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Cattolici e Politica

cattolici-e-politicaSu L’Unione Sarda sono apparsi due editoriali sull’impegno dei cattolici in politica. Precisamente:
- giovedì 2 marzo a firma di Antonello Menne (https://www.unionesarda.it/opinioni/i-cattolici-e-la-politica-ei7ji6hq?fbclid=IwAR3oIGqJajSjnHdUtOe5TGBiV2zsmXeQ3gfWF9zaTqQ6z3l3oglZVqBlibs),
- ripreso domenica 4 marzo da Sergio Nuvoli (https://www.unionesarda.it/opinioni/limpegno-dei-cattolici-pruf9ga0?amp=1&fbclid=IwAR3rN-vJ5qV5Cc33Rcufsn39IoKiBBNOtSoO6GVep122zAk7Oc3xkgou9cE).
Riteniamo sia un dibattito importante, a cui intendiamo partecipare e sollecitare la partecipazione di tanti altri, cattolici e no, che crediamo interessati. Rimandiamo pertanto agli auspicati contributi in tutte le sedi essi vengano riportati (quotidiani e periodici cartacei e online, social, etc.). Sebbene i due articolisti non ne parlino, per nostro conto intendiamo connettere almeno una parte dei contenuti del dibattito, per quanto possibile e pertinente, ai cammini sinodali della Chiesa italiana (specificamente) e della Chiesa universale.
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Oggi

d56e8cc3-3df7-4d1b-ab45-fc1d0bb8b2b7Oggi martedì 23 luglio, nell’ambito delle manifestazioni per la Festa patronale di Sant’Anna a Stampace. Funtaneris, con il prof. Marco Cadinu.
UN VIAGGIO TRA ARCHITETTURE E PAESAGGI – PROIEZIONE FILM DOCUMENTARIO REGIA di MASSIMO GASOLE 2019.
Presenta il Prof. Marco CADINU dell’Università di Cagliari.
Chiesa monumentale di Santa Chiara
Salita Santa Chiara
Martedì 23 luglio 2019 h 20.30
societadisantanna@gmail.com
tel. 070 66 77 88 M. 328 309 5 309.
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Aladin

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STATUTO DELL’ASSOCIAZIONE SOCIO-CULTURALE ALADIN

art. 1 - COSTITUZIONE
Con la denominazione “ALADIN” viene costituita una associazione ai sensi dell’art. 36 del Codice Civile. Fini e metodi dell’associazione sono quelli enunciati nel presente Statuto. (…)

art. 2 – FINALITA’
L’Associazione, senza finalità speculative, si propone i seguenti scopi:

a) promuovere e gestire, direttamente e anche indirettamente, iniziative editoriali  e di informazione in generale, di diffusione delle notizie e delle informazioni, di comunicazione privata e/o istituzionale, sia di pubblico e generale interesse, che di interesse settoriale o specialistico, attraverso la stampa e ogni altro mezzo di diffusione delle idee, compresi i mezzi tecnologicamente più avanzati;

b) promuovere e gestire iniziative complementari, studi, seminari, convegni, attività culturali e in genere, sia in connessione con le attività previste al punto a), sia con valenza propria, sui temi attinenti direttamente e indirettamente gli scopi sociali;

c) favorire e gestire anche direttamente corsi di formazione professionale, di aggiornamento, di perfezionamento, di specializzazione degli operatori comunque impegnati nelle attività di cui al punto a) o altre attività, anche con modalità e metodologie e-learning;

d) promuovere e gestire circoli culturali, centri sociali o di aggregazione sociale, librerie, centri di studio e documentazione, centri di informazione per i giovani, per le categorie sociali svantaggiate, per la promozione della cultura imprenditoriale, per la promozione e per la gestione di fondi comunitari,

e) produrre, acquistare, vendere, distribuire e diffondere pubblicazioni e audiovisivi (libri, riviste, giornali, film, documentari, cinegiornali, etc.), di interesse sociale;

f) svolgere qualunque altra attività connessa ed affine a quelle sopra elencate, nonché compiere tutti gli atti e concludere tutte le operazioni contrattuali, anche di carattere immobiliare, necessarie o attinenti, direttamente o indirettamente, agli stessi.

Con riferimento a tutte le attività sopra elencate la missione dell’associazione si indirizzerà particolarmente:

1) all’impegno per lo sviluppo sociale, culturale ed economico della Sardegna, specie per il suo ruolo attuale e rafforzato nell’ambito dell’Unione Europea e della cooperazione internazionale con specifico riferimento ai paesi del Mediterraneo;
2) a favorire le relazioni di pace e cooperazione tra i popoli, con riferimento particolare anche se non esclusivo, a quelli dei paesi mediterranei.
L’associazione curerà la promozione e l’attuazione dei programmi dell’Unione Europea, con specifico riferimento a quelli sostenuti dai fondi strutturali gestiti dalla Regione Autonoma della Sardegna e dalle altre Regioni e Amministrazioni pubbliche o da quelli di diretta gestione comunitaria. A questo scopo potrà effettuare attività di consulenza a organismi pubblici e privati e gestire direttamente e/o collaborare alla progettazione e/o gestione di programmi comunitari. Tali possibili interventi potranno riguardare anche programmi di altre Amministrazioni pubbliche e/o entità private.

Per il raggiungimento degli scopi suesposti e per la pratica realizzazione delle attività necessarie, la società potrà avvalersi della collaborazione di enti pubblici e di privati e a tali fini stipulare apposite convenzioni.
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- Lo Statuto integrale

Chi organizza il dibattito fa crescere la società. Qualche domanda sugli intellettuali e la Sardegna di oggi

RODIN-PA aladindi Vito Biolchini

 

 

 

Dopo la (breve) sosta estiva, riprende l’appuntamento con i post del martedì che, oltre che su questo blog, vengono anche pubblicati sui siti della della Fondazione Sardinia, su Tramas de Amistade e su Vitobiolchini.

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Settembre, è il momento di ripartire. L’antico calendario agricolo rivive in noi, nella voglia innata che abbiamo di riprendere le nostre attività con nuovo vigore. Ma è anche il momento di scegliere cosa fare ancora e cosa non fare più. È il momento di immaginare il futuro.

Il bilancio individuale diventa progetto collettivo per chi, in un modo o in un altro, ha deciso di mettere la propria attività intellettuale al servizio della comunità.

(L’intellettuale, dunque, o vive in un sistema di relazioni o non è tale. Esiste oggi in Sardegna questo sistema di relazioni? È abbastanza ampio, ramificato, diffuso, riconosciuto? Prevalgono le aperture o le chiusure?).

A scadenze regolari gli intellettuali pensano di servire a qualcosa, e forse è proprio così. Nelle campagne elettorali, anche soltanto per riempire un programma, la politica ha bisogno di idee, di riflessioni, di ragionamenti in grado di alimentare una realtà possibile. Idee che non possono ovviamente arrivare dal nulla, ma che sono frutto di anni di studio, di confronti, di illusioni e disillusioni, di successi (pochi) e di sconfitte (la maggior parte).

(Gli intellettuali sono coloro che conoscono la strada giusta o forse coloro che più di altri sanno dove si è sbagliato e che errori bisognerebbe non commettere? Perché se così fosse sarebbe chiaro il motivo del sempre più accentuato distacco tra gli intellettuali e la politica, o meglio tra intellettualità critica e politica: perché gli intellettuali che danno ragione alla politica non rimangono mai senza lavoro).

Anche se lo ammette con sempre maggior riluttanza, la politica ha dunque bisogno degli intellettuali, cioè di chi è in grado di collocare un’idea in un tempo (questo) e in uno spazio (il nostro). Ma gli intellettuali sono pronti oggi ad affrontare in maniera dialettica il rapporto con la politica, soprattutto in questi mesi che ci porteranno a rinnovare il nostro Consiglio regionale?

Dei limiti della politica sappiamo tutto, ma quali sono invece i limiti di chi vuole con le proprie idee e le proprie riflessioni migliorare la società? In Sardegna gli intellettuali sono all’altezza dei tempi e delle sfide di oggi?

Per tre mesi a Cagliari si è tenuto un esperimento originale: un gruppo di sei persone (Salvatore Cubeddu, Nicolò Migheli, Piero Marcialis, Fabrizio Palazzari, Franco Meloni e Vito Biolchini), costituitosi in maniera né del tutto casuale né del tutto precisa, ha condiviso riflessioni sulla realtà sarda nel corso di un incontro settimanale dalla durata molto limitata (un’ora circa), tenutosi nella sede della Fondazione Sardinia. A turno ciascuno di essi proponeva la una riflessione scritta che poi veniva condivisa nei blog e nei siti degli altri partecipanti.

(Perché in effetti l’unico criterio con il quale inizialmente si è proceduto è stato questo: era necessario che ogni partecipante avesse un blog o un sito. L’attività intellettuale può essere quindi disgiunta da un’attività di divulgazione delle idee? E quali sono oggi i canali attraverso cui queste idee vengono divulgate? Sono sufficientemente ramificati? Quante persone raggiungono? E con quali ricadute?).

Settembre, è ora di immaginare il futuro, dunque di farsi domande. E se il gruppo di sei persone si allargasse? Se ogni lunedì fossimo in dieci? Ci sarebbero più idee, è vero. Ma come coniugare la maggiore ricchezza di contributi con la necessaria snellezza degli incontri, la cui durata non può certo essere estesa in proporzione ai partecipanti?

E come selezionare i nuovi arrivati? Sempre sulla base di un loro “potere mediatico”? E di quali idee dovrebbero essere portatori i nuovi innesti? Di quelle in cui si riconoscono (seppur con le inevitabili differenze) i sei “fondatori” oppure il confronto sarebbe più proficuo mettendo sul tavolo posizioni anche disomogenee?

Organizzare il dibattito significa contribuire concretamente alla crescita la società. Questo è quello che gli intellettuali possono e devono fare oggi in Sardegna. Prima ancora di lamentarsi dei limiti della politica.

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(Alla fine una decisione è stata presa: il gruppo del lunedì verrà ampliato ad altri tre-quattro blogger, mentre una volta al mese la discussione si aprirà a contributi esterni qualificati, nel corso di incontri che saranno aperti ad un gruppo più ampio di persone).

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Sardegnaeuropa-bomeluzo-stelle-300x211Nel sito di Vito Biolchini gli interventi nel dibattito

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GLI OCCHIALI di PIERO MARCIALIS

La notizia di oggi è che la gente fa la fila negli uffici per avere il rimborso dell’Imu. A questo punto alcune domande si pongono.

- Diffusione di false notizie atte a turbare l’ordine pubblico, non è un reato?
- Questi che si mettono in fila sono capaci di intendere e di volere? e hanno diritto di votare?
- Ho pietà per loro, ma devono essere i loro rappresentanti a fare leggi che obbligano tutti?

La democrazia è il trionfo della follia?

Per contribuire, nel nostro piccolo, alla libertà dell’informazione pubblichiamo il documento dei redattori de L’Unione Sarda, censurato dalla direzione

Aladinews per la libertà dell’informazione

(Fonte sito vitobiolchini) L’Unione Sarda censura… se stessa! Ecco il documento dei giornalisti contro Zuncheddu, mai apparso sul quotidiano!
by vitobiolchini

Questo è un documento sindacale che l’assemblea dei giornalisti dell’Unione Sarda ha presentato al direttore del quotidiano lo scorso 6 febbraio, chiedendone la pubblicazione. E’ una riflessione sui motivi della crisi che ha investito anche il giornale cagliaritano e che per i giornalisti è riconducibile anche alle scelte operate dall’editore, Sergio Zuncheddu. Voi avete visto qualcosa? Così è intervenuto il sindacato dei giornalisti (la Fnsi), che ha rinnovato al giornale l’invito a pubblicare il documento sindacale. Di fronte alla negazione di questo elementare principio, il sindacato si è visto costretto a rendere pubblico il documento. Che io vi propongo integralmente. L’Unione Sarda, uno dei pochi giornali al mondo che censura se stesso.

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L’assemblea dei giornalisti dell’Unione Sarda ritiene inaccettabile e respinge l’insistenza dell’azienda sulle ipotesi di azioni legali contro i rappresentanti sindacali della redazione. Dopo la lettera inviata ai colleghi a dicembre, cui seguì uno sciopero di protesta e solidarietà, la società editrice pubblicò una nota in cui minimizzava il senso dell’iniziativa, affermando di “aver solo invitato i sindacalisti interni… ad avere rispetto della testata L’Unione Sarda”.

LA SEDIA di VANNI TOLA

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La chimica verde, una fiaba per adulti. Aladinews seguirà l’evoluzione del progetto e il dibattito in corso con altri interventi di approfondimento. In fondo, se è una fiaba, chi meglio di Aladino? Leggi l’Editoriale

LA SEDIA di VANNI TOLA. La chimica verde, una fiaba per adulti. Aladinews seguirà l’evoluzione del progetto e il dibattito in corso con altri interventi di approfondimento. In fondo, se è una fiaba, chi meglio di Aladino?

di Vanni Tola
L’idea è semplicemente geniale, coniugare la chimica con l’agricoltura per realizzare prodotti chimici biodegradabili da vegetali e con processi produttivi non inquinanti. Un grande progetto di sistema che rilancerebbe nel mondo l’industria petrolchimica tradizionale ora in crisi. Le materie prime le fornirebbe l’agricoltura con prodotti quali il girasole, il mais o il cardo selvatico, ma sarebbero utilizzabili anche gli scarti della pastorizia o della pesca, opportunamente trattati. Queste materie prime daranno origine a polimeri biodegradabili dai quali si potranno realizzare una miriade di oggetti di uso comune con un impatto ambientale ridottissimo. La coltivazione delle materie prime avverrebbe recuperando a uso produttivo i terreni degradati e marginali generalmente incolti mentre gli impianti sarebbero realizzati con la riconversione dei vecchi stabilimenti petrolchimici. La Sardegna ridiventerebbe quindi uno dei nuovi poli di sviluppo per l’industria petrolchimica nazionale che, questa sarà di chimica verde. Una bella storia, quasi una fiaba accolta con interesse e speranza anche da coloro che negli ultimi cinquanta anni sono stati prima incantati e poi delusi dalla fiaba dei Piani di Rinascita e del Piano per la Pastorizia. La protagonista assoluta della fiaba si chiama Matrìca, una joint tra Polimeri Europa del gruppo Eni e Novamont, l’azienda ex Montedison oggi leader mondiale nelle bio-plastiche. Matrìca è nata in Sardegna con l’obiettivo di trasformare il petrolchimico Eni di Porto Torres in uno dei più grandi poli industriali di chimica verde a livello internazionale. Nel vecchio polo petrolchimico di Portotorres, adeguatamente bonificato e riconvertito, dovrebbe produrre 350mila tonnellate all’anno di prodotti biodegradabili di origine vegetale, partendo dalle coltivazioni locali, in questo caso il cardo, ricavate mettendo a coltura i terreni marginali. L’investimento complessivo è di tutto rispetto, un miliardo. 500 milioni, a carico del gruppo Eni, servirebbero per la bonifica dell’area e 300 milioni per la realizzazione da parte di EniPower di una centrale a biomassa che utilizzerà i residui vegetali delle lavorazioni agricole. A regime si ipotizza la costruzione di sette nuovi impianti – con una spesa di 250 milioni che entrerebbero in funzione tra il 2014 e il 2016. In termini di occupazione la realizzazione del progetto consentirebbe di salvare gli attuali 550 posti di lavoro dell’industria chimica che diventerebbero 685 a completamento dell’investimento. Questa la situazione di partenza. La discussione è aperta, molte le opinioni differenti e contrastanti a confronto. Giusto per elencare alcune questioni aperte cominciamo con l’alimentazione della centrale a biomasse, il cuore del progetto. Abbiamo sufficiente disponibilità di materia prima per alimentare la centrale con prodotti vegetali ricavati dalle terre marginali messe a coltura e con i residui delle lavorazioni agricole? E qualora questa condizione non si realizzasse quali garanzie ci sono che la centrale, una volta realizzata, non si trasformi in un inceneritore per una parte consistente dei rifiuti solidi urbani? Aladinews seguirà l’evoluzione del progetto e il dibattito in corso con altri interventi di approfondimento. In fondo, se è una fiaba, chi meglio di Aladino?

Per la nuova settimana scarpe grosse e cervello fino

Buona nuova settimana con Bomeluzo ©Bomeluzo

Viviamo tempi apocalittici

di Nicolò Migheli, da Sardegnademocratica

“Ci fu un grande terremoto, di cui non si era mai visto l’uguale da quando gli uomini vivono sopra la terra. La grande città si squarciò in tre parti e crollarono le città e le nazioni: Dio si ricordò di Babilonia la grande, per darle da bere la coppa del vino del furore della sua ira. E tutte le isole fuggirono, e i monti non si trovarono più.” (Ap. 14, 8-10) Il passo dell’Apocalisse di Giovanni è citato in Mysterium iniquitatis, un testo di raro pessimismo sulle sorti del cristianesimo, scritto da Sergio Quinzio, pensatore dimenticato in questi anni confusi.

Versetti che debbono essere tornati alla mente di personaggi conservatori della Curia romana. L’abdicazione di Benedetto XVI è una apocalisse, una rivelazione-constatazione del degrado del governo della Chiesa e, nello stesso tempo, del limite. Il discorso pronunciato dal Papa il Mercoledì delle Ceneri esprime in altre parole lo stesso concetto. Tanto che alcuni hanno reagito con: “ Non si scende dalla croce,” “Un padre non si dimette se i figli non ubbidiscono.” La rivolta di un uomo mite, hanno scritto in molti, dando ragione a Papa Ratzinger.

Carlo Maria Martini, in una sua ultima intervista ebbe a dire che la Chiesa Cattolica era in ritardo di duecento anni. Il percorso di due secoli di modernità non compreso e rifiutato. Un essere contro il mondo visto solo come degrado. Una non accettazione di un ruolo che la storia e il pensiero laico ponevano tra gli interlocutori e non più come unico punto di riferimento. La reazione identitaria alla modernità trasformata nel dogma della infallibilità papale da Pio IX nel Concilio Vaticano I del 1870, confermata nell’enciclica “Pascendi dominis gregis” dove il modernismo viene descritto come “sintesi di tutte le eresie” da Pio X nel 1907. Corrente di pensiero che ha rifiutato il Concilio Vaticano II sia prima di essere indetto che dopo nella sua attuazione. L’ha fatto cancellando la Teologia della Liberazione, la Chiesa di Base, marginalizzando tutti quei “cattolici maturi” come ebbe a dire Romano Prodi, dando invece lustro e potere a confraternite come l’Opus Dei, Comunione e Liberazione e ai torbidi Legionari di Cristo. Un costante innamoramento dei poteri più reazionari da Francisco Franco a Pinochet, da Videla a Berlusconi. Prima con la giustificazione della lotta al comunismo e poi con la difesa dei “valori non negoziabili.”

Una Chiesa che aldilà delle magnificenze trionfalistiche si ritrova con le chiese vuote. Sempre più incapace di parlare all’anima dei contemporanei. Per fortuna restano tanti vescovi e sacerdoti che vanno oltre, che in silenzio riescono a venire incontro alla fatica di vivere dei contemporanei. Per trent’anni Ratzinger è stato il custode dell’ortodossia conservatrice, l’acerrimo avversario di cardinali come Martini, il pilota insieme a Ruini, delle vicende politiche italiane, sponsorizzando qualsiasi governo che fosse ligio all’agenda vaticana. In tarda età osa l’inosabile. Il gran rifiuto.

Impressiona il gesto, molto di più la data dell’annuncio: l’11 febbraio 2013, ottantaquattro anni da quel 1929 dei Patti Lateranensi che ristabilì il potere temporale del papato. Per un potere bimillenario attento ai simboli e alle date non è stato certo un caso. La scelta di quel giorno è forse l’atto di accusa più pesante per la Curia Romana. Rivelando una impossibilità di governo di una realtà conflittuale ed oscura che ha la sua giustificazione nell’essere Stato e quindi come ogni stato, può toccare con mano il lato inumano del governo del mondo. “Non sei né freddo né caldo! Ma siccome sei tiepido, né caldo né freddo, sto per vomitarti dalla bocca” (Ap. 3, 15-16).

E’ ancora il Libro che ci soccorre e ci fa capire. Resta la domanda, l’uomo occidentale sempre più sommerso da più offerte spirituali in concorrenza tra loro, è ancora attratto da una forma religiosa dove il contatto con il dio è mediato? Dove al fedele è negata ogni possibilità di coscienza personale, ma solamente l’attuazione pratica di quanto deciso dalle gerarchie? L’abdicazione di Benedetto XVI è di sicuro un atto che influirà molto su come i cattolici penseranno al proprio futuro e ruolo nel mondo. Forse non subito. Il prossimo conclave, vista la composizione del concistoro, è probabile che esprima un altro papa conservatore. La storia della Chiesa Cattolica ci ha abituati, però, che nei momenti più critici può esprimere il rinnovatore. Lo Spirito soffia dove vuole. Così si dice nelle Scritture.
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Nicolò Migheli, da Sardegnademocratica

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Sul medesimo argomento: F.Meloni, La scelta rivoluzionario del papa conservatore
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Nelll’illustrazione Papa Celestino V

Legge 221/2012 Startup, precisazione del Mise: le società già costituite possono iscriversi alla “Sezione speciale del Registro Imprese” anche dopo 17 febbraio

Il ministero dello Sviluppo economico (MISE) ha fornito una risposta articolata al quesito posto da Infocamere (Unioncamere), relativo all’iscrizione delle società già costituite alla “Sezione speciale” del Registro delle Imprese entro il termine del 17 febbraio.
La scadenza indicata in norma primaria è da interpretare come non perentoria, pertanto, le società già costituite alla data dell’approvazione della Legge 221/2012, potranno iscriversi alla “Sezione speciale”, dedicata alle Startup del Registro delle imprese, anche dopo il 17 febbraio.
Contestualmente, il Ministero ha precisato che il termine per il possesso dei requisiti (data di entrata in vigore della legge di conversione), così come il termine di durata massima della startup innovativa (decorrente dalla medesima data) sono invece inderogabili.
Comunicato stampa del MISE

IS OLLIERAS de PIERO MARCIALIS

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Il finanziamento pubblico ai partiti non va riformato, va abolito. E’ la cosa più seria e non secondo me, ma per il 90% del popolo.
Su finanziamentu pubblicu ais partidus non andat riformau, andat aboliu. Est sa cosa prus seria e non a parrer miu, ma po su 90% de su populu.

In custa campagna elettorali si funt iscarescius de chistionai de s’aqua e de s’energia. In duus referendum su populu at fueddau craru: aqua pubblica e energia limpia. Est intendia?
L’8 per mille non va meglio distribuito, va abolito.
S’8 po milli non andat mellus sparziu, andat aboliu.

I giovani ci credono e danno vita a nuova impresa

di Aladin

Sono ormai numerosi i giovani sotto i 35 anni che hanno dato vita a nuove imprese. In Sardegna a fine anno se ne contavano 18.670, distribuite nei diversi settori economici. Per chi si diverte a muoversi tra i numeri consigliamo la lettura dei dati del “cruscotto di indicatori statistici” che ogni Camera di commercio pubblica a cadenza trimestrale sul proprio sito istituzionale (per Cagliari vedi http://images.ca.camcom.gov.it/f/studiestatistica/cr/crusco_3trim2012.pdf) . Tali dati mostrano un significativo attivismo, forse mosso da disperazione, da mancanza di alternative, dovute per esempio, al venir meno delle occasioni di lavoro subordinato. Comunque sia il fenomeno va letto con attenzione e con una buona dose di ottimismo, nel senso che dalla creazione d’impresa, sopratutto dalla giovane impresa, può nascere lavoro e benessere. Spetta ora al potere pubblico assecondare questo fenomeno, fornendo un contesto virtuoso che può aiutarlo a svilupparsi. Si tratta da una parte di proseguire e rafforzare le politiche di incentivazione, così chiaramente tracciate dall’Unione Europea (vedi al riguardo il documento emanato il 9 gennaio u.s.dalla Commissione Europea), dall’altra di fornire un quadro normativo favorevole alla giovane impresa. Si tratta anche di abolire tutte le inique tassazioni, di esentare il lavoro da eccessivo peso fiscale, di favorire i processi di innovazione e di internazionalizzazione. La prima misura da assumere da parte di un Governo favorevole al lavoro e all’impresa è quella di creare o rafforzare i servizi reali all’impresa, a partire da attività consulenziale, nonchè opportunità formative di qualità. I fondi per sostenere queste iniziative ci sono e sono in prevalenza di provenienza comunitaria, non sappiamo se in misura sufficiente, ma senza dubbio in misura importante. Evidentemente non sono ammessi sprechi, quanto piuttosto atteggiamenti di collaborazione e integrazioni tra le diverse istituzioni che hanno competenze in materia: Regioni, Enti Locali, Camere di Commercio, Scuole e Università, Associazioni di categoria, Sindacati… devono coordinarsi, istituire tavoli di lavoro, dare vita a politiche coerenti che si concretizzino in azioni congiunte. Ecco un programma su cui impegnare seriamente le forze politiche,  a partire dalla competizione elettorale in corso

14 febbraio San Valentino Bomeluzo

14 febbraio 2013 Bomeluzo festeggia San Valentino -©Bomeluzo

IL CALAMAIO di LICIA LISEI

Plutarco – della serie : i filosofi e gli animali

Plutarco (uno dei grandi autori greci che eliminò la carne dalla propria dieta, così come, prima di lui, avevano fatto Pitagora e Platone ) scrisse alcuni importanti trattati : Sull’ intelligenza degli animali di terra e di mare”; “Gli animali usano la ragione” , ma soprattutto, di lui si ricorda il fondamentale “De esu carnium” (Sul mangiar carne) in cui l’autore ricorda che il mangiar carne non è la condizione naturale dell’ uomo ma un passaggio traumatico della sua storia, quando l’uomo, da animale predato , passò dalla parte dei predatori…
Plutarco scrisse questo testo (molto bello da leggere ancora oggi e di grande attualità) andando decisamente contro corrente rispetto alla concezione antropocentrica greco-ellenistica.
(Plutarco, nato a Cheronea nel 50 dc (circa), studiò ad Atene, ebbe incarichi importanti a Roma, sotto l’imperatore Adriano. Come scrittore è noto, soprattutto per le sue “Vite parallele”
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