“Punta de billete” per un evento importante

Cefaloni ACorda 3 3 17
Focolari. Il realismo politico di un’economia disarmata
di Carlo Cefaloni

Il movimento dei Focolari nasce in Italia nel 1943 nella città di Trento all’interno del tradizionale associazionismo cattolico, durante quella nuova guerra dei Trent’anni che attraversa i due conflitti mondiali del “secolo breve”.
Ben presto quell’esperienza raduna centinaia di persone intorno a Chiara Lubich, giovane maestra figlia di socialisti, e travalica i confini di quella terra di frontiera in una radicale scelta del Vangelo vissuto alla lettera, parola per parola. Quella riscoperta dell’essenziale “sotto le bombe” è stato sempre riportato nel racconto ripetuto in una rapida diffusione planetaria, dal Brasile ai Paesi dell’Est ancora sotto il blocco sovietico, all’Europa protestante, all’immenso mondo dell’Asia. Una realtà, dunque, proiettata nella dimensione mondiale di una fraternità sperimentabile da e con tutti; anche se i primi ad essere coinvolti sono stati ovviamente alcuni italiani di diversa estrazione sociale e politica, attratti dalla proposta di una vita credibile, prima ancora che da una teoria. Questo tratto ha contraddistinto un profilo pubblico non esibito, per l’esigenza di essere riconosciuti solo dai frutti.
Emblematica la figura di Igino Giordani, cofondatore del Movimento, che incontra la Lubich nel 1948 nel pieno dell’esperienza di parlamentare alle prese con le contraddizioni di una democrazia che non risponde alle attese di quell’ intellettuale cattolico antitotalitario capace di nutrire, da esule in patria durante il ventennio, generazioni di italiani ad una cultura del primato della persona davanti al potere.
Giordani aveva urlato la sua ribellione di ventenne alla guerra del 15-18, costernato dai turiboli che benedivano le armi, ma, figlio del suo tempo, indossò la divisa per andare al fronte rifiutandosi, tuttavia, di sparare. Con il corpo segnato da una grave ferita riportata in trincea, intraprese con Luigi Sturzo una strenua opposizione al fascismo ma, a Liberazione avvenuta, la sua proposta di introdurre l’obiezione di coscienza al servizio militare venne avversata dal suo stesso partito, mentre creava sconcerto l’apertura al dialogo che rifiutava la divisione del mondo in blocchi ideologici contrapposti. Un “fallimento” che gli aprirà la strada, tuttavia, alla formazione di tanti che in tutto il mondo hanno conosciuto la proposta dei Focolari, aprendo orizzonti insperati come il dialogo con numerose confessioni cristiane, religioni e il vasto mondo dei diversamente credenti. La proposta della “regola d’oro” dell’amore al prossimo resta la chiave per entrare in un rapporto profondo con itinerari di vita molto diversi tra loro.
Il percorso, così riassunto in breve, ci conduce alle recenti scelte pubbliche compiute dal Movimento dei Focolari che, anche se da sempre ha portato il suo contributo alla vita del Paese, ha assunto recentemente alcune posizioni pubbliche a livello nazionale: un primo atto è stato il frutto del dialogo della vita praticato da decenni con il mondo dell’Islam, in Europa come nel Medio Oriente o negli Stati Uniti per citare alcuni luoghi significativi. Ad un mese dai gravi attentati di Parigi, il 13 dicembre 2015, Piazza San Pietro ha visto rappresentanti del Movimento dei Focolari testimoniare un cammino di pace possibile assieme ai componenti di alcune comunità musulmane provenienti da varie regioni d’Italia.
A marzo 2016, centinaia di giovani del Movimento si sono radunati nell’aula dei gruppi parlamentari della Camera dei Deputati per fare memoria di Chiara Lubich, scomparsa nel 2008, affrontando la questione della corsa agli armamenti, la violazione della legge 185 del 1990 e l’intreccio delle cosiddette banche armate. Un ingegnere neolaureato ha raccontato il rifiuto di un lavoro sicuro presso una società produttrice di missili. È stato citato il caso dell’invio di bombe dall’Italia verso l’Arabia Saudita, artefice del conflitto yemenita, riprendendo il prezioso lavoro di Giorgio Beretta e Rete Disarmo, mentre il professor Maurizio Simoncelli, dell’Iriad, è stato invitato per rendere documentare, in un quadro geopolitico in fiamme, l’aumento della vendita di armi italiane verso il Medio Oriente.
Alcuni dei deputati e senatori presenti all’incontro hanno frenato la netta posizione dei giovani attraverso un richiamo al realismo politico che imporrebbe di accettare la logica dell’industria degli armamenti suscitando una pacata e decisa presa di posizione dei responsabili italiani del Movimento che hanno sollecitato risposte sulle politiche di Finmeccanica, la presenza di bombe nucleari nelle basi Usa di Ghedi e Aviano, oltre all’incomprensibile transito delle bombe verso il teatro di guerra yemenita.
Il percorso è poi proseguito con diversi appuntamenti con parlamentari, centri di ricerca e associazioni, grazie anche al Movimento politico per l’unità (espressione dei Focolari come percorso aperto di fraternità politica) fino all’impegno diretto assunto con lettera pubblica il 20 novembre, alla fine del Giubileo della Misericordia, verso papa Francesco: «come risposta al tuo invito, che conferma la scelta della nostra coscienza, ti dichiariamo che vogliamo contribuire a disarmare “l’economia che uccide” impegnandoci a lavorare per una riconversione integrale della produzione e della finanza. Adesso non domani».
Di conseguenza il 6 dicembre il gruppo di ricerca Economia disarmata costituito dal Movimento ha avviato presso la sede romana dell’Iriad una prima sessione di lavoro sulle scelte che hanno determinato l’impoverimento del patrimonio industriale e occupazionale di Finmeccanica Leonardo a vantaggio del settore degli armamenti.
Tracce di un percorso che deve fare i conti con una realtà dove la disillusione seguita al tramonto dei grandi ideali conduce spesso alla percezione dell’inutilità dell’azione secondo giustizia. Come nel 1943 possiamo dire “erano i tempi di guerra e tutto crollava”, ma una storia nuova può sempre riaccadere. Assieme a Francesco e a tutti coloro che mantengono quella sana inquietudine che è già ricerca di pace.

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