Cari Presidenti la legge ha da cambiare!

ganau-pi
lampada aladin micromicroIl Comitato di Iniziativa Costituzionale e Statutaria ha inviato una lettera alle massime autorità istituzionali della Regione, chiedendo loro di assumere un ruolo diretto di stimolo, proposta e coordinamento dei gruppi presenti in Consiglio regionale per l’approvazione di una nuova legge elettorale che consideri come fondanti i principi guida fissati dalla Carta costituzionale della Repubblica e dallo Statuto della Sardegna. Il Comitato si batte per una nuova disciplina elettorale e a tal fine ha promosso incontri pubblici, dibattiti e confronti con esponenti delle istituzioni elettive, dei partiti, dei movimenti politici e associazioni presenti nel territorio. Questo – sostiene il Comitato – è il momento più favorevole per procedere senza indugio alla riscrittura della legge sarda. Sulla problematica in questione, al fine di illustrare le proprie proposte, il Comitato è stato di recente ricevuto dal Presidente del Consiglio regionale Gianfanco Ganau; ha richiesto un incontro con la Commissione statutaria del Consiglio regionale, presieduta dall’on. Francesco Agus; infine, non è escluso entro breve termine un incontro con il Presidente della Giunta regionale Francesco Pigliaru.
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Cagliari, 27 novembre 2017

Al Presidente della Giunta regionale
Francesco Pigliaru

Al Presidente del Consiglio regionale
Gianfranco Ganau

Lettera aperta per una nuova legge elettorale della Regione Sardegna

Gentili Presidenti,

Il Comitato di Iniziativa Costituzionale e Statutaria esprime il proprio apprezzamento per la recente approvazione dell’emendamento volto a favorire il riequilibrio della presenza dei generi nell’Assemblea regionale e di questo si dà atto in primo luogo al vostro impegno profuso direttamente e all’assunzione di responsabilità espresso da parte dell’intero Consiglio regionale.
Nell’esprimere il nostro apprezzamento, osserviamo che è per noi irrinunciabile ritenere tale approvazione non come punto di arrivo, ma come base di partenza e stimolo per una nuova impostazione della legge elettorale sarda che cambi definitivamente la natura sostanzialmente truffaldina della legge attuale, pensata ai danni di qualche partito e non a vantaggio di tutto il corpo elettorale.
Al riguardo, è da tempo che il Comitato si batte per una nuova disciplina elettorale promuovendo incontri pubblici, dibattiti e confronti con esponenti delle istituzioni elettive, dei partiti, dei movimenti politici e associazioni presenti nel territorio e ci pare che questo sia il momento più favorevole per procedere senza indugio con la riscrittura della legge vigente.
In questo contesto chiediamo che nel vostro ruolo di Presidenti, così come fatto con l’approvazione dell’emendamento sulla parità di genere, assumiate un ruolo diretto di stimolo, proposta e coordinamento dei gruppi presenti in Consiglio regionale per l’approvazione di una nuova legge elettorale che consideri come fondanti i seguenti principi guida.
Una legge elettorale che riparta dalla Costituzione, nel pieno rispetto dell’articolo 1 che assegna al popolo la sovranità e dell’articolo 48 che considera elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età e allo stesso tempo precisa che il voto è personale ed eguale, libero e segreto.
In questi semplici riferimenti si possono trovare tutti gli elementi necessari per scrivere una buona legge elettorale, una legge che sia in grado di garantire la “sovranità del popolo”, che è tanto più reale quanto più si ha una larga partecipazione popolare al voto.
Questi sono i capisaldi che consentono agli elettori di fare le loro scelte e, a nostro avviso, permetteranno anche un riavvicinamento alle urne di gran parte di quella metà dell’elettorato sardo che nella precedente consultazione del 2014 non ha votato.
Una legge che garantisca “uguaglianza” nel voto, sia che si voti per la maggioranza che per un partito o movimento di opposizione, senza gli stravolgimenti generati dal sistema maggioritario nel corso del tempo perché qualunque premio di maggioranza, che di fatto attribuisce una maggior peso relativo ad un voto dato a chi governa piuttosto che a chi sta all’opposizione, è sempre elemento di “distorsione” del principio di uguaglianza del voto sancita dalla Costituzione.
Una legge che garantisca la “rappresentanza” perché ad una supposta governabilità che non può mai essere garantita da una legge elettorale, si preferisce la rappresentanza, questa sì possibile attraverso una buona legge, anche di partiti e movimenti minori perché la democrazia è fatta di pluralità di opinioni che devono trovare sintesi nel parlamento come nei consigli regionali, ovvero negli organi elettivi di governo.
Su questo specifico punto, pur essendo convinti dell’esigenza di una proporzionalità senza soglie di ingresso, si potrebbe comunque considerare una soglia molto bassa in modo da consentire anche a quelle forze e movimenti politici che non intendono far parte di coalizioni di avere una propria rappresentanza proporzionale ai voti conseguiti, per evitare definitivamente il grave vulnus di democrazia presente nella vigente legge elettorale che ha negato la rappresentanza a ben 130.000 elettori sardi.
Una legge che garantisca la parità di rappresentanza di uomini e donne, perché la società è composta di uomini e donne, e non vi può essere discriminazione di genere nell’accesso agli organi elettivi, sarà l’elettorato a scegliere chi eleggere senza discriminazioni in partenza.
Per la nostra isola è particolarmente significativa anche la rappresentanza territoriale che va garantita, ma non sacrificata a piccole e spesso meschine oligarchia o capi bastone locali.
Al riguardo si ritiene che debbano essere individuati dei collegi elettorali che siano sufficientemente grandi da rappresentare ampie zone del territorio regionale e allo stesso tempo simili quanto a numero di elettori, superando i limiti territoriali imposti dai confini amministrativi delle vecchie provincie.
La scelta di collegi uniformi o almeno tendenti all’uniformità dal punto di vista del numero degli elettori potrà evitare la formazione di un Consiglio regionale totalmente egemonizzato dai due poli demografici di Cagliari e Sassari. Allo stesso tempo, una scelta oculata dei collegi e un corretto meccanismo di attribuzione proporzionale dei seggi che, per esempio, comprenda la possibilità di ripartizione dei resti, potrà evitare la distorsione verificata anche nelle recenti elezioni in Sicilia, dove un movimento politico che ha avuto centomila voti ha avuto il riconoscimento di un solo seggio in Consiglio, a fronte di 11 seggi attribuiti ad un partito che ne ha avuto 250.000.
Anche questo è un caso di grave violazione della democrazia e del principio di uguaglianza del voto, infatti non vi è alcuna proporzionalità tra numero di seggi attribuiti e voti conseguiti.
Una legge che sia ancorata allo Statuto regionale che con la legge costituzionale n. 2 del 31/01/2001, all’art. 15 riporta “ …In armonia con la Costituzione e i principi dell’ordinamento giuridico della Repubblica e con l’osservanza di quanto disposto dal presente Titolo, la legge regionale, approvata dal Consiglio regionale con la maggioranza assoluta dei suoi componenti, determina la forma di governo della Regione e, specificatamente, le modalità di elezione, sulla base dei principi di rappresentatività e di stabilità, del Consiglio regionale, del Presidente della Regione e dei componenti della Giunta regionale, i rapporti tra gli organi della Regione, la presentazione e l’approvazione della mozione motivata di sfiducia nei confronti del Presidente della Regione, …, nonché l’esercizio del diritto di iniziativa legislativa del popolo sardo e la disciplina del referendum regionale abrogativo, propositivo e consultivo. Al fine di conseguire l’equilibrio della rappresentanza dei sessi, la medesima legge promuove condizioni di parità per l’accesso alle consultazioni elettorali”.
E’ lo stesso Statuto che ci permette di trovare i principi ispiratori di una buona legge: rappresentatività e stabilità, esercizio del diritto di iniziativa legislativa del popolo sardo e referendum propositivo, abrogativo e consultivo, condizioni di parità di accesso per uomini e donne, finalmente riconosciuta con la recente approvazione dell’emendamento già citato.
Per quanto attiene alla rappresentatività è evidente che il sistema proporzionale è l’unico che la può garantire anche per i partiti e movimenti minori, mentre per la stabilità, se è vero che non può essere garantita da nessuna legge, è altrettanto evidente che l’ipotesi di una mozione di sfiducia nei confronti del Presidente eletto può positivamente concorrervi quale elemento di equilibrio sistemico.
La possibilità del referendum propositivo è un altro grande diritto da far valere, specialmente in un periodo caratterizzato da partiti impegnati esclusivamente nella gestione del potere mirata alla propria sopravvivenza e conservazione di privilegi personali.
E’ ispirandosi a questi principi che per il nostro Comitato può essere scritta una Legge elettorale statutaria per la Regione Sardegna che potrà permettere al popolo sardo di tornare massicciamente alle urne e scegliere consapevolmente i propri rappresentanti.

Comitato di Iniziativa Costituzionale e Statutaria

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