Ceta, la Vallonia ci ripensa

Vanni-Tola-22ott16 e 27 ott16sedia di VannitolaLa sedia
di Vanni Tola.
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Trattato CETA: Il premier belga dichiara che c’è l’accordo per la ratifica dell’intesa Ue-Canada.
Dopo una lunga trattativa, la regione belga della Vallonia ha dato oggi il suo benestare all’accordo commerciale con il Canada. Una notizia nella quale molti speravano e che, anche a noi, era parsa probabile perché l’accordo CETA presenta notevoli e caratterizzanti differenze rispetto ai contenuti e alla logica di altri trattati analoghi e principalmente a quelli del trattato di riferimento per eccellenza, il TTIP, ampiamente contestato da un vasto movimento di opposizione. Una vicenda – questa dei grandi Trattati internazionali per gli scambi e i commerci – con la quale i cittadini europei devono confrontarsi impiegando una buona dose di disincanto e di sano realismo per formare un punto di vista obiettivo. Il capitalismo internazionale si va riorganizzando: è in atto la globalizzazione dell’economia. Questo è un dato incontrovertibile. Gli scambi commerciali tra paesi e aree geografiche anche molto vaste ne costituiscono l’asse portante. L’esigenza di regolamentare al meglio gli scambi commerciali internazionali tra Paesi e aree geografiche importanti è una necessità ineludibile. Da ciò deriva le necessità di stipulare Trattati per regolare un sistema di scambi internazionali finora regolato esclusivamente dalle leggi del cosiddetto libero mercato, che sono, di fatto, rappresentate dallo strapotere delle multinazionali dei commerci e dei servizi e da centri di potere internazionali palesi e, talvolta, occulti. Che poi i Trattati debbano essere equi ed equilibrati, tenere conto delle esigenze delle parti contraenti, salvaguardare diritti inalienabili quali la difesa della democrazia, della salute e della libertà degli individui, la difesa dell’ambiente, la sicurezza internazionale e tanto altro ancora, mi pare sia indiscutibile. Il Trattato CETA, a mio avviso, ha colto e superato molte delle gravi limitazioni imposte ai Paesi contraenti da altri trattati in fase di contrattazione e in particolare dal TTIP e, per tale motivo e pur con le necessarie cautele, appare degno di maggiore attenzione, fatte salve le necessarie verifiche e richieste di garanzie per tutti i Paesi che lo sottoscriveranno. Naturalmente, occorre ribadirlo, non si può dimenticare quella che è la natura stessa di un Trattato. Un accordo rappresenta sempre una limitazione dei diritti e dei poteri di ciascun contraente in funzione di un superiore rapporto conveniente per le parti. Fuori metafora, la posizione critica della Vallonia e di molti contestatori dei Trattati internazionali, “a prescindere”, è insostenibile quando si basa sui timori di una riduzione dell’autonomia o, meglio, della sovranità delle singole parti contraenti. Ciò è implicito nella logica di qualunque Trattato che si concluda con un accordo. Su quale sia poi il miglior modo di stipulare i Trattati nell’interesse di tutte le parti è altrettanto evidente che l’analisi, la trattativa e l’accordo debba essere il più ampio possibile.

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