Risultato della ricerca: Azuni

Immaginando Gramsci.

5b1134af-2ffa-4ea2-8a83-1449942a8bb5Gli allievi della quinta T, indirizzo Grafica e Comunicazione, dell’Istituto “D. A. Azuni” di Cagliari hanno realizzato la Mostra itinerante “Antonio Gramsci agli occhi dei bambini” che sarà inaugurata sabato 6 maggio alle 10.30 nella sede dell’Istituto “D. A. Azuni”, a Cagliari in via Is Maglias, 132.
A tagliare il nastro saranno i ragazzi in presenza delle autorità e delle associazioni gramsciane.

Settimana santa a Cagliari: da Venerdì santo a Domenica di Pasqua.

a59cd21f-5fa3-43f1-8c9e-e17f5797705807 aprile 2023 – Venerdì Santo – Processione del Cristo morto:
ore 13:15 – Arciconfraternita della Solitudine – Processione del Cristo morto, percorso: partenza dalla Chiesa di San Giovanni, Viale Regina Elena, Piazza Martiri, Via Mazzini, Via Mario De Candia, Via Canelles, Duomo (sosta di circa 45 minuti), Via Martini, Via Lamarmora, Via Mario De Candia, Via G.Spano, Via Gaetano Cima, Via Manno, Piazza Martiri, Viale Regina Elena, Via San Giovanni fi no all’altezza della Chiesa di San Mauro, Via Giardini, Via San Giovanni fino alla Chiesa omonima alle ore 16:30.
ore 16:15 – Arciconfraternita del Gonfalone – Sant’Efisio Martire – Processione Venerdì Santo. Percorso: P.zza San Giacomo, Via Sulis, Via Garibaldi, Via Oristano, Via Eleonora d’Arborea, Via San Lucifero (Chiesa San Lucifero), Via Sant’Eusebio, Via Lo Frasso, Via Alghero, Via Garibaldi, Portico Romero, Via San Domenico, Via San Giacomo, P.zza San Giacomo.
ore 20:30 – Processione del Cristo Morto. Percorso: Sant’Efisio, Via Sant’Efisio, Via Santa Restituta, Via Azuni, Portico degli Alberti, via Portoscalas, Corso V. Emanuele II, Piazza Yenne, Via Azuni, Via Sant’Efisio, rientro in Chiesa.

A un amico della Toniolo

3219b956-236b-43ac-8ec0-a0756858abe0LA TONIOLO È QUELLA COSA
(a Nanni Murgia)

Dalla via Fara partirono,
alla conquista di un futuro immaginato
non lontano dalla ratantina
che tutti anni ritornava
prima della passione.
[segue]

Contus e arregordus de Stampaxi

Racconti del quartiere tra sacro e profano
pompei1di Giacomo Meloni
Su fb 7 ottobre 2021
GIOVEDI’ 7 OTTOBRE 2021
SANTA VERGINE DEL SANTO ROSARIO
LA TRADIZIONALE SOLENNE SUPPLICA ALLE ORE 12 DEL MATTINO IN TUTTE LE CHIESE A PARTIRE DALLA BASILICA DI POMPEI.

Nel passato questo giorno era celebrato con solennità in tutte le Parrocchie specialmente in città. Nella collegiata di Sant’Anna, in via Azuni, nel Quartiere di Stampace alle ore 12 in punto, mi recavo da bambino in chiesa con mamma quando c’era l’anziano parroco mons.Mario Piu, in seguito sostituito da mons.Pasquale Sollai, che, vestito con la tonaca rossa di canonico della Cattedrale, essendo Delegato arcivescovile ai tempi dell’Arcivescovo mons.Paolo Botto, intonava a voce alta la Supplica alla Madonna del Rosario.
Non tutti sanno che proprio nella chiesa di S.Anna, entrando dal portone principale dopo essere saliti dall’ampio scalone dono del cav.Signoriello, vi è sulla destra la cappella dedicata alla Madonna del Rosario, venerata in un quadro che riproduce esattamente l’immagine miracolosa che campeggia sull’altare maggiore della Basilica di Pompei. Questo dipinto, una sorta di “falso d’autore” è davvero molto bello.
I fiori che adornavano nei mesi dedicati alla Madonna (maggio e ottobre) l’altare della Cappella si dice venissero offerti dalle signorine del Casino Popolare poco distante, sito nella via Cammino Nuovo, due porte in là della casa dei miei genitori. Riprendo questa notizia da una simpatico raccontino di mio fratello [http://www.aladinpensiero.it/?p=85121], mentre io stesso sono testimone del fatto che la signora Liliana, amministratrice del Casino Popolare, a metà del mese di luglio – con l’approssimarsi della festa di S.Anna ( 26 luglio) – portava a mia mamma una grossa busta piena di soldi da consegnare al parroco per addobbare l’altare maggiore di S.Anna con centinaia di garofani rossi. [segue]

Stravanati quegli anni! Anche quelli del “dopo-Toniolo”.

ea60c783-9d51-41ec-9c63-161724716bb4ESTATE A PARIGI (1971)

di Gianni Loy

Nel 1971 l’esperienza della Toniolo si era già esaurita. Ciascuno di noi andava per la propria strada ma continuavamo ad incontrarci. Perché molti di noi abitavano ancora nel quartiere e altri continuavano a frequentarlo. Poi, e soprattutto, perché i rapporti d’amicizia non potevano esaurirsi soltanto perché il portone di via Fara non veniva più aperto tutti i pomeriggi, come un tempo.
Una delle occasioni d’incontro, in estate, rimaneva il cinema all’aperto dei Salesiani, la domenica sera nel viale S. Ignazio. 50 lire per un western o qualcosa del genere. A condizione di non lamentarsi per una possibile rottura della pellicola o per una censura estemporanea, nel caso di qualche scena osé, realizzata coprendo con una mano il fascio di luce che usciva dal proiettore.
Continuavamo a frequentare quel cinema, per la verità, non tanto perché attratti dalla pellicola in programmazione, quanto perché occasione per un po’ di fresco, e perché avremmo quasi sicuramente incontrato qualche amico.
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Sant’Efis passa duminigu, fui fui.

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PROGRAMMA SANT’EFISIO CAGLIARI 2020
L’Arciconfraternita del Gonfalone di Sant’Efisio Martire ha diramato il programma delle funzioni per il 364° scioglimento del voto solenne della Municipalità cagliaritana al Santo.
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Il Sindaco scordato

Signor Sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu, il 25 aprile 2020 lei si è colpevolmente scordato di aver giurato fedeltà alla Costituzione antifascista della Repubblica Italiana.
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Cagliari, 25 aprile 2020. Nella foto (Archivio Anpi) la delegazione del Comitato 25 aprile che depone una corona di fiori nel monumento ai Caduti, per ricordare coloro che pagarono con il sacrificio della vita la Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. La delegazione era formata da Carlo Boi, Antonello Murgia, Franco Boi e Carlo Dore. Assenti il Sindaco di Cagliari e gli altri rappresentanti istituzionali.
Il 25 aprile e i sindaci disertori
26 Aprile 2020, il manifesto sardo
di Roberto Loddo.
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Ricordando Peppino Ledda

peppino-leddaIl 9 luglio scorso è morto Peppino Ledda, l’amico nostro di sempre. Ci saranno molte occasioni per ricordarlo e ulteriormente onorarne la memoria. Oggi, a due mesi dalla sua dipartita, lo facciamo pubblicando il ricordo affettuoso e commovente che del nostro amico fece Gianni Loy nella messa del trigesimo, nella chiesa parrocchiale di Sant’Anna. Ci concediamo questo ricordo, nonostante Peppino non amasse nostalgie e rimpianti, ritenendo giusto abbandonarci per un attimo alla sua funzione bella e consolatoria.
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Peppino
L’ho incontrato per la prima volta proprio qui accanto, in via Sant’Efisio, nello spiazzo antistante l’ingresso secondario della chiesa. Avremmo avuto 7 o 8 anni. Era pallido, bianco, lungo. Diverso da noi, che il sole di generazioni ci aveva reso scuri di pelle e, d’estate, color nero-tunisino. Ci siamo incrociati per via delle fiamme, verdi o rosse che fossero. La prima volta, mi sembra di ricordare, proprio in attesa che incominciasse la riunione delle Fiamme, mi pare affidati alla sig.na Trincas. E poi, la sua carta d’identità recitava che veniva da Orbetello, che, per noi, non solo era più lontana di Pirri e di Pauli, ma addirittura si trovava oltre il mare, esotica, lontana.

Allora, ancora non sapevo che sarebbe diventato il mio primo e migliore amico, almeno per tutto l’arco più esaltante della vita, quello che attraversa tutta l’adolescenza e si inoltra nella giovinezza.
[segue]

Contus de Stampaxi. Sa conca tostada de Mussolini

b6abefda-2b59-4bd6-b743-0d8fccf59edeape-innovativaNome e cognome non li ho mai saputi, in quartiere lo chiamavamo tutti Mussolini per l’impressionante somiglianza al duce, ma solo per il faccione, piantato sul collo taurino di un sottodimensionato corpo tozzo e nerboruto. Contrariamente al defunto originale che gli stampacini non amavano più da quando era finito male*, il nostro era rispettato e ben voluto, perché persona seria e servizievole più che un gran lavoratore. Il suo mestiere all’epoca del nostro racconto? Fattorino fac totum e soprattutto distributore di bombole di gas a domicilio presso un negozio di via Santa Margherita (parleremo dopo della proprietaria) che vendeva anche cucine, mobili e materassi in gomma. Di questi ultimi, a dire il vero, ben pochi, perché gli stampacini si ostinavano a preferire quelli di crine, che un abile “mantalaferi” rifaceva come nuovi dietro modesto compenso.db68274a-7d7a-405a-a91f-1d8ac673348c Ma torniamo a Mussolini e al suo lavoro di consegna delle bombole che trasportava su un apposito triciclo. (segue)

Festa Patronale Stampacina di Sant’Anna 2018

sant'anna oggi 26 7 16Dal 17 luglio 2018 ore 19:00 al 26 luglio 2018 ore 23:30
Festa Patronale Stampacina di Sant’Anna

Festa Patronale di Sant’Anna 2018.

Dal 17 al 26 luglio 2018 si terrà la Festa Patronale Stampacina di Sant’Anna. Una bella iniziativa resa possibile dalla collegiata di Sant’Anna in coabitazione con l’Arciconfraternita del Gonfalone, l’Associazione BalluTundu Karalis, l’Associazione Religiosa Miliziani di Sant’Efisio, la Congregazione degli Artieri, la Società Sant’Anna e Sardegna Sotterranea.

Di seguito il calendario e il programma completo:

Addio al nostro amico Peppino Ledda

img_6956lutto E’ morto questo pomeriggio il nostro carissimo e fraterno amico, di sempre, Peppino Ledda. Alla moglie Giovanna, alla figlia Luciana, al fratello mons. Mario e a tutti i suoi cari e agli amici dovunque si trovino, le nostre sentite condoglianze e l’affettuosa vicinanza nel momento di infinita tristezza perché Peppino non è più con noi.
I funerali domani martedì 10 luglio alle ore 16 nella Chiesa parrocchiale di Sant’Anna, Stampace, in via Azuni.
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Materiali per il Convegno CoStat-Anpi-Cidi “Prima di tutto il Lavoro e la Scuola” di oggi martedì 13 marzo 2018

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La scuola fabbrica di disoccupati di Fiorella Farinelli, su Rocca.
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Prima di tutto il Lavoro e la Scuola

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La scuola fabbrica di disoccupati
di Fiorella Farinelli, su Rocca

Qualsiasi governo avremo dopo il 4 marzo, dovrà occuparsi delle persistenti difficoltà di inserimento lavorativo dei neodiplomati – una parte molto grande della coorte annuale dei 19-20enni che non proseguono gli studi – e delle misure da adottare. Di sicuro misure tampone, come nelle politiche più recenti, ma augurabilmente anche strategiche, che sappiano guardare più in là della punta del naso.
Il lavoro, il futuro dei figli è tra le maggiori preoccupazioni delle famiglie italiane. È un problema che pressa da vicino anche le scuole e parte delle imprese. Che condiziona molto del presente e del futuro economico e sociale del Paese. Ma con la campagna elettorale, la più confusa ed insulsa che sia dato ricordare, non si sono fatti passi avanti. Nessuna analisi nuova, dopo la modestia di risultati delle politiche degli ultimi anni, nessun indirizzo programmatico convincente, nessuna convergenza interessante.
Come si uscirà dal disastro di una disoccupazione/sottoccupazione giovanile che costringe per anni in panchina anche chi consegue titoli professionali? Che tanto spesso obbliga a lavori non solo intermittenti ma per nulla coerenti con gli studi fatti? Che alimenta incessantemente il bacino di quelli che non studiano, non hanno un lavoro e neppure lo cercano?

le proposte LeU e Calenda
Tra gli attori in campo qualcuno in verità il tema l’ha toccato, ma senza bucare lo schermo. L’ha fatto, per esempio, Liberi e uguali, proponendo di azzerare le tariffe di iscrizione all’università per incoraggiare a studi post-diploma anche i figli dei ceti più deboli che, dall’inizio della crisi, hanno maturato un maggiore disinteresse a investire sull’istruzione di livello alto, provando invece a entrare da subito nel mondo del lavoro.
Un approccio diverso – più orientato a mettere al centro le sfide dell’evoluzione tecnologica – ha avuto invece il ministro allo sviluppo Calenda che non ha perso occasioni per sostenere la necessità di aggredire le difficoltà di inserimento dei diplomati poco propensi ai lunghi anni di formazione accademica con l’offerta di un’alta formazione tecnologica, più breve e più ancorata al lavoro, fuori dell’università. Cioè nei percorsi biennali di «istruzione tecnica superiore» che, pur istituiti già nel 2008 dal governo Prodi, sono stati poi così poco finanziati da contare oggi solo la miserabile cifra di 8.000 iscritti (contro gli 800.000 dei percorsi analoghi che ci sono da tempo in Germania), e che – particolare non banale – assicurano il lavoro, un buon lavoro, e in tempi rapidi, a più dell’80% dei superdiplomati.
Se Pietro Grasso, insomma, in sintonia con il leader dei laburisti inglesi Corbyn, punta a un paese con più laureati (in Italia siamo largamente sotto la media europea) e a un sistema di istruzione più equo e meno classista, Calenda, che nell’ultima legge di bilancio ha piazzato un surplus di finanziamento per gli Istituti Tecnici Superiori (10 milioni per il 2018,20 per il 2019, 35 a partire dal 2020), punta sì anche lui a un più diffuso proseguimento degli studi dopo il diploma, ma strettamente mirato allo sviluppo delle competenze necessarie per sostenere «Industria4.0», il piano di sviluppo dell’impresa ad altissimo contenuto tecnologico. Scommessa decisiva per un paese manifatturiero come il nostro, e orientato in una sua parte importante all’esportazione.

Ma le due proposte, che pure hanno punti di contatto, non si sono incrociate in confronti costruttivi. Ovvio, si dirà, considerata la distanza politica, e la competizione elettorale, tra Liberi e Uguali e un ministro del governo Gentiloni. Assai meno ovvio, invece, se si guarda al merito e all’importanza delle questioni. Ma ancora più grave è che entrambe le posizioni sono state inesorabilmente oscurate dal polverone provocato da un lato dal proclama tutto ideologico di un impraticabile reddito universalistico di cittadinanza che dà per scontata l’impossibilità di contrastare la «distruzione tecnologica del lavoro», dall’altro dalla replica delle solite ricettine congiunturali, quelle degli incentivi a termine alle imprese per l’assunzione dei più giovani. Per non parlare dell’idea geniale di affidare l’incremento dell’occupazione giovanile soprattutto all’abolizione dell’allungamento dell’età dei pensionamenti voluto dalla legge Fornero, come se non fosse sotto gli occhi di tutti che non sono più tempi di turn over lineari e automatici, neppure in una pubblica amministrazione pigra, conservativa, attenta al «consenso» come la nostra.

nuovi paradigmi educativi
E intanto incombe, con lo sviluppo della robotizzazione, una drastica diminuzione dei lavori esecutivi a bassa qualificazione. E la certezza, comunque, che molte delle professionalità cui sono indirizzati i curricoli attuali della scuola e anche dell’università, di qui a qualche anno non ci saranno più, o saranno profondamente trasformate. Che fare? Comincia ad essere evidente che l’elemento di forza, per le persone e per le imprese, sarà sempre di più nella capacità di creare nuove macchine, di ideare nuovi prodotti e servizi per i mercati dei paesi emergenti, quindi di disporre dei livelli culturali e delle competenze in grado di contaminare diversi saperi, e della possibilità di saper apprendere anche dopo la scuola, autonomamente e continuamente. Si chiama lifelonglearning/apprendimento permanente lungo tutto il corso della vita, e anche su questo siamo terribilmente indietro. Per tutto ciò, e per molti altri motivi, un’istruzione che si fermi al conseguimento del diploma non può bastare.
Ma oggi, a mostrare la corda, sono anche i tradizionali paradigmi educativi. C’è, certo, nella scuola italiana la nuova scommessa dell’alternanza scuola-lavoro. Ma tamponare, anche lì, non basta. Ed è addirittura sconcertante che, a fronte di una licealizzazione crescente della secondaria superiore (i liceali sono ormai il 54% degli iscritti) e di un corrispondente calo di attrattiva dei professionali e dei tecnici, il Miur non sia capace che di omeopatici ritocchi che non cambiano la sostanza delle cose.

diplomati e inserimento lavorativo
Non è un dettaglio, insomma, l’elaborazione di politiche strategiche per risolvere le difficoltà di inserimento lavorativo di tanti dei nostri diplomati. I numeri ci dicono che si tratta principalmente dei diplomati del comparto tecnico-professionale, visto che a proseguire all’università è solo il 30% di loro, contro l’80% e oltre dei diplomati liceali.
Delle correlazioni tra liceali e ceti sociali più forti – e, viceversa, tra tecnici/professionali e ceti sociali più deboli – sappiamo tutto da tempo, così come del profilo sempre più classista del nostro sistema di istruzione secondaria superiore, ma cosa succede quando il 70% di questi ultimi si presenta nel mercato del lavoro?
I dati più aggiornati vengono da una recente indagine, la prima di tipo censuario, svolta dalla Fondazione Agnelli con l’Università Bocconi di Milano e presentata qualche giorno fa al Miur (1), ma anch’essa del tutto oscurata dal turbinoso magma della campagna elettorale.
Che cosa ci dicono questi dati? Che nei primi due anni post-diploma non più del 28% dei neodiplomati non iscritti all’università ha lavorato per più di 6 mesi, mentre il 14,7% ha svolto solo lavori saltuari e frammentati. Nel 27,4% dei casi, poi, la situazione è quella, disperante, dei Neet, né lavoro né studio. Non solo, a due anni di distanza da queste prime inquietanti performances, solo 1 su 3 degli occupati svolge un lavoro coerente con gli studi fatti, la metà abbondante (51,3%) deve accontentarsi di un lavoro qualsiasi, accessibile anche con maturità di tipo diverso, o con studi di livello inferiore. Un quadro che resta preoccupante – anche se una parte tutt’altro che insignificante prima o poi ce la fa a entrare in un’occupazione stabile – in cui si riscontrano anche svantaggi relativi delle ragazze, dei neodiplomati più «vecchi» per bocciature e ritardi scolastici, dei nati in paesi diversi dall’Italia. E le solite differenze tra Nord e Sud. Poco o niente, invece, conta il voto di maturità, a cui invece guardano con immutata passione le scuole e le famiglie. Evidentemente le differenze di valutazione scolastica tra territori e scuole sono troppo grandi, e troppo note, perché i datori di lavoro di oggi ne facciano gran conto.

cecità imprenditoriale
A sembrare indifferenti a questi dati, a una scuola «fabbrica di disoccupati», non sono comunque solo le forze politiche impegnate in tutt’altri duelli. Anche all’interno delle associazioni imprenditoriali c’è ancora chi, invece che puntare – anche in proprio – a costruire opportunità di alta formazione professionale per i giovani, a partire dalla formazione continua per i propri addetti, entra nell’arena incoraggiando i giovani a fermarsi in livelli di studio medio-bassi. Lo ha fatto, recentemente e con una lettera aperta alle famiglie in occasione della scadenza delle iscrizioni scolastiche, la Confindustria di Cuneo, un’area produttiva in cui l’anno scorso ci sono state effettivamente molte nuove assunzioni di giovani operai e tecnici specializzati. E in cui c’è stata anche qualche difficoltà di reperimento di forza lavoro, o per preparazione professionale inadeguata o per indisponibilità dei giovani a lavori pesanti e mal retribuiti.
Ci sono anche queste contraddizioni, ovviamente, nell’inefficiente sistema di incrocio domanda-offerta di lavoro che c’è in Italia, e nella nostra scadente offerta di formazione professionale regionale, contraddizioni che pendono da anni e che si dovrebbero prima o poi risolvere.

oltre alle convenienze immediate
Ma non è solo dalla specificità dell’uno o dell’altro distretto industriale che si deve partire per affrontare il problema. E, tan- to meno, per sostenere che di laureati ne abbiamo fin troppi, e che l’istruzione e la formazione secondaria devono essere declinate, per assicurare un lavoro, solo sulle specifiche prestazioni professionali che servono in questo preciso momento. Chi oggi si è iscritto a un istituto tecnico o professionale, si troverà, da neodiplomato, di fronte a un mondo del lavoro diverso da quello di oggi, ad applicazioni tecnologiche oggi largamente impensabili, alla richiesta di competenze non previste dai curricoli attuali. In questione, ci sono le scuole (e in altri comparti le università), ma ci sono evidentemente anche le imprese. Non tutte orientate al futuro, non tutte lungimiranti, non tutte capaci di guardare oltre alle convenienze immediate. Cosa saranno, da qui a 10 o 15 anni, quelle che oggi preferiscono lavoratori con competenze modeste e che si augurano giovani non «troppo» formati, retribuibili con salari a dir poco modesti? O meglio, cosa pensano di voler diventare da qui ad allora? Se vogliono stare al passo con le tecnologie, espandersi in mercati nuovi, sviluppare prodotti innovativi, dovranno investire in manodopera molto qualificata, di alto livello formativo, che ne sa di più e che può imparare di più di quello che serve oggi per specifiche prestazioni. La partita, insomma, è più grande di quanto possa a prima vista sembrare. E le scorciatoie non ci sono per nessuno, governi, forze politiche, imprese, famiglie.
Fiorella Farinelli
Nota
(1) La transizione dei diplomati tecnici e professionali al mondo del lavoro, www.fga.it
rocca-6-2018
ROCCA
ISTRUZIONE E LAVORO
la scuola fabbrica di disoccupati
ROCCA n. 6, 15 MARZO 2018
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- La foto del giovane al telescopio, in testa all’articolo, è tratta dal sito web della Fondazione Agnelli.

Oggi mercoledì 7 dicembre 2016

Logo_Aladin_Pensieroaladin-lampada-di-aladinews312sardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghdemocraziaoggiGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413
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No 7 dic 16OGGI HOSTEL MARINA, scalette San Sepolcro, dalle ore 17.30. Il Comitato per il NO di Cagliari invita tutti alla festa organizzata per condividere un momento molto positivo per il Paese che, a distanza di 10 anni da un analogo referendum, ha mostrato consapevolezza e attaccamento alla Costituzione e ai suoi valori e ha respinto in modo chiaro l’avventurismo oligarchico e accentratore. Ci ritroviamo senza tante formalità: ci saranno letture, musica, qualche brevissimo intervento di valutazione del voto di domenica, ma soprattutto la voglia di non perderci di vista e di dirci cosa possiamo e vogliamo fare per evitare che fra 10 anni si ripresenti qualcuno che voglia scaricare sulla Costituzione il peso della sua incapacità o dei suoi fini differenti da quelli dichiarati, producendo tra l’altro dolorose lacerazioni nel Paese, intralci all’attività del parlamento e del Governo e anche sperpero di risorse che potrebbero essere destinate a fini ben più urgenti e nobili. La pagina fb dell’evento.
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locandina-kollegium 7 dic 2016Oggi, mercoledì 7 dicembre alle 20, presso la Chiesa di Sant’Anna a Cagliari si terrà un concerto di beneficenza, i cui proventi andranno a favore delle popolazioni terremotate. Il programma.
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Associazione Culturale Stampaxi . Attività anno sociale 2016 (dalla fondazione)

Stampace Pano1
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Costituzione e dati amministrativi
Codice fiscale dell’Associazione Culturale STAMPAXI 92234900923 (data formale costituzione 17 marzo 2016 – sede via Azuni, 46, 09124 Cagliari)
Organi
Franco Meloni (presidente), Gianni Loy (vice presidente), Gianni Ruggeri (segretario-tesoriere), Salvatore Cubeddu, Aldo Lino, Roberto Paracchini, Emanuele Pes, Oreste Pili (consiglieri)

Statuto
- Le finalità.
Articolo 1
E’ costituita l’Associazione culturale “STAMPAXI”
Articolo 2
L’Associazione ha sede in Cagliari, alla Via Azuni civico 46.
Articolo 3
L’Associazione non ha fini di lucro.
L’associazione è costituita con lo scopo di valorizzare la storia, la cultura, le tradizioni, le persone, dello storico quartiere di Stampace, quale parte della città di Cagliari e della Sardegna tutta, anche con la finalità di tramettere alle nuove generazioni le conoscenze ed i valori di quella storia che siano suscettibili di arricchire la comunità e contribuire al suo progresso.
Per la stessa finalità, l’Associazione promuove la valorizzazione delle comunità locali, della loro cultura identitaria e del confronto tra esse, con particolare riferimento agli altri quartieri cagliaritani, ai paesi della Sardegna e alle nazionalità ivi immigrate.
Al fine del raggiungimento dello scopo sociale, l’Associazione potrà svolgere attività culturali, anche in collaborazione con enti pubblici e privati ed in particolare:
- la promozione di eventi culturali, come l’allestimento di mostre, conferenze, visite guidate, dibattiti, seminari, convegni, proiezioni di film e documentari, rappresentazioni teatrali concerti;
- la promozione e la partecipazione progetti e partnership, anche a livello internazionale, nel campo della musica, dello spettacolo, dello sport;
- la gestione di centri di documentazione, archivi, banche dati;
- lo svolgimento di attività di formazione e di aggiornamento:
- lo svolgimento di attività di fund raising finalizzate alla realizzazione di iniziative rientranti nello scopo sociale;
- la pubblicazione di collane editoriali ed altre opere audiovisive;
- la promozione e la realizzazione di studi e ricerche i tutti i campi attinenti agli scopi statutari;
- realizzare iniziative finalizzate alla integrazione dei soggetti svantaggiati per provenienza geografica, handicap, emarginazione sociale, emarginazione economica e sociale.
- L’Associazione promuove la lettura e gestisce la Biblioteca identitaria “Raimondo Carta Raspi” presso la propria sede.
Per lo svolgimento delle proprie attività, l’associazione può ricevere contributi da enti pubblici e privati, nonché partecipare a tutti i bandi e selezioni pubbliche e private aventi ad oggetto attività rientranti nelle finalità sociale. (…)
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