I Cattolici e l’impegno in Politica – Incontro-dibattito il primo aprile 2019

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Le ragioni dell’incontro.
L’incontro ha la finalità di suscitare una riflessione a tutto tondo sull’impegno dei cattolici in Politica nel nostro tempo. Lo facciamo partecipando – anche con questa iniziativa – al grande dibattito che si sta sviluppando nel Paese, che non può essere ridotto alla proposta di riedizione di un “partito cattolico”, che peraltro non condividiamo (1). Ma qui non vogliamo parlare solo in termini generali, perché intendiamo misurarci con la nostra realtà di primo riferimento, cioè con l’impegno che caratterizza o dovrebbe caratterizzare i cattolici nella società sarda e nella città metropolitana di Cagliari. Non vogliamo soffermarci sulle diverse esperienze positive (che pur è importante tenere presenti, riconoscendone i meriti anche nell’intento di rafforzare collegamenti e sinergie), vogliamo invece riflettere sulle carenze dell’intervento dei cattolici nel tradurre i valori evangelici nell’impegno sociale, con particolare riguardo all’intervento politico, che ne è un aspetto fondamentale. In questo ambito ci chiediamo il perché le politiche sociali a tutti i livelli (ma qui prendiamo in esame quelli a noi più vicini) siano sempre meno efficaci nel perseguire i principi: eguaglianza, pace, solidarietà, partecipazione, diritto al lavoro, diritto alla salute, diritto a vivere in un ambiente salubre, diritto alla casa, diritto all’istruzione e alla formazione.
[segue]
Questi principi non sono in tutta evidenza portato esclusivo dei cattolici, quanto invece di tutte le componenti che per brevità individuiamo in quelle che dettero vita alla Carta Costituzionale italiana, nella fondazione di uno Stato democratico che traeva ispirazione dalla Resistenza e dall’antifascismo. Parliamo dei cattolici, dei comunisti, dei socialisti, degli azionisti, dei liberaldemocratici… avvertendo che l’enumerazione non rende la complessità delle diverse componenti. Basti pensare che fin da allora i cattolici militavano in differenti schieramenti politici, anche se in prevalenza si collocavano nel Partito popolare prima e successivamente nella Democrazia Cristiana.

Sarebbe interessante ripercorrere le esperienze di quel passato. Parliamo invece dell’oggi: Come questi principi possono essere declinati nelle scelte politiche? Ecco, qui sta il diritto dei cattolici di differenziare lo proprie opzioni rispetto alle diverse formazioni politiche, quand’anche ne facciano parte. Ma fino a un certo punto, cioè fino a quando i programmi e le concrete attuazioni degli stessi non neghino tali principi.

Proviamo a svilupparne alcuni

Le disuguaglianze e i diritti
In tutto il mondo si accentuano le disuguaglianze sociali e aumentano le povertà, mentre assistiamo a una nuova corsa al riarmo e si moltiplicano i conflitti bellici, tale da configurarsi una “guerra mondiale a pezzi”, come l’ha definita papa Francesco. La sopravvivenza dell’intera Terra è minacciata dall’inquinamento e dall’uso sconsiderato delle risorse non rinnovabili, mentre in conseguenza delle guerre e dei cambiamenti climatici masse considerevoli di persone abbandonano i luoghi d’origine e si spostano verso le zone più ricche del pianeta, con costi umani terrificanti (vicino a noi tali tragedie si verificano soprattutto nel mar Mediterraneo) e con l’incapacità dei paesi di destinazione di gestire i flussi migratori.
Nella nostra casa – in Sardegna, nelle città e nei paesi – assistiamo a un progressivo depauperamento delle risorse materiali e, ancor peggio, alla perdita di quelle più preziose: le persone, con l’aumento della disoccupazione, specie giovanile, lo spopolamento delle zone interne e l’emigrazione dei giovani verso altri paesi europei ed extraeuropei.
Questi fenomeni interpellano le coscienze delle donne e degli uomini e necessitano di risposte adeguate e convincenti, individuali e collettive, quali finora non sono state, nell’impegno politico nell’associazionismo e nelle Istituzioni. I cattolici hanno tutti gli strumenti per intervenire in questa situazione per cercare di modificarla verso positivi concreti miglioramenti. A tal fine ispirandosi agli insegnamenti evangelici e alla consolidata e aggiornata dottrina sociale della Chiesa. La presenza dei cattolici, insieme con tutte le altre persone di “buona volontà – perciò anche con quelle non credenti o di differenti convinzioni religiose, animate da comuni valori etici – si appalesa in modo peculiare nelle diverse forme dell’impegno politico, ricordando l’insegnamento di San Paolo VI, secondo cui il servizio nella polis costituisce la più alta forma di carità (1).

La partecipazione
Il prossimo 26 maggio torneremo a votare per le Elezioni europee. Lo stesso giorno (o in un giorno del mese successivo) si voterà in molti comuni italiani; in Sardegna in 29 comuni (su 377), di cui 24 con popolazione inferiore ai 15000 e 5 con popolazione superiore (Alghero, Cagliari, Monserrato, Sassari, Sinnai).
Teniamo conto di questa circostanza perché il dibattito, anche in questo nostro incontro, deve misurarsi sia su questioni di ampia portata (rifare un partito dei cattolici e altro) sia sulle scelte concrete dell’immediato: come si comporteranno i cattolici in queste scadenze? Poiché ci troviamo a Cagliari è interessante e opportuno calare i nostri ragionamenti anche sull’amministrazione della città. E’ una proposta che facciamo a questa assemblea, con l’unica finalità di organizzare riflessioni che potranno essere riprese e ulteriormente sviluppate in altre auspicabili iniziative.
Innanzitutto il dato della partecipazione elettorale, che nelle recenti scadenze si assesta tra il 50 e poco più del 60%. A Cagliari nelle elezioni del 5 giugno 2016 l’affluenza definitiva è stata del 60,14%, mentre nel 2011 al primo turno fu del 71,44 % (elezioni vinte entrambe da Massimo Zedda). Il dato di affluenza del recente voto regionale è stato dunque inferiore (58,97%) sebbene in incremento rispetto alle elezioni regionali precedenti (53,44%) e in calo rispetto alle politiche del 2018 (68,14%, dato Camera dei deputati). A scoraggiare la partecipazione dei cittadini contribuiscono le leggi elettorali, in particolare la pessima legge elettorale sarda, costruita in modo spudoratamente autoreferenziale dai due maggiori partiti dei raggruppamenti del centro destra e del centro sinistra al fine di spartirsi i seggi senza essere troppo disturbati.
E’ questo un punto importante che vogliamo trattare: gli appelli alla partecipazione dei cittadini alle elezioni non sono credibili in presenza di leggi elettorali che la scoraggiano.
Ecco, i cattolici al riguardo dovrebbero prendere posizione, battendosi per leggi elettorali democratiche, secondo lo spirito della Costituzione. In particolare è pertinente il richiamo all’art.3, comma 2, laddove afferma che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che impediscono l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica del Paese.

Quanto ai contenuti della politica non sembra che le scelte politiche neo liberiste di un’economia che uccide siano propriamente in linea con gli insegnamenti evangelici, come ben evidenzia papa Francesco nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium e in tanti altri documenti e dichiarazioni.
Una buona politica non può non costruire percorsi alternativi, anche se difficili, per un’economia al servizio dell’uomo.

Politica dell’accoglienza.
Praticarla oggi è sempre più arduo, eppure è quella obbligata, perfino ragionando egoisticamente, ma per i cattolici dovrebbe essere ovvia, evidentemente nelle forme più adeguate perché possa essere accettata e abbia successo. E, invece, le Amministrazioni di tutti i colori tendono a evitare possibili contrasti con un’opinione pubblica egemonizzata da un risorgente razzismo. Anche l’Amministrazione di Cagliari non è estranea a questa impostazione, considerato la difficoltà di organizzare gli Spraar, non partecipando agli appositi bandi del Ministero degli Interni, ora ridimensionati dalla gestione Salvini.
Sono politiche che non fanno prendere voti, anzi ne fanno perdere. Ma i cattolici che posizioni prendono?

Le periferie.
La città per l’opera delle ultime amministrazioni è diventata più bella e più attrattiva anche per i flussi turistici, ma non sembra che ci sia stata un’adeguata politica per le periferie. Non disconoscendo gli interventi di riassetto urbanistico operati anche nelle periferie, tuttavia si lamenta la scarsa attenzione ai problemi della qualità dell’abitare, che nelle periferie non è affatto migliorata in questi ultimi decenni. Drammatico è il venir meno di relazioni di solidarietà tra le persone, con il contrarsi delle occasioni di socialità libere da finalità di lucro o diverse da appuntamenti nei quali le persone pur presenti non “partecipano”, se non quasi esclusivamente come spettatori, fruitori passivi.

Non disconosciamo il valore dei progetti di grande portata e di consistenti dotazioni finanziarie dedicati alle periferie: per Sant’Elia o per il quartiere di Sant’Avendrace (fondi governativi), o per San Michele e Is Mirrionis (ITI, fondi europei), ma lamentiamo le lungaggini attuative e le gestioni verticistiche degli stessi, senza un vero coinvolgimento delle popolazioni.

Le politiche sociali. Si ha la sensazione che vengano in parte consistente delegate alla Caritas, che pur meritoria e allo stato indispensabile, non può e non deve coprire tutte le necessità dei ceti meno abbienti.

Una politica di ispirazione cattolica può adagiarsi a questo stato di cose? Sono solo alcuni esempi che proponiamo come terreno concreto di discussione che deve misurarsi con le impostazioni di fondo e di più ampia portata.

Ci interroghiamo anche sullo stato di consapevolezza dei cattolici italiani sulla disponibilità all’impegno in Politica.
Lo facciamo riportando le conclusioni di un interessante sondaggio realizzato dall’Istituto Demopolis su un campione di 1200 maggiorenni cattolici, pubblicato da Famiglia Cristiana del 24 ottobre 2013 , consultabile su web (2). “Al centro dell’inchiesta se e come, in quale misura, il cattolicesimo italiano sia disponibile ad accogliere l’appello di Papa Francesco perché una nuova generazione di cattolici si impegni in politica per il bene comune. Un appello che viene recepito in blocco dal 90% degli intervistati”. In estrema sintesi il cattolico disegnato da questa indagine “mette al centro delle proprie preoccupazioni i giovani, la costruzione della famiglia, l’idea di una comunità solidale con i più deboli, aperta ai nuovi italiani e ad una trasformazione dell’Italia in una società multietnica e multiculturale. Vuole meno tasse e sa che la corruzione e la clientela distruggono le possibilità di una crescita sana e sostenibile della società e del Paese. Tuttavia ha perso di vista alcuni capisaldi della dottrina cattolica sui temi cosiddetti ‘non negoziabili’, aprendo a sperimentazioni su embrioni e all’eutanasia”.

Qualità della classe politica e impegno nella formazione delle persone. Dedichiamo infine un passaggio alla necessità che la società disponga di una classe di politici preparati. Al riguardo nel messaggio prima delle recenti elezioni i Vescovi sardi sono stati espliciti (3): siano i cattolici “disponibili a candidarsi a far parte della classe dirigente, con sapiente valutazione delle proprie capacità e delle possibilità oggettive di impegno”. Ma, si dirà: sono molti i cattolici già impegnati in politica, in quasi tutti gli schieramenti nella rilevante differenziazione che il venire meno del “collateralismo” ha facilitato. Ciò nonostante sembra proprio che i Vescovi ritengano insufficiente tale impegno, in quantità e qualità, tanto è che sostengono: “la classe politica ha sempre più bisogno, anche al di là delle candidature proposte dai partiti, di persone competenti e preparate, di provata esperienza amministrativa, di moralità indiscussa, di spirito di servizio e di distacco da interessi personali e di casta”. Se tanto affermano è perché probabilmente intendono “stanare” una quantità, allo stato imprecisata, ma sicuramente numerosa di persone con le qualità che hanno ben evidenziato. Detto con una definizione suggestiva ritengono esista in ambito cattolico (e non solo) una sorta di “esercito di riserva della democrazia” da mettere in gioco per il bene della Sardegna. Verosimilmente tra queste persone vi sono tra coloro che praticano (o perlomeno non si oppongono) a quel “persistente astensionismo” che preoccupa i Vescovi, mentre, al contrario, le stesse avrebbero il “dovere morale di partecipare con responsabilità e piena consapevolezza ai prossimi appuntamenti elettorali” e, in generale, alla vita politica. Non bisogna poi fermarsi allo stato delle “risorse disponibili”, occorre creane di nuove; infatti i presuli intendono impegnarsi maggiormente nella “formazione della coscienza politica del laicato”, lasciando intravedere al riguardo il rilancio di scuole di formazione e di altre pertinenti iniziative culturali aperte e in collegamento con tutte le organizzazioni laiche democratiche.

Conclusioni?
Speriamo emergano maggiore consapevolezza dei problemi della nostra società e rinnovati impegni dei cattolici e di tutte le persone di buona volontà anche stimolati da questo nostro incontro.

—————————Note——————–——
(1) Lo stato del dibattito è ben sintetizzato da un articolo di Ritanna Armeni, sul quindicinale Rocca, della Pro Civitate Christiana (articolo ripubblicato da Aladinews: http://www.aladinpensiero.it/?p=93547). (2) Su Famiglia Cristiana del 24 ottobre 2013 (ripreso da Aleteia): https://it.aleteia.org/2013/10/24/i-cattolici-pronti-ad-impegnarsi-in-politica/ (3) MESSAGGIO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE SARDA ALLE CHIESE E ALLA SOCIETÀ DELLA SARDEGNA. «GIOVANI, LAVORO E SPERANZE PER IL FUTURO» del 29 ottobre 2018 (su Aladinews del 10 novembre 2019: http://www.aladinpensiero.it/?p=89392 )
—————————–Approfondimenti——–
Papa Francesco: «I cattolici devono fare politica, ma non serve un partito»
Bergoglio ha incontrato la Comunità di vita cristiana. Domande e risposte (a braccio) a 360 gradi. “Ma un cattolico deve fare politica? Deve!”. Quella piccola e quella grande. “Cercare di fare il bene comune senza lasciarti corrompere”. L’esempio di De Gasperi e Schumann.

(…)
Gianni: Santo Padre, io sono Gianni, vengono dalla Cvx dell’Aquila. Siamo impegnati da oltre 30 anni nel volontariato, nell’associazionismo e nella politica. Allora, nel nostro impegno nella vita sociale vorremmo che ognuno – specialmente chi è più giovane tra noi – comprenda che oltre al bene privato, troppo spesso prevalente, esiste un interesse generale che appartiene alla comunità intera. Santo Padre, quale discernimento può venirci dalla spiritualità ignaziana per aiutarci a mantenere vivo il rapporto tra la fede in Gesù Cristo e la responsabilità ad agire sempre per la costruzione di una società più giusta e solidale? Grazie.

Papa Francesco: Credo che questa domanda che tu hai fatto la risponderebbe molto meglio di me padre Bartolomeo Sorge – non so se è qui: no, non l’ho visto … Lui è stato uno bravo, eh? Lui è un gesuita che ha aperto la strada in questo campo della politica. Ma, si sente: “Noi dobbiamo fondare un partito cattolico!”: quella non è la strada. La Chiesa è la comunità dei cristiani che adora il Padre, va sulla strada del Figlio e riceve il dono dello Spirito Santo. Non è un partito politico. “No, non diciamo partito, ma … un partito solo dei cattolici”: non serve e non avrà capacità convocatorie, perché farà quello per cui non è stato chiamato. “Ma, un cattolico può fare politica?” – “Deve!” – “Ma un cattolico può immischiarsi in politica?” – “Deve!”.

Il Beato Paolo VI, se non sbaglio, ha detto che la politica è una delle forme più alte della carità, perché cerca il bene comune. “Ma, Padre, fare politica non è facile, perché in questo mondo corrotto … e alla fine tu non puoi andare avanti …”: cosa vuoi dirmi, che fare politica è un po’ martiriale? Sì. Eh sì: è una sorta di martirio. Ma è un martirio quotidiano: cercare il bene comune senza lasciarti corrompere. Cercare il bene comune pensando le strade più utili per quello, i mezzi più utili. Cercare il bene comune lavorando nelle piccole cose, piccoline, da poco … ma si fa.

Fare politica è importante: la piccola politica e la grande politica. Ma, nella Chiesa ci sono tanti cattolici che hanno fatto una politica non sporca, buona; anche, che hanno aiutato alla pace nei Paesi. Ma pensate ai cattolici qui, in Italia, del dopoguerra – alcuni: pensate a De Gasperi; pensate alla Francia: Schumann, che ha la causa di beatificazione … Si può diventare santo facendo politica. E non voglio nominare più: valgono due esempi, di quelli che vogliono andare avanti nel bene comune.

Fare politica è martiriale: davvero un lavoro martiriale, perché bisogna andare tutto il giorno con quell’ideale, tutti i giorni, con quell’ideale di costruire il bene comune. E anche portare la croce di tanti fallimenti, e anche portare la croce di tanti peccati. Perché, nel mondo è difficile fare il bene in mezzo alla società senza sporcarsi un poco le mani o il cuore: ma per questo vai a chiedere perdono, chiedi perdono e continua a farlo. Ma che questo non ti scoraggi. “No, Padre, io non faccio politica perché non voglio peccare” – “Ma non fai il bene! Vai avanti, chiedi al Signore che ti aiuti a non peccare, ma se ti sporchi le mani, chiedi perdono e continui avanti!”. Ma fare, fare … E proprio lottare per una società più giusta e solidale.

Qual è la soluzione che oggi ci offre, questo mondo globalizzato, per la politica? Semplice: al centro, il denaro. Non l’uomo e la donna: no. Il denaro. Il dio denaro. Questo al centro. Poi, tutti al servizio del dio denaro. Ma per questo, quello che non serve al dio denaro si scarta. E quello che ci offre oggi il mondo globalizzato è la cultura dello scarto: quello che non serve, si scarta.

Si scartano i bambini perché non si fanno bambini o perché si uccidono i bambini prima di nascere; si scartano gli anziani, perché … ma, gli anziani non servono: ma adesso che manca il lavoro vanno a trovare i nonni perché la pensione ci aiuti, no? Ma servono congiunturalmente, no? Ma si scartano, si abbandonano gli anziani. E adesso, il lavoro si deve diminuire perché il dio denaro non può fare tutto, e si scartano i giovani: qui, in Italia, giovani dai 25 anni in giù – non voglio sbagliare, correggimi, eh? – il 40-41% è senza lavoro. Si scarta … Ma questo è il cammino della distruzione.

Io cattolico guardo dal balcone? Non si può guardare dal balcone! Immischiati lì! Dà il meglio: se il Signore ti chiama a quella vocazione, va lì, fai politica: ti farà soffrire, forse ti farà peccare, ma il Signore è con te. Chiedi perdono e vai avanti. Ma non lasciamo che questa cultura dello scarto ci scarti tutti! Anche scarta il Creato, ché il Creato ogni giorno viene distrutto di più. Non dimenticare quello del Beato Paolo VI: la politica è una delle forme più alte della carità. Non so se ho risposto …
(…)
Fonte: https://www.arcidiocesibaribitonto.it/pubblicazioni/articoli-on-line/papa-francesco-i-cattolici-devono-fare-politica-ma-non-serve-un-partito
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franco-meloni-alla-fiera-per-sanita

One Response to I Cattolici e l’impegno in Politica – Incontro-dibattito il primo aprile 2019

  1. […] di Franco Meloni. Winston Churchill nel 1947* sosteneva che “… la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora”. Personalmente tuttora condivido fortemente questa affermazione che trovo perfino consolatoria considerato il crescente propagarsi nel mondo di regimi totalitari e autoritari agli antipodi delle forme democratiche. E fra questi i peggiori sono quelli teocratici, nelle varie versioni. Ne sono esempi l’Iran, l’Arabia Saudita, l’Afghanistan, dove non esistono le libertà civili per tutti e, in particolare, per le donne sottoposte a molte restrizioni e feroci discriminazioni. Ma perfino il democratico stato di Israele sembra avviarsi in questa china, sollecitata da alcuni partiti politici di estrema destra, oggi nella coalizione del governo di Benjamin Netanyahu, che hanno una forte base di sostegno tra gli ebrei ortodossi e ultraortodossi. A farne le spese è soprattutto il popolo palestinese. La nostra cultura occidentale, di solide basi giudaico-cristiane, al riguardo ha una diversa impostazione che si può riassumere nelle parole di Gesù Cristo: “Date a Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio”. Che il pensiero liberista traduce nel motto “Libera Chiesa in libero Stato”. Viva la cultura occidentale nella sua evoluzione come oggi ne possiamo godere in fatto di convivenza civile e istituti di democrazia. [segue] Nonostante tutto. Infine, la Chiesa propone e pratica concretamente (e deve farlo con maggiore impegno dei suoi figli) un metodo, quello sinodale, ispirato dal Vangelo, in attuazione degli insegnamenti del Concilio Vaticano II. Questo metodo può costituire un decisivo aiuto per rafforzare le democrazie contemporanee che in tutto il mondo stanno attraversando fasi di crisi, in talune realtà fino al pericolo della propria sopravvivenza. Su questo versante, nel rispetto dei diversi ambiti, si può camminare insieme con tutti gli uomini e le donne di buona volontà e con le tante e diverse organizzazioni di impegno sociale e culturale che animano le nostre società, in definitiva per la Salvezza dell’Umanità e di tutto il Creato. (Franco Meloni) ——————————————– * Winston Churchill, da un discorso alla Camera dei Comuni, novembre 1947. ————————————————— Dibattito Cattolici e Politica. Uno dei tanti contributi apparsi su Aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=95169 […]

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