universidade de sa Sardigna – university of Sardigna – università della Sardegna

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Cosa si aspetta a costituire l’Università della Sardegna? Atenei sardi osate! E la Regione non stia a guardare!

di Franco Meloni su Nuovo Cammino (n. 16 dell’11 settembre 2016)

Tra i punti deboli più rilevanti delle Università sarde vi è la mancanza di attrattività di studenti stranieri, che le penalizzano nelle classifiche nazionali e internazionali e nella ripartizione delle risorse del fondo unico statale. Difficile colmare questa carenza, ma qualcosa si deve pur escogitare, per esempio mettendo insieme le forze dei due Atenei sardi attraverso una loro federazione. Lo sosteniamo da tempo, anche confortati dal parere degli esperti di marketing che avvertono come Cagliari e Sassari all’estero siano del tutto sconosciute e che l’unico “brand” attrattivo è appunto “Sardegna”. L’Università della Sardegna come The University of California: questa è una soluzione giusta. Non basta certo, ma questa scelta aiuterebbe eccome, anche al di là degli aspetti di attrattività.
Però la federazione deve essere vera, come prescrive il competente Ministero, che nel documento di programmazione 2013-2015 del sistema universitario italiano delinea le caratteristiche dei “modelli federativi di università su base regionale o macroregionale… ferme restando l’autonomia scientifica e gestionale dei federati nel quadro delle risorse attribuite”. Precisamente devono prevedersi: “a) unico Consiglio di amministrazione con unico presidente; b) unificazione e condivisione di servizi amministrativi, informatici, bibliotecari e tecnici di supporto alla didattica e alla ricerca”. Il patto federativo firmato dai due Atenei alcuni anni fa è ben lontano da tale impostazione, prevalendo una concezione sostanzialmente conservatrice. - segue - E non ne sono prove contrarie l’intensificarsi tra gli Atenei degli accordi di programmazione formativa e di collaborazione per la ricerca scientifica (peraltro sempre esistiti). Tutte cose positive, ma che non modificano l’incapacità di gestione unitaria di importanti attività, come, ad esempio, i progetti formazione professionale di grandi dimensioni (lo fu Itaca per il paesaggio), o il consorzio per l’Università telematica della Sardegna o i Centri di competenza tecnologica: iniziative fortemente incentivate dall’Unione Europea, dallo Stato e dalla Regione, nella realtà isolana sempre più ridotte a operazioni di piccolo cabotaggio. Così non si potrà continuare perché federazione è ormai un fatto ineludibile, che la spending review governativa impone, pena decurtamenti nel trasferimento di risorse statali se non si procederà nella direzione indicata, ma come peraltro imporrebbero criteri di razionalità nella gestione complessiva del sistema. Almeno così pensiamo in molti, in prevalenza fuori dall’accademia, nella quale invece hanno grande peso il mantenimento di antichi privilegi e posizioni di potere, quando anche giustificati da nobili motivazioni. Lo riconosciamo: il discorso è complesso e il percorso per arrivare all’obbiettivo dell’unica Università della Sardegna non è facile, ma, appunto per questo, occorre agire da subito vincendo ogni paralizzante prudenza. Qualche segnale della volontà in tal senso arrivò dal nuovo Rettore dell’Università di Sassari, Massimo Carpinelli, che nel suo esordio in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 2014-2015, parlò di “un progetto capace di promuovere l’Università della Sardegna, che preservi le specificità dei due Atenei, la loro storia e la loro tradizione”, per questo appellandosi particolarmente alla Regione “che deve dialogare con gli Atenei e i centri di ricerca [per] costruire un’unica struttura che possa far crescere la formazione, la scienza e la cultura nella nostra Regione”. Ottime intenzioni, ma tali sono rimaste visto che da allora non ci risulta che lo stesso Rettore di Sassari e neppure il nuovo Rettore di Cagliari, Maria Del Zompo, abbiano ripreso l’argomento e promosso conseguenti iniziative. Eppure occorrerebbe farlo prima che qualcun altro, anche in questa circostanza, decida per la Sardegna. La Regione, chiamata giustamente in causa, deve intervenire per favorire questo processo federativo, smettendo di fare solo la parte di bancomat che eroga finanziamenti alle Università sarde. Forse in una possibile riforma della governance del sistema universitario sardo, il presidente del consiglio di amministrazione dell’Università della Sardegna potrebbe essere individuato nello stesso presidente della Regione, fermo restando l’autonomia degli Atenei federati e la permanenza del fondamentale ruolo dei due Rettori, come peraltro riconosciuto dalla citata direttiva ministeriale.
In ogni caso occorre che il dibattito si allarghi, perché, come ripetiamo spesso: l’Università è troppo importante per essere lasciata nelle mani dei soli professori, un po’ come la guerra in quelle dei generali.

- Nell’illustrazione: particolare del dipinto di Filippo Figari “Sardegna universitaria”, aula magna Rettorato Università di Cagliari.
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- Per correlazione, alcuni approfondimenti su Aladinews.
- L’esempio della Sorbona di Parigi.

3 Responses to universidade de sa Sardigna – university of Sardigna – università della Sardegna

  1. […] Sassari. Assenti i rappresentanti della Regione Autonoma della Sardegna. Nessuna apertura all’«Università della Sardegna». Piccolo è bello? Forse, ma sicuramente perdente. Le foto sono tratte dal servizio nel sito web di […]

  2. […] Sardegna, attraverso una vera Federazione dei due Atenei, sotto l’egida appunto dell’“Università della Sardegna – Universidade de Sardigna – University of Sardinia&#8…. Anche per questa tematica rimandiamo a quanto più volte abbiamo scritto, nella consapevolezza che […]

  3. […] a costituire l’Università della Sardegna? Atenei sardi osate! E la Regione non stia a guardare! di Franco Meloni su Aladinpensiero online del 13 settembre 2016. Tra i punti deboli più rilevanti delle Università sarde vi è la mancanza di attrattività di […]

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