di pensione integrativa, né della fondatezza della Fornero. Una generazione flessibile, tra cervelli in fuga e start up. Il lavoro è cambiato; l’ebanking, ad esempio: le app degli smartphone per pagare le bollette rivoluzionano uffici postali e credito; il bancomat dà soldi e gli H24 qualsiasi cosa e su questi principi avremo farmacia impersonali. Periscope e FB aggrediscono l’informazione. Eppure si tacciono gli effetti dell’innovazione sul lavoro. Cambiano le polarità del dibattito: la questione meridionale è quasi scomparsa dalla Agenda di Governo, che stabilizza il debito legando le Regioni a patti di stabilità e drena le risorse del Fondo Sviluppo e Coesione, destinandolo alla decontribuzione sulle assunzioni. La Sardegna della programmazione strategica invitava i territori all’emersione virtuosa delle tante eccellenze: culturali, enogastronomiche (soffocate dalla grande distribuzione), paesaggistiche. Sardegna fatti bella, tutela ambientale, innovazione, turismo. “Esportiamoci, non emigriamo”, diceva Soru. Ok. Partiamo da qui. Accettiamo la sfida: sia l’intera Sardegna una grande start up che viaggia per il mondo grazie al web e app strategiche.
- Da La Nuova Sardegna on line.

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