Immigranti: “Si rendono necessari interventi qualificati per avviare processi di reale integrazione”

sedia di VannitolaLa sedia
di Vanni Tola.
sardegna-dibattito-si-fa-carico-181x300Migranti in Sardegna, cresce l’allarme per attentati e minacce agli amministratori.
La Sardegna ha accolto e ospita un numero di migranti perfino superiore e quello indicato nelle disposizioni per l’accoglienza che altre regioni stentano ad applicare. Una accoglienza ancora limitata a quella che definiamo “prima accoglienza” (alloggio, vitto e prima assistenza). Nulla a che vedere con il processo di organica integrazione, da molti auspicato, ma concretamente praticato soltanto in piccole realtà territoriali. Si avverte sempre più la mancanza di un progetto finalizzato all’inclusione dei migranti nella società sarda. Al momento una delle proposte operative che comincia a diffondersi tra gli Amministratori locali e nell’opinione pubblica è quella di destinare i migranti nelle comunità isolane dividendoli in piccoli gruppi. L’ipotesi è che l’inserimento di piccoli gruppi di migranti nelle comunità possa realizzarsi riducendo disagi, diffidenze e resistenze che, in presenza di gruppi più consistenti, talvolta si esprimono con manifestazioni di protesta e fermo rifiuto degli ospiti. Un fatto è certo. La proverbiale ospitalità dei sardi, in molte occasioni, si affievolisce quando si arriva alla prova dei fatti. Quando arrivano consistenti gruppi di persone solitamente percepite come “esterne e sconosciute” e, in conseguenza di ciò, immaginate come minacce per l’equilibrio sociale delle comunità. In Sardegna si registrano anche buone pratiche di accoglienza ma c’è pure tanto razzismo che sarebbe sbagliato non riconoscere o, in qualche modo, giustificare. I Sardi non sono esenti dalla piaga del razzismo, anche se finora ci era piaciuto credere il contrario. Tornano alla mente i famosi versi di una canzone di Giorgio Gaber a proposito del razzismo. In Virginia il signor Brown era l’uomo più antirazzista. Un giorno sua figlia sposò un uomo di colore, lui disse, bene. Ma non era di buon umore. Certamente dispiace dover constatare che l’accoglienza (che è parte del più generale concetto di ospitalità) resta tale soltanto fino a quando non ci si trova nella necessità di doverla applicare concretamente con individui provenienti da paesi lontani, in fuga da guerre, carestie e feroci dittatori. No este comente cumbidare s’istranzu in su zilleri. Minacce contro la Prefetta di Cagliari, rea di voler sistemare dei migranti in un edificio pubblico, attentato contro l’agriturismo di Buddusò che doveva accogliere un piccolo gruppo di ospiti, i fatti di Burcei, Monastir, Sassari – dove l’oggetto del contendere pare fosse l’utilizzo occasionale di un campetto da calcio da parte di gruppi di ragazzi stranieri – sono soltanto alcuni degli episodi più recenti. Tristi indicatori di un fenomeno di malcontento e violenza in preoccupante crescita. La sociologa Antonietta Mazzette, docente dell’Università di Sassari, sul quotidiano “La Nuova Sardegna”, ha evidenziato i risultati dell’ultimo report dell’Osservatorio sociale sulla criminalità promosso dall’ateneo sassarese. Dall’indagine emerge una situazione sicuramente preoccupante in termini di evoluzione della criminalità. Nei primi dieci mesi dell’anno sono stati registrati 325 atti intimidatori (a fronte dei 354 dell’intero 2015). Attività criminali che presentano segni di continuità rispetto alla pratica degli attentati nell’isola ma anche forti discontinuità e differenze per quanto riguarda le motivazioni esplicite alle quali tali atti sono riferiti. C’è una forte componente di razzismo nelle menti di chi compie queste azioni. L’intensificarsi delle forme di intimidazione violenta contro gli Amministratori locali starebbe a dimostrare, inoltre, quanto sia diffusa e consolidata tale pratica, sostanzialmente concepita come strumento di “controllo del territorio”. Si arriva perfino a considerate questi episodi delittuosi quasi come un fatto sociale normale (benché ingiustificato). Convinzione questa che talvolta è presente perfino nelle dichiarazioni pubbliche di alcuni amministratori locali che, pur condannando gli episodi, manifestano atteggiamenti, se non di giustificazione, quanto meno di “comprensione” e contestualizzazione dell’episodio che, in qualche modo, potrebbero concorrere ad attenuare la gravità dell’accaduto. Occorre affermare con forza e fermezza che gli episodi di contestazione e violenza contro gli Amministratori e le strutture pubbliche e private non sono soltanto manifestazioni del malessere sociale dell’isola ma qualcosa di molto più grave. Non è pensabile, né in alcun modo tollerabile, che eventi nuovi e straordinari quali l’arrivo di migranti in paesi e comunità del tutto impreparate ad accoglierli, si trasformino in attività violente piuttosto che in momenti di confronto finalizzati alla ricerca di soluzioni rispettose anche delle esigenze delle comunità ospitanti. Una situazione complessa e potenzialmente pericolosa che richiederebbe interventi ben definiti. Quelli suggeriti nell’analisi sviluppata dalla prof.ssa Mazzette, indicano come prioritaria l’esigenza di stroncare drasticamente l’attività di attentati alle strutture e di minacce agli Amministratori locali. Contemporaneamente però è indispensabile definire un organico progetto di accoglienza e integrazione. Si rendono necessari interventi qualificati per avviare processi di reale integrazione quali la conoscenza della lingua e della legislazione locale, la formazione professionale e l’inserimento in attività socialmente utili o in attività produttive. I Comuni devono poter disporre di strumenti e risorse adeguate per attivare un sistema di accoglienza razionale e compatibile con le sensibilità e le possibilità delle Comunità. Non farlo comporterebbe il rischio di innescare, anche nell’isola, fenomeni reattivi socialmente molto devastanti e difficilmente governabili.
- Giorgio Gaber “Un’idea”.
—————————————–
Punt ‘e billetu
Lunedì 28 Novembre dalle 16:00 a Sassari, nell’Aula Magna dell’Ateneo in piazza Università 21, si terrà il seminario di studi “Criminalità violenta in Sardegna. Quali strumenti per contrastarla?”. L’iniziativa, organizzata dal Dipartimento Polcoming e dall’Osservatorio Sociale sulla Criminalità in Sardegna dell’Università di Sassari, continua la riflessione sulla criminalità in Sardegna a partire dal progetto di ricerca sul Sistema Informativo e governance delle politiche di intervento e contrasto dei fenomeni criminali, finanziato dalla Regione Sardegna (Fonte SardegnaSoprattutto).

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>