Risultato della ricerca: UNIVERSITà SARDA

Rocca e’ online

img_6379Venti di guerra continuano a percorrere tre tra il mondo portando morte, distruzione, catene di odio seminate per le generazioni future. Fiorisce il commercio delle armi e ci si dota di leggi per nasconderlo. Ritorna l’idea nefasta e storicamente falsificata del si vis pacem para bellum. Insomma a sopravvivere oltre l’ideologia del libero mercato come longa manus capace di governare il mondo verso magnifiche sorti e progressive, torna con forza la sua speculare sorella, secondo la quale la sicurezza si realizza blindandosi tutti dentro la corazza d’acciaio di sistemi d’armi sempre più sofisticati, letali, costosi. Ringraziamo Amaro Rafael De Charvalho (Amaro della Quercia) per l’opera che ci ha consentito di utilizzare per la nostra copertina e salutiamo con lui Alberto Maggi e Ricardo Perez Marquez che animano l’esperienza preziosa e amica del Centro Studi Biblici “Giovanni Vannucci” di Montefano (Mc). L’immagine ci restituisce con grande e drammatica forza la disperazione, il dolore e insieme la volontà di vita a Gaza e nelle altre zone di guerra. Una guerra che ormai e sempre più uccide i civili, le donne che danno e curano la vita, i vecchi nella stagione del loro riposo e soprattutto i bambini ammazzati o mutilati mentre proteggono i loro amici animali o i loro giocattoli animati.

La via della guerra e del riarmo uccide in molti modi: distruggendo persone e cose (e quante macabre riunioni per posizionarsi bene alla roulette esclusiva della ricostruzione); seminando odio e rancore che solitamente definiamo bestiali ma che in realtà nessuna bestia prova ma che possono essere solo tragicamente umani; creando povertà con la concentrazione di grandi risorse verso le spese militari. Per le quali non ci sono mai i vincoli di bilancio che limitano gli investimenti per la salute, l’istruzione, il sostegno a chi sopravvive ai limiti della miseria.

Di fronte a ciò è veramente necessario che la richiesta di cessate il fuoco e di vie negoziali sia sospinta da una decisa e ampia mobilitazione nonviolenta contro l’aumento delle spese militari, per la loro trasparenza, per la ricostruzione di una grammatica della pace, capace di garantire buon vivere e sicurezza assai più delle armi. D’altra parte quanto più gigantesca si fa la sproporzione delle forze tanto più la via della nonviolenza diventa quella attraverso cui i popoli possono far sentire la propria voce e far pesare il proprio bisogno di pace, di libertà e di uguaglianza. Parole desuete, vecchie bandiere da ritirar su dalla fanghiglia ideologica in cui erano state abbandonate.

Dentro questo difficile orizzonte si può rilanciare una forte stagione europeista, secondo l’ispirazione immaginata a Ventotene nel periodo nero delle dittature e del suicidio di questo antico continente. Pensare un’Europa che in crescente autonomia sia tra i protagonisti del mondo multipolare che già si delinea. Numerosi, autorevoli contributi, approfondiscono in questo numero i temi qui appena accennati.

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In Italia si accresce lo stillicidio di morti sul lavoro, a Firenze e in ogni parte del Paese. Soprattutto ma non solo nel settore dell’edilizia. Di solito alla base vi è una feroce logica di sfruttamento, di lavoro nero, di evasione contributiva, di risparmio sui presidi di sicurezza. I controlli quasi non ci sono. La medicina del lavoro è pressoché morta. I subappalti a cascata fanno il resto. E alla fine nessuno paga, le aziende peggiori competono slealmente con quelle migliori. Gli immigrati “cattivi” diventano buone risorse da fatica e da schiavitù. Se compiono reati bisogna metterli dentro e buttar via la chiave si dice, se i reati li compiono imprenditori nostrani senza scrupoli facendoli lavorare in scarsa sicurezza e pochi soldi, ciccia. Tutto ciò è parte di una generale svalutazione del lavoro, in particolare di quello operaio e produttivo. E sarebbe ora che chi pensa di rappresentarlo si desse una mossa, imponendo con la lotta (e come se no?), misure efficaci e controlli severi. Le proposte ci sono, per ora manca la volontà.

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img_6008 Alessandra Todde *

Ultime dalla Sardegna. Su populu sardu ha deciso di cambiare. Una scelta coraggiosa l’elezione di una donna, competente, combattiva. Un segnale pesante per il centralismo romano che pensa di calare come un falco sui territori (ma che diavolo di autonomia differenziata è!). Un segnale incoraggiante non tanto per un generico campo largo ma per un campo di forze aperto, capace di procedere senza schemi rigidi, cogliendo le peculiarità dei territori, costruendo una tensione unitaria che via via sia capace di darsi un convincente programma di governo. Ma non bisogna dimenticare che anche in Sardegna la metà degli aventi diritto non è andata a votare. C’è ancora molto lavoro da fare per ricostruire un rapporto di fiducia tra cittadini e politica. O meglio per riportare i cittadini all’impegno politico e civile.
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*Alessandra Todde

Si laurea all’Università di Pisa in Ingegneria informatica, successivamente consegue una laurea in Scienze della Formazione.

Fondatrice e CEO di Energeya, acquisita da FIS Global nel 2015, ha ricoperto il ruolo di Senior Advisor Energy Markets in FIS Global. E’ stata Sales Director South & Eastern Europe in Sungard e Client Relationship Manager Sud Europa in Nexant.

Amministratrice delegata di Olidata, si è poi dimessa perché candidata alle elezioni europee con il Movimento 5 stelle.

A dicembre 2014 la delegazione sarda di AIDDA (Associazione Imprenditrici e Donne Dirigenti di Azienda) la premia come imprenditrice dell’anno.

A dicembre 2018 è stata nominata tra le Inspiring Fifty italiane, riconoscimento alle 50 donne italiane considerate più influenti nel mondo della tecnologia.

Cari sardi abbiamo un’opportunità storica : competenza , onestà e finalmente una Presidente donna ❤
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Sa cordula a sa musca

img_3122img_5979Sa cordula a sa musca…
la-lampada-di-aladinLa prima volta sentii dire questa frase dal
rettore dell’Università dí Cagliari Pasquale Mistretta. Ricordo precisamente la circostanza. Eravamo con il rettore, diversi professori e funzionari amministrativi, intorno a un tavolo in cui si discuteva di nuovo Statuto dell’Università. Erano circa le 18 di una sera invernale e l’incontro volgeva noiosamente al termine. Solo due professori mostravano ancora interesse, anzi sembrava non avessero intenzione di smettere. Si trattava di materia giuridica, peraltro estranea alle competenze accademiche dei due. Infatti uno era l’esimio docente di filosofia teoretica Alberto Pala, l’altro l’illustre docente di meccanica Giovanni Maria Piga, chiamato Ernest Hemingway, per la sua barba, l’immancabile pipa e dunque la davvero straordinaria somiglianza al famoso letterato. Nel diffuso disinteresse i due vieppiù si accaloravano, fino quasi a venire alle mani. Seguiva con crescente preoccupazione il precipitare della situazione il Rettore che alfine decise di intervenire, preliminarmente su Alberto Pala, forse per ragioni di età e confidenza, anche se Mistretta conosceva tutti i suoi colleghi come le tasche della sua giacca (era anche questa la sua formidabile capacità di gestione del potere accademico): “oh Bebo, accabbamidda, ses propiu faendi sa cordula a sa musca!” Il professor Alberto Pala, ci rimase talmente male che istantaneamente si zitti’. Così pure il prof. Piga. Fini’ tutto in una grande risata. E il Rettore restituì a tutti i convenuti la libertà di tagliare la corda per una serata che metteva male.
La frase sarda prende spunto dal prelibato piatto della cucina cagliaritana che consiste nell’intrecciare e quindi arrostire le interiora degli agnellini (o capretti) da latte, quando ancora si sono nutriti esclusivamente del latte materno senza aver mai brucato erba. Se già è difficile intrecciare le interiora di un agnellino, è praticamente impossibile farlo con quelle di una minuscola mosca! Ci possono solo provare gli ultra pignoli e i perditempo.
Chi ha orecchie per intendere, intenda!

Iniziativa in onore di Francesco Alziator, cantore di Cagliari. Sa lingua de Casteddu in Consiglio comunale. Sono soddisfazioni!

img_5453Ieri nell’aula consiliare del Comune di Cagliari la Fondazione Sardinia, attraverso il suo presidente Bachisio Bandinu e il direttore Salvatore Cubeddu, ha presentato i due volumi della ricerca scientifica/opera didattica su “Sa lingua de Casteddu”, curata da Daniela Mereu, Fabio Usala e Paolo Zedda. Si tratta di un efficace strumento per valorizzare e sostenere la lingua sarda nella versione casteddaia. L’incontro è stato presieduto dal presidente del Consiglio comunale Edoardo Tocco. Hanno portato il saluto Giorgio Angius, vice sindaco, anche a nome del sindaco Paolo Truzzu, assente per indisposizione, l’assessora alla Cultura Maria Dolores Picciau. Sono intervenuti con due dei già citati curatori dei contenuti dell’opera (Fabio Usala e Paolo Zedda) nonché del tecnologo che ha curato il supporto informatico (Maurizio Zucca), Tonino Oppes, che ha ricordato Francesco Alziator, e Maurizio Virdis, docente universitario, referente scientifico dell’opera. Maurizio Virdis ha fatto un appello perché la lingua sarda venga parlata in tutte le sue varianti, perché è bella e il suo uso rafforza l’identità del popolo sardo. Ha ricordato infine, tra gli applausi, insieme con Francesco Alziator, un altro grande cagliaritano: Aquilino Cannas.
Salvatore Cubeddu, che ha anche portato i saluti della figlia di Alziator, Cristiana, assente per indisposizione, ha, tra l’altro ricordato che 42 anni fa (1981) nell’aula consiliare intervenne in sardo il consigliere Franco Meloni*, Il suo intervento non venne registrato in quanto non espresso in lingua italiana (!). Molto tempo e’ passato da quel giorno, per fortuna non invano, come dimostra l’odierna iniziativa.
Il libro è fruibile in rete.

The day after. Riflessioni (e proposte) personali del “dopo Convegno”

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di Franco Meloni
Il convegno su “Adriano Olivetti e la Sardegna. Attualità di una prospettiva umanistica” che si è concluso sabato 28 mattina ha sollecitato una grande quantità di approfondimenti su tematiche che si possono riproporre e su altre ulteriori, che richiedono una serie di nuove auspicabili iniziative.
Io provo ad avanzare qualche riflessione, si tratta per ora solo di suggestioni.
Innanzitutto una premessa che traggo dalla relazione del cardinale Arrigo Miglio: ci ha detto che Adriano Olivetti nella sua incessante e innovativa attività imprenditoriale, sociale e politica incontrò molti ostacoli e decisi oppositori, tra questi anche la Chiesa di Ivrea, che mal sopportava il suo intervento nel campo sociale (similmente i Sindacati, specie la Cisl, che lo vedevano invadere il proprio ambito, per non dire dei grandi partiti). Ma mons. Miglio, originario del Canavese e, in tempi più recenti del periodo di A. Olivetti, Vescovo di Ivrea, ha parlato soprattutto del rapporto con la Chiesa eporediese. Ebbene, nel tempo, i rapporti di ostilità si convertirono in collaborazione, sia con Adriano Olivetti in vita (che si convertì al cattolicesimo, non certo per convenienza, rimanendo profondamente laico), sia dopo la sua morte (1960), quando, sei anni dopo, divenne Vescovo di Ivrea mons. Luigi Bettazzi e, successivamente, mons. Arrigo Miglio. Una evoluzione analoga ha avuto in generale, in Italia, il mondo della Cultura laica, da una parte, e della Chiesa conciliare dall’altra, e non solo, dove da una contrapposizione tra laici e cattolici si è passati a un fecondo rapporto di dialogo. Ovviamente sono consapevole che il discorso è complesso e che sto ragionando per semplificazioni, che comunque mi consentono di affermare che il nostro convegno ne è una prova. Infatti, semplificando, in questo convegno si sono incontrati sostanzialmente due mondi, quello laico e quello cattolico. Gli intellettuali che hanno partecipato e animato il Convegno (relatori e no) appartengono a uno dei due mondi o a entrambi, ma, in questo ragionamento mi piace così schematizzare: Il mondo laico rappresentato dai diversi apporti dell’Università di Cagliari e di Sassari, il mondo cattolico rappresentato dagli esponenti della Facoltà teologica della Sardegna, presente sia nel comitato scientifico sia attraverso padre gesuita Giuseppe Riggio, che ha proposto – seppur costretto dalla tirannia del tempo – significative conclusioni. Lo ha fatto in una forma davvero intelligente, in quanto è riuscito a coinvolgere tutte le (poche) coraggiose persone che hanno resistito, sabato, fino alla fine del convegno, in tutto una ventina. Nel breve dibattito finale si sono registrati dieci interventi, che hanno proposto interessanti riflessioni. Io ne ho avanzate due: la prima riguarda la tematica del lavoro, molto spinosa, anzi drammatica, pensando soprattutto ai giovani e agli espulsi di ogni età dal mondo del lavoro. Il Mondo, e, in Italia, il Sud e la Sardegna in modo particolare, è afflitto dalla mancanza di lavoro, dal precariato, da compensi ai lavoratori non dignitosi, in presenza di vergognose discriminazioni e ingiustificate ineguaglianze. E, giustamente, al contrario, il Papa e la Chiesa sostengono il «lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale» (cfr Papa Francesco, Esort. apost. Evangelii gaudium, 192), concetto riproposto come titolo della 48ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, tenutasi a Cagliari nei gg. 26-29 ottobre 2017, che non si discosta, anzi completa, uno dei motti programmatici, laici, del mondo del lavoro: “lavorare tutti, lavorare meno, lavorare meglio“. Adriano Olivetti praticava questi concetti, come abbiamo sentito in diverse relazioni del convegno, in modo anticipatorio rispetto alle normative attuali sul lavoro che attengono alla responsabilità sociale dell’impresa e al welfare aziendale.
Ne vogliamo riparlare e costruire qualche iniziativa?
La seconda suggestione riguarda il concetto di sussidiarietà, anche esso praticato – sebbene non chiamato nello stesso modo da Adriano Olivetti. Ricordo che il principio di sussidiarietà fu per primo introdotto dalla chiesa cattolica, precisamente nella Rerum Novarum di Leone XIII (1891). Il principio è stato “costituzionalizzato” dalla riforma costituzionale del 2001, articolo 118, laddove si parla sia di sussidiarietà verticale, che riguarda i vari livelli istituzionali: Stato, Regioni, Città metropolitane, Province, Comuni e di sussidiarietà orizzontale che attiene alla partecipazione dei cittadini alla vita sociale per il raggiungimento degli interessi di carattere generale (*) Proprio basandoci su questo principio, su cui si fonda l’attività del Terzo Settore, possiamo pensare di riformare la politica, oggi tanto estranea al comune cittadino. Oggi la “Teoria di Comunità” elaborata e in certa parte sperimentata da Adriano Olivetti e dai suoi collaboratori, anche scontando dolorosi insuccessi, come il deludente risultato dell’avventura elettorale nelle Politiche del 1958, nella quale fu coinvolto il Psdaz. Proprio da quella sconfitta, superandone il trauma, poteva nascere un robusto movimento popolare sardo (ce n’è da dire e da fare!). Purtroppo la morte di Adriano Olivetti chiuse ogni possibilità per una prospettiva virtuosamente percorribile. Che il nostro Convegno ha l’ardire di rilanciare!
Ne vogliamo riparlare e costruire qualche iniziativa?
Lancio infine una proposta, che mi sembra abbiamo praticato in questa “due giorni convegnistica”, cioè una chiamata all’impegno di tutti noi (gli organizzatori), con il coinvolgimento di altri che vogliano aggiungersi, per l’istituzione anche nella nostra città di una “cattedra dei non credenti“ sul modello che tanto avuto successo e utilità, pensato e realizzato anni fa dal cardinale Carlo Maria Martini, nel suo mandato di arcivescovo di Milano. Evidentemente, mutando ciò che c’è da mutare, tenendo conto delle persone e delle risorse di cui disponiamo. L’iniziativa si iscriverebbe nei percorsi sinodali della Chiesa universale e di quella italiana e sarda.

Voglio concludere con una celebre frase, a me tanto cara, del credente cardinale Martini, in totale sintonia con il non credente filosofo Norberto Bobbio: «La differenza più importante non è tra chi crede e chi non crede, ma tra chi pensa e chi non pensa ai grandi interrogativi dell’esistenza»

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(*) Cost., art.118 ult. comma (…) Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà.
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Articolo pubblicato in contemporanea su Aladinpensiero e su il manifesto sardo: media partner del Convegno.
Su il manifesto sardo:
https://www.manifestosardo.org/riflessioni-del-dopo-convegno-su-adriano-olivetti-e-la-sardegna/
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Gli intellettuali sardi chiedono un aiuto per la Sardegna ad Adriano Olivetti

img_4337Adriano Olivetti e la Sardegna

Nei giorni venerdì 27 (mattina e sera) e sabato 28 ottobre (solo mattina) si terrà nell’Aula Motzo della Facoltà di Studi Umanistici dell’Università di Cagliari un Convegno su “Adriano Olivetti e la Sardegna. Attualità di una prospettiva umanistica”.

Il Convegno è organizzato dalla Fondazione Sardinia, Università degli Studi di Cagliari: Dipartimento di Lettere, Lingue e Beni culturali – Gruppo di ricerca Comunità e lavoro del Dipartimento di Lettere, Lingue e Beni culturali dell’Università di Cagliari – Dipartimento di Giurisprudenza, dalla Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna, con il patrocinio della Fondazione Adriano Olivetti.

Adriano Olivetti (1901-1960) “è tra le figure più influenti e singolari del Novecento. Imprenditore straordinario, eminente uomo di cultura, politico, innovatore delle scienze sociali e precursore dell’urbanistica e dell’architettura, tra il 1930 e il 1960 ha condotto la fabbrica di macchine per scrivere del padre e dei primi computer, ai vertici del successo mondiale e dell’innovazione tecnologica. Il suo progetto di riforma sociale in senso comunitario è oggi riconosciuto come una tra le realizzazioni più attuali e avanzate di sostenibilità”.

Dopo i saluti istituzionali, introdurrà i lavori Francesca Crasta, proponendo una prospettiva filosofica alla base del pensiero olivettiano, mentre Beniamino de’Liguori Carino, Segretario generale della Fondazione Olivetti parlerà dell’eredità culturale di Adriano Olivetti. Con il coordinamento di Salvatore Cubeddu, la prima sessione sarà dedicata all’esperienza di Adriano Olivetti in Sardegna, quando stipulò un accordo elettorale con il Psd’az. Le relazioni saranno tenute da Luca Lecis (Aspetti del dibattito sulla Rinascita), Stella Barbarossa (L’attività politica di Adriano Olivetti in Sardegna), Nicolò Migheli (L’esperienza comunitaria a Santu Lussurgiu), Duilio Caocci (Antonio Cossu: uno scrittore olivettiano in Sardegna), Franciscu Sedda (La simbologia comunicativa di Adriano Olivetti).

Nella II Sessione, pomeridiana, coordinata da Gianni Loy, sarà trattato il tema del lavoro e relazioni industriali nella fabbrica di Adriano Olivetti. Le relazioni saranno tenute da Enrico Mastinu (Le relazioni industriali nella “fabbrica” di Adriano Olivetti), Piera Loi (La responsabilità sociale dell’impresa), Sonia Fernandez Sanchez (Il welfare aziendale). La III Sessione, ultima della sera, coordinata da Duilio Caocci, tratterà la teoria della comunità. Le relazioni saranno tenute dal Card. Arrigo Miglio (Cattolici politica DC e Comunità-partito di Olivetti), Remo Siza (La Comunità in una società individualizzata), Simona Campus (Sinisgalli, Nivola, Pintori e l’umanismo pubblicitario di Olivetti), Mauro Pala (Ancestors: le radici britanniche del pensiero di Adriano Olivetti).

La III sessione riprenderà sabato mattina 28 ottobre 2023 con le relazioni di Antonella Camarda (Olivetti va in America. Italianità e internazionalismo negli show-room d’oltreoceano), Aldo Lino (Gli architetti di Adriano), Stefania Lucamante (Il ritratto di Adriano Olivetti nel “Lessico famigliare” di Natalia Ginzburg). Dopo uno spazio dedicato agli interventi del pubblico, le conclusioni saranno svolte a cura di Giuseppe Riggio s.j. e del Comitato scientifico composto da Duilio Caocci; Salvatore Cubeddu; Gianni Loy e Franco Meloni; Cardinale Arrigo Miglio; Giulio Parnofiello s.j. La conclusione dei lavori è prevista alle ore 13.30. I media partner sono Aladinpensiero News e il manifesto sardo.
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Convegno “Adriano Olivetti e la Sardegna. Attualità di una prospettiva umanistica”.
Cagliari, 27 e 28 ottobre 2023
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Comitato scientifico e Relatori
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Comitato Scientifico

Duilio Caocci

img_4708Duilio Caocci insegna Letteratura italiana e Letteratura sarda presso la Facoltà di Studi Umanistici di Cagliari. Tra il 2009 e il 2011 è stato componente del Comitato Nazionale per le Celebrazioni del centenario della nascita di Giuseppe Dessì e dal 2016 è segretario della Commissione Nazionale per l’opera omnia di Grazia Deledda istituita presso il Ministero per i beni e le attività culturali. È inoltre condirettore del Seminario internazionale sull’opera di Andrea Camilleri e redattore dei Quaderni camilleriani.
Ha pubblicato numerosi saggi sulla letteratura italiana medievale e sulla letteratura sarda tra Cinque e Novecento.
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Salvatore Cubeddu

img_4698Salvatore Cubeddu. Sociologo, già dirigente sindacale e politico. Giornalista pubblicista. Autore di saggi sulla politica e sulla società sarda contemporanea. Già Sindaco di Seneghe. Direttore della Fondazione Sardinia.
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Gianni Loy

img_4878Gianni Loy. Scrittore e poeta. Già professore ordinario di Diritto del Lavoro nell’Università di Cagliari.
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Franco Meloni

img_3744Franco Meloni, laureato in Economia e commercio, già dirigente dell’Università degli Studi di Cagliari, esperto di formazione degli adulti in ambito organizzativo. Giornalista pubblicista, direttore della news online Aladinpensiero.
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Card. Arrigo Miglio

img_4821Il card. Arrigo Miglio è Arcivescovo emerito di Cagliari. Presbitero dal 1967, Vescovo di Iglesias 1992, Vescovo di Ivrea 1999, Arcivescovo di Cagliari 2012, Cardinale dal 2022.
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Giulio Parnofiello sj

img_4703Giulio Parnofiello, dopo la laurea in Lingue e Letterature Straniere Moderne presso l’Istituto Universitario Orientale di Napoli, è entrato nella Compagnia di Gesù e ha completato la sua formazione con la licenza e il dottorato in teologia morale presso la Pontificia Università Gregoriana. È stato docente a Roma, Cagliari e Napoli, dove attualmente insegna presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale – Sez. S. Luigi.

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Relatori e Coordinatori

Francesca Crasta
Beniamino de’ Liguori Carino
Salvatore Cubeddu
Luca Lecis
Stella Barbarossa 
Nicolò Migheli
Duilio Caocci
Franciscu Sedda
Gianni Loy
Enrico Mastinu
Piera Loi
Sonia Fernandez Sanchez
Card. Arrigo Miglio
Antonella Camarda
Remo Siza
Simona Campus
Mauro Pala
Stefania Lucamante
Aldo Lino
Giuseppe Riggio sj
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Francesca Crasta

img_4819Francesca Maria Crasta è Professoressa ordinaria di Storia della Filosofia presso l’Università degli Studi di Cagliari. Nell’ambito dei suoi studi si è occupata di metafisica e di cosmologia in età medievale e moderna; della filosofia della natura; della diffusione del razionalismo cartesiano; dei rapporti fra erudizione, filosofia e scienza; della tradizione neoplatonica in età moderna. Tra le sue pubblicazioni figurano: La filosofia della natura di Emanuel Swedenborg, L’eloquenza dei fatti. Filosofia, erudizione e scienze della natura nel Settecento veneto. Geografia celeste e Mundus imaginalis da Swedenborg a Strindberg.
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Beniamino de’ Liguori Carino

img_4827 Beniamino de’ Liguori Carino è Segretario Generale della Fondazione Adriano Olivetti e Vicepresidente dell’Associazione Archivio Storico Olivetti. La Fondazione nasce nel 1962, due anni dopo la sua morte, e nel primo articolo del suo statuto ha il mandato di “promuovere l’opera culturale e sociale suscitata da Adriano Olivetti”. Questo è l’obiettivo che la Fondazione cerca tuttora di perseguire, in risposta all’interesse che la storia imprenditoriale e intellettuale di Olivetti continua a suscitare.

Luca Lecis

img_4828Luca Lecis è professore associato di Storia contemporanea nel Dipartimento di Lettere, Lingue e Beni culturali, dove svolge anche la sua attività di ricerca.
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Stella Barbarossa

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Stella Barbarossa. 2 Novembre 2022 – in corso – Ammissione presso Scuola di Archivistica, Paleografia e
Diplomatica presso l’Archivio di Stato di Cagliari.
18 Febbraio 2022 Conseguimento Dottorato in Storia, Beni culturali e Studi internazionali presso l’Università degli Studi di Cagliari, con un progetto dal titolo “Per una rigenerazione totale dell’isola: il Partito Sardo d’Azione e la sua ripresa politica e organizzativa.
Settembre 2018 – Febbraio 2022 Dottorato in Storia, Beni culturali e Studi internazionali presso l’Università degli Studi di Cagliari, con un progetto dal titolo “Per una rigenerazione totaledell’isola: il Partito Sardo d’Azione e la sua ripresa politica e organizzativa”.
20 Aprile 1018 – Conseguimento della Laurea magistrale in Storia e società presso l’Università degli Studi di Cagliari, con votazione 110/110 e lode e dignità di stampa; tesi in Storia e Società sulla nascita e lo sviluppo della Facoltà di Filosofia e Lettere presso l’Università di Cagliari dal 1764 al 1900. [titolo: Il Collegio e la Facoltà di Filosofia e Arti presso la Regia Università di Cagliari (1764- 1900). (Relatore: Professoressa Cecilia Tasca]
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Nicolò Migheli

img_4831Sociologo, si occupa di sviluppo rurale e di comportamento organizzativo. Ha al suo attivo diverse pubblicazioni di carattere scientifico, molte delle quali dedicate alla cultura, alla storia, alla tradizione di vari territori e comunità sarde. È anche autore di numerosi interventi e articoli su agricoltura, pastorizia, cibo e altre tematiche collegate alla conservazione e gestione dei saperi e peculiarità dell’isola. Esordisce nella narrativa nel 2011 con il fortunato romanzo Hidalgos (Arkadia Editore), con il quale è finalista al Premio Alziator 2012, al Premio Chambery 2013 e al Premio Cuneo, pubblicato anche in Bulgaria. Sempre per Arkadia Editore, nel 2013, partecipa all’antologia La cella di Gaudì e pubblica il romanzo La storia vera di Diego Henares de Astorga. Ultimo libro, 2023: Il cavaliere senza onore (Arkadia Editore).
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Franciscu Sedda

img_4706Franciscu Sedda è professore associato presso l’Università degli Studi di Cagliari, dove insegna Semiotica delle lingue e dei linguaggi, Semiotica della comunicazione contemporanea, Semiotica Culturale. È stato visiting professor presso la Harvard University e la Pontificia Universidade di São Paulo.

 

Enrico Mastinu

img_4823Enrico Maria Mastinu è professore associato di diritto del lavoro nel Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Cagliari in seno ai cui corsi di studio insegna Diritto del lavoro e Diritto della previdenza sociale.
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Piera Loi

img_4822Piera Loi è professoressa ordinaria di Diritto del lavoro presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Cagliari. È componente di gruppi di ricerca sia a livello internazionale che nazionale; oltre ai temi del diritto comparato del lavoro e del diritto del lavoro dell’Unione Europea, in questi ultimi anni si è dedicata allo studio dei cambiamenti del diritto del lavoro causati dall’uso delle tecnologie digitali e dell’intelligenza artificiale.
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Sonia Fernandez Sanchez

img_4800 Sonia Fernandez Sanchez è professoressa Associata in Diritto del lavoro presso l’Università degli Studi di Cagliari.
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Remo Siza

img_4710Remo Siza. Collabora con riviste di politiche sociali in Italia e nel Regno Unito. È componente dell’Editorial Board del Journal of International and Comparative Social Policy (Cambridge University Press) e consulente scientifico dell’Osservatorio nazionale e delle politiche sociali. Docente di Politiche sociali e progettazione dei servizi presso l’Università di Sassari.

 

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Antonella Camarda

antonella-camarda-ftAntonella Camarda è ricercatrice RTDB in Museologia, Storia della Critica d’Arte e del Restauro presso l’Università di Sassari. Dal 2015 al 2022 è stata direttrice del Museo Nivola di Orani, con cui continua a collaborare come curatrice aggiunta. I suoi interessi di ricerca includono la scultura, la storia transculturale del Modernismo e il rapporto tra arte, artigianato, design e architettura.

 
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Simona Campus

img_4903 Simona Campus. È curatrice del MUACC Museo universitario delle arti e delle culture contemporanee, recentemente fondato in seno all’Università di Cagliari, e referente responsabile per il Sistema museale d’Ateneo. Il suo lavoro curatoriale muove dall’idea di mostra come luogo di ricerca, rivolgendosi alle istanze dell’epoca contemporanea.
All’Università di Cagliari ha, inoltre, l’incarico per gli insegnamenti di Museologia e Storia delle esposizioni e delle pratiche curatoriali. I suoi interessi si rivolgono, in particolare, alla pluralità e interazione tra differenti codici espressivi, alla restituzione e alla rilettura dell’opera delle artiste tra XX e XXI secolo, all’arte come possibilità di impegno, partecipazione, inclusione.

Mauro Pala

img_4817Mauro Pala è Professore Ordinario di Letterature Comparate presso il Dipartimento di Lingue, Lettere e Beni Culturali dell’Università di Cagliari; dal 2018 coordina il Dottorato Internazionale in Studi Filologici- Letterari e Storico-Culturali. I suoi interessi di ricerca comprendono la teoria critica, la letteratura postcoloniale, i Cultural Studies. Ha insegnato e tenuto conferenze presso università americane, statunitensi ed europee, tra le sue pubblicazioni recenti figurano saggi su John Steinbeck, Edward Said, Siegfried Kracauer, James Joyce, Stendhal, il concetto di intertestualità. Nel semestre in corso tiene un corso di Laurea Magistrale su letteratura e lavoro.

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Stefania Lucamante

img_4697Stefania Lucamante. Ha insegnato per circa trent’anni negli Stati Uniti e da quattro ha preso servizio all’Università di Cagliari dove insegna letteratura italiana contemporanea.
Ha pubblicato sulla scrittrice Elsa Morante, Primo Levi, Carlo Levi, Natalia Ginzburg e altri autori. In particolare si occupa della narrativa di donne e della narrazione della Shoah.

Aldo Lino

img_4829Aldo Lino, architetto per esclusione (di matematica, lettere e filosofia), professore per combinazione (architettonica e urbana), ai tempi giovane promessa nel paesaggio locale (degli architetti (eh…), insulari e peninsulari).
Il suo lavoro è stato pubblicato su diverse riviste e settimanali (Panorama, L’Europeo, Ottagono, Domus, L’industria delle Costruzioni, Vita Nostra, Archivi di Architettura, Quaderni oristanesi, D’Architettura, Quaderni del Corso di Progettazione della Facoltà di Ingegneria di Cagliari… ) e diversi libri (Muratore, Italia gli ultimi trent’anni; Masala, Architettura del Novecento in Sardegna; Lucchini, L’identità molteplice; Scaglione, Oltre i maestri; Atzeni, Sardinian young Architecture, …). Tra le varie attività di progetto e costruzione si possono citare le case popolari a Solarussa e Oristano, il Centro sociale a Palmas Arborea, le torri campanarie a Nurachi e Villasimius, il Municipio di Ollastra, la palestra a Solarussa, il Parco termale a Sardara, il restauro di numerose chiese tra cui la Basilica di Santa Giusta, la Chiesa cattedrale di Bosa, il Duomo di Oristano e diversi oggetti di arredo domestico (una culla, un seggiolino, un appendiabiti, una sedia, una panchina, un tavolo, una cassetta per le lettere, un lume, …).
Dopo aver infruttuosamente portato borse nelle università di Cagliari e di Sassari e aver cercato di essere all’altezza dell’Istituto Europeo del Design di Cagliari, luogo scomodo dove bisognava pensare in grande, attualmente insegna Progettazione architettonica, urbana e varie altre amenità al Dipartimento di Architettura di Alghero, raccontando degli altri ma non di se’.
Di scrittura avaro (Attorno alla storia, alla geografia, all’architettura; Le città di fondazione in Sardegna; La città ricostruita; Praga memories 1977), di parola scorrevole (numerose conferenze in diverse sedi universitarie sugli anni Cinquanta e i suoi protagonisti), instancabile animatore (Circolo di architettura, Aperitivi di architettura, Attività culturali del Dipartimento di Alghero, …), armatore fallito, marinaio disponibile, pittore e fotografo a tempo perso per guadagnare tempo e qualche sorriso. Coltiva l’ambizione di imparare a suonare la tromba.

Giuseppe Riggio sj

img_4810Giuseppe Riggio SJ è direttore di Aggiornamenti Sociali dal 2022. È autore di una monografia teologica sul gesuita francese Michel de Certeau (storico, antropologo e studioso dei mistici del Seicento) ed è coautore di Il nome giusto delle cose, pubblicato nel 2018, un volume sul discernimento ignaziano rivolto ai giovani e a quanti li accompagnano. Nel novembre 2021 è stato nominato Consulente ecclesiastico nazionale dell’UCSI, l’associazione dei giornalisti cattolici.

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Anteprima mondiale

da246094-19d8-472f-b217-669a3e6c0054UOMINI IN MARCIA
un film di Peter Marcias

[red]

“Uomini in marcia”, il nuovo film di Peter Marcias, debutta in anteprima mondiale alla diciottesima edizione della Festa del Cinema di Roma nella selezione ufficiale Special Screening. Il prossimo 28 ottobre sarà presentato ufficialmente nell’auditorium del Parco della Musica.
“Peter Marcias,– scrive Silvana Silvestri sul Manifesto – trova tra gli archivi della Cineteca sarda la documentazione di un evento che tra il 1992 e il 1993 coinvolse 27 Comuni del Sulcis iglesiente. Una grande mobilitazione del territorio. Ma cos’era successo prima? E, soprattutto, cos’è successo dopo? Marcias parte dal passato per raccontare le ingiustizie del mondo del lavoro odierno; e si fa illuminare da tre testimoni: il suo professore universitario, Gianni Loy e due grandi registi come Laurent Cantet e Ken Loach”.
Un lungo viaggio, ricco di materiale d’archivio, che ripropone agli spettatori il clima e alcuni dei personaggi che sono stati parte di quella lunga marcia, come Giuseppe di Vittorio, Laura Conti, Giacomo Brodolini, Gino Giugni, Luciano Lama, Arrigo Miglio … Un lungo viaggio che raccoglie le testimonianze di quanti, lavoratori, sindacalisti, amministratori, hanno partecipato direttamente a quell’episodio dei principio degli anni ’90 che ha suscitato l’ interesse del regista e lo ha indotto a scavare più a fondo.
“E’ un viaggio attraverso decenni di lotte per la dignità del lavoro – scrive Emanuele Bucci su Ciak Magazine – quello che accompagna Peter Marcias nel suo nuovo documentario”. Il regista non si accontenta di descrivere l’evento, ma “spaziando per abbracciare il prima e il dopo”, si chiede: «Cosa è successo prima di quell’evento? E cosa sta accadendo ora?».

Convegno “Adriano Olivetti e la Sardegna. Attualità di una prospettiva umanistica”. Comitato scientifico e Relatori

img_4780Convegno “Adriano Olivetti e la Sardegna. Attualità di una prospettiva umanistica”.
Cagliari, 27 e 28 ottobre 2023
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Comitato scientifico e Relatori
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Il pensiero di Adriano Olivetti per il superamento della crisi della Sardegna

img_4771Adriano Olivetti 1 Nei giorni 27 e 28 ottobre prossimo si terrà a Cagliari un importante Convegno sulla figura di Adriano Olivetti – intitolato “Adriano Olivetti e la Sardegna – Attualità di una prospettiva umanistica” – che ne riproporrà a tutto tondo il pensiero, soffermandosi specificamente su “teorie e pratiche di comunità”, che lo caratterizzano e informarono la sua prassi politica, purtroppo interrottasi con la sua morte improvvisa e prematura, impedendone una diffusione nel paese. Olivetti trovò felice corrispondenza del suo pensiero anche in Sardegna,
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- Foto: Archivi Fondazione Sardinia e Fondazione Adriano Olivetti
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dove strinse fecondi rapporti di collaborazione culturale e politica con il Partito Sardo d’Azione e con diversi esponenti della cultura operanti in Sardegna, come appunto Antonio Cossu, sul quale è incentrato il saggio del prof. Duilio Caocci. In particolare l’esperienza di Olivetti in Sardegna sarà approfondita nella ricerca degli elementi utili per proporre oggi una possibile alternativa all’attuale modello sociale, politico, culturale, nonché istituzionale, o, perlomeno, migliorare la situazione di crisi che attraversa la nostra Regione. Oltre l’autonomia verso un federalismo solidale? Il Convegno è organizzato dalla Fondazione Sardinia, dall’Università di Cagliari, dalla Pontificia Facoltà Teologica, con il patrocinio della Fondazione Adriano Olivetti. Aladinpensiero e il manifesto sardo assicurano la funzione di media partner della manifestazione. Proprio in questa veste, assumiamo l’impegno di pubblicizzare al massimo la meritoria iniziativa, prima, durante e successivamente. In questo contesto rilanciamo qui (e rilanceremo nei prossimi giorni/mesi) materiali di approfondimento a cura della Fondazione Sardinia, tratti dal suo sito web. Non ripetiamo quanto ben spiegato nelle premesse.
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Antonio Cossu, uno scrittore olivettiano in Sardegna
di Duilio Caocci su Fondazione Sardinia.

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Antonio Cossu, uno scrittore olivettiano in Sardegna
di Duilio Caocci su Fondazione Sardinia.

“Il primo contatto tra Antonio Cossu e Adriano Olivetti è decisivo”. Questo importante saggio di Duilio Caocci – professore ordinario di letteratura italiana presso l’Università di Cagliari – sull’intellettuale lussurgese Antonio Cossu (nella foto) rappresenta la ripresa delle tematiche “comunitarie” poste dal pensiero e dall’azione di Adriano Olivetti ed il loro importante passaggio in Sardegna a partire dagli anni Cinquanta dello scorso secolo. Un discorso che continueremo.

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All’interno della cosiddetta letteratura olivettiana, porzione minima e però importante della letteratura industriale, Antonio Cossu – per la quantità e per la qualità delle opere schiettamente olivettiane – dovrebbe occupare una posizione di primo piano. Se si conviene su una definizione ampia (1), ovvero sul fatto che con l’aggettivo derivato dal cognome del grande industriale si possa definire un gruppo ampio ed eterogeneo di prodotti letterari – poesie, saggi, romanzi, diari – che si ispirano alle idee di Adriano Olivetti (o evocano l’ingegnere, o rappresentano la vita nelle fabbriche di Ivrea e Pozzuoli, oppure ancora discutono i grandi temi dell’illuminato imprenditore), allora l’intera produzione dello scrittore sardo di cui vorremmo ora scrivere rientrerebbe pienamente in questo campo molto popolato. Anche quando – come accade nella più gran parte dell’opera – Antonio Cossu non parla affatto di fabbriche. Anzi, proprio perché riflette sul futuro dell’isola senza industria, in una fase storica in cui, dopo il fecondo dibattito sulle ragioni dell’autonomia, si pianifica l’attuazione dell’articolo 13 dello Statuto, quello che afferma che lo Stato col concorso della Regione dispone un piano organico per favorire la rinascita economica e sociale dell’Isola. Tale ‘rinascita’, secondo un’idea di sviluppo condivisa nel clima politico degli anni Cinquanta e Sessanta, doveva prevedere una radicale trasformazione delle dinamiche sociali e un rapido passaggio dall’economia rurale a quella industriale.

Tra i quattro romanzi di Cossu – I figli di Pietro Paolo, Il riscatto, Mannigos de memoria, Il sogno svanito – la Sardegna evoluta in senso industriale compare solo nel Sogno svanito, perché lo scrittore quando si dispone a fare letteratura non è tanto interessato al lavoro nella catena di montaggio, ma a questioni che riguardano più direttamente la sua terra: la modernizzazione dei processi economici in campo agropastorale in relazione al miglioramento della qualità di vita delle comunità, il perfezionamento dei rapporti di potere tra centri decisionali e periferie. Tutti nodi che Cossu aveva imparato a considerare con attenzione dalle letture dei filosofi personalisti francesi prima e da Adriano Olivetti poi.

Il primo contatto tra Antonio Cossu e Adriano Olivetti è precoce e decisivo. Risale al tempo immediatamente successivo alla Laurea conseguita presso la Statale di Milano2 e fu favorito da Diego Are (Santu Lussurgiu, 1914-2000), un intellettuale compaesano di Cossu che aveva fondato nella capitale il Movimento internazionale di unione e fraternità3 e si era presto avvicinato al Movimento Comunità. Nel 1954 si tiene a Roma un convegno organizzato dal Movimento di Are e dalla sede romana del Movimento Comunità, intitolato Abolire la miseria. Per un fronte di riforme e di lotta popolare contro il bisogno. È in quel contesto che Antonio Cossu, allora ventisettenne, viene reclutato dall’ingegnere per una collaborazione con il settimanale «La via del Piemonte» allora diretto da Geno Pampaloni4 e pubblicato a Ivrea dalle Edizioni di Comunità. A partire da quel momento il giovane lussurgese diventa protagonista di un grande progetto politico e culturale e ha la possibilità di lavorare accanto a una schiera di intellettuali composita e valorosa.
Nel settembre 1955 appare su «Comunità» (a. XI, n. 32) un racconto ibrido di Cossu, Sardegna a passo di carro e di cavallo, di quelli che si posizionano sulle zone di confine tra generi: reportage giornalistico, riflessione sociale e racconto finzionale, collocabile perciò tra quei non pochi scritti letterari olivettiani «che camuffano il rapporto tra narrativa e sociologia sotto la falsariga di una letteratura a carattere documentario perché oscillano tra scrittura d’invenzione e di testimonianza»5.

Il protagonista racconta in prima persona l’esperienza di un viaggio compiuto con suo padre in un’ampia area tra i paesi dell’oristanese, sino a Macomer, insistendo sulle condizioni arretrate del territorio e su una lentezza – quella appunto del carro – incompatibile con la modernità dei mezzi di trasporto a motore. Le descrizioni si accreditano come ‘oggettive’ per lo stile asciutto che caratterizza l’intera narrazione e per il corredo di fotografie scattate dall’autore al fine di documentare con maggiore evidenza i fenomeni tipici di un ritardo economico e culturale dell’Isola rispetto allo sviluppo frenetico di altre aree d’Italia. Ma le finalità documentarie del reportage non bastavano a Cossu neppure in quella fase di esordio e di formazione. Esse dovevano considerarsi – secondo un modello che l’autore aveva appreso dai personalisti francesi e che si era rafforzato e ‘aggiornato’ nel contatto con Adriano Olivetti e con l’ambiente olivettiano – un passo preliminare, una presa di coscienza e di conoscenza delle condizioni di una comunità, cui avrebbe necessariamente fatto seguito il momento dell’individuazione delle responsabilità prima e quello dell’azione individuale e collettiva poi, assieme all’impegno per la rimozione dei problemi. Il viaggio consente al protagonista di descrivere una serie di caratteristiche del paesaggio fisico e socio-antropologico di una parte della Sardegna e di esaltare la vocazione peculiare, l’irriducibile specificità di ciascuna comunità. È questo un modo di presentare l’Isola molto diverso rispetto a quello praticato da molta pubblicistica politica e da altrettanta produzione letteraria: qui la ‘frammentazione’ e la differenza sono considerate un valore e un punto di partenza per il riscatto collettivo; nelle negoziazioni tra Stato e Regione e nel dibattito politico interno, a pochissimi anni (sette per la precisione) dalla promulgazione dello Statuto Speciale per la Sardegna (26 febbraio 1948) e in un momento di grande entusiasmo per i poderosi investimenti promessi dallo Stato per la Rinascita, si preferiva confezionare discorsi identitari che puntavano sui tratti comuni più che su quelli divisivi.

A Cossu e all’intero gruppo di cui faceva parte interessava invece mostrare come si sviluppano nel tempo lungo le relazioni tra un paese e quello vicino. Il cosiddetto ‘campanilismo’, cioè il municipalismo, il provincialismo, è certamente un sentimento negativo se porta il cittadino alla chiusura nel piccolo spazio e al disprezzo per l’altro, ma nell’ottica personalistica e olivettiana il paese è il luogo in cui inizia la promozione dell’individuo a ‘persona’ capace di agire verso il prossimo e con il prossimo, a vantaggio di collettività sempre più ampie. Bisognava dunque senza timore restituire valore alle caratteristiche di ogni individuo, famiglia, quartiere, paese, regione e fare in modo che tale valore si aprisse verso lo spazio esterno. È per questa ragione che il racconto passa da Milis, paese di commercianti scialacquatori e pigri, a Macomer, cittadina industriosa, ricca di bestiame di qualità e capace di produrre ricchezza con i suoi caseifici e con la lavorazione della lana e attraversa la superba Ghilarza fino alla Cuglieri spagnolesca e esterofila. In quell’arcipelago ben delimitato di paesi ben delimitato era necessario anzitutto – secondo la prospettiva di Cossu – compiere un’indagine seria e capace di mettere in evidenza vizi e virtù di ciascuna comunità e di restituire la giusta dignità a ogni campanile. Con la giusta coscienza identitaria, si sarebbe dovuto incentivare e favorire il moto solidale di un paese verso l’altro, per il progresso dell’intera area.

Il campanile, o meglio, la campana è proprio il simbolo che salda istituzionalmente la più olivettiana delle imprese di Antonio Cossu al Movimento Comunità: la fondazione del «Montiferru. Periodico della Comunità del Montiferru». A partire dal primo numero – il numero unico provvisorio in attesa di registrazione del 20 febbraio 1955 – il periodico assume il logo della campana con il cartiglio su cui è incisa la locuzione humana civilitas, un’immagine che Leonardo Sinisgalli aveva trovato tra alcune carte cinquecentesche e che Giovanni Pintori6 aveva ridisegnato come logo per le Edizioni di Comunità e per la rivista «Comunità»7.

Si tratta dunque di un progetto che si inscrive all’interno del reticolo di pubblicazioni promosse dalle Edizioni di Comunità e che rappresenta uno degli ideologemi personalisti di Adriano Olivetti, il quale spiegherà così le ragioni di quell’invocazione umanistica e le finalità che tengono insieme, come un tutto omogeneo, le molte attività industriali e culturali:

Noi guardiamo all’uomo, sappiamo che nessuno sforzo sarà valido e durerà nel tempo se non saprà educare ed elevare l’animo umano, che tutto sarà inutile se il tesoro insostituibile della cultura, luce dell’intelletto e lume dell’intelligenza, non sarà dato ad ognuno con estrema abbondanza e con amorosa sollecitudine8.

Con la sua rivista Antonio Cossu intendeva portare nel suo paese le buone pratiche che si sperimentavano a Ivrea. Si trattava di favorire la costruzione di una comunità vera e solidale in un piccolo paese periferico, Santu Lussurgiu, ma evitando che la stessa si concepisse irrelata, autosufficiente. È infatti a un’area antropologicamente omogenea che si rivolge la testata, il Montiferru appunto, una sub-regione della Sardegna centro-occidentale caratterizzata da un’economia prevalentemente agro-pastorale. Il primo editoriale di Cossu, intitolato Oltre il campanilismo, colloca l’intera operazione tra due tendenze insidiose della modernità politica, il centralismo e l’individualismo, e chiarisce il senso dell’impegno coesivo e solidaristico in chiave federalista. Se la stampa e la politica ignorano e sottovalutano gli interessi dei piccoli paesi, è necessario avere una rivista che ne accolga e amplifichi le istanze, al fine di dotare le piccole patrie comunali di una forza contrattuale maggiore nei confronti delle istituzioni centrali. A supporto degli argomenti esposti, Cossu chiude l’editoriale con la citazione di un brano tratto da un libro di Luigi Einaudi e con un Appello del Consiglio dei Comuni d’Europa. Il brano di Einaudi – che avrebbe terminato il suo mandato da Presidente della Repubblica nel maggio di quello stesso anno 1955 – è particolarmente incisivo per il modo in cui connette il tema del federalismo a quello della libertà:

Federalismo è il contrario di assoggettamento dei vari stati e delle varie regioni ad un unico centro. Il pericolo del concentramento della cultura in un solo luogo si ha negli stati altamente accentrati, dove la vita fluisce da un solo centro politico verso la periferia, dall’alto verso il basso. Ma federazione vuol dire invece liberazione degli stati dalle funzioni accentratrici.9

La questione del rapporto tra il centro del potere e le periferie è – come dicevamo – una costante olivettiana nella rivista, sino all’ultimo numero del luglio-settembre 1957, dove Antonio Cossu presenta un intervento intitolato La Regione e i comuni, per dare conto della terza edizione del Convegno Sardegna d’oggi tenutosi nell’agosto del medesimo anno. La questione del decentramento si pone in relazione al compimento dell’Autonomia regionale e alla pianificazione della rinascita della Sardegna garantita dall’articolo 13 dello Statuto. Per una vera rinascita – sostiene Cossu – occorre creare un reticolo di comuni dotati di sufficiente autonomia, ma saldati l’uno all’altro dagli interessi condivisi e da un progetto più grande, di respiro almeno regionale.

Non si può tuttavia pensare di giungere a un impegno corale di tante comunità verso il bene comune se non si agisce correttamente sui presupposti di ogni relazione, cioè sulla formazione dei singoli cittadini, per fare in modo che ogni individuo acquisti la dignità e la consapevolezza di persona. A questo tema è dedicato il fascicolo che raccoglie i numeri 7-8-9 dell’ottobre-novembre-dicembre 1955. Più precisamente il tema centrale del fascicolo è quello dell’istruzione nella scuola e l’epigrafe viene da Manlio Rossi Doria, politico ed economista di primissimo piano:
[segue]

Elezioni e oltre

img_3442LABORATORIO POLITICO SARDEGNA 2024 – di ANTONIO SECCHI.
- Sep 26, 2023 – CEST, su PoliticaInsieme: https://www.politicainsieme.com/laboratorio-politico-sardegna-2024-di-antonio-secchi/.
Il prossimo anno la Sardegna, quasi senza averne consapevolezza, rappresenterà un laboratorio politico che travalicherà i confini isolani per assumere rilevanza almeno nazionale e per certi aspetti anche europea. Si celebreranno infatti nel primo semestre del 2024 in ordine cronologico, prima le elezioni regionali poi a seguire le amministrative dei grandi comuni e a giugno quelle europee per l’elezione del nuovo Parlamento di Strasburgo.

Documentazione. Convegno dell’Ucsi in occasione del X anniversario della visita in Sardegna di Papa Francesco

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Alessandra Todde: un endorsement* convinto, seppur non richiesto.

img_3442di Franco Meloni
img_4411Per formazione e vita politica ultracinquantennale, sempre a sinistra, sono stato e sono tuttora distante dal Movimento 5 Stelle, che ho votato solo una volta per la credibilità di un amico candidato. Non mi è quasi mai piaciuto il Movimento – a cui peraltro riconosco meriti storici (tra questi il reddito di cittadinanza, pur migliorabile) – soprattutto nella sua fase di straordinario successo e consenso popolare. Oggi, dopo varie debacle che lo hanno ridimensionato, devo dire che mi è più simpatico, forse perché nel bene si è riorganizzato come un normale partito, anche nel male: vero, ma di questo non voglio parlare. Fatta questa premessa, mi sento libero e non attaccabile di partigianeria per le cose che di seguito dico. L’argomento è “elezioni sarde” e specificamente la “scelta del candidato/a alla presidenza della regione”. Bene, io credo, anzi ribadisco, che la priorità da dare negli incontri dell’alleanza di centro-sinistra sia allo stato attuale la scelta del candidato/a. Perché è lui (o lei) che deve condurre le trattative per la definizione del programma e l’indicazione dei criteri per la formazione delle diverse liste, partendo da una fondamentale base comune e nel rispetto delle differenze delle diverse liste in coalizione, compatibili con la stessa. Le persone in grado di assumere questo importantissimo ruolo vi sono eccome. Ne elenco alcune in ordine alfabetico: Piero Comandini, Desirè Manca, Paolo Maninchedda, Graziano Milia, Alessandra Todde, e tanti altri/e. Tuttavia dichiaro che la mia preferenza va a Alessandra Todde. E poco mi importa che il suo nome sia gradito e suggerito dalle segreterie romane dei partiti italiani. Che problema ci sarebbe? Lesa maestà per i sardi? Ma non scherziamo. Ricordo che Emilio Lussu e altri proposero alla Consulta sarda e all’Assemblea costituente italiana che la Sardegna adottasse lo Statuto siciliano, stante la perentoria scadenza che vedeva i rappresentanti della Sardegna non concordi su uno Statuto cucinato in proprio. Apriti cielo! Come si sa, andò a finire che per la Sardegna fu adottato uno Statuto di gran lunga meno autonomista di quello siciliano! Nel nostro caso la scelta “romana” dovrebbe/potrebbe coincidere con quella autonoma sarda. Questo è il img_4403mio auspicio. Non ne siete convinti? Ovviamente legittimo, ma prima di esprimere la vostra opinione definitiva, per favore leggete il curriculum vitae di Alessandra Todde (lo trovate su Wikipedia e comunque lo riporto più avanti). Unito alla sua esperienza e alle sue posizioni politiche di dominio pubblico, per me basta e avanza!
Alessandra Todde su Wikipedia
Biografia
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Nata il 6 febbraio 1969 a Nuoro, si è laureata in Ingegneria informatica all’Università di Pisa e, dopo aver conseguito una laurea magistrale, ha vissuto per 11 anni negli Stati Uniti, dove si è occupata di energia ed evoluzione digitale.

Racconti per l’estate. In giro per Is Mirrionis Ipertesto

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In giro nel quartiere con gli studenti della Scuola Estiva Internazionale sulla camminabilità, co-organizzata dalle Università di Cagliari, Sassari e Milano-Bicocca, abbiamo incontrato un abitante doc, Natalino Meloni, 87 anni. Lui ci aspettava a casa sua, in via Parragues, per offrirci un caffè.
Ma avevamo fretta e dunque è sceso in strada. E così, ci ha detto:
5660545e-fc42-4c6c-9cb3-4749ff66b61b“Peccato, io faccio un buon caffè e mi sarebbe piaciuto offrirvelo. Sarà per un’altra occasione. Allora cosa vi interessa sapere? Intanto vi dico che la casa dove abito era dei miei genitori, che, provenienti dal img_3712 [La famiglia Meloni nel 1948. Tra i figli manca Franco, nato nel 1950] quartiere Stampace, l’hanno abitata con la famiglia dal 1962. Nel tempo babbo è morto a 66 anni, i figli (miei fratelli e sorelle) si sono sposati e sono andati a vivere altrove. Mamma, con una figlia, è tornata a vivere a Stampace fino alla morte nel 1999. Io abito in questa casa da oltre 20 anni, con mia moglie fino a quando alcuni anni fa è morta lasciandomi vedovo. Precedentemente, partito poco più che ventenne da Cagliari, ho vissuto circa 50 anni in Piemonte, dove lavoravo come camionista. Oggi sono solo. Ma non soffro di solitudine: ho tanti familiari e amici che riempiono la mia vita. La mia famiglia d’origine era composta da 11 figli (4 femmine e 7 maschi). Sono morti i genitori, un fratello in età avanzata e due sorelle (una in tenera età, l’altra anziana) pertanto siamo rimasti in otto, a cui si aggiungono nuore, cognati e uno stuolo di nipoti e pronipoti. Per la festa di compleanno di mamma, che ha vissuto 96 anni, affittavamo un ristorante. Ma lasciamo stare queste cose personali.
Veniamo ai problemi del quartiere, come mi avete chiesto e come io li percepisco, da anziano.

Il “Campus universitario di Cagliari Emilio Lussu”

commenti-01Un non senso (di cattivo gusto) proporre di sostituire Lussu con Murgia
19 Agosto 2023
A.P. Su Democraziaoggi.
lussuLeggo su l’Unione sarda che un giovane promuove una raccolta di firme per sostituire il nome di Lussu con quello di Michela Murgia nell’intestazione del nuovo campus universitario di viale la Plaia.
Ora ai giovani si perdona la poca conoscenza dei fatti passati, come spesso agli anziani quella delle mode presenti. Ma esiste la storia che […]
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aladin-loghetto-nitidoConcordiamo con le considerazioni di Andrea Pubusa.

In giro per Is Mirrionis mercoledì 28 giugno

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In giro nel quartiere con gli studenti della Scuola Estiva Internazionale sulla camminabilità, co-organizzata dalle Università di Cagliari, Sassari e Milano-Bicocca, abbiamo incontrato un abitante doc, Natalino Meloni, 87 anni. Lui ci aspettava a casa sua, in via Parragues, per offrirci un caffè.
Ma avevamo fretta e dunque è sceso in strada. E così, ci ha detto:
5660545e-fc42-4c6c-9cb3-4749ff66b61b“Peccato, io faccio un buon caffè e mi sarebbe piaciuto offrirvelo. Sarà per un’altra occasione. Allora cosa vi interessa sapere? Intanto vi dico che la casa dove abito era dei miei genitori, che, provenienti dal quartiere Stampace, l’hanno abitata con la famiglia dal 1962. Nel tempo babbo è morto a 66 anni, i figli (miei fratelli e sorelle) si sono sposati e sono andati a vivere altrove. Mamma, con una figlia, è tornata a vivere a Stampace fino alla morte nel 1999. Io abito in questa casa da oltre 20 anni, con mia moglie fino a quando alcuni anni fa è morta lasciandomi vedovo. Precedentemente, partito poco più che ventenne da Cagliari, ho vissuto circa 50 anni in Piemonte, dove lavoravo come camionista. Oggi sono solo. Ma non soffro di solitudine: ho tanti familiari e amici che riempiono la mia vita. La mia famiglia d’origine era composta da 11 figli (4 femmine e 7 maschi). Sono morti i genitori, un fratello in età avanzata e due sorelle (una in tenera età, l’altra anziana) pertanto siamo rimasti in otto, a cui si aggiungono nuore, cognati e uno stuolo di nipoti e pronipoti. Per la festa di compleanno di mamma, che ha vissuto 96 anni, affittavamo un ristorante. Ma lasciamo stare queste cose personali.
Veniamo ai problemi del quartiere, come mi avete chiesto e come io li percepisco, da anziano.
Intanto devo dirvi che amo il mio quartiere, Is Mirrionis, che è bello e non merita la nomea che gli ha attribuito la stampa.

Claudio Ranieri über alles

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Giustamente per decisione della Municipalità cittadina che interpreta una plebiscitaria volontà popolare, img_3500 Claudio Ranieri sarà presto cittadino onorario di Cagliari. Se la merita davvero la cittadinanza onoraria della capitale della Sardegna, rappresentandola tutta. Diciamo allora convintamente che Claudio Ranieri diventa cittadino sardo: uno di noi. Ne siamo orgogliosi.
Vogliamo avanzare un’ulteriore proposta, che rivolgiamo innanzitutto alle Autorità accademiche delle Università sarde, specificamente per competenza a quelle dell’Ateneo cagliaritano: insignire Claudio Ranieri della laurea ad honorem in Psicologia. Perché questa proposta? Perché la vicenda della squadra del Cagliari che l’ha portata a riconquistare la serie A, non può essere giudicata solo frutto della capacità tecnica dei bravi giocatori ben guidati dal prodigioso allenatore. Ha contato moltissimo la convinzione degli stessi di “potercela fare”, anzi di “dovercela fare” a regalare alla Sardegna intera questo risultato. E come ci si è riusciti? In quale modo la squadra ha trovato la capacità di agire come un unico corpo, in perfetta sintonia con i tifosi. Si, perché quasi magicamente si è creata una simbiosi tra la squadra, l’allenatore e il suo pubblico. Di chi il merito? Di tutti, si dirà, giustamente, non dimenticando l’opera davvero encomiabile della dirigenza della società e di tutti i collaboratori a tutti i livelli. Ma, in questa sede, ai fini di giustificare la proposta già avanzata, vogliamo mettere in evidenza il ruolo giocato da Claudio Ranieri, che ha saputo imprimere un giusto carattere, una definita personalità alla squadra, lavorando specificamente sulla psicologia dei giocatori, nonché (e questo è ancor più straordinario) su quella dei tifosi, portando tutti a pensare e agire nella stessa direzione, quella del possibile anzi probabile successo collettivo. Credo si tratti di un capolavoro di psicologia, applicata ad una situazione complessa. Per fare tutto questo c’è bisogno di grande esperienza e di competenza scientifica. Claudio Ranieri ha dimostrato di possedere entrambe a livelli alti. Giudichino la sostenibilità e l’opportunità di questa proposta innanzitutto le Autorità accademiche, quelle rappresentative di vertice e quelle competenti per disciplina, come, solo per esempio, il Consiglio di laurea del Corso in Scienze e Tecniche psicologiche dell’Università di Cagliari.
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PS
A completare a 360 gradi il successo di Ranieri oltre lo specifico calcistico arriva il premio “Gentilezza nello Sport”, che riafferma i valori dello sport, troppo spesso oscurati dallo logica del denaro e del potere.
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Su L’Unione Sarda online del 14 giugno 2023
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«Esempio di valore, signore nella vita e in campo»: a Claudio Ranieri il premio “Gentilezza nello Sport”
L’allenatore rossoblù premiato per aver invitato i tifosi del Cagliari ad applaudire gli avversari dopo la vittoria promozione a Bari: «Tifate per, non tifate contro»
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È online Rocca della Pro Civitate Christiana
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