Do you remember, t’arregordas la “Città dell’Impresa”? (II parte)

Città-dellimpresa-Cagliaricittà impresa 2
di Franco Meloni

Non ricordo quante riunioni fece il Comitato di gestione, senza dubbio pochissime. Ne ricordo solo una a cui partecipò il sindaco di allora, Emilio Floris, il quale fece una dura reprimenda al dirigente responsabile, rimproverandogli di aver fatto poco o nulla per avviare le iniziative della “Città delle Imprese” e minacciando di trasferire l’intero progetto all’Università. Cosa che evidentemente non fece. Di quella riunione ricordo ancora – ed è quanto mi preme mettere in evidenza per il ragionamento che faccio di seguito – la richiesta che mi fece il Sindaco nella mia veste di rappresentante dell’Ateneo: “Senti Meloni, il Comune è impegnato in questi giorni a definire uno o più progetti per la costituzione delle zone franche urbane. Ti confesso che non ne so quasi nulla e altrettanto i miei uffici. Ti chiedo se l’Università può darci una mano. Intanto per chiarire la questione. Poi per aiutarci a definire i progetti nel modo migliore”. Io risposi che sicuramente l’Università era in grado di fornire più che un aiuto, molto al di là della precisa richiesta del Sindaco, nel quadro di relazioni che meritavano ulteriori approfondimenti, innanzitutto con il coinvolgimento del Rettore e del pro-Rettore all’Innovazione e, per loro tramite, delle strutture e del personale di ricerca dell’Ateneo. Feci subito alcune esemplificazioni di quanto poteva fare l’Università, che qui ripeto, anche perché di perdurante attualità: 1) rafforzare il sistema di copertina-fixo Dirinnovaconsulenza alla giovane impresa innovativa, quale quella che si stava già costituendo con i primi spin off, innanzitutto attraverso lo sportello, emanazione dell’Ufficio Liaison office, già funzionante nell’edificio, finanziato con i fondi del progetto Ilon@Sardegna, per poi proseguire con i fondi del progetto Innovare (finanziamenti che perdurano nella programmazione 2014-2020 FESR e FSE). In questo ambito si potevano approfondire questioni come le zone franche urbane e, in generale, riferentesi a tutte le attività innovative. Per queste finalità attivando collaborazioni con giovani laureati, borse per assegni e dottorati di ricerca e così via. 2) Specifici studi di interesse del Comune potevano poi effettuarsi utilizzando la legge regionale n.7 del 2007 (Promozione della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica in Sardegna). Giova ricordarla questa legge di grande pregio, della quale fu principale promotore ed estensore il prof. Gianluigi Gessa, anche nella sua veste di consigliere regionale della consigliatura in cui fu varata. Della legge per stretta pertinenza rispetto a quanto qui trattato riporto di seguito integralmente l’articolo 5.
Legge Regionale 7 agosto 2007, n. 7
Promozione della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica in Sardegna
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(omissis)
Art. 5
Trasferimento di conoscenze e competenze scientifiche e tecnologiche
1. La Regione al fine di promuovere il trasferimento delle conoscenze e competenze scientifiche e tecnologiche presso le imprese e le amministrazioni pubbliche, nonché lo sviluppo di nuove iniziative imprenditoriali innovative in Sardegna:
a) promuove l’avvio di iniziative imprenditoriali basate sulla conoscenza prodotta in Sardegna dalle università e dagli enti e centri di ricerca pubblici e privati che abbiano una ricaduta economica ed occupazionale;
b) sostiene, per un periodo di tempo non superiore a due anni, la proprietà intellettuale di scoperte di particolare interesse realizzate dalle università e dagli enti e centri pubblici di ricerca operanti in Sardegna;
Unica Liaison office Bomeluzoc) sostiene programmi per favorire il distacco temporaneo di ricercatori e tecnici dalle università e dagli enti pubblici di ricerca alle amministrazioni pubbliche e alle imprese operanti in Sardegna e viceversa;
d) cofinanzia progetti di trasferimento tecnologico tra il sistema della ricerca e quello delle imprese e delle amministrazioni pubbliche;
e) sostiene la costituzione, il potenziamento e il coordinamento di appositi strumenti informativi secondo il modello dei “liaison office”
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mondo bluDi recente abbiamo commentato positivamente la ripresa dell’iniziativa dell’Università di Cagliari nel e col territorio, nello svolgimento della sua terza missione (Dove eravamo rimasti? Dopo cinque anni di quasi deserto l’Università di Cagliari riprende un rapporto sistemico con le imprese. Su Aladinews del 6 novembre 2015), ma occorre fare di più: occorre una maggiore integrazione tra università e ambiente di suo primo riferimento: la città, l’area vasta (oggi definita metropolitana), la regione intera (nel perseguimento della concreta realizzazione con l’Università di Sassari di una vera Federazione “Università della Sardegna”). Un esempio concreto lo troviamo proprio per la questione che poneva il Sindaco Floris: le zone franche urbane e, per naturale estensione, i punti franchi doganali. Ecco, ci aspetteremo che quanto prima il rettore dell’Università di Cagliari, Maria Del Zompo, annunciasse che l’Università di Cagliari ha costituito un gruppo di lavoro integrato ricercatori-tecnici-amministrativi per collaborare con tutti i soggetti coinvolti alla concreta realizzazione delle zone franche urbane e dei punti franchi, con la formulazione e la gestione di adeguati progetti. Non solo studio teorico quindi, anche concrete applicazioni, con la nascita di appositi laboratori di ricerca, da realizzarsi nelle aree adiacenti il punto franco doganale del porto di Cagliari e non solo. Il porto però è fondamentale: una risorsa sui cui puntare, centrale nell’economia del mare. Non dimentichiamo che l’economia del mare non può fare a meno dell’apporto delle competenze scientifiche dell’Università. Riprendiamo in questo contesto il concetto di nuovo sviluppo della città verso il mare (Riflessioni sul futuro di Cagliari: il mare come strategia di sviluppo per sbloccare e liberare la città. Ma occorre una diversa classe dirigente).


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Do you remember, t’arregordas la “Città dell’Impresa”? (I parte)
Precedente Parte I su Aladinews
Nell’aprile dell’anno 2009 l’Università di Cagliari, di cui ero dirigente per la Direzione dei rapporti col territorio e dell’Innovazione (Dirinnova) mi nominò come suo rappresentante nel Comitato di gestione dell’associazione “Città dell’Impresa”.
L’associazione, costituita precisamente il 22 aprile 2009 ad impulso del Comune di Cagliari* e che aveva sede nella bella struttura dell’ex distilleria di Pirri, appositamente ristrutturata, doveva dare attuazione all’omonimo progetto “Città dell’Impresa” che sostanzialmente si proponeva la diffusione della cultura d’impresa, dell’imprenditorialità, della creatività, dell’innovazione e della conoscenza, in tutte le fasce d’età, nonché il sostegno alla creazione di nuova impresa (per esempio attraverso un “incubatore d’impresa”). L’iniziativa, sostenuta da finanziamenti pubblici per 500 mila euro, era del tutto opportuna e condivisibile. La gestione del Comune si dimostrò al di sotto delle aspettative e delle esigenze, nonostante l’impianto organizzativo e i programmi di attività fossero buoni e comunque si sarebbero potuti migliorare con il contributo delle associazioni che avevano partecipato alla costituzione della Città dell’Impresa. Non ce ne fu il tempo. Personalmente io andai in pensione nel maggio 2010 e coerentemente rassegnai le dimissioni dall’incarico. Peraltro il nuovo rettore subentrato da – meno di un anno – alla guida dell’Ateneo a Pasquale Mistretta, del tutto privo di idee e capacità innovative, anticipando le sciagurate decisioni della Franco-Nurzia-e-Franco-Meloni-ipgnuova Amministrazione ​comunale, preferì dismettere la collaborazione universitaria che all’epoca si concretizzava in uno “sportello” per le start up e gli spin off, insediatovi per decisione del prof. Franco Nurzia, nei tempi in cui lo stesso fu pro-rettore all’Innovazione. La nuova Amministrazione comunale che subentrò, quella attualmente in carica, non colse la validità complessiva del progetto e anziché rilanciarlo, modificando ciò che andava modificato, preferì affossarlo. Non si capisce il perché. Prevalse il deleterio comportamento del “buttare il bambino con l’acqua sporca”. La vicenda con tutti gli irrisolti interrogativi, soprattutto sull’assurdo comportamento dell’Amministrazione comunale (perfino imputabile – sul piano etico se non su quello giuridico – di distrazione di fondi pubblici, avendo successivamente destinato l’edificio a finalità diverse da quelle per le quali furono richiesti ed ottenuti i finanziamenti) è raccontata in modo chiarissimo da Alessandro Zorco in un articolo su Casteddu online del 30 gennaio 2015, ripreso in questi giorni da Aladinews, a cui rimando per brevità e soprattutto perché pregevole ed esauriente (http://dirinnova.blog.tiscali.it/2016/01/30/che-fine-ha-fatto-la-citta-delle-imprese/?doing_wp_cron (Riflessioni sul futuro di Cagliari: il mare come strategia di sviluppo per sbloccare e liberare la città. Ma occorre una diversa classe dirigente).
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- La prima parte.
- Città dell’Impresa 19 aprile 2008. Interviste al Sindaco e al Preside della Facoltà di Economia. A cura di AserviceComunicazione.

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