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Un’estate di drammi, un autunno di speranze

In questo agosto si è parlato molto di crisi climatiche, ma con poche riflessioni sulle soluzioni, che investono molteplici aspetti dello sviluppo sostenibile. Da settembre il mondo dovrebbe cambiare passo. Ci riuscirà? 29/8/2019

di Donato Speroni su ASviS
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E la chiamano estate. Altro che ferie rilassanti, se si hanno a cuore le sorti del mondo che ci circonda, cioè il nostro immediato futuro. Oltre alle vicende italiane (che certo non hanno contribuito alla nostra serenità sotto l’ombrellone) abbiamo assistito a molteplici allarmi sulla situazione ambientale e sociale, ciascuno con effetti a breve e a medio termine. Se si sciolgono i ghiacci in Groenlandia il livello del mare rischia di salire pericolosamente. Se brucia la Siberia, le emissioni di anidride carbonica si impennano per lo scioglimento del permafrost, lo strato di terreno che sgelandosi rilascia grandi quantità di CO2. Se la Cina blocca le importazioni di soia dagli Stati Uniti per ritorsione sui dazi di Trump, il Sudamerica cerca di inserirsi nel formidabile mercato della soia per i 375 milioni di maiali cinesi. In questo modo vanno in fumo le foreste amazzoniche perché i governi sono ben felici di chiudere un occhio su chi incendia e disbosca per ricavare terre per l’agricoltura e la zootecnia. E usiamo il plurale, “i governi”, perché oltre a Jair Bolsonaro del Brasile anche Evo Morales della Bolivia ha le sue responsabilità, pur avendo posizioni politiche opposte.

Insomma, non si può più dire che i media non si occupino di sostenibilità. Mai come in questa estate i temi relativi al clima hanno tenuto banco su giornali, televisioni e social, ma l’allarmismo non basta. È possibile ricavare da queste vicende qualche segnale positivo su cui costruire? Le foreste che bruciano e i ghiacciai che si sciolgono, per non parlare di tanti fenomeni meteorologici estremi e della crescente spinta alle migrazioni e all’inurbamento per l’inaridimento delle terre, mandano messaggi che non possono essere più ignorati e che non si risolvono cambiando i governi, ma con un modo nuovo di fare politica. Vediamone alcuni.

Il clima è un problema da affrontare con la cooperazione a livello mondiale. La catastrofe climatica non può essere mitigata senza un sistema di intensa cooperazione internazionale. Il G7 di Biarritz è stato meno generico del solito, almeno sul piano ambientale, perché l’urgenza degli incendi amazzonici ha imposto di affrontare il dilemma tra sovranità nazionale e governance mondiale, un dilemma che, come ha ricordato Gianfranco Bologna nell’intervista su questa pagina, non si risolve con gli eserciti e neanche solo con i ricatti economici, ma con un grande sforzo di concertazione internazionale basato sulla scienza. Dall’altra parte del mondo, a Funafuti nelle Tuvalu, il 15 agosto si era vista una scena analoga: i capi dei governi delle piccole isole del Pacifico hanno messo sotto torchio il primo ministro australiano Scott Morrison perché non voleva dire parole chiare contro le centrali a carbone che l’Australia non intende smantellare. Morrison ha dovuto capitolare (o almeno fingere), nonostante la dipendenza di molti Stati del Pacifico dagli aiuti di Canberra. L’Australia ha molto a cuore i rapporti con queste isole, soprattutto in funzione anticinese; ma per i leader della Polinesia la minaccia del mare è più importante di qualsiasi altro problema. Ben diversa la posizione della prima ministra della Nuova Zelanda, Jacinda Ardern, che con le dovute accortezze diplomatiche a Funafuti ha preso una posizione molto più allineata con quella degli Stati insulari. Ardern ha anche promesso la cittadinanza neozelandese agli abitanti delle isole che verranno sommerse dall’aumento del mare. Una scelta politica lungimirante, che dovrebbe far discutere anche in questo emisfero di fronte al dramma dei migranti climatici.

Bisogna aiutare la gente a distinguere il vero dal falso. Di fronte alle notizie sui cambiamenti climatici l’opinione pubblica è più che mai confusa. Sull’evidenza scientifica spesso i media per ragioni di “teatrino” danno pari dignità alla diagnosi condivisa da migliaia di scienziati in tutto il mondo e ai pochi negazionisti ancora rimasti, che peraltro discutono semmai sul ruolo dell’uomo nel riscaldamento, ma non possono negare che il riscaldamento sia in atto. È necessario fare una grande campagna di informazione e sensibilizzazione su tutti i comportamenti che rendono lo sviluppo insostenibile. Non aiutano le leggerezze, come l’uso di foto di molti anni fa, fatte circolare in tutto il mondo per documentare gli incendi di oggi in Amazzonia, facilmente smascherate da Bolsonaro. Per fortuna l’astronauta italiano Luca Parmitano ha inviato prove inoppugnabili degli incendi dalla stazione spaziale.

L’impegno per lo sviluppo sostenibile riguarda tutti. Nei dibatti sull’Agenda 2030 al recente meeting di Rimini, questi messaggi sono scaturiti forti e chiari, grazie agli interventi del portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini, di numerosi altri esperti, ma anche a seguito delle sollecitazioni del pubblico. Bisogna cambiare a tutti i livelli: nei comportamenti individuali, nelle politiche nazionali ed europee, nelle politiche internazionali.

Cambiare adesso! Per raggiungere gli Obiettivi dell’Agenda 2030 abbiamo a disposizione poco più di un decennio e non stiamo facendo abbastanza. Tuttavia l’accelerazione potrebbe cominciare già dalla prossima settimana. Settembre infatti sarà un mese di mobilitazione globale per cambiare passo sullo sviluppo sostenibile. A cominciare dai giornalisti, che verranno sollecitati dalla Columbia Journalism Review ad affrontare i temi della catastrofe climatica con linguaggio e attenzione adeguata, “per non commettere l’errore di sottovalutazione che la stampa ha commesso con Hitler”, dice il decano dei giornalisti americani Bill Moyers.

Nella seconda metà del mese si avranno grandi eventi di portata internazionale: lunedì 23 il World climate summit, voluto dal segretario generale dell’Onu António Guterres per fare il punto sulle iniziative in corso in materia di clima: da parte degli Stati, ma anche delle imprese, della finanza e della società civile. Il giorno dopo all’assemblea generale dell’Onu si aprirà il dibattito sull’Agenda 2030. Per la prima volta dopo l’approvazione nel settembre 2015, i 193 Paesi firmatari ridiscuteranno gli impegni, i progressi e i ritardi, ma quello che si dibatterà al Palazzo di vetro non rimarrà chiuso nelle stanze della diplomazia, perché in contemporanea è stata lanciata una settimana di mobilitazione in tutto il mondo del movimento Fridays for future. Anche la presenza di Greta Thunberg, arrivata mercoledì 28 a New York dopo la sua faticosa traversata “no carbon” sulla barca di regata Malizia II, contribuirà a rafforzare il rapporto tra i movimenti di massa che operano dal basso e le scelte dei governi.

Successivamente, le scelte che potrebbero cambiare il panorama in materia di clima dovrebbero essere adottate in dicembre alla Cop 25 di Santiago, che potrebbe rendere operative le indicazioni dell’Onu per il prossimo decennio. Anche lì Greta arriverà da New York viaggiando con mezzi “low carbon”: sarà interessante vedere come.

A quell’incontro l’Europa parteciperà con volti nuovi, i rappresentanti della Commissione che affiancheranno Ursula von der Leyen. È improbabile che arrivino a Santiago in barca a vela, ma l’importante è che portino una nuova determinazione a fare davvero dell’Unione europea “la campionessa dello sviluppo sostenibile”, come l’ASviS propugna da quando è nata.

Insomma, mesi di grande mobilitazione. E in Italia? Ci sembra corretto rinviare qualsiasi discorso sulla crisi di governo: l’Alleanza non può pronunciarsi finché intenzioni e programmi non saranno definitivamente enunciati dall’esecutivo che dovrà reggere il Paese. Tuttavia l’ASviS ha davanti due impegni importanti, in aggiunta alle diverse attività di questo periodo in materia di educazione allo sviluppo sostenibile, con le summer school di Milano e Siena, a cura dell’Alleanza.

A fine settembre, l’ASviS lancerà la prima edizione dei “Saturdays for future” per orientare gli acquisti delle famiglie (i maggiori acquisti si fanno di sabato) verso consumi ecosostenibili.

Venerdì 4 ottobre l’Alleanza presenterà alla Camera dei deputati il suo quarto Rapporto annuale sull’Italia e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Non sappiamo chi sarà l’interlocutore a livello di governo, ma il lavoro di preparazione del Rapporto, con proposte generali e specifiche sui 17 SDGs, è in pieno svolgimento.

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E INOLTRE…

a cura di Ivan Manzo

Le best practice sul Goal 11 – Tratte dall’Agenda urbana per lo sviluppo sostenibile:

- Sensibilizzazione e coinvolgimento dei giovani delle scuole attraverso la mobilitazione degli amministratori locali
di Carla Rey, Aiccre
- Accesso universale all’acqua e ai servizi igienici di base
di Rosario Lembo, Comitato italiano contratto mondiale sull’acqua (Cicma)
- LandscapeBim
di Donatella Diolaiti, Università di Ferrara
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- La foto in testa all’articolo è tratta dal sito Fridays for future di Cagliari.

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