Spopolamento

Macri-3-10-9-15-225x300Oggi La Nuova Sardegna ospita un intervento di Emiliano Deiana, Sindaco di Bortigiadas, sui paesi, sulle zone interne. Eccolo qui ripreso dal suo blog.

PER UNA MODERNA PAESITUDINE

Nella comunità sarda, in anticipo sul mondo politico e istituzionale, il tema dei paesi e delle zone interne sta assumendo connotati nuovi e peculiari.
Questa “paesitudine” – un impasto lessicale fra paesi e solitudine – sta tornando con prepotente gentilezza al centro del dibattito pubblico.
Ormai non è un tema solo di sindaci disperati e soli, ma sta diventando il tema centrale per la Sardegna, per le sue residue possibilità di progresso e di ripresa economica, sociale, civile e democratica. - segue -
Il recupero delle parole che descrivono un’idea differente di Sardegna serve a segnare un modello diverso di società che mette al centro l’Uomo e le Comunità; un modello che pone in antitesi la povertà con la miseria; la frugalità con la fame.
I paesi e le comunità, in rete e secondo la logica della “città di paesi”, sono l’antidoto contro la miseria e la fame. Lo sono perché promuovono la povertà e la frugalità: perché si può vivere bene con poco, perché si sa comprendere – tanto a livello materiale che spirituale – la differenza fra superfluo e necessario.
Chi abita le città sarde vive in un’orgia di spaesamento: si è perso il paese da dove si viene e si vive nell’attesa di trovarlo immutato e immutabile nei fine settimana alla Sagra del Nulla, del vuoto pneumatico, nell’anestesia alcolica.
Chi vive nei paesi si spaesa quando, da ogni dove, arrivano per la festa, per il “grande sagrificio” trimalcionico e non riconosce più il paese dove si vive e si continua a campare in bilico fra il rigetto della folla e la nostalgia della prossima grande adunata. Nel frattempo ci si dimentica del prosciugamento umano in atto, della consunzione civile, dell’anoressia comunitaria.
Il nuovo dibattito pubblico serve a selezionare i nodi – sociali e lessicali: per questo pienamente politici – delle aree interne che non posso essere confuse nè col solo “centro Sardegna” nè con le così dette “aree del malessere”.
Non servono, dunque, sperimentazioni di politiche: il tempo è scaduto. Serve se mai la consapevolezza del tempo che viviamo: del disastro antropologico, culturale e civile che non appare come un rischio, ma è – se non si devia – praticamente una certezza.
Non servono dei Master Plan per le aree interne – col rischio concreto che si concentrino sperimentazioni e risorse in poche aree col rilancio di vecchie politiche assistenziali – serve, semmai, una consapevolezza della politica regionale che i paesi, la paesitudine sono l’essenza della Sardegna.
I paesi sono il futuro della Sardegna; paesi aperti, dialoganti, accoglienti, belli, produttivi: poveri, ma non miseri; frugali ma non affamati se non di speranza e di futuro.
La Giunta regionale dovrebbe non solo riorientare la spesa sui paesi e sulle comunità (a cui deve aggiungere una vera politica sulle aree urbane e sulle periferie), ma deve promuovere maggiore democrazia locale con modifiche legislative profonde che riaffermino la centralità dei comuni e delle comunità nel panorama istituzionale della Sardegna.
A questo si aggiunga una nuova politica dell’attenzione – in contrapposizione a quella disattenta attuata fin’ora – sul welfare di comunità, sui trasporti e lo sviluppo locale, sulla scuola, sulla sanità. Con poderosi e inauditi – fin’ora – investimenti sul capitale umano che ha maggiori potenzialità inespresse: i bambini, i giovani e le donne.

Emiliano Deiana ~ Sindaco di Bortigiadas

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>