Sul “Partito dei Sardi”: sì o no. E se sì: come farlo?

Dibattito animato da Vito Biolchini

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One Response to Sul “Partito dei Sardi”: sì o no. E se sì: come farlo?

  1. admin scrive:

    Intervento in tema di Gesuino Muledda, preso da un suo blog

    Perchè non abbiano paura bisogna che qualcuno dia speranza ai Sardi
    Scritto da Gesuino Muledda

    Ogni giorno sui giornali sardi si leggono notizie disastrose: gli artigiani sono in bancarotta; gli albergatori sono spaventati per la prossima stagione; le imprese edili non hanno più cantieri dove lavorare; i precari disperano del loro futuro; i disoccupati aumentano e sentono che per la loro generazione il futuro sarà disperante; il diritto allo studio è diventato una chimera; le assistenze per i non abbienti e i non autosufficienti sono calate drammaticamente; la povertà cresce.

    La politica e le rappresentanze sociali, del lavoro dipendente e delle imprese sono ai minimi storici nella valutazione della pubblica opinione.
    La Giunta regionale e la maggioranza che l’ha sorretta è considerata la più scalcinata della storia del’autonomia, dannosa per i Sardi, demenzialmente incosciente nella sua autoreferenzialità.
    A questo proposito al neo candidato presidente Capellacci bisogna ricordare solo poche cose.
    Non vogliamo ricordare i documenti di tutte le organizzazioni sociali e i toni di disperazione che usano a rappresentare la realtà. Vogliamo solo ricordare che in un momento in cui la spesa pubblica sarebbe il principale strumento per affrontare la crisi , nel bilancio della Regione giacciono non spesi fondi comunitari per centinaia di milioni. Il tutto senza che il famoso patto di stabilità possa intervenire a rallentarne la spesa.

    Vogliamo ricordare che la trattativa sul patto di stabilità dalla coppia Capellacci-La Spisa, durante il regno di Berlusconi, è stata inchiodata su un problema notoriamente inesistente.

    Vogliamo ricordare che alla Sardegna sono state sottratte risorse per miliardi da manovre governative e da provvedimenti che hanno impoverito la economia dell’isola.

    È stata consentito lo scippo della Tirrenia; la continuità territoriale aerea e marittima è diventata un’incognita che grava sull’economia isolana per oneri negativi di centinaia di milioni di euro.

    Il caro traghetti ha demolito le imprese turistiche. L’agricoltura sarda e la pastorizia attraversano la più disperante delle crisi che memoria d’uomo ricordi.

    Le comunità rurali sono al collasso antropologico.

    E Capellacci passa dall’invito a sorridere di berlusconiana campagna elettorale, alla esortazione ai Sardi a non avere paura. Garantisce Ugo Capellacci, “nuovo duce e nuovo donno”

    Che lui sia uno che non ha paura e anzi viva piuttosto temerariamente lo si deduce dalle opere e i giorni dell’uomo: rapporti con le cricche; gestione di imprese sottoposte a indagini; richieste di rinvio a giudizio.

    Gestione del potere almeno disinvolto, come il commissariamento di qualsiasi istituzione che non ricadesse sotto il suo diretto controllo. Attitudine a mentire su ogni questione seria che non va a buon fine.

    Non è uno che dovesse aver paura, anche perché la maggioranza di centrodestra e sardista in questi anni, in piena complicità, lo ha costantemente sostenuto e coperto. Con relativa compartecipazione alla divisione del potere e dei frutti derivanti.

    L’ultima che ha fatto sta nel rilancio del modello di turismo, fatto di mattone e senza alcuna economia turistica che lasciasse sul territorio occasioni di sviluppo. Il modello del suo futuro è l’emiro del Qatar.

    Dei rapporti con il Qatar nessuno sa nulla; in Consiglio regionale non si è aperto nessun dibattito per informare gli eletti del popolo sulle intenzioni e sugli impegni assunti, senza alcun mandato democratico, da Cappellacci e da Monti nelle visite in Medioriente.

    E nessuno glielo ha chiesto, purtroppo. Resta chiaro solo l’impegno a modificare il piano paesaggistico regionale. Omaggio grazioso al sovrano emiro.

    A fronte di questa disperante situazione il Capellacci si appella al coraggio del popolo sardo. Non aver paura. Seguire Capellacci. Ci vuole proprio coraggio.

    Ci vuole opposizione seria e determinata per smascherare uno che non ha saputo governare; che ha fatto danni immensi; che continua nel tentativo di turlupinare il popolo disperato organizzando illusioni del genere della zona franca integrale, ancorchè sappia perfettamente che, nei modi proposti, non si può realizzare. E ,nel frattempo, non si compiono gli atti necessari a ridurre le diseconomie delle imprese e a produrre atti di buona amministrazione.

    In teoria il centrosinistra dovrebbe avere un buon futuro, contro un simile candidato e contro quanti, complici, lo hanno sostenuto.

    Ciò nonostante si sentono preoccupazioni; ci sono timori; non si vede una chiara strategia; non si incontra una coalizione determinata a presentarsi nei territori a parlare con la gente, la nostra gente, frustrata e disperata.

    A proporre democrazia e dialogo. A dimostrare disposizione all’ascolto. A proporre soluzioni per l’emergenza e per il futuro.

    A misurarsi con tutti i corpi intermedi in una logica di confronto e di proposta che metta insieme il consenso per vincere e la partecipazione per governare.

    Se qualcuno è convinto di poter vincere le elezioni regionali con uno schema di alternanza di potere e non con una alternativa di progetto e di programma sappia che altri proporrà la alternativa e vincerà.

    E sia ben chiaro che la chiarezza sulle responsabilità del disastro che travolge la Sardegna sarà necessaria per la formazione dell’alleanza e per la formazione delle rappresentanze dei partiti nelle istituzioni.

    Gesuino Muledda

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