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Carnevale: Daverio si erge a Cicerone per insultare i sardi

img_4764Il cumulo di titulias, insulti e contumelie contro i sardi: da Cicerone a Daverio.
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di Francesco Casula.
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Il primo grande detrattore e insultatore dei sardi è Cicerone (106-43 a,c.). Il grande oratore latino, nell’orazione Pro Scauro, bolla i Sardi come mastrucati latrunculi, inaffidabili e disonesti, in quanto africani (oggi diremmo negri), anzi formati da elementi africani misti, razza che non aveva niente di puro e dopo tante ibridazioni si era ulteriormente guastata, rendendo i sardi ancor più selvaggi: “Qua re cum integri nihil fuerit in hac gente piena, quam ualde eam putamus tot transfusionibus coacuisse?”(E allora, dal momento che nulla di puro c’è stato in questa gente nemmeno all’origine, quanto dobbiamo pensare che si sia inacetita per tanti travasi?).
Un viceré di Vittorio Amedeo II, l’abate Alessandro Doria del Maro (1724-26) pone per così dire, le premesse ideologiche e giustificazioniste della repressione sabauda, violenta e brutale, scrivendo, a proposito del banditismo che “la causa del male è da ricercarsi nella natura stessa dei popoli [sardi] poveri, nemici della fatica, feroci e dediti al vizio” .
Anticipando così e preparando brillantemente Lombroso e tutto il ciarpame e la paccottiglia sui Sardi con il dna delinquenziale con i vari Orano (i Nuoresi sono delinquenti nati) e Niceforo, secondo cui tutti i Sardi non solo i Nuoresi appartengono a una razza inferiore. Per arrivare agli anni 1960/70 quando su una rivista patinata e popolare, “Epoca”, un certo Augusto Guerriero, più noto come Ricciardetto scriverà che i Barbaricini occorreva “trattarli” con gas asfissianti o per lo meno paralizzanti.
Per arrivare ai nostri giorni con il Procuratore di Cagliari, Roberto Saieva, che all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2016 ha sostenuto: “Altro fenomeno criminale che nel territorio del Distretto appare di rilevanti proporzioni è quello delle rapine ai danni di portavalori, organizzate normalmente con grande dispiegamento di uomini e mezzi. Diffusi sono comunque analoghi delitti ai danni di sportelli postali e di istituti bancari. E’ agevole la considerazione che nella esecuzione di questi delitti si sia principalmente trasfuso l’istinto predatorio (tipico della mentalità barbaricina che stava alla base dei sequestri di persona a scopo di estorsione, crimine che sembrerebbe ormai scomparso”.
E giovedì scorso, Philippe Daverio, (nella trasmissione “Piazza Pulita” di La 7, condotta da Corrado Formigli) afferma che “Tra gli arabi oggi è vincente una parte estremamente primordiale. È come se tra i cristiani avessero prevalso i pastori della Gallura, i meno evoluti”.
Ma usque tandem? Fino a quando simili cialtroni potranno abusare della nostra pazienza?