Risultato della ricerca: Carcere Buoncammino

Cagliari amore mio. Progetto innovativo per la città e il territorio.

0030bc2e-77b8-4c0a-8b64-16dbc79636ffUn Museo della città e del territorio per Cagliari: un sogno da tradurre in realtà
di Carla Deplano (*)

Sono sempre più convinta che Cagliari, città più unica che rara nella sua morfologia, si meriti un Museo della città e del territorio.
Un Ecomuseo urbano inquadrabile all’interno di una dimensione storico culturale sostenibile imperniata sul “patrimonio diffuso” stratificato nella città e nel territorio, che travalica la vecchia concezione tradizionale di museo quale mero contenitore basato sull’industria della conservazione.
Occorre una visione globale e al contempo unitaria delle reti di relazioni della città, in una sinergia tra ambiente, beni culturali, contesto economico e sociale, in linea con l’interpretazione della struttura urbana come ecosistema.
In una fruizione ragionata e consapevole dei luoghi cospicui e dei beni culturali da parte della collettività, al servizio della società e del suo sviluppo, della ricerca, della comunicazione, dell’esposizione per scopi di studio, di educazione e diletto, delle testimonianze materiali della comunità e dell’ambiente, delle testimonianze della vita economica e sociale del territorio, della divulgazione culturale.
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Verso le Elezioni del Sindaco e del Consiglio comunale di Cagliari

Cagliari oggi 8 mar 16lampada aladin micromicroAladinews si impegna per la massima diffusione di un DIBATTITO indispensabile per la città capoluogo e per la Sardegna.
Riprendiamo dal suo sito un intervento di Vito Biolchini che propone dieci domande su cui raccogliere le riflessioni di chiunque abbia qualcosa da dire sia per fare un bilancio dell’amministrazione uscente sia per prospettare un possibile futuro per la gestione della città.
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2011-2019, Zedda sindaco di Cagliari: dieci domande per fare un bilancio e aprire il dibattito
di Vito Biolchini
14/03/2019 alle 20:55 su vitobiolchini.it
A Cagliari l’era Zedda è finita. Sindaco per otto anni, dal 2011 al 2019. Il primo di sinistra a guida di una amministrazione di centrosinistra: un caso mai avvenuto, praticamente la prima volta dal secondo dopoguerra.
Un’elezione giustamente ritenuta storica, dunque. Ma lo è altrettanto l’eredità di questa non breve stagione di governo? E’ confrontabile ad esempio con quella lasciata da due memorabili sindaci cagliaritani Ottone Bacaredda e Luigi Crespellani? Pure quest’ultimo lasciò il Comune per la Regione, diventandone Presidente.
La sinistra non brilla da tempo per capacità di analisi, tanto meno in Sardegna (dove ancora stiamo aspettando una lettura, una qualunque, della sconfitta di Renato Soru nel 2009).
Stavolta dovrebbe essere diverso e, se vogliamo, più facile. Perché non c’è nessuna sconfitta da elaborare (Zedda si è dimesso e sceglie di andare in Consiglio regionale come consigliere di minoranza) e perché l’ormai ex sindaco di Cagliari è circondato da una generale e benevola considerazione, da una stampa locale e nazionale mai critica, benché ciò non gli abbia evitato la brutale sconfitta delle ultime elezioni regionali (110 mila voti di distanza dal vincitore Solinas; cinque anni fa Pigliaru prevalse su Cappellacci per 17mila voti, dieci anni fa Cappellacci batté Soru per 87 mila voti, quindici anni fa Soru batté Pili per 93 mila voti).
Ora comunque nessuno deve fare più i conti con il consenso, ogni considerazione è scevra da strumentalità politica. Una fase si è chiusa ed è consegnata alla storia di questa città. Facciamo dunque uno sforzo di astrazione e proviamo ad aiutare chi, fra qualche decennio, proverà a capire in che modo una amministrazione di sinistra ha cambiato Cagliari tra il 2011 e il 2018.
La questione è semplice: la città che Zedda lascia è migliore di quella che ha trovato nel 2011? E se sì, perché?
Domanda suggestiva ma, se posta in questi termini, profondamente fuorviante. Bisognerebbe infatti che il giudizio fosse ancorato a degli elementi oggettivi, o quanto meno articolato per ambiti, e soprattutto riferito al criterio di continuità-discontinuità rispetto a quanto fatto in precedenza dalla destra.
E allora cerchiamo di individuare dieci questioni cruciali sulle quali era atteso un significativo cambio di rotta dopo i 17 anni di amministrazione Delogu–Floris. La mia è chiaramente una articolazione soggettiva di temi, ognuno può fare altre scelte. Ma io penso che sia necessario condividere il metodo.
[segue]

La città ai cittadini. No allo smantellamento dell’Ospedale civile San Giovanni di Dio

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di Franco Meloni
Oggi, venerdì 1° giugno, alle ore 20 nel salone parrocchiale di Sant’Anna, in via Fara 19, si terrà un incontro pubblico promosso dal “Comitato contro la chiusura del San Giovanni di Dio”, per mantenere nella struttura un presidio sanitario al servizio della popolazione del centro storico di Cagliari.
I cittadini di Stampace e degli altri quartieri storici vogliono precise e formali assicurazioni positive rispetto a quanto richiesto nell’apposita petizione scritta, che porta in calce oltre 1500 firme e che di recente è stata consegnata al Sindaco Massimo Zedda. Nonostante le dichiarazioni dei rappresentanti della proprietà dell’edificio (Regione e Università) riportate dai media fin dal 2015 e confermate ripetutamente anche in tempi recenti, si ha il sospetto che si aspetti il decorso del tempo fino a considerare ineludibile la chiusura totale del Nosocomio, così come accaduto per altre importanti strutture storiche della città. Ci riferiamo al Carcere di Buoncammino, all’ex Ospedale militare, all’ex Clinica Macciotta, a una serie di edifici militari dismessi, e non solo. Il Sindaco dopo essersi dichiarato completamente d’accordo con i cittadini firmatari, organizzati nell’apposito Comitato, non è riuscito allo stato a convocare le parti in causa per provocare le auspicate risposte nell’interesse degli abitanti del centro storico e oltre. Preoccupa il fatto che le Amministrazioni pubbliche non riescano a costruire convincenti alternative alla chiusura degli edifici, così dimostrandosi estranee alle esigenze dei cittadini, specie dei più poveri tra loro, incapaci di affrontare le situazioni con la strumentazione giuridica tradizionale e soprattutto innovativa. Precisamente ci riferiamo a quelle situazioni che vedono molte Amministrazioni civiche praticare virtuosi percorsi di riuso degli edifici storici (e spazi urbani), qualche volte con la conferma degli usi tradizionali, altre volte con l’individuazione di soluzioni diverse, anche appunto fortemente innovative, come quelle sperimentate in molte città italiane e non solo (al riguardo vedasi un’interessante articolo pubblicato in questa stessa news). In ogni caso deve evitarsi la sottrazione di queste questioni al dibattito a cui i cittadini hanno diritto di partecipare, per orientare le scelte finali delle Amministrazioni pubbliche competenti. Riportiamo più avanti una riflessione del nostro amico e concittadino Umberto Allegretti, professore dell’Università di Firenze. Proprio di Firenze, città dove abita da molti anni, riporta un’esperienza di ricupero esemplare all’originario uso ospedaliero (e non solo) di un’antica struttura (l’Ospedale Santa Maria Nuova), che conferma e rafforza i contenuti della nostra “vertenza” per la salvezza dell’Ospedale San Giovanni di Dio. Umberto Allegretti sarà a Cagliari mercoledì 6 giugno alla Mem di via Mameli per la donazione di una mole di documenti (archivio Allegretti-Crespellani) all’Archivio civico di Cagliari, ospitato dalla stessa Mem. Si tratta di documenti riguardanti in prevalenza le esperienze dei cattolici democratici di Cagliari, animatori del Gruppo Nuova Comunità, fatte negli anni 60 e delle lotte popolari del quartiere di Sant’Elia (fine anni 60 e primi anni 70) e del centro storico della città.
ccdq-caProprio le esperienze di lotte urbane di quegli anni e dei successivi, caratterizzate da autentica partecipazione popolare, organizzate in prevalenza dai comitati e circoli di quartiere, richiamano lo spirito civico e l’impegno sociale che animano oggi – come ieri – la lotta dei cittadini di Cagliari per il diritto al loro Ospedale, autentico bene comune, da preservare da degrado e inutilità.
Nell’esprimere tutta la nostra solidarietà ai cittadini impegnati nella “vertenza”, dando loro, da parte nostra, tutto l’appoggio possibile, richiediamo con forza che le Autorità e i politici, che speriamo siano presenti all’iniziativa, si impegnino concretamente e senza perdere tempo per la salvaguardia e il riuso dell’Ospedale San Giovanni di Dio, in coerenza con le richieste dei cittadini medesimi e degli esiti del dibattito democratico e partecipato che in merito deve sostenere ogni decisione delle Amministrazioni competenti.
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Umberto AllegrettiLa lettera di Umberto Allegretti.

Ai miei concittadini del Comune e della città metropolitana di Cagliari.

Scrivendo poco tempo fa al Sindaco Zedda e al presidente del Consiglio Comunale Portoghese, ho ritenuto e tuttora ritengo di segnalare l’opportunità che nel centro città resti collocato un centro ospedaliero, facilmente raggiungibile da tutti gli abitanti, quelli che vi risiedono, quelli privi di auto personale che non possono agevolmente raggiungere gli attuali ospedali posti ai margini del complesso urbano e coloro che da turisti o comunque di passaggio nella città hanno del ricorso a un tale centro quella che talora può essere una necessità urgente.

Può essere d’esempio il caso di Firenze, dove l’antico ospedale di S. Maria Nuova, risalente al Seicento, è stato mantenuto aperto e ora interamente rinnovato, nonostante la presenza di importanti presidi ospedalieri ai margini della città, con grande soddisfazione dei cittadini.

Perché non potrebbe l’ospedale centrale di Cagliari essere riorganizzato? Oltretutto, come ben noto, esso è una delle migliori architetture della città ottocentesca!

Ciò non solo sarebbe positivo in sé ma nulla toglierebbe all’accesso rapido ai presidi ospedalieri posti ai margini o fuori del centro cittadino da parte dei cittadini che risiedono o operano nel resto della città metropolitana.

Sebbene possa essere osservato che il Sindaco del comune cagliaritano e vertice massimo della città metropolitana non ha responsabilità immediate in decisioni di questo tipo, certo il suo parere e la sua influenza restano e devono restare massime ed ascoltate dalle altre autorità competenti.

Egualmente, i cittadini vanno ascoltati se, come oggi le forme moderne di democrazia partecipativa richiedono, si esprimono in questa direzione.

Auguro pertanto a quella che nonostante la lunga residenza in continente resta la mia città, dove del resto spesso mi reco, che col contributo di tutti venga presa la decisione nel senso auspicato.

prof. avv. Umberto Allegretti
smarianuova-fiOspedale Santa Maria Nuova, Firenze.
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DOCUMENTAZIONE
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[youtg.net del 21 marzo 2018] Millecinquecento firme per salvare il San Giovanni di Dio, Zedda chiama la Regione
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CAGLIARI. No allo smantellamento del San Giovanni di Dio, ospedale nel cuore di Cagliari: il centro storico non può rimanere senza un servizio assistenziale garantito da 150 anni. Questa la richiesta di 1500 firmatari di una petizione che si sono rivolti al sindaco Massimo Zedda: il primo cittadino ha fatto sua la richiesta e ha assicurato che si farà carico di “chiedere alla Regione e all’Università di partecipare a un incontro pubblico per discutere del futuro dell’edificio, degli altri spazi presenti in zona e inutilizzati da tempo e dei contenuti della petizione. Argomenti che”, ha ribadito il sindaco Massimo Zedda, “interessano tutta la città, i suoi abitanti e i suoi visitatori”. Una delegazione dei firmatari del documento ha incontrato Zedda. I cittadini chiedono “il mantenimento in funzione della struttura in modo da garantire il «potenziamento dei servizi territoriali per costruire un nuovo modello di sanità più vicina alle persone. Lanciano anche un appello per “mantenere i due reparti di Dermatologia e Oculistica rimasti nel nosocomio», dopo la dismissione degli altri reparti, «di spostare al San Giovanni di Dio il servizio ambulatoriale ATS di viale Trieste, in procinto di essere trasferito in quanto inserito in struttura non a norma, e di attivare un servizio di almeno h12 di guardia medica per il primo soccorso».
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[Unica 30 aprile 2015] SAN GIOVANNI DI DIO: NON SOLO UN MONUMENTO
Non solo un monumento: dal 30 aprile al 10 maggio visite guidate all’ospedale ai sotterranei, dibattiti, concerti e mostre per i 171 anni dell’Ospedale Civile di Cagliari.
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CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

XV Legislatura

Mozione n. 406

AGUS – PERRA – BUSIA – ZANCHETTA – COMANDINI – COZZOLINO – COLLU – ZEDDA Paolo – USULA sul mantenimento di un presidio sanitario presso i locali dell’Ospedale San Giovanni di Dio di Cagliari.

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IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:
- 1′Ospedale San Giovanni di Dio di Cagliari è ubicato nel centro storico di Cagliari e rappresenta uno dei presidi ospedalieri dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari;
- la riforma della rete ospedaliera approvata dal Consiglio regionale il 25 ottobre 2017 ha definito la riorganizzazione delle rete ospedaliera della Regione con lo scopo di garantire la migliore assistenza sanitaria possibile alla popolazione;
- tale riforma ha previsto per l’Ospedale San Giovanni di Dio di Cagliari una funzione non assegnata e da ridefinire;

RILEVATO che
- i residenti del quartiere hanno espresso forte preoccupazione di fronte all’ipotesi del completo smantellamento di tutti i servizi sanitari operanti nell’ospedale e, recentemente, con un documento sottoscritto da 1.500 abitanti, si sono appellati al sindaco della città di Cagliari per chiedere un suo intervento presso la Regione al fine di promuovere presso gli enti competenti l’avvio di incontri e dibattiti che coinvolgano la popolazione residente sul futuro della struttura del San Giovanni di Dio e degli ulteriori spazi presenti in zona e inutilizzati da tempo;
- nella petizione i cittadini hanno proposto di mantenere attivi presso l’ospedale i due reparti di dermatologia e oculistica rimasti nel nosocomio, di trasferire presso i locali del San Giovanni di Dio il servizio ambulatoriale ATS di viale Trieste (in procinto di essere trasferito in quanto operante in struttura non a norma) e di attivare un servizio di almeno h 12 di guardia medica per il primo soccorso;

CONSIDERATO che:
- l’Ospedale San Giovanni di Dio di Cagliari rappresenta l’unico presidio sanitario del centro di Cagliari;
- il centro storico di Cagliari è caratterizzato da un notevole afflusso quotidiano di persone che si recano nella zona per usufruire dei numerosi servizi e attività commerciali insediate;
- con il forte aumento dei flussi turistici rilevato negli ultimi anni in città, il centro storico attraversa lunghi periodi dell’anno in cui è frequentato quotidianamente da migliaia di turisti;
- gli interventi di riqualificazione urbana messi in atto dall’amministrazione comunale di Cagliari sono orientati verso una progressiva pedonalizzazione dell’area ed un miglioramento generale del decoro urbano di tutta la zona, si rende necessario concordare obiettivi comuni tra l’amministrazione comunale, la Regione e l’Università di Cagliari, per sviluppare una visione generale di tutta l’area che preveda anche la definizione della destinazione d’uso di spazi e immobili attualmente inutilizzati, o con funzioni da ridefinire, come nel caso dell’Ospedale di San Giovanni di Dio;
- per scongiurare il ripetersi, questa volta nel centro della città, di un nuovo caso “ex Ospedale marino di Cagliari”, è necessario stabilire quanto prima il futuro dell’Ospedale di San Giovanni di Dio evitando che la struttura (risalente a metà del XIX secolo) possa nel tempo decadere e divenire un rudere su cui, in futuro, dover dibattere solo per deciderne la demolizione,

impegna il Presidente della Regione

1) attivare un confronto con i residenti del centro storico di Cagliari, con l’amministrazione comunale e con l’Università di Cagliari, per consentire di pianificare collegialmente il futuro dell’Ospedale San Giovanni di Dio e degli ulteriori spazi inutilizzati presenti in zona di proprietà regionale e dell’Università;
2) valutare la fattibilità delle proposte elaborate dagli abitanti del centro storico di Cagliari sull’ipotesi di utilizzo futuro dell’Ospedale San Giovanni di Dio.

Cagliari, 26 marzo 2018

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La mozione è stata approvata dal Consiglio regionale l’8 maggio 2018.

Oggi a Is Mirrionis Tzacca stradoni

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- L’evento in fb.

Emilio Lussu, riferimento fondamentale della Scuola Popolare dei Lavoratori del Quartiere di Is Mirrionis

emilio-lussu-comizioQUARTIERE DI IS MIRRIONIS. ASSEMBLEA DELLA SCUOLA POPOLARE. 11.05.1975

lampadadialadmicromicro13L’11 maggio 1975, a due mesi dalla morte di Emilio Lussu (Roma 5 marzo 1975) la Scuola Popolare e il Circolo culturale di quartiere di Is Mirrionis organizzarono un’assemblea popolare per onorare il Grande Sardo. La relazione introduttiva venne tenuta da Giuseppe Caboni, uno dei massimi studiosi della vita e dell’opera di Emilio Lussu, nonché personale amico, sia pure considerando la grande differenza di età tra i due. Ringraziamo il nostro amico Giuseppe per averci ricordato quell’importante iniziativa, trasmettendoci il testo della sua relazione, che, come abbiamo riconosciuto, mantiene una straordinaria inalterata validità, oggi come allora. Tutto ciò anche a testimonianza della preziosa presenza politico-culturale della Scuola Popolare e del Centro Culturale nel quartiere di Is Mirrionis, nella città ed oltre.
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Ricordando Emilio Lussu, il suo esempio e i suoi attualissimi insegnamenti
di Giuseppe Caboni

Chi lavora comanda. È questa una delle indicazioni morali fondamentali che Emilio Lussu trasse dalla sua vita col padre. Era attorno ai 10 anni quando la prepotenza con un mezzadro gli costò, per l’intervento del padre appunto, una settimana al suo servizio, a lavorare la terra.
Da questa e da altri simili esperienze sosteneva di aver acquisito la prima apertura alla democrazia sostanziale, al senso dell’uguaglianza (in un breve saggio del 1952, “Nascita di uomini democratici”).
Lo spirito d’indipendenza, l’apprezzamento del coraggio come dote primaria, la lealtà e la socialità: anche queste sono state qualità di Lussu che lui stesso riportava ai valori propri della società pastorale di Armungia, il paese dove era nato nel 1890. L’ha definita – nel racconto “il cinghiale del diavolo”- una società senza classi e senza stato, all’interno della quale la distinzione tra patrizi e plebei, fra pastori da una parte e commercianti o scribacchini dall’altra, era “morale”, e non sociale. A questo modo di sentire, assorbito intensamente sin dall’infanzia, Lussu riportava sempre il suo radicale, irriducibile antifascismo, la sua avversione profonda alla ripartizione in classi della società capitalista, in cui quelli che lavoravano più duramente e produttivamente – contadini, pastori, operai – non esercitano affatto il potere, ma subiscono quello di strati privilegiati, autoritari e parassitari, e sono – in modo sempre più violento – vittime dello sfruttamento e del bisogno materiale.
Il primo grande scontro con la logica della società classista Lussu lo ebbe nelle trincee della prima guerra mondiale, a cui partecipava come interventista, ma di cui imparò presto a comprendere le contraddizioni. Le pagine di “Un anno sull’altopiano” descrivono con sobrietà il processo psicologico che portò il tenente sardo a capire come i veri “nemici” fossero i generali e i profittatori di guerra – e dietro l’intera struttura di potere della grande borghesia italiana ed europea – e a fraternizzare con i formidabili soldati della brigata Sassari, per il 95% pastori e contadini, e per il resto, operai, minatori ed artigiani.
Sul fronte Lussu divenne un capo leggendario. Al rientro in Sardegna le intuizioni che riuscì progressivamente a inserire nelle rivendicazioni degli ex combattenti, sino al 1920, e poi nel Partito Sardo d’Azione, muovevano in direzione del socialismo, di un socialismo originale, basato – allora – sull’autogestione, sull’antiburocratismo, sullo spirito di iniziativa e d’indipendenza. (segue)

Emilio Lussu, riferimento fondamentale della Scuola Popolare dei Lavoratori del Quartiere di Is Mirrionis

foisofois-emiliolussuQUARTIERE DI IS MIRRIONIS. ASSEMBLEA DELLA SCUOLA POPOLARE. 11.05.1975

lampadadialadmicromicro13 L’11 maggio 1975, a due mesi dalla morte di Emilio Lussu (Roma 5 marzo 1975) la Scuola Popolare e il Circolo culturale di quartiere di Is Mirrionis organizzarono un’assemblea popolare per onorare il Grande Sardo. La relazione introduttiva venne tenuta da Giuseppe Caboni, uno dei massimi studiosi della vita e dell’opera di Emilio Lussu, nonché personale amico, sia pure considerando la grande differenza di età tra i due. Ricordando quella circostanza ringraziamo il nostro amico Giuseppe per averla puntualmente documentata, trasmettendoci il testo della sua relazione, che, come abbiamo riconosciuto, mantiene inalterata validità oggi come allora. Tutto ciò anche a testimonianza della preziosa presenza politico-culturale della Scuola Popolare e del Centro Culturale nel quartiere di Is Mirrionis, nella città ed oltre.
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Ricordando Emilio Lussu, il suo esempio e i suoi attualissimi insegnamenti
di Giuseppe Caboni

Chi lavora comanda. È questa una delle indicazioni morali fondamentali che Emilio Lussu trasse dalla sua vita col padre. Era attorno ai 10 anni quando la prepotenza con un mezzadro gli costò, per l’intervento del padre appunto, una settimana al suo servizio, a lavorare la terra.
Da questa e da altri simili esperienze sosteneva di aver acquisito la prima apertura alla democrazia sostanziale, al senso dell’uguaglianza (in un breve saggio del 1952, “Nascita di uomini democratici”).
Lo spirito d’indipendenza, l’apprezzamento del coraggio come dote primaria, la lealtà e la socialità: anche queste sono state qualità di Lussu che lui stesso riportava ai valori propri della società pastorale di Armungia, il paese dove era nato nel 1890. L’ha definita – nel racconto “il cinghiale del diavolo”- una società senza classi e senza stato, all’interno della quale la distinzione tra patrizi e plebei, fra pastori da una parte e commercianti o scribacchini dall’altra, era “morale”, e non sociale. A questo modo di sentire, assorbito intensamente sin dall’infanzia, Lussu riportava sempre il suo radicale, irriducibile antifascismo, la sua avversione profonda alla ripartizione in classi della società capitalista, in cui quelli che lavoravano più duramente e produttivamente – contadini, pastori, operai – non esercitano affatto il potere, ma subiscono quello di strati privilegiati, autoritari e parassitari, e sono – in modo sempre più violento – vittime dello sfruttamento e del bisogno materiale.
Il primo grande scontro con la logica della società classista Lussu lo ebbe nelle trincee della prima guerra mondiale, a cui partecipava come interventista, ma di cui imparò presto a comprendere le contraddizioni. Le pagine di “Un anno sull’altopiano” descrivono con sobrietà il processo psicologico che portò il tenente sardo a capire come i veri “nemici” fossero i generali e i profittatori di guerra – e dietro l’intera struttura di potere della grande borghesia italiana ed europea – e a fraternizzare con i formidabili soldati della brigata Sassari, per il 95% pastori e contadini, e per il resto, operai, minatori ed artigiani.
Sul fronte Lussu divenne un capo leggendario. Al rientro in Sardegna le intuizioni che riuscì progressivamente a inserire nelle rivendicazioni degli ex combattenti, sino al 1920, e poi nel Partito Sardo d’Azione, muovevano in direzione del socialismo, di un socialismo originale, basato – allora – sull’autogestione, sull’antiburocratismo, sullo spirito di iniziativa e d’indipendenza. (segue)

Cara Università della Sardegna: da te vogliamo di più

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lampada aladin micromicro. Maria Del Zompo, Rettore, vive il suo impegno universitario con totale dedizione, da sempre: da quando era studentessa, da docente e ricercatrice poi, fino ad oggi, negli ultimi due anni al massimo livello politico-amministrativo dell’Ateneo, che interpreta con grande capacità professionale e politica. Di più non le si potrebbe chiedere e pertanto qualsiasi critica del suo operato sembra ingiusta. In più lei aggiunge una grande carica di passione che stempera con il sorriso e spesso con una risata contagiosa. E tutto ciò è bene ed importante comunque e perfino maggiormente nella conduzione della più importante Istituzione culturale della Sardegna, nella misura in cui ispira fiducia e ottimismo (della volontà) nei suoi interlocutori. Ma noi, impertinenti, con tutto l’affetto e l’amicizia che le vogliamo, osiamo criticare alcune sue scelte di gestione politica. Ovviamente ci limitiamo a criticare per quanto riteniamo di esserne legittimati da specifiche informazioni in nostro possesso e per la pretesa di avere precise impostazioni da contrapporre. Nel senso che non entriamo in campi nei quali non abbiamo informazioni e competenze. In questo contesto ci limitiamo allora ad alcune tematiche (neppure tutte) trattate da Maria nell’intervista di domenica su L’Unione Sarda.

1) CAMPUS e VUOTI URBANI
Ha ragione il Rettore a sostenere che si trova a gestire scelte non sue, come quella della Cittadella di Monserrato e del suo ampliamento, che vengono da lontano e che sono state sostanzialmente confermate (sia pur ridimensionate rispetto ai progetti originari) dalle ultime gestioni rettorali. Sicuramente il suo predecessore avrebbe potuto invertire la rotta anzicché proseguire nell’investimento in nuove costruzioni, a tal fine riconsiderando l’uso dei vecchi edifici universitari (e non), che vanno oggi in rovina (inesorabilmente?). Per stare nell’ambito delle proprietà universitarie parliamo della (ormai ex) Clinica Macciotta, del palazzo delle Scienze e, per estenderci verso altre proprietà, dell’Ospedale San Giovanni di Dio, dell’ex Ospedale militare, alle quali aggiungere altre strutture pubbliche in dismissione, di possibile cambio d’uso rispetto a quello originario (Carcere Buoncammino, ex servitù militari, etc.). Sono questi i “vuoti urbani” di cui parla Pasquale Mistretta? Crediamo di si, anche se noi che non siamo urbanisti, preferiamo classificarli come “beni comuni”, ossia delle cose che esprimono utilità funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali nonché al libero sviluppo della persona, che vorremmo pertanto restituiti a funzioni civili in favore della popolazione. Ma, si dirà, altre scelte sono state fatte anche perché i soldi non bastavano e sempre meno bastano. Invece, noi non accettiamo tale liquidazione. Al contrario vorremmo che si sviluppasse un diverso ragionamento e che si impostassero scelte politiche in direzione radicalmente opposta a quella attualmente dominante. Lo abbiamo suggerito altre volte e sarà necessario ritornarci in un dibattito aperto. C’è ancora tempo per evitare ulteriori disastri.

2) UNIVERSITA’ DELLA SARDEGNA
Fa bene il Rettore a difendere l’identità e la storia dell’Università di Cagliari, come pure fa bene il suo collega per l’Università di Sassari. Fanno male entrambi a non impegnarsi per costruire realmente l’Università della Sardegna, attraverso una vera Federazione dei due Atenei, sotto l’egida appunto dell’“Università della Sardegna – Universidade de Sardigna – University of Sardinia”. Anche per questa tematica rimandiamo a quanto più volte abbiamo scritto, nella consapevolezza che i processi storici che non si sanno gestire ci vedono soccombenti. E questo è esattamente quanto già accade per le Università sarde, costrette a continui ridimensionamenti perché incapaci di misurarsi su una necessaria più grande dimensione almeno regionale.

3) IL RUOLO DELL’UNIVERSITA’ SUL TERRITORIO (impegno per la Terza Missione)
Il rapporto con la città è fondamentale, ma solo se Cagliari saprà rappresentare l’intera Sardegna, cosa che non solo non le riesce, ma che non la vede in cambiamento in tale direzione. E in questo l’Università di Cagliari non sembra di grande aiuto alla città. Complessivamente si ha l’impressione (e non solo) di un declino complessivo della nostra Isola, che singole realtà in controtendenza non possono arrestare. Cagliari e la sua Università non si salvano se non insieme alla Sardegna e alla sua Università Sarda. Riflettiamoci e se ci riusciamo usciamo da impostazioni provinciali. Ci riusciamo ad osare di più? Detto questo, mentre riconosciamo il grande sforzo fatto dall’Università per porsi al servizio del territorio, nell’impegno per la “terza missione” (le politiche di promozione dell’innovazione, con Contamination Lab e altre iniziative, ne sono una prova), riteniamo al riguardo tuttora inadeguata la propria iniziativa, se solo pensiamo alla ridottissima offerta formativa post lauream e allo scarso impegno nella formazione professionale (longlifelearning). O, ancora, all’insufficiente investimento di studio e ricerca nelle tematiche della “nuova economia”, quella che può valorizzare le significative esperienze in atto anche in Sardegna e dare prospettive consistenti di occupazione rispetto alle vecchie e superate impostazioni socio-economiche, che si sostengono solo con interventi assistenziali a carico dei fondi pubblici. E poi: balza all’occhio come l’Università tenda ad esaurire il rapporto con il territorio nel rapporto con le Istituzioni. Molto importante, ma l’Università è un entità autonoma, qualità costituzionalmente garantita, che deve essere al servizio di tutti, includendo, tra questi “tutti” e in aggiunta alle Istituzioni, altri soggetti: le imprese, le entità del terzo settore, i cittadini associati e singoli. Insomma vorremo al riguardo una Università che praticasse la sussidiarietà, secondo il principio costituzionale (art.118), cioè una Università che sappia riconoscere come interlocutori anche i cittadini e le loro associazioni.

4) PICCOLO PISTOLOTTO CONCLUSIVO
“Ask not what your country can do for you; ask what you can do for your country”. “Non chiederti cosa può fare il tuo paese per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo paese”. E’ questa una delle frasi più famose tra quelle pronunciate da John Fitzgerald Kennedy; esattamente risale al 20 gennaio 1961, giorno del suo insediamento alla Casa Bianca come 35° presidente degli Stati Uniti d’America. Riscrivendola “a nostro uso e consumo” suona così: cara Università “non chiederti cosa può fare il tuo paese per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo paese”, mettendo concretamente da parte la tua autoreferenzialità.
Forse troverai più gente e più organizzazioni convintamente al tuo fianco per salvarti insieme al paese!

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MDelZompo US 5 mar17“DEL ZOMPO, UNA MAGNIFICA SFIDA”
Sergio Nuvoli, Unica
Cagliari, 6 marzo 2017 – E’ stata pubblicata ieri su L’Unione Sarda un’intervista di Paolo Paolini con il Rettore Maria Del Zompo. Il colloquio è il primo di una serie che il giornalista realizzerà con le figure più autorevoli nella città di Cagliari. Nella conversazione pubblicata ieri dal quotidiano, la prof.ssa Del Zompo fa il punto della situazione e risponde puntualmente ad alcuni rilievi, senza sottrarsi ad alcuna domanda.
- L’UNIONE SARDA - segue –

DICHIARAZIONI PROGRAMMATICHE MANDATO AMMINISTRATIVO 2016/2021 SINDACO MASSIMO ZEDDA

Torri municipio Cagliarilampadadialadmicromicro13Il nostro amico consigliere comunale del Movimento 5 Stelle Pino Calledda ci ha fatto avere in anteprima il documento con le dichiarazioni programmatiche che il Sindaco Massimo Zedda esporrà nella prossima seduta del Consiglio comunale di Cagliari prevista martedì 11 ottobre. Le stesse dichiarazioni sono pervenute a tutti i consiglieri comunali su richiesta del presidente dell’assemblea civica Guido Portoghese ma allo stato non sono disponibili nel sito web del Comune. Nei prossimi giorni in spirito di servizio, come si diceva un tempo, formuleremo osservazioni critiche – in senso lato – cercando di mantenere comunque una serenità di giudizio. Ciò significa apprezzamento per quanto riteniamo positivo, critica per quanto riteniamo sbagliato, richiesta di spiegazioni per quanto viene omesso. Proprio a quest’ultimo riguardo lasciateci anticipare un interrogativo: perché nelle dichiarazioni non si parla degli immigrati e delle politiche di accoglienza? Ne vogliamo parlare? Ecco: in questo contesto e in questa direzione noi siamo impegnati, ma vorremmo essere in buona compagnia, cioè vorremmo che tutti coloro che hanno qualcosa da osservare o segnalare, per questioni di carattere generali o specifiche, intervenissero. Con tutto il rispetto che abbiamo dei nostri rappresentanti istituzionali che si esprimeranno nell’esercizio del loro mandato, crediamo che non debba mancare l’intervento dei semplici cittadini singoli o associati. A tal proposito gli spazi di ALADINEWS sono dunque a disposizione.
StemmaAraldico_ComuneCagliari_feb2015_d0

    DICHIARAZIONI PROGRAMMATICHE – MANDATO AMMINISTRATIVO 2016/2021
    SINDACO MASSIMO ZEDDA

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PASSEGGIATA CAGLIARITANA

Cagliari Canelles 1972
di Piero Marcialis
Vado al Poetto. A passeggiare. Coi disoccupati e i pensionati.
Che bella passeggiata, da Marina Piccola verso Quartu.
Tutto ben asfaltato e ordinato il percorso, coi bar tutti uguali.
A destra una volta c’era la spiaggia colle alte dune, adesso, dopo solo due giorni di pioggia, la spiaggia sembra una laguna.
Dicono che con le canne le dune riappariranno.
Di canne non me ne intendo, ma penso “chissà quante canne ci vogliono per vedere apparire tante belle alte dune…”
Vado avanti e arrivo all’ex-Ospedale Marino, un rudere ormai, monumento perenne dell’insipienza politica nostrana.
Di fronte, a sinistra, l’ippodromo. E’ chiuso. Strano per una città che vuol essere di richiamo turistico…
Più oltre immagino le saline, sono chiuse, e Molentargius coi suoi fenicotteri rosa, sa genti arrubia… Penso a tante cose, a progetti che richiedono coraggio e immaginazione politica. Mah…!
Sono stanco e prendo l’autobus. Nel centro tanti cantieri aperti per migliorare l’aspetto della città, alcuni hanno finito. Che bellezza! Poi arrivo alle periferie trascurate, senza bei marciapiedi, senza strade lisce asfaltate, senza giardinetti ben curati, senza lavoro, senza niente. Gente che non ha neppure casa, dorme in macchina.
Che desolazione! Vado via e vedo tante belle zone verdi, viale Buoncammino, c’era il carcere… Tante chiacchiere su cosa se ne doveva fare di questa grande struttura che non è più prigione, sarebbe tornata al popolo, alla cultura, invece no, chissà perchè!
Tanti bei spazi verdi, vanto dei sindaci che si sono succeduti negli anni del dopoguerra. C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole?
Forse nella selva dell’orto dei cappuccini…
Cinque anni fa ho sfilato per le strade di Cagliari, si gridava “Ora tocca a noi!”, “Meglio di prima non ci basta!”
Ora c’è silenzio, lo scontro è finito, siamo silenziosi, dietro a una sinistra evanescente, poco ambientalista, poco libertaria.
Passeggiamo. Più o meno come prima è bastato? Non a me.

Solite promesse non mantenute e solite promesse da mantenere… Intanto inizia il toto-previsioni…

Unione sada Ca 10 3 16 - segue -

Sa die de sa Sardigna 2015. Parole (non molte), Opere (poco o niente), Omissioni (molte, troppe)…

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Sa die, per la messa in cattedrale
Cagliari 18 aprile 2015
duomo cagliari Cari Amici,
Vi confermo che, su richiesta del Comitato per sa die de sa Sardigna, la mattina del prossimo 28 aprile, l’Arcivescovo di Cagliari, mons. Arrigo Miglio, concelebrerà con alcuni sacerdoti la messa nella cattedrale di S. Maria, a partire dalle ore 10,30.
Buoncammino-chiesa-300x202 Per meglio preparare la celebrazione del 28 aprile, la Chiesa di san Lorenzo – con il suo rettore mons. Mario Ledda – e la Fondazione Sardinia promuovono due incontri sul tema “LINGUA SARDA E LITURGIA”. Questi si svolgeranno nella chiesa di San Lorenzo in Buon Cammino a Cagliari (di lato all’ex-carcere) nei due lunedì, 20 e 27 aprile, a partire dalle ore 18,30. L’incontro di lunedì 20 aprile sarà guidato da don Antonio Pinna, docente di Sacra Scrittura presso la Facoltà Teologica, e avrà quale titolo: “Orientamenti per la traduzione in sardo della Bibbia e della liturgia: la teoria e la pratica”.
L’incontro del 27 aprile, con inizio alle ore 18,30, sarà guidato da mons. Mario Ledda ed avrà quale titolo: “Dio parla ai Sardi tramite il salmo 87”.
Nella mattinata del 28 aprile, ad iniziare dalle ore 9,00, nel salone di Palazzo Regio, il Comitato si riunirà con le associazioni degli artisti della cultura poetica e musicale sarda, per aprire le celebrazioni di sa die de sa Sardigna del 2015. Dal salone ci si sposterà in cattedrale alle ore 10,30.
Siamo tutti invitati a partecipare a queste iniziative.
Saluti SALVATORE CUBEDDU
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Sa die: aspettendi sa regioni… aspetta e spera…
Leggete, che forse vi interessa.
di Marco Deplano (da fb)
Otto aprile 2015: con una delibera, l’Assessore regionale alla cultura Firino ha ufficialmente messo a disposizione 160.000 euro per ‪#‎SaDie2015‬ .
Oggi, 19 aprile, a dieci giorni dalla ricorrenza, è tutto ancora in alto mare. Ci sono le risorse, ma non ci sono i tempi tecnici per far partire la macchina organizzativa come si dovrebbe. Cosa sappiamo:
- che il Presidente del Consiglio regionale non ha disposto alcun momento di celebrazione a livello istituzionale (smentendo tutti, compreso lo scrivente).
Il Consiglio regionale di via Roma presumibilmente sarà VUOTO e, a discapito di quanto contenuto nella delibera dell’Assessore regionale Firino – documento al vaglio della Commissione cultura del Consiglio – non è stato previsto alcun impegno ufficiale, né dentro né fuori dagli spazi istituzionali,
Martedì 28 alle 10.30, dopo un incontro prevalentemente commemorativo presso il Palazzo Viceregio (apertura dei lavori prevista per le ore 9), messa in Cattedrale, in lingua sarda, officiata dall’Arcivescovo, per iniziativa del Comitato Pro Sa Die, alla presenza di qualche politico e dei cittadini (credenti o praticanti occasionali).
Altri gruppi propongono attività encomiabili, ma isolate (segnalo ad esempio Sa die de sa Sardigna in tundu). Stop.
Ponzio Pilato lava mani-Duccio_maesta_detail4- Il Presidente della Giunta non ha proferito parola pubblicamente rispetto a Sa Die, scaricando le responsabilità sull’Assessore alla cultura, lassandela a sa sola.
Può un Presidente della RAS lavarsene le mani?
Può un Presidente del Consiglio regionale RAS valutare di non celebrare la giornata del 28 in Aula?
L’Assessore regionale alla cultura è stata l’unica a mostrare sensibilità e impegno per questa situazione e si accinge a presentare un calendario di eventi diffusi sul territorio (diciamolo, ancora di fatto non si sa nulla…) in programma tra il 24 e il 28 aprile. Personalmente le sono grato e ne apprezzo la dedizione, ma la latitanza delle altre istituzioni è dimostrazione di superficialità per una parte della storia che è, loro malgrado o, malgrado loro, patrimonio di tutti.
La mancanza di empatia, di interesse e di rispetto sono il segno di uno dei momenti più bui della nostra Autonomia. Ciò è perfettamente in linea con la politica che il governo italiano conduce accentrando su di sé poteri e competenze delegittimando le specialità regionali. Mi avvilisce che siamo noi stessi a mortificarci da soli.
Alle decine di associazioni con cui ho preso contatto in questi giorni dico con le lacrime agli occhi che non esistono i tempi burocratici per poter organizzare un evento in grande stile. L’unica possibiltà, seppure tardiva, è un intervento politico massiccio (consiglieri regionali, giunta in toto, comune, autorità varie).
Altrimenti, ciò che ci resta è prendere vino e formaggio. Spezzare il pane e stare insieme in una bella piazza. La parola d’ordine per partecipare la conoscete ed è la stessa dal 1794: ‪#‎cixiri‬

in giro con la lampada di aladin… Buoncammino

Buoncammino-fto-panolampada aladin micromicro(Dal sito web della RAS) Giornate Fai, Pigliaru: “Una piattaforma web della Regione per dibattito su Buoncammino”. “La Regione vuole favorire un dibattito che sia aperto a tutti e dia vita a una progettazione partecipata del futuro di Buoncammino: entro breve tempo metteremo on line una piattaforma web che metta al lavoro l’intelligenza collettiva per una struttura così cruciale”. Così il Presidente della Regione, Francesco Pigliaru.
- Aladinews su Buoncammino.
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Dibattito su Cagliari: tanti contenitori da riempire. Ma i vuoti più preoccupanti sono quelli delle idee. Corriamo ai ripari…

Buoncammino fto pano- Che fare di Buoncammino? Gianfranca Fois su il manifesto sardo.
- Viaggio tra le celle deserte di Buoncammino. Il servizio su Videolina

Dibattito su Cagliari: tanti contenitori da riempire. Ma i vuoti più preoccupanti sono quelli delle idee. Corriamo ai ripari…

ex Osp Mar 2Ex Ospedale Marino
- Il dibattito aperto da Tonino Dessì sulla sua pagina fb.

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- seguono alcuni riferimenti per le altre strutture -

“Nuove strade per Buoncammino”

Oggi, lunedì 22 dicembre, ore 15,30 a Cagliari, Sala Convegni Fondazione Banco di Sardegna: “Nuove strade per Buoncammino”, organizza il FAI Sardegna.
Buocammino ft Biolchini “Finire a Buoncammino“. Una delle battute riferibili al “gigante” che dal colle di San Lorenzo guarda gli stagni, il mare, il Campidano, i Sette Fratelli fino alle montagne dell’interno. Carcere da cui era impossibile fuggire, fu inaugurato nel 1855 per migliorare le condizioni dei prigionieri delle Regie Carceri.
Il monumento (di ciò si tratta) sfiora l’ettaro e mezzo di superfice ed è il complesso architettonico più vasto della città. La recente chiusura è un’opportunità per discutere sul suo riutilizzo e su quello delle tante strutture pubbliche in via di dismissione. L’interesse di media e social deve tradursi in momenti di confronto pubblico. – segue –