Per Barcellona

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Il tweet di Ada Colau Sindaca di Barcellona:
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Terrore sulla Rambla, ora la minaccia viene dal nord Africa (e il fronte si chiama Europa)
Il ritorno dei foreign fighters dalla Siria, il caos libico, e ora la nuova minaccia che arriva dal Sahel. E un unico obiettivo: seminare terrore nel ventre molle dell’Occidente

di Francesco Cancellato su Linkiesta.
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Manuel Torres: «Barcellona? Un attentato inevitabile»
Per il membro del think tank Gesi in una Spagna che ormai si riteneva al sicuro il radicalismo cresce ovunque. E nonostante il buon lavoro di intelligence, il fenomeno appare inarrestabile

di Silvia Ragusa su LinKiesta.
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Goya il-sonno-della-ragione 2Tonino Dessì su fb
[Non perdiamo l'uso della ragione]

Mi sto davvero girando le palle.
Tra i blog de Il Fatto (figuriamoci se poteva mancare Fusaro, ma anche un tal Ferrara [su Il Fatto] te lo raccomando), i profili FB complottisti (oh, della Catalogna sappiamo, ma in Finlandia referendum per l’indipendenza non ne hanno indetto, cerchiamo di stare con i piedi per terra) e insomma anche tutti noi, stiamo per diventare un coro di pomposi esticazzi.
L’ISIS non -ricordiamocelo: NON- rappresenta nè l’Islam come universo mondiale, nè gli islamici che vivono da tempo da noi (i giovani e meno giovani senegalesi che incontriamo da anni tutti i giorni, tanto per capire, sono musulmani praticantissimi), nè i diseredati africani che arrivano da Niger, Nigeria, Mali, etc., etc. (affogati e scampati sono neri: saranno di varie etnie, Paesi, religioni, condizioni sociali, ma sono subsahariani color ebano, cava gli occhi a un cieco).
Nè può presentarsi, l’ISIS, neppure nei territori da dove faticosamente li si sta cacciando, liberando popolazioni curde, yazere, cristiane, musulmane sunnite e scite, come campione della vendetta anticoloniale.
Noi non possiamo cadere nella loro trappola, che è persino banale, nella sua sanguinaria rozzezza.
Pensano di innescare una guerra interna alle società occidentali, scatenando contrapposte spirali di odio, anzitutto xenofobo.
Ricordiamoci che si tratta di un’organizzazione politico-militare che ricorre al terrore e al terrorismo. Un’organizzazione pericolosissima, anche ora che militarmente, nella guerra convenzionale, è in rotta, ma che non per questo ha rinunciato alla propria determinazione.
Certo, come è accaduto per altre organizzazioni terroristiche, ha anche aree di reclutamento sociale da noi, o meglio, nei Paesi dove seconde e terze generazioni di origine immigrata sono condizionate da forme specifiche di alienazione, analoghe a quelle dove, per esempio, tra gli autoctoni europei, reclutano le organizzazioni neofasciste e neonaziste, ma diverse, perchè diverse sono le rispettive appartenenze e le origini culturali ed etniche.
Tuttavia resta ancora un’organizzazione senza egemonia e senza influenza diffusa.
Spagna, Regno Unito e Italia hanno conosciuto esperienze lunghe e cruente di terrorismo interno. Ma adeguando reazioni e strumenti se n’è venuti a capo. Perfino il terrorismo di una grande organizzazione criminale internazionale tutt’altro che sconfitta, come la mafia, è stato bloccato.
Se ne può venir fuori: i mezzi strettamente tecnici, di intelligence, di prevenzione, di controllo dei luoghi a rischio e del territorio in generale, di intervento delle forze di polizia ordinarie e di quelle specializzate, esistono.
La condizione generale (uno direbbe: strategica) è che sia il terrorismo sia la reazione antiterroristica non provochino quel clima di reciproco odio che sta quotidianamente rischiando di avvelenare la nostra vita relazionale quotidiana.
A quel punto, chiunque ci avesse voluto precipitare nella guerra interna avrebbe già vinto, con la complicità consapevole o inconsapevole di molti di noi.
Cerchiamo, almeno, di non offrire questa complicità.

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