Un’alleanza per il clima, la Terra e la giustizia sociale

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Per salvare la nostra Casa, la Terra! Un’alleanza per il clima, la Terra e la giustizia sociale
coordinamento-democraziaPubblichiamo il documento Laudato Si’, risultato di un lavoro a molte voci, su iniziativa della Casa della carità di Milano. Un lavoro aperto perché è possibile tuttora avanzare suggerimenti, proposte e perché le varie posizioni non sono giustapposte, ma convivono l’una a fianco dell’altra e come ricorda Maria Agostina Cabiddu non c’è un prendere o lasciare di tutto il documento.
- Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale [che ce lo ha inviato] sottolinea di essere interessato a questo lavoro, in cui tanti si sono impegnati come singoli e come associazioni.
- Questo documento è presentato da brevi scritti [che riportiamo in premessa] di Raniero La Valle e di Maria Agostina Cabiddu, entrambi componenti del direttivo nazionale del Cdc, che hanno partecipato al lavoro di costruzione del documento.
- La Valle in particolare pone un problema politico fondamentale: trovare le modalità per attuare politiche che non sono realizzabili senza un salto di qualità di strumenti e di iniziative.
- Può sembrare un’utopia. In realtà le utopie sono necessarie per individuare percorsi nuovi, per avere una nuova stella polare istituzionale e politica. Basta ricordare che per regolare I rapporti tra i mercati nazionali è stata costruita una struttura sovranazionale come il WTO, come del resto ne sono state costruite altre.
- Oppure sono stati ipotizzati trattati tra grandi aree del mondo per regolare i commerci, come quello tra Europa e Canada.
- Perché mai i mercati debbono potere proporre e attuare discutibili proposte di regolazione, che arrivano a mettere sullo stesso piano gli Stati e le multinazionali, mentre se si tratta di cambiare in profondità il sistema economico, le sue relazioni, i suoi obiettivi tutto questo viene liquidato come una utopia?
- In fondo il milione di giovani e ragazze che ha manifestato per il clima e l’ambiente in tutto il mondo, proseguendo l’impegno e il protagonismo proposto da Greta Thumberg pone esattamente il problema della svolta politica ed istituzionale di cui c’è bisogno.
- La Valle con la consueta lucidità pone il problema, ipotizza delle soluzioni. La soluzione concreta dipenderà da tutti noi e quindi è bene che se ne discuta.
[Alfiero Grandi, Presidenza di CdC, 28/5/2019]
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DOCUMENTI
Guida alla lettura del documento programmatico
di Maria Agostina Cabiddu
Il documento che qui si presenta, con l’intento di aprire una larga discussione su temi che interessano il presente e il futuro delle nostre società, supera di gran lunga i 144 caratteri dei comuni cinguettii: non è dunque di breve né facile lettura e neanche si presta ad essere facilmente condiviso punto per punto. Al contrario: essendo il frutto di un lavoro che ha visto il contributo di singoli, associazioni, gruppi, riuniti attorno al tavolo milanese organizzato dalla Casa della carità di don Virginio Colmegna, esso sconta in partenza le differenze di approccio, di sensibilità, di linguaggi e, forse anche per questo, sembra avere la forza e la freschezza di una lucida utopia, di un programma politico che non si ferma agli slogan o alla miope gestione del potere in vista della prossima scadenza elettorale ma, come si diceva una volta, sembra volere tutto, guardando – alla stregua dell’Enciclica da cui prende le mosse – al mondo, cioè all’insieme del Creato, ai molti problemi che lo affliggono, ai conflitti e alle paure che lo attanagliano, alle speranze che ne illuminano il cammino.
Si tratta, dunque, di un documento programmaticamente aperto al confronto, all’integrazione, alla critica, che non pretende cioè di chiudere il cerchio rispetto ai temi affrontati, che, al contrario, vorrebbe fossero messi al centro del dibattito pubblico, perché ne va della sopravvivenza e della vita delle persone, delle comunità, dell’umanità nel suo insieme.
Non è un caso, allora, che esso parta dai temi del cambiamento climatico e della depredazione ambientale, nel contempo causa ed effetto di stili di vita e di modelli economici orientati esclusivamente al consumo, alla crescita e al potere.
Che le “politiche” (locali, regionali e globali) si siano dimostrate inadeguate, quando non direttamente responsabili, dell’attuale situazione – giunta, come giustamente si legge, a un punto di non ritorno – è affermazione ormai largamente condivisa e condivisibile. Meno ovvio constatare, come il documento non teme di fare, che molto dipende anche dai comportamenti e dalle scelte individuali, spesso improntati, non diversamente dalle prime, all’egoismo di chi ritiene di essere l’alfa e l’omega della Storia, ignorante del proprio passato e incapace di guardare al futuro. Il che è quanto dire che si tratta di lavorare, certamente, per cambiare le politiche e gli strumenti di intervento giuridici – agendo sulla leva fiscale e sugli incentivi, oltre che sui classici meccanismi di comando e controllo – ma anche e, innanzitutto, sul piano culturale, affinché cresca la consapevolezza circa l’impatto dell’azione (nel senso arendtiano del termine ma anche in quello più comune del quotidiano essere al mondo) di ciascuno e affinché si educhino, soprattutto i giovani, alla responsabilità nei confronti del prossimo, dell’ambiente, del vivente e, insomma, del mondo.
L’assunzione di responsabilità sembra essere, d’altra parte, la chiave per la realizzazione della “sostenibile” pesantezza dell’utopia. Nella prospettiva della responsabilità, si chiariscono e si comprendono, infatti, le cause del cambiamento climatico, della possibile indifferenza della tecnologia agli obiettivi umani, del crescente disagio economico e sociale a fronte dell’accumulo esorbitante di ricchezze e potere nella mani di pochi.
Solo in questa prospettiva si riesce a ricondurre alle “vere” cause il fenomeno migratorio, ascrivendo il sentimento di insicurezza alimentato nei confronti di chi fugge dalla guerra e dalla miseria alla finanziarizzazione dell’economia, al progressivo svilimento del lavoro e allo sfaldamento dei sistemi di welfare, che avevano caratterizzato le democrazie occidentali del secondo dopoguerra… queste sono le ragioni delle preoccupazioni e della paura dei giovani disoccupati, dei precari, dei pensionati che non arrivano alla fine del mese e se è certo più facile governare non la paura ma con la paura, occorre – a maggior ragione – impegnarsi affinché le vere cause del disagio e dell’insicurezza (prima di tutto economica) siano combattute, rispettando i diritti e le libertà, specie dei più deboli.
Tutto ciò – si badi – è perfettamente coerente con “la rivoluzione promessa” dalla nostra Costituzione, che fonda la Repubblica sul lavoro, sui diritti inviolabili dell’uomo, sulla solidarietà politica, economica e sociale, sull’uguaglianza e sulla pari dignità dei cittadini. Di più, la nostra Costituzione – in gran parte inattuata e persino tradita – fa emergere una nozione di cittadinanza, che possiamo definire costituzionale – per distinguerla da quella “legale”, attribuita e regolata secondo quanto previsto dalla legge sulla cittadinanza – che coincide con l’esercizio pieno ed effettivo dei diritti e delle libertà democratiche consacrate nella Costituzione, sicché cittadino non è tanto chi è definito tale da una legge dello stato ma chi di fatto partecipa attivamente alla vita politica, economica e sociale della comunità in cui vive.
Questo documento, muovendosi nell’orbita dell’enciclica e insieme in quella della Costituzione, costituisce un potente antidoto contro le semplificazioni demagogiche, contro la pochezza dei proclami violenti, contro i riduzionismi incapaci di cogliere la complessità e la ricchezza del mondo. Indica una strada: quella della consapevolezza, della razionalità, della responsabilità, della solidarietà… faticosa, probabilmente lunga, ma l’unica possibile!
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Presentazione del documento Un’alleanza per il clima
di Raniero La Valle
Vi trasmettiamo un documento di indubbio interesse che cerca di farsi carico del problema stesso della salvaguardia dell’ambiente umano e della continuazione della storia. Il suo presupposto è che senza un cambiamento globale, in tempi abbastanza rapidi, la crisi del sistema potrebbe giungere a esiti catastrofici politicamente irreversibili. Il documento è il frutto di un lungo processo di elaborazione che ha coinvolto molteplici soggetti sotto l’impulso di Mario Agostinelli, storico leader sindacale, e di don Virginio Colmegna, leader della famosa Casa della Carità di Milano, allo scopo di dare un seguito su un terreno non religioso ma politico all’enciclica “Laudato Sì’” di papa Francesco.
E se la proposta dell’enciclica era quella di un’ecologia integrale e globale, la risposta sul terreno politico è stata individuata in “un’alleanza per il clima, la Terra e la giustizia sociale”. L’analisi e il vaglio delle azioni da intraprendere sono cominciati in un “Forum” tenutosi a Milano al Palazzo Reale il 19 gennaio scorso, ed ora viene presentato questo documento di sintesi in cui non tutti gli enunciati sono della stessa portata e devono essere necessariamente condivisi, ma il cui senso è di far partire subito un movimento alternativo già attrezzato di motivazioni e proposte operative.
Nella sua parte analitica il documento (ancora aperto a integrazioni e modifiche) denuncia il vizio di fondo dell’attuale sistema economico-finanziario fondato sulla cultura della diseguaglianza, dell’esclusione e dello scarto. Nella sua parte programmatica abbozza un progetto politico che include la giustizia sociale, ambientale e climatica, la cura del vivente, il diritto alla bellezza, la mitezza dei linguaggi, con un significativo corredo di obiettivi anche circoscritti e in una strategia di contrasto alle politiche alle leggi e alle pratiche di attacco al lavoro, all’ambiente, ai diritti umani, all’accoglienza, al pluralismo, alla libertà di movimento e al diritto di migrare.
È un documento generoso, una specie di “libretto di istruzioni” per uscire dal labirinto; ma naturalmente il problema che apre è quello della politica mediante la quale tutto questo può essere attuato. Né è un problema che può concedere tempi lunghi perché lo stesso documento segnala delle scadenze drammatiche e ravvicinate; basta pensare alla previsione secondo cui nel 2050 l’esodo dei migranti costretti ad abbandonare le loro terre per motivi ambientali e climatici sarà di 145 milioni di persone, o all’indicazione secondo cui fin da ora l’aumento della temperatura terrestre deve essere contenuto al di sotto di 1,5”C, cosa per ottenere la quale occorre introdurre un meccanismo sanzionatorio a livello mondiale contro le emissioni eccedenti il limite stabilito. Sono poi indicati termini precisi: entro il 2025 dovrebbero essere chiuse le centrali a carbone; entro il 2050 dovrebbero essere azzerate le emissioni di CO 2 per produrre elettricità, ed entro la stessa data occorrerebbe ridurre le emissioni complessive di carbonio dall’80 al 95 per cento; entro il 2030 occorre passare dai veicoli a benzina e diesel ai veicoli elettrici; occorre subito istituire una norma universale che neghi al possesso delle armi nucleari il rango di fattore strategico irrinunciabile, e mettere al bando l’arsenale nucleare per salvaguardare il diritto alla sopravvivenza dell’umanità; le lancette del simbolico orologio che segna il tempo che manca alla probabilità di una catastrofe globale causata dall’uomo già segna 2 minuti alla mezzanotte.
Chi farà tutto questo, ed in tempo?
Come dice il documento, tutte queste cose potranno e dovranno essere attuate da una molteplicità di soggetti, pubblici e privati, spinti dalla stessa necessità e urgenza della causa, nel quadro di un salutare conflitto per la difesa dei beni comuni e nelle forme della democrazia rappresentativa arricchita da modalità sempre più incisive di democrazia partecipata e di coinvolgimento popolare.
Di molte cose di questa agenda dovrebbe farsi carico e artefice l’Unione Europea. Ma per molte, se non per tutte, i soggetti politici implicati saranno i governi, compresi quelli dei Paesi che sono oggi tra i maggiori responsabili della crisi o ne sono inerti osservatori; e, data la globalità dell’impresa, a concorrere per fare queste cose dovrebbero essere “tutti” i governi.
Quanti si riconoscono nel Coordinamento per la Democrazia costituzionale, nel condividere queste prospettive potrebbero, come loro apporto specifico, introdurre l’obiettivo della creazione di un nuovo soggetto politico-istituzionale cui ricondurre in ultima istanza la responsabilità e il compito di attivare questo cambiamento della governance globale. Tale strumento non può essere che l’intera collettività umana, nella dignità di tutti i suoi membri, assunta come soggetto politico e giuridico planetario, comunità internazionale di diritto, potere costituente di un nuovo ordine mondiale fondato sull’eguaglianza effettiva di tutti gli esseri umani e finalizzato alla giustizia e alla pace, da realizzare ed accrescere nel quadro di un costituzionalismo di natura e dimensioni globali.
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Di seguito riportiamo anche una sintesi dei punti fondamentali del documento, tratto dal sito web Solidarietà e Cooperazione CIPSI
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Documento programmatico Laudato si’ (sintesi)
[Fonte: https://cipsi.it/unalleanza-per-il-clima-la-terra-e-la-giustizia-sociale/]
Milano, 13 maggio 2019
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Nella sua parte analitica, il documento articola le valutazioni condivise sulle implicazioni catastrofiche dell’attuale sistema economico-finanziario, antropocentrico e predatorio, fondato sulla cultura dello scarto e sulla diseguaglianza. Nella sua parte programmatica, si concentra sulla necessità di assumere come progetto politico la giustizia sociale, ambientale e climatica, la cura del vivente, il diritto alla bellezza, la mitezza dei linguaggi, con una concreta traduzione in obiettivi circoscritti, iniziative e campagne locali, nazionali e internazionali.
Il documento sostanzia in particolare la domanda espressa nel Forum di un’ampia risposta democratica all’attacco al lavoro, all’ambiente, alla legalità, all’accoglienza, alla diversità, alla libertà di movimento entro cui si consuma, come una svolta imprevista, la crisi dell’Unione europea.
Dal lavoro comune che ha preso avvio a gennaio sono emerse cinque macro-aree di emergenze da affrontare tutti assieme – associazioni, attivisti, intellettuali, società civile, partiti, sindacati, istituzioni – nella consapevolezza della necessità e urgenza di un ripensamento e di una resistenza culturale, umana e politica.
Ø Devastazione del pianeta, del clima, della biodiversità.
Decisivo è il recupero della dimensione locale e del concetto di “terrestre”, cui far seguire un’impronta ecologica “sufficiente” e “sobria” delle comunità locali, la decarbonizzazione e lo sviluppo delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica, un radicale mutamento degli stili di vita e di consumo, la tutela delle specie con cui condividiamo la casa comune.
Ø Rottura della cultura di umanità.
Dobbiamo affrontare lo smantellamento del soccorso in mare e dell’accoglienza, la criminalizzazione di chi fugge, il progressivo attacco alla solidarietà, all’istituto dell’asilo e allo stesso impianto dei diritti umani, la rinascita di ideologie e politiche razziste, la produzione e abbandono di figure “scartate” nell’interiorizzazione di disparità economiche e sociali inaccettabili.
Ø Crisi di democrazia
Vediamo giorno dopo giorno esautorare le istituzioni della democrazia rappresentativa, la Costituzione, la Carta europea dei diritti fondamentali, il diritto internazionale; vediamo asservire i corpi dello Stato portandoli a non ottemperare ai propri compiti costituzionali; vediamo il costante ricorso a linguaggi d’odio tollerati quando non fomentati da rappresentanti delle istituzioni e dai media, e un progressivo controllo informatico e dei Big Data.
Ø Decadimento della cittadinanza
É intaccata la garanzia per tutti – nativi e non – di quel godimento dei diritti fondamentali riguardanti dignità, libertà, uguaglianza, solidarietà e giustizia, che si esplica – in Italia e nell’Unione europea –nel diritto a lavoro degno, abitazione, salute, istruzione, libertà di movimento, partecipazione sociale, libertà femminile.
Ø Perdita del futuro
Il naturale e vitale sguardo rivolto al futuro che è diritto dei giovani è reso problematico e financo precluso a causa dell’accelerazione brusca del cambiamento climatico indotto dall’attuale modello di sviluppo, tanto da suscitare le proteste dei ragazzi e delle ragazze di tutto il mondo.
Ø Perdita dell’utopia
Vediamo una chiusura d’orizzonte, di pensiero e speranza, che si consuma nella progressiva riduzione alle regole del “qui e ora, nell’autocensura riguardo alla possibilità di dare forma e realizzazione a desideri tanto più necessari: un tempo di vita liberato, la bellezza come bene comune, la mitezza come cifra politica, l’uguaglianza nel rispetto delle differenze, un orizzonte di pace e progressivo disarmo.
Gli argomenti delle sessioni e le cinque macro-aree emerse dal Forum sono stati intesi nel documento come una tessitura fatta di trama e ordito che ha orientato la scrittura del documento. Il testo, sottoposto a verifica e integrazione da parte di numerose persone che figurano tra i firmatari, è tutt’altro che un testo chiuso: abbiamo deciso di renderlo pubblico ora, perché la nostra proposta di un’alleanza per il clima, la Terra e la giustizia sociale possa iniziare a prendere corpo orientando le scelte della politica già a partire dalle imminenti elezioni europee, ma continueremo in una messa a punto di contenuti, adesioni e forma. Entro l’estate procederemo alla pubblicazione di un librino meglio editato e rivisto, che ci auguriamo possa divenire un utile strumento di lavoro e divulgazione.
Le adesioni possono essere inviate a associazionelaudatosii@gmail.com
Il direttivo dell’associazione Laudato si’

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Documento integrale (fonte CdC): http://coordinamentodemocraziacostituzionale.img.musvc2.net/static/108160/assets/1/20190529/Un_alleanza%20per%20il%20clima,%20la%20Terra%20e%20la%20giustizia%20sociale%2013%20maggio%202019.pdf

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